Ottimisti ma con cautela

 

Di Carlo Pelanda (5-3-2007)

 

La settimana scorsa il sistema finanziario globale è stato scosso da una forte caduta dei titoli azionari. Nei giorni successivi non c’è stato né rimbalzo né crollo, ma si è innescata una tendenza al ribasso. Il mercato è nervoso e gli investitori e risparmiatori, quelli italiani colpiti da una pesante contrazione della Borsa di Milano, si chiedono se  si tratti solo di una pausa in uno scenario di rialzo prospettico e prolungato oppure se siamo all’inizio di una fase di crisi.

Non è ancora chiaro esattamente il perché le Borse siano scese all’unisono, nonostante le tante analisi offerte da specialisti e commentatori. La caduta, apparentemente, è stata innescata da una contrazione del 9% della Borsa di Shangai che era cresciuta di circa il 140% nell’ultimo anno. Il motivo è dovuto ad una nuova politica di maggiori restrizioni e controlli annunciata dal governo di Pechino impegnato a limitare la bolla – francamente paurosa – che si è formata in quel Paese in rapido, disordinato, e probabilmente senza basi solide, sviluppo. La cosa strana è che il resto del mercato globale avrebbe dovuto valutare con soddisfazione un tentativo di pur minimo riordinamento del folle mercato cinese. Invece è avvenuto il contagio. Quindi è ipotizzabile che il mercato fosse già da un po’ di tempo in attesa di una “scusa” per tirare giù i valori azionari schizzati troppo in alto. Inoltre, tanti altri eventi “tecnici” delle ultime settimane avevano dato il segnale che erano finite alcune condizioni che permettevano speculazioni acrobatiche. Pertanto molti hanno colto l’occasione di incassare una parte dei lauti guadagni e di aspettare gli eventi. Da tale lettura si potrebbe ricavare che quella in corso è solo una correzione temporanea, una pausa, per poi far risalire le azioni con un pelo di prudenza in più. Tali, infatti, sono le conclusioni della maggior parte delle analisi specialistiche: l’economia reale globale è in buona salute e reggerà un’ulteriore espansione di quella finanziaria. Viene anche citato il fatto che il mercato teme una crisi in Iran che porterebbe ad una del prezzo del petrolio e quindi ad una recessione grave ed improvvisa. In sintesi, dal mercato si odono voci che giustificano la pausa con motivi tecnici e geopolitica, ma nell’ambito della prevalenza dell’ottimismo prospettico. Chi scrive, invece, vede altre cose. I fondi finanziari più avveduti (pochi) si sono accorti che il mercato non calcola più i rischi ed opera su sensazioni piuttosto superficiali. Più attori cominciano a capire che la bolla cinese potrebbe scoppiare. Ma, soprattutto, la sensazione condivisa da tutti che nel mercato ci sia tanta liquidità è parzialmente sbagliata. Da un lato, nel mondo, ci sono più soldi che affari su cui investire, ma, dall’altro, comincia a scarseggiare quel tipo di liquidità che, semplificando, alimenta i rialzi borsistici perché drenata dai tassi molto elevati decisi dalle autorità monetarie americana ed europea. E quella giapponese ha preso una posizione rialzista che impedisce speculazioni acrobatiche a partire dall’indebitamento in yen (carry trade). Non è escluso che qualche grande attore voglia innescare una media recessione finanziaria per convincere le banche centrali a ridurre i tassi e ad inserire più liquidità nel sistema per alimentare nuove speculazioni borsistiche. E’ solo un sospetto. Ma i risparmiatori devono stare attenti: non puntate a guadagni superiori al 2-3% sopra l’inflazione perché oltre questa soglia c’è un rischio oggi non calcolabile e gestibile solo da grandi attori finanziari e non certo dai piccoli.

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