Nel caso vincesse Kerry la conduzione della guerra sarebbe meno determinata ma più cosmetizzabile

 

Di Carlo Pelanda (2-6-2004)

 

 

 

I club occidentalisti stanno analizzando come adattare la conduzione della guerra globale contro il terrore qualora J.F. Kerry vincesse le elezioni. Perché, pur non ancora probabile, tale eventualità non è più escludibile. Quindi è razionale predisporsi ad aiutare i think tank legati al partito democratico che influenzeranno, in caso, la nuova gestione dell’Impero. Alcuni di questi, l’ala liberal dell’occidentalismo, stanno condividendo volentieri l’analisi perché alla ricerca di un “modo di sinistra” per continuare la guerra. Nella recente tradizione statunitense, schematizzando, si notano due stili politici: realismo etico e pragmatico. La variante repubblicana del primo porta ad azioni imperiali che privilegiano la sostanza del dominio senza curarsi troppo dei modi (Reagan, Bush figlio). Quella democratica ad idealismi irrealizzabili ed autolesionisti (Carter). L’interpretazione repubblicana del secondo si traduce in una formula imperiale più attenta al consenso internazionale, cioè alla cosmesi multilateralista (Nixon/Kissinger, Bush padre). In campo democratico tale formula, come applicata da Clinton, è stata messa al servizio di obiettivi troppo idealistici o personalistici creando negli anni ’90 i problemi che poi sono scoppiati dopo il 2000: sottovalutazione di Al Qaida; incapacità di condizionare Arafat, eccetera. Soprattutto, ha comportato la perdita di credibilità dissuasiva perché l’interventismo clintoniano era sbilanciato sul lato della carota. Qui il punto dove tutti vedono il problema: come permettere l’uso del bastone ad una amministrazione di sinistra vincolata dal buonismo? Il primo suggerimento emerso è quello di prendere spunto dalle rimarchevole azione di defenestrazione di Milosevic, una stupenda guerra della sinistra: caricare di molto idealismo salvifico la giustificazione dell’uso della forza. Poiché Kerry è uno strumento del clan Kennedy si potrebbe ripescare la visione del “vero” JFK: come cavalieri della Tavola rotonda per portare giustizia e pace nel mondo, progetto New Camelot. Ma come dargli un bastone compatibile? Privilegiando le operazioni di potere aereo combinate con un rafforzamento delle forze speciali per operazioni segrete e ricorrendo meno a grandi operazioni terrestri. Ciò permetterebbe di escludere la televisione e, quindi, di cosmetizzare la violenza. Inoltre, questo tipo di guerra meno impegnativa favorirebbe la coesione della Nato, rilanciandola come strumento multilaterale dove l’Occidente trova unità. Tale scenario non eviterebbe il gap di deterrenza e determinazione tipico delle gestioni di sinistra, ma non ci farebbe perdere.    

Carlo Pelanda