Nelle profezie pessimistiche c’è un vizio


Di Carlo Pelanda (5-11-2012)

Sta emergendo una profezia economica che vieta di sperare l’uscita dalla crisi prima del 2018. La ha ribadita Angela Merkel sabato scorso. Due mesi fa è stata presentata dal capo economista del Fmi, Blanchard, come ripresa lenta, fino al 2018, dell’economia globale. Entro novembre uscirà uno scenario 2014 – 2020 in preparazione a Bruxelles che, in base alle anticipazioni, appare in linea con queste previsioni. Su cosa sono basate? Sulla priorità della riduzione dei debiti e sull’idea che per riuscirci ci vogliano politiche di rigore assoluto anche a scapito della crescita. Questa scelta deflazionistica, poi, alimenta le proiezioni di una crescita minima per almeno un quinquennio. L’eurozona è già sottoposta a questa politica imposta dalla dominanza del criterio tedesco. L’America, vinca Obama o Romney, dovrà affrontare a fine anno l’assoluta priorità di tagliare debito. Ma quanto è realistica la profezia? Certamente la strategia detta, se applicata, manterrà stagnanti i mercati europei ed americano e ciò comporterà analoga stagnazione o ripresa molto lenta della domanda globale con danno per le nazioni più esportatrici. Ma non è scritto da alcuna parte, certamente non nei libri economici, che questa strategia sia l’unica applicabile. Per esempio, si potrebbero benissimo tagliare la spesa ed anche le tasse e puntare a ridurre il rapporto tra debito e Pil, e quindi a rafforzare la sostenibilità del debito stesso, attraverso più crescita, forse con un pelo di inflazione in più, ma temporanea e ben controllabile. Ho già citato su queste pagine l’esempio positivo del Regno Unito che così sta facendo. Mi aspetto, ascoltando i mie ex-studenti americani che collaborano con i leader dell’area sia democratica sia repubblicana - che l’America comunque seguirà una formula di rigore non troppo restrittiva dei potenziali di crescita. E se vincesse Romney questo sarebbe certo. Quindi le previsioni di Merkel e Blanchard vanno considerate “scenari condizionali” e non proiezioni di una tendenza ineluttabile, come sta passando sfortunatamente sulla stampa. Merkel vuole mantenere il principio dell’estremo rigore sia perché è stata la sua linea finora e non vuole ammetterne il fallimento sia perché comporta un vantaggio per la Germania sulle altre euronazioni . Le analisi del Fmi sono le migliori al mondo, ma tendono per la natura di questa istituzione a rendere ossessiva la priorità del riequilibrio finanziario mentre questo, nella realtà, è più calibrabile. Almeno lo si sappia. Anche perché nella profezia Merkel l’economia italiana sarebbe condannata a morte.

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