!DOCTYPE html PUBLIC "-//W3C//DTD XHTML 1.0 Transitional//EN" "http://www.w3.org/TR/xhtml1/DTD/xhtml1-transitional.dtd"> La crisi del settore tecnologico, sia sul piano borsistico sia su quello delle vendite, di entit tale da far temere la mort

 

 

E stato un vertice produttivo

 

Di Carlo Pelanda (21-7-2001)

 

 

 

Il summit dei G8 a Genova, problemi dordine pubblico a parte, ha dato buoni risultati. Tra questi uno fa particolarmente discutere gli specialisti. Per la prima volta, pur politica avviata a Lione (1996), il G8 ha assunto la responsabilit di iniziative concrete per i paesi poveri: creazione di un fondo per il contenimento dellAids; inaugurazione di un dialogo diretto con i paesi poveri (levento politicamente pi significativo); impegno a prendersi cura dellAfrica, il continente pi disastrato del pianeta. Alcuni commentatori indicano in tali passi lavvio di uniniziale trasformazione di questo organismo dedicato alla consultazione informale tra potenze (e senza mandato per iniziative vincolanti) in una vera e propria istituzione formale di governo planetario. Altri sostengono che si tratta di iniziative per lo pi simboliche destinate a captare il consenso delle opinioni pubbliche occidentali sensibili allidea che bisogna fare qualcosa per i poveri. E che non annunciano una svolta istituzionalizzante del G8. A me sembra che la verit stia in mezzo, ma con una prevalenza della prima tesi. Per analizzare meglio la questione vediamo in breve levoluzione del G8.

Il gruppo dei grandi nato con la missione di gestire emergenze che richiedevano un alto grado di cooperazione internazionale: un gruppo di pompieri costruito per spegnere gli incendi attizzati dalla fine dellordine mondiale post-bellico disegnato a Bretton Woods (1944) e crollato nel 1971. In quellanno gli americani si resero conto che non potevano pi gestire da soli la sicurezza e la stabilit economica del pianeta intero e cooptarono gli alleati in un sistema condiviso di responsabilit. Inizialmente fu molto ristretto e riservato: il Library group organizzato da Kissinger (1973) come luogo di consultazione informale con tedeschi e Giapponesi (G3). Poi lidea divenne pi strutturata ed allargata in termini di consultazione permanente davanti ad un caminetto (vertice dei G5 a Rambouillet, 1975). Fino ai primi anni 90 i G5, poi G7 (e G8 dal 1998) non si segnalarono per particolari attivit, ma dopo fu un crescendo. Si stava formando uneconomia globalmente finanziarizzata e montava un clima tempestoso. Il summit del 1995 (Halifax) fu cruciale per organizzare la cooperazione utile a gestire la crisi messicana: coordinarono le loro politiche nei luoghi operativi di intervento multilaterale, in questo caso il Fondo monetario internazionale. E indicativo che la cooperazione per la gestione di unemergenza non si trasform in politiche pi raffinate e costruttive per prevenirne altre. Ed infatti nel 1997 e 98 vi fu la crisi asiatica. Tale esempio indica perfettamente cosa il G8: un sistema di medicina durgenza, ma non di costruttori. Per il semplice fatto che tra le nazioni il consenso viene raggiunto quando c un guaio grosso e chiaro, ma non altrettanto in casi di politiche costruttive o preventive dove la divergenza degli interessi non domata dallemergenza.

Nel 1993 vi fu una svolta notevole. Proprio in un vertice G7 fu sbloccato limpantanato Uruguay Round e si ide lattuale Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Ma nel 1999, in un altro vertice G8, non si prepar unagenda convergente della Wto stessa tra americani ed europei. Clinton aveva scontentato i sindacati americani aprendo alla Cina laccesso alla Wto e li compens, in periodo pre-elettorale, tutelandone interessi protezionistici di settore. Il summit Wto di Seattle, del dicembre 1999, fall per questo e non certo per la violenza dei contestatori, utili idioti che coprirono un problema ben pi grosso di disaccordo tra le nazioni. Ma in questi giorni nel summit G8 di Genova si deciso di far riprendere la strada costruttiva alla Wto proprio perch il blocco della sua agenda di negoziati stato considerato una situazione di emergenza, per tutti. Daltra parte, restano dissensi formidabili sullecopolitica globale, sullo scudo antimissilistico. Ma non sullidea di cooperare per ridurre la proliferazione degli armamenti non-convenzionali.

Queste battute servono a mostrare che il G8 sta effettivamente movendosi verso una missione di governo mondiale strutturante, ma sempre entro il limite di poter trovare accordi solo su questioni demergenza riconosciute come tali. Tale tendenza pi costruttiva non una volont, ma una necessit dovuta allirruzione della globalizzazione. Da una parte, i Paesi ricchi esportano ricchezza (denaro, informazione, tecnologia, accessi di mercato) verso quelli poveri. Dallaltra, per la stessa via di apertura delle frontiere, importano molta povert in forma di eccesso di immigrati, chiamata per interventi bellici, malattie, competizione sleale, ecc.. E proprio per importare meno cose negative senza dover chiudere i confini, i Paesi ricchi saranno costretti sempre di pi combattere la povert nei luoghi di origine. In questo senso il G8 sta incorporando un numero pi ampio di emergenze su cui c consenso per gestirle con politiche comuni. LAids quella pi pericolosa perch alle soglie di trasformarsi in pandemia. LAfrica va riordinata con forti tutele esterne perch da sola non ce la pu fare. Per tali motivi le iniziative di Genova non sono per niente nominalistiche, ma reali perch di interesse strategico dei ricchi. Non sono uno strappo in quanto si configurano come continuit della missione originaria dei gruppo di gestire emergenze. Non sono indizio di un governo diretto del pianeta, ma certamente di un futuro impegno ad estendere i casi demergenza che il G8 vorr governare direttamente. Valutazione? Piuttosto rassicurante: il G8, sia come istituto di consultazione continua sia come summit annuali, tende a fare il meglio che pu fare entro i suoi limiti di consenso, allargandoli pian pianino sempre pi.