L’acrobazia
continua
Di
Carlo Pelanda (26-2-2007)
Gli
osservatori politici si chiedono quanto tempo, e se, reggerà un governo con
maggioranza minima ed aleatoria al Senato. Quelli economici notano con sorpresa
che nel mezzo della crisi Prodi abbia colto l’occasione
della messa in angolo dell’estrema sinistra per imporle una linea di politica
economica che non sfigurerebbe in un governo di centrodestra. Tra le 12
condizioni richieste da Prodi, infatti, ci sono la priorità della riduzione
della spesa pubblica, il contenimento del debito e, di fatto, un concetto di
sostenibilità del sistema pensionistico, oltre all’enfasi sulla realizzazione di infrastrutture prioritarie quali la TAV, che finora la sinistra
estrema ha osteggiato. Questo tentativo di ribilanciamento
verso “destra”, cioè verso il realismo economico,
della coalizione di sinistra-centro merita una spiegazione.
La Finanziaria 2007,
votata nel 2006, ha
creato una sorpresa negativa nell’Unione europea, Bce,
Fondo monetario e, in generale, nel mercato internazionale. Il governo,
infatti, ha alzato le tasse senza necessità, in quanto il gettito fiscale 2006
è stato di 38 miliardi superiore alle previsioni, generando un freno alla
crescita potenziale. Inoltre la spesa pubblica è stata aumentata sul lato delle
erogazioni improduttive ed è stato dato un segnale contrario alla sostenibilità
del sistema pensionistico impostata piuttosto bene e credibilmente dal
precedente governo di centrodestra. Per tale motivo dalle agenzie di rating,
dalla Commissione europea, dalla Bce, dal Fmi, ecc., stavano piovendo
richiami di usare il buon momento economico per migliorare l’equilibrio dei
conti statali e le possibilità di crescita e non di peggiorarli. In
particolare, l’invito tra le righe era quello di contrastare con più efficacia
l’irrealismo economico dell’estrema sinistra che
spingeva verso il tassismo ideologico e la spesa
allegra. Probabilmente il lettore non sa pienamente cosa vogliano dire questi
richiami esterni ad un governo perché nascosti dal linguaggio diplomatico.
Vogliono dire: se continui a governare così senza rigore dovremo
delegittimarti. Da mesi Prodi si trovava in mezzo a Scilla e Cariddi: da un lato, se non concedeva cose importanti
all’estrema sinistra questa minacciava crisi, dall’altro, se non rispettava i
requisiti di rigore ed impulso alla crescita sarebbe stato fatto cadere dalla
pressione esterna. Questa conta tanto quanto quella interna
perché l’Italia ha ceduto la sovranità economica all’Europa ed è un Paese con
debito così elevato da renderlo pericoloso per la stabilità dell’euro nel suo
complesso. Per questo è governato, pur silenziosamente, dall’esterno. La paura
dell’estrema sinistra di andare a nuove elezioni o essere espulsa dal potere da
un governo tecnico ha fornito a Prodi l’opportunità di pretendere un potere
esclusivo per attuare le misure di rigore e con questo dimostrare ai governanti
esterni che si meritava il loro sostegno. Infatti se l’Unione europea e la Bce
lo aiuteranno ciò varrà quei senatori che mancano. A me sembra che sia questa
la spiegazione dell’anomalia di un Prodi il cui
governo cade sul lato sinistro che cerca di salvarlo tentando di spostarlo più
a destra. Ma si farà l’estrema sinistra ingabbiare in
una politica economica di “destra”? Secondo me
abbozzerà fino a quando le sarà possibile nascondere sul piano del linguaggio
il suo cedimento. Pertanto Prodi, se supererà il voto di fiducia, dovrà ribilanciare con parole di sinistra e con qualche
concessione simbolica lo spostamento a destra della linea governativa sostanziale.
L’acrobazia continua.
www.carlopelanda.com