Il marcio sotto lallarme per gli euroconti

 

Di Carlo Pelanda (18-6-2001)

 

 

Lallarme di gioved scorso lanciato dalla Banca centrale europea pienamente giustificato alla luce degli ultimissimi dati emersi nel fine settimana: viene confermato se ne era parlato in dettaglio su queste pagine luned scorso - che la tendenza recessiva globale e delleurozona peggiore del previsto. I governi europei, allinizio dellanno, hanno tarato la loro spesa su previsioni di crescitairrealistiche per eccesso di ottimismo (tra il 2,8 ed il 3,5%). Quelle nuove indicano che la crescita sar molto minore alla fine dellanno sia per colpa dellimpatto recessivo del rallentamento americano e globale sia per linefficienza tipica del sistema europeo sul piano delle economie interne ancora troppo rigide, poco concorrenziali e supertassate. La Bce fa intendere che difficilmente la media delleurozona superer il 2,5% di incremento del Pil. Ma queste revisioni al ribasso dei pronostici sono gi vecchie, fatte il 17 maggio, e probabilmente il risultato finale medio - sar sotto il 2%, cio stagnazione. Quindi i Paesi che avevano programmato le spese pubbliche in base a tassi di crescita superiori si trovano pesantemente sbilanciati. Per esempio, si teme che alla fine dellanno lItalia possa andare in deficit per quasi il 3% del Pil, circa 58mila miliardi, a fronte di un obiettivo di eurostabilit, per il 2001, dell1%. Uno sforamento del genere, se confermato, comporterebbe la necessit di tagliare o reperire con tasse la cifra mancante, equivalente grosso modo a 35mila miliardi. La situazione in Francia e Germania simile, forse peggiore nella seconda. E, appunto, la Bce teme una battuta darresto generalizzata nella traiettoria verso il pareggio di bilancio (che dovrebbe essere raggiunto da tutti nel 2003), fatto che indebolirebbe leuro. Lassenza di deficit annuo in tutti gli Stati che partecipano alla moneta unica, il contenuto del Patto di stabilit siglato ad Amsterdam nel 1997, il solo pilastro politico che la regge, in mancanza di un governo paneuropeo. Se si incrina questo, il gi debole euro potrebbe essere messo a serio rischio. In sintesi, lallarme chiaro, ma lo molto meno il cosa faranno gli eurogoverni nei guai per ribilanciare una situazione che, nel caso migliore, non vedr il nuovo traino della ripresa americana, se questa avviene alla fine dellanno, prima della met del 2002.

In Francia ci saranno le elezioni presidenziali nella primavera del prossimo anno. In Germania quelle politiche nellautunno. In ambedue i casi i governi di sinistra si trovano alle prese con esigenze contrastanti: vorrebbero spendere pi denari pubblici per finanziare il consenso, ma si trovano nella necessit di fare tagli pesanti. Con la complicazione di avere alcune voci di spesa fuori controllo: in Francia, per esempio, quella del finanziamento della sciagurata legge delle 35 ore; in Germania quella pensionistica. In ambedue i paesi, poi, il ciclo economico interno in questi giorni in picchiata. Parigi lamenta un calo pesante della produzione industriale. Schroeder gi mette le mani avanti: improbabile che nel secondo semestre vi possa essere una ripresa e ci si deve attendere un brutto momento. LItalia sta un po meglio. Da una parte, si deve ancora valutare il buco lasciato dalla spesa elettorale fatta dal precedente governo ed un bel problema. Dallaltra, vista la natura liberalizzante del nuovo governo, pu contrastare meglio di Francia e Germania la caduta del Pil dovuta al ciclo internazionale recessivo attraverso manovre stimolative interne di defiscalizzazione selettiva. Tuttavia, il peso maggiore del debito pubblico italiano cumulato nel passato ed ancora sopra il 100% del Pil, quindi attorno ai due milioni e mezzo di miliardi di lire limiter molto la politica di riduzione delle tasse del nostro pur volonteroso governo. Ma si pu prevedere che lItalia riuscir a far quadrare i conti, pur ancora nellincertezza della spesa sanitaria fuori controllo, e allo steso tempo almeno predisporre le basi di una certa liberalizzazione che promette una buona ripresa dal 2002 in poi.

Il grosso problema riguarda Francia e Germania, che insieme fanno il 50% del Pil delleurozona intera. I governi di sinistra reagiranno alla crisi di bilancio congelando le poche riduzioni fiscali promesse, anche se in Francia sono gi state formalizzate. La vigilia elettorale, come successo in Italia nella finanziaria del 2000, li porter a generare deficit nascosti. Ci significa che met delleconomia continentale rester molto rigida e che per questo sar meno capace di cogliere il rimbalzo, nel 2002, quando probabilmente si invertir il ciclo globale. Soprattutto, Parigi e Berlino, proprio per avere pi capacit di spesa pubblica nonostante la situazione, potrebbero creare delle eccezioni nel Patto di stabilit, cio richiedere di forma o praticare di fatto lo sfondamento del pareggio di bilancio. Gi un mese fa si sono sentiti sussurri in tale pericolosissima direzione. Ed per scongiurare questa eventualit che la Bce ha deciso di essere molto rumorosa nel lanciare un allarme sugli euroconti. Ma alla fine la quadratura del cerchio avverr, appunto, con il mantenimento di pressioni fiscali elevate ed ostili allo sviluppo. E questa la solita brutta storia dellEuropa fino a che le sue economie principali restano in mano a governi di sinistra. Alla luce di tali ipotesi, spero smentite da qualche nuovo evento, dobbiamo prepararci a posporre il rimbalzo economico del vecchio continente, con pregiudizio parziale anche del nostro, nel 2003. Ringraziate di questa situazione grigia le sinistre francese e tedesca ed anche quella italiana per il buco lasciato.