!DOCTYPE html PUBLIC "-//W3C//DTD XHTML 1.0 Transitional//EN" "http://www.w3.org/TR/xhtml1/DTD/xhtml1-transitional.dtd"> La crisi del settore tecnologico, sia sul piano borsistico sia su quello delle vendite, di entit tale da far temere la mort

 

 

Prudenza in Borsa

 

Di Carlo Pelanda (21-1-2001)

 

 

Il mercato borsistico ha voglia di rally, cio di creare unondata rialzista dopo la caduta degli indici azionari mondiali nella seconda met del 2000. Ma prevedibile, per il 2001, un rimbalzo delleconomia di tale entit da sostenere una nuova esuberanza prolungata delle Borse? Questa domanda devono porsela, soprattutto, i piccoli investitori che sarebbero i pi danneggiati da un tentativo di rimbalzo troppo pompato - come quello che avvenuto la settimana scorsa che poi ricadesse su se stesso per mancanza di basi. Vediamo lo scenario.

I dati sono molto incerti. Non ancora chiaro se lAmerica andr in recessione o solo in rallentamento nel primo semestre del 2001. Si pensa che nel secondo le cose miglioreranno, ma difficile capire, ora, esattamente di quanto e con quanta solidit. Lo scenario europeo ancora pi confuso. Qualcuno profetizza che leurozona crescer pi dellAmerica. Ma tale idea sembra, francamente, balzana in quanto la crescita europea, nel 2000, stata prodotta quasi esclusivamente dalle esportazioni, favorite dalla svalutazione delleuro, e non dallaumento dei consumi ed investimenti interni. Che, infatti, restano ancora piatti per motivi di loro soffocamento da parte di modelli politici fiscalmente pesanti e complessivamente non favorevoli allo sviluppo del mercato. Poich improbabile che in pochi mesi questi vincoli possano essere rimossi, sembra evidente che il calo della domanda americana comporter una riduzione dellexport europeo e, quindi, della crescita complessiva delleurozona. I vagoni, cio, non potranno andare pi veloci della locomotiva.

Nella comparazione tra andamenti economici europei e statunitensi, bisogna tener conto di due dati costanti nellultimo decennio: (a) leurozona tende a crescere la met dellAmerica in termini di Pil (lItalia la met della met); (b) c uno scarto di circa otto mesi tra i cicli economici delle due aree. Ci significa che se la tendenza recessiva iniziata in molti settori delleconomia americana attorno al luglio del 2000 epoca in cui il rialzo dei tassi a breve del dollaro lha frenata - allora a marzo lEuropa si trover in ciclo basso. Questa notazione serve a spiegare meglio un dato rilasciato da molti organi di stampa sotto il titolo troppo frettoloso: la crescita europea sorpassa quella americana. Calma, solo uno sfasamento del ciclo. Poi, purtroppo, toccher a noi. E non sarebbe sano puntare sulle Borse europee pensando che andranno molto diversamente e meglio di quelle americane. Da una parte, va detto che si inizia a notare un certo disgelo nelleconomia interna europea. Ma certamente non sar sufficiente, nel breve e medio periodo, a rendere gli andamenti delleurozona anticiclici nei confronti dellAmerica da cui dipende. La controprova che pochi giorni fa, in molte riunioni internazionali sullo stato delleconomia globale, tutti hanno chiesto agli europei di ridurre le tasse e, in generale, di riformare tutti quei pesi che rendono piatto leuromercato interno. Proprio per tentare di aumentare la velocit della locomotiva europea in un periodo (dagli otto mesi ai due anni) in cui quella americana andr piano e, quindi, assorbir meno importazioni dal mercato mondiale. Che rischia di andare in crisi.

Chiarito questo punto, la previsione pi ragionevole che comunque la crescita delleconomia reale globale (da cui dipendono i profitti delle aziende quotate) nel 2001 non sar di entit tale da reggere avventure rialziste esagerate nelle Borse. LEuropa non riuscir a generare un boom anticlico nei confronti dellAmerica e ne seguir, con qualche ritardo, i destini. Che, comunque, non sono catastrofici. Male che vada, in effetti prevedibile un certo rimbalzo nel secondo semestre del 2001. Ma, attenzione, non detto che questo riporti il Pil americano ad una crescita attorno al 5% (come nei quattro anni scorsi) e lEuropa - per traino - vicino al 3, in un battibaleno. Ci potrebbe essere una fase intermedia di semistagnazione che potrebbe durare fino a tutto il 2003. Qui non c spazio per approfondire, ma il riassestamento dopo quasi dieci anni di crescita continua in America implica un certo periodo di desaturazione. Pertanto sarebbe azzardato scontare in Borsa, troppo e troppo in anticipo, uno scenario positivo futuro che, pur avendo una buona probabilit di avverarsi, ha contorni e tempi ancora molto incerti.

Prudenza. Da raddoppiare proprio in questi giorni perch i grandi operatori del mercato finanziario hanno un disperato bisogno di rally sia per recuperare parte delle enormi perdite fatte nel 2000 (specialmente sui titoli tecnologici, quasi il 50% in meno) sia perch la psicologia della bolla ancora rimasta in molti. Pensate che un operatore finanziario di 35 anni che abbia cominciato a lavorare a 26 non ha mai visto un mercato borsistico realmente calante. E non escluso che molti sappiano reagire a tale situazione solo riproponendo bolle e bollicine, lunica cosa di cui hanno esperienza, caricando oltre misura la positivit degli scenari futuri. Ci porta al rischio di un rally esagerato che, non sorretto dai numeri reali, poi comporti crolli peggiori. Leconomia reale regger certamente una ripresa dei titoli azionari. Ma sar moderata. E altrettanto moderati e prudenti meglio siano i piccoli investitori.

 

Carlo Pelanda

www.carlopelanda.com