L’euro
sta diventando insostenibile
Di
Carlo Pelanda (19-9-2011)
Due
errori sistematici, oltre all’integrazione troppo debole, rendono fragile l’Eurozona
e minano le basi dell’euro: (b) regole repressive e non espansive; (c) gestione
della crisi del debito via iniezioni di liquidità e non via riorganizzazione
del modello. Se tali errori non verranno corretti l’euro non sarà sostenibile.
In
generale, la Germania non vuole un governo economico unico dell’Eurozona perché
teme di dover pagare molto più di quello che possa ricevere in tale modello.
Governo economico unico, infatti, significa spostare una parte dei denari
fiscali dalle nazioni ad un agente europeo che li userà per bilanciare le
differenze entro l’Eurozona. Ma, soprattutto, implica una responsabilità
solidale di tutte le nazioni per garantire il debito denominato in euro. La
Germania è l’economia più grande dell’area – l’Italia è la terza a pochissima
distanza dalla seconda, la Francia, ma è seconda dopo la Germania per scala
dell’industria manifatturiera – ed in effetti è probabile che debba
contribuire, per metodo proporzionale, più di altri, ricevendo meno perché è
anche la nazione con meno fabbisogno di aiuti esterni e garanzie finanziarie.
L’elettorato tedesco non vuole pagare di più e ciò determina la posizione del
governo tedesco al riguardo del modello europeo: ogni nazione deve mettersi in
ordine da sola. Gli euro-parametri nacquero, in fase di creazione dell’euro,
per questo motivo. Nel recente eurosummit in Polonia
questi sono stati stretti ancora di più. E ciò crea una situazione
insostenibile per le economie più deboli o quelle con debito più elevato.
Devono dare priorità al rigore anche se ciò riduce la crescita. Per esempio, la
Grecia sarà costretta ad una recessione endemica con aumento della
disoccupazione per arrivare al pareggio di bilancio. Ad un certo punto la
popolazione greca non potrà sostenere tale modello e andrà in piazza. Cosa
dovrà fare il governo greco: sparare sulla folla o uscire dall’euro? Uscirà
dall’euro. Lo stesso potrà succedere in Portogallo. E se la repressione fiscale
combinata con la stagnazione economica continuerà, peggiorando, in Italia
qualcosa del genere capiterà anche da noi. L’Italia, in realtà ce la può fare
benissimo da sola, ma il vincolo deflazionistico imposto dalla Germania lo
rende più difficile e lungo, almeno un decennio. La popolazione non potrà
tollerarlo. Ma anche la Francia, che deve rimettersi in ordine tanto quanto
l’Italia, è a rischio di rivoluzione. Per evitare questo rischio di implosione
dell’Eurozona bisogna attutire il rigore nelle nazioni, per dar loro più
crescita, portandolo a carico di tutto il sistema. Un altro modo per far
crescere le economie deboli sarebbe quella di svalutare l’euro per facilitare
l’export. Ma la Germania si oppone a qualsiasi rischio di inflazione, anche
minimo. Scenario: moneta a cambio forte, economie deboli, molto debito e
priorità del rigore (deflazione) sulla crescita, creano una situazione
insostenibile. Ma la Germania non molla. Preferisce un “fondo salvastati” che compri il debito dei Paesi a rischio di
insolvenza piuttosto che passare al modello di governo unico economico. Preferisce,
cioè, finanziare il modello insostenibile piuttosto che passare ad uno più
solido. Non potrà funzionare perché tale liquidità non risolve il problema
strutturale. E perché l’idea è di mettere in campo tra i 400 ed i 600 miliardi
di euro mentre ne servirebbero molti di più, che non ci sono. Ci sarebbero in
forma indiretta solo con un Eurozona integrata. Se questa non si realizzerà,
convincendo la Germania a cambiare politica,
l’euro è destinato a saltare. Sia chiaro a tutti.