Tassi
giusti per
la Germania
ma non per l’Italia
Di
Carlo Pelanda (12-3-2007)
La scorsa
settimana la Bce
ha alzato i tassi di interessi base. Quelli che stanno pagando mutui a tasso
variabile hanno già subito gli effetti pesantissimi del rialzo precedente e tra
poco dovranno sopportare anche questo. Dovranno poi subirne un altro?
La salita dei
tassi fino al 3,75% era stata annunciata. Ma nel comunicato che ha accompagnato
la mossa, la Banca
centrale europea ha lasciato piuttosto ambigua la sua posizione futura. La
missione della Bce è quella di tenere l’inflazione sotto il 2%, alzando i tassi
appunto per frenare il credito e l’espansione dell’economia. Al momento le
stime tendenziali fanno prevedere un’inflazione media sotto controllo. Ma
Germania e Spagna mostrano tensioni inflazionistiche superiori alla media. La
prima, in particolare, pesa molto sul calcolo complessivo della stabilità
dell’euro per la sua scala. Al momento gli scenari la danno in crescita robusta
per il 2007 ed il 2008. Inoltre il rialzo dell’Iva di tre punti dall’inizio
dell’anno si scarica sui prezzi aumentandoli. I dati correnti fanno intendere
che i tedeschi abbiano comprato molti beni prima del rialzo detto, provocando
il boom del 2006, ma che adesso non spendono facendo calare sensibilmente i
consumi. Questo trend è stato riportato sugli scenari generali di crescita?
Pare di no perché proprio la Bce
ha rivisto al rialzo le stime di crescita prospettica dell’economia tedesca e
dell’intera eurozona. Credono che la crescita resterà più che robusta
nonostante tutto. Se nei prossimi mesi questa tendenza positiva verrà
confermata, sarà difficile evitare un rialzo fino al 4% dei tassi base. Chi
scrive aveva su queste pagine lanciato l’ipotesi, dopo il rialzo precedente,
che la Bce avrebbe
potuto non alzarli nel marzo 2007
in quanto alla fine del 2006 si notavano all’orizzonte
problemi per la crescita americana, nubi sulla stabilità finanziaria in Asia ed
una ripresa europea che, pur buona, restava incerta. Inoltre, pensavo, i
tecnici della Bce dovevano essere per forza preoccupati nell’indurre uno shock
asimmetrico. Significa che alzare i tassi in relazione al caso tedesco e
spagnolo va bene per questi Paesi con molta crescita ed inflazione, ma va male,
e si fa un danno, alzando il costo del denaro per quelli con meno crescita ed inflazione, per
esempio l’Italia. Noi, infatti, stiamo subendo un aumento ingiustificato del
costo del denaro. In sintesi, pensavo che la Bce avrebbe inserito un elemento di prudenza
politica nelle sue valutazioni tecniche. Ma ho sbagliato. Evidentemente la Bce se ne infischia delle
distorsioni create dalla politica monetaria e in caso di dubbio tra crescita e
recessione prospettica non prende rischi: alza comunque. Per altro il suo
statuto le impone solo di controllare l’inflazione e niente altro. Accertato
questo atteggiamento, dobbiamo aspettarci una elevata probabilità che alzi
ancora i tassi entro il 2007. Ma se li porterà al 4% in un Italia in cui
sarebbe giusto, per crescita ed inflazione, un costo del denaro non superiore
al 3% gli italiani vessati, in particolare le tante famiglie che non
riusciranno più a pagare i mutui, scenderanno in piazza denunciando la
restrizione monetaria eccessiva? La
Bce è tranquilla perché vede che la politica ed i giornali
non informano lettori ed elettori al riguardo dello shock asimmetrico. I
governi europei potrebbero attutire questi problemi modificando lo statuto della Bce in modo da
renderne più bilanciata la politica monetaria. I Paesi penalizzati potrebbero
richiedere compensazioni per i Paesi colpiti dall’effetto distorcente dei
tassi. Ma nessuno ne parla.
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