Lo scenario economico si complica

 

Di Carlo Pelanda (11-6-2001)

 

Lo scenario economico va monitorato ed aggiornato continuamente perch ancora non chiaro quale sia lentit reale del rallentamento economico in America e del suo impatto in Europa. La comprensione di questo dato permetterebbe di inquadrare con ragionevole probabilit il momento del futuro rimbalzo verso una nuova crescita e la forza di questa. La sensazione (sostenuta da Greenspan) che verso la fine dellanno leconomia statunitense possa tornare a tirare e cos ritrainare verso lalto il resto del mondo e gli europei. Ma bisogna anche dire che questa una speranza - diventata una sorta di profezia nel mercato azionario innervosito da quasi un anno di incertezza non ancora visibile nei dati.

I pi recenti, rilasciati la settimana passata sia in America sia in Europa, sono francamente brutti. Negli Stati Uniti il calo della produttivit - il prodotto in beni e servizi generato da unora di lavoro da febbraio in poi stato superiore al previsto. Sorprendente stato anche laumento del costo del lavoro, nonostante laumento della disoccupazione dal 4 al 4,4%. Che prima o poi si scaricher sui prezzi al consumo, alzandoli. La ricostruzione delle scorte nelle industrie procede molto a rilento. In sintesi, questi e altri dati mostrano che la contrazione delleconomia americana reale ancora in corso senza essersi sfogata del tutto e che linflazione potrebbe salire. Un tale scenario di stagfllazione quello pi temuto in quanto annuncia una ripresa posposta nel tempo e, soprattutto, lenta: invece che a V (caduta forte e subitanea ripresa fortissima) potrebbe essere a U (un prolungato periodo di stagnazione), con il rischio di prendere una forma a L (caduta e andamento stagnante per un anno o due). Daltra parte i consumi tengono: il cittadino americano continua a comprare, anche se un po di meno. Peggiorer o aumenter la fiducia dei consumatori? Non lo sappiamo ancora: al momento tiene con un leggera tendenza al ribasso (per esempio, gli acquisti di nuove auto e case). Lautorit monetaria e lamministrazione Bush stanno facendo tutto quello che a loro possibile per invertire la tendenza recessiva. La prima sta riducendo i tassi monetari velocemente e ha promesso di farlo fino alla misura che sar necessaria, ma se aumenta linflazione avr grossi problemi a scendere oltre una certa soglia. Il secondo ha appena formalizzato un maxipiano di riduzioni fiscali che nel prossimo decennio aumenter la capacit di spesa delle famiglie, ma incerto quanto queste sconteranno in anticipo tale buona prospettiva.

Cos messa, ormai la situazione del secondo trimestre non pare tale da permettere di anticipare un effetto rimbalzo nel terzo. Daltra parte nulla vieta, nei dati, di sperare in una forte ripresa nel quarto. Per inciso, tale incertezza tra due scenari opposti ripresa veloce e tanta contro rimbalzo lento e poco era gi presente nelle previsioni del Fondo monetario di un mese fa (outlook): ha delineato queste due possibili tendenze senza poter decidere quali delle due era la pi probabile. E siamo oggi, a mio avviso, nella stessa situazione.

Purtroppo molto peggiorata per leurozona. La caduta dellexport verso larea del dollaro in Germania (che vi dipende per circa il 13% della sua economia complessiva) ha creato una tendenza recessiva peggiore del previsto. Fino al punto da far temere che la crescita del Pil nel 2001 non riescir a superare il 2%, soglia sotto la quale il governo tedesco dovrebbe rifare tutti i suoi conti per rispettare la tendenza al pareggio della finanza pubblica. La Francia sta un po meglio, ma anche l le previsioni di crescita sono continuamente riviste al ribasso e comincia a profilarsi una crisi di bilancio, anche messo sotto tensione dalla difficolt di finanziare linefficiente sistema delle 35 ore. LItalia, grazie alleffetto ottimismo generato dal governo Berlusconi defiscalizzazione e stimolazione attraverso lavori pubblici -, potrebbe mostrare un andamento contrario al ciclo. Ma, pur probabile che tale fenomeno possa avvenire nel 2002, difficile che possa iniziare gi nel secondo semestre 2001 con grande forza.

Il resto del mondo in cattive acque, anche se fortunatamente non pessime. Il Giappone ancora in stagnazione (dal 1992), ma il nuovo governo pare essere molto determinato nellavviare riforme stimolative, questa volta nel senso giusto. LArgentina resta appena sopra la recessione, ma non se ne teme pi il collasso finanziario come si annunciava qualche mese fa. Il Brasile soffre del rallentamento globale. Cos i paesi asiatici, con leccezione, ma da confermare, della Cina.

In sintesi, la situazione complessiva non appare disastrosa, ma neppure tale da far vedere la fine del rallentamento. A questo punto dellanno trovo razionale posporre alla prima parte del 2002 lattesa del rimbalzo negli Usa e qualche mese dopo in Europa. Come detto sopra, lItalia potrebbe iniziare prima a risalire ed abbastanza probabile se leffetto ottimismo interno non verr spento da un peggioramento ulteriore del ciclo esterno o da brutte sorprese nel nostro bilancio statale. Personalmente spero ancora che il bel tempo torni verso ottobre perch qualche dato americano settoriale si muove in questa direzione, in mezzo a tanti altri che vanno gi. In ogni caso non ci resta altro che attendere serenamente dati ulteriori che chiariscano finalmente le tendenze. Nellattesa, prudenza in Borsa.