La priorità è riparare il sistema bancario


Di Carlo Pelanda (7-12-2015)


La scorsa settimana la Bce ha aumentato la liquidità disponibile. Il mercato finanziario si aspettava di più. Ma Draghi ha fatto bene a cercare un compromesso tra necessità di accelerare la reflazione del sistema e quella di evitare una bolla finanziaria. Infatti, il problema creato da una bolla, per esempio Borse che vanno su spinte da una pompa di capitale troppo abbondante senza più relazione con la realtà, non è solo che poi questa imploderà, ma anche quello di creare, mentre si gonfia, una distorsione negli investimenti. Troppa liquidità, semplificando, favorisce l’uso del denaro per operazioni finanziarie di breve e disincentiva gli investimenti di lungo termine, in particolare industriali che producono nuova occupazione, perché le prime offrono un maggiore profitto con (apparenti) meno rischi dei secondi. I dati mostrano un’impressionante massa di liquidità ora disponibile alle (grandi) aziende sia in America sia in Europa che viene impiegata per operazioni finanziarie, per esempio il ricomprare le proprie azioni per alzarne i corsi, e non per investimenti sul futuro. Questa crisi degli investimenti è il principale fattore che sta rendendo incerta la ripresa, dappertutto. Una parte del fenomeno dipende, appunto, dalla distorsione creata dall’eccesso di liquidità. Un’altra dipende dal fatto che le grandi imprese non vedono chiaro il ritorno futuro degli investimenti perché osservano un cambio epocale dell’economia, in sostanza l’irruzione dell’informatica e della robotica con capacità di sostituzione entro un decennio di tutto quello che viene fatto ora, prodotti e processi. Sarà la prossima crisi da gestire? Vedremo, ora la priorità è uscire da quella precedente. E ciò implica ridurre i tempi del megastimolo monetario - necessario ma distorcente - e concentrarsi sul ripristino degli investimenti. Il problema è generale, ma al riguardo dell’economia italiana ha soluzioni specifiche. Lo stimolo monetario è ora trasmesso solo minimamente all’economia reale perché le banche, in un sistema basato sulla piccola impresa e dove il credito dipende per oltre il 90% dal sistema bancario, non sono state ancora riparate. Mi sembra evidente che il governo, finora troppo lento, debba accelerare tale riparazione per favorire la ripresa diffusa degli investimenti e dell’occupazione. Il punto: in Italia lo stimolo monetario deve ancora arrivare. E se arriverà, innaffierà un sistema industriale tra i più innovativi al mondo che, con più liquidità, oltre a portarci fuori dalla vecchia crisi permetterà all’Italia di trasformare quella futura in opportunità.

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