Il
potere va dall’Occidente all’Asia
Di
Carlo Pelanda
Quando le quantità cambiano dobbiamo aspettarci anche
mutamenti nelle qualità. Il Fondo monetario ha dichiarato che il mercato globale è in boom trainato dalla crescita stellare
dell’economia cinese (12%) e asiatica in generale. Le mappe geoeconomiche
mostrano una migrazione sostanziale della ricchezza dall’Europa ed America
all’Asia. Poiché ricchezza e potenza vanno insieme è
prevedibile uno spostamento del potere mondiale dall’Occidente all’Oriente, ricordando
che il primo ha dominato con i suoi criteri il pianeta fin dal 1500. E’ in
corso un mutamento epocale che ci pone un problema preciso: chi comanderà a
casa nostra, noi o gli altri?
La Germania, pochi giorni fa, ha istituito
un controllo sugli investimenti fatti sul suo territorio da fondi finanziari
posseduti o influenzati da governi stranieri. Cosa sta
succedendo? La
Cina ha cumulato un surplus commerciale, in forma di
denaro liquido, di circa 800 miliardi di euro (metà dell’intero Pil italiano
annuo). Ha deciso di dedicare 200 miliardi di euro
circa ad investimenti globali. Con questa cifra, in realtà moltiplicabile per
dieci attraverso formule finanziarie, Pechino può comprarsi banche ed aziende
strategiche (per esempio, tecnologia) nell’area occidentale. La stessa cosa è
fatta da tempo dai padroni del petrolio islamici. Ma
per decenni, dopo la crisi del 1973, il sistema è rimasto in equilibrio: i
profitti del petrolio tornavano nell’economia occidentale attraverso
investimenti compatibili con le regole politiche e tecniche del nostro mercato.
Da un lato, L’Occidente pagava una tassa politica sull’energia agli islamici,
ma, dall’altro, questa veniva tornata in forma
finanziaria all’Occidente stesso perché questo manteneva il dominio del mercato.
Ora tale equilibrio è saltato. I capitali petroliferi
o da surplus commerciale sono aumentati in modo enorme e l’Occidente è ormai
troppo piccolo e politicamente debole per riuscire a regolare i flussi di
ricchezza a suo favore. A questo mutamento di scenario si è aggiunta la massa
di denaro disponibile per i governi cinese, russo ed
islamici ed utilizzabile per fini strategici. La Germania,
appunto, sta correndo ai ripari per controllare tale finanza politica affinché
non produca condizionamenti esterni. Gli Stati Uniti anche. Ma alla fine il
differenziale di potenza a favore dei poteri emergenti asiatici (nuovo Impero
russo, Cina ed islamici) sarà tale da rendere probabile la loro conquista
dell’Occidente attraverso acquisizioni di aziende
tecnologiche e banche, influenza sulle Borse e ricatti energetici. Anche perché la società occidentale è di tipo aperto e democratico,
quindi vulnerabile alle penetrazioni esterne. Mentre i
poteri emergenti sono non-democratici e pertanto possono proiettare all’esterno
i fattori potenza senza problemi interni. E
rinunciare al profitto per ottenere un vantaggio strategico. In conclusione,
non sappiamo ancora come perché lo scenario è nuovo, ma è certo che dovremo
difenderci.
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