La politica dell’ammuina
Di Carlo Pelanda (15-1-2007)
Quale sarà la politica economica del governo dopo il vertice di Caserta? Cambiare poco ed annunciare molto. Non è mancanza di rispetto. La sopravvivenza del governo sarà determinata dai risultati delle elezioni amministrative di primavera con forte significato politico generale per il fatto che i votanti saranno 11 milioni. Un risultato molto negativo non farà cadere subito il governo, ma destabilizzerà la maggioranza. Un risultato mediocre, ma non catastrofico, invece, lo rafforzerà. Per ottenerlo, la sinistra deve votare compatta. Ciò significa non deludere gli interessi rappresentati sia da quella estrema sia da quella moderata. Per tale motivo “politichese” il governo, appunto, cambierà molto poco in materie economiche ad elevata sensibilità sociale, dove è più elevata la probabilità di dissensi ed annuncerà molto in modi sufficientemente ambigui da poter dare soddisfazione ad interessi opposti.
Infatti Prodi ha chiesto la delega a gestire l’agenda delle
riforme. Con questo atto ha voluto ricordare alla
coalizione che il suo ruolo è quello di garantirne la sopravvivenza nonostante le
visioni incompatibili che vi albergano, cioè che solo lui è in grado di fare
questo lavoro, non altri. Stabilita la prevalenza dei fattori di politica pura
su quella tecnica cosa possiamo aspettarci? La riforma
delle pensioni implica una revisione al ribasso dei
cosiddetti “coefficienti”. In parole semplici vuol dire
che poiché la vita media si è allungata l’assegno pensionistico a carico del
bilancio dello Stato dovrà ridursi. Tale tema è esplosivo. L’Unione europea
preme affinché venga stabilito un tetto alle pensioni
che renda sostenibili i conti pubblici nel
lungo termine. Se l’Italia non sarà convincente su questo piano
l’accordo con