Il binario del Patto di stabilit

 

Di Carlo Pelanda (15-7-2001)

 

Tra poco verr presentato il Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef). Conterr le linee guida dellazione governativa in materia di conti pubblici, strategia economica e riforme collegate. C unattesa notevole. Ma devo ricordare che tale documento riguarder intenti. Importanti quanto si vuole, ma forzatamente rivedibili in base agli andamenti reali delleconomia. Attualmente questi sono molto ambigui lanno in corso mostra situazioni di ciclo economico nazionale ed internazionale difficilissime da leggersi - e bisogner aspettare il prossimo autunno, probabilmente ottobre, per precisarli. Anche il commissario europeo Pedro Solbes, che si occupa del rispetto del Patto di stabilit, ha definito tale data come momento in cui si faranno le valutazioni delle situazioni reali sulla scorta di situazioni meglio chiarite. Ma ci non vuol dire che lo scenario sia del tutto indeterminato. C infatti un binario che costringe la politica economica europea ed italiana ad andare in una direzione molto precisa. Vediamo, in particolare, due punti.

Primo, indipendentemente dalle vaghezze attuali, un paradigma sar certamente rispettato: il Patto di stabilit. Non pu essere altrimenti. E la colonna delleuro. La moneta comune non espressione di un governo europeo altrettanto comune, di una costituzione, cio di uno Stato. Per sostituirne lassenza e dare lo stesso stabilit alleuro, si trov, nel 1997 ad Amsterdam, il seguente marchingegno: vietare agli Stati la possibilit di fare deficit e costringerli al pareggio di bilancio. Che, per trattato, dovr essere raggiunto nel 2003. Nel 2001 sar ammesso un deficit dello 0,8%. Cio lo scostamento tra entrate ed uscite pubbliche non potr superare tale soglia. Nel 2002 sar dello 0,5%. Nel 2003, appunto, zero. Il non seguire questa strada, rispettandone i termini annuali, significa provocare una crisi di fiducia, tra laltro gi in atto parzialmente per motivi di inefficienza economica delleurozona e di incompetenza gestionale della Bce, nei confronti delleuro. Non si potr fare diversamente.

Gi laltra settimana ho scritto che lautoma di Amsterdam la cosa pi sciocca e pericolosa che si potesse fare, appunto, perch toglie agli Stati la flessibilit sia per gestire i cicli bassi delleconomia (come quello in atto sul piano globale) sia per finanziare le riforme di efficienza (come sta tentando di fare Tremonti). Probabilmente lalternativa era tra non fare leuro subito e farlo presto, ma male. Si scelta la seconda strada e adesso pagheremo il conto. Ma dobbiamo farlo perch, piaccia o non piaccia, dalleuro non si pu tornare indietro e deve funzionare per forza. Quindi il Patto di stabilit unultima spiaggia.

Ci significa che Francia, Germania ed Italia dovranno rispettare la tendenza al pareggio di bilancio non solo nel 2003, ma gi a partire dal 2001. Come faranno? Berlino vede con terrore il deficit viaggiare verso il 2%. Tremonti ha appena svelato che il buco ereditato dal governo Amato attualmente ne fa prevedere uno dell1,9%. La Banca dItalia, osservando i dati del fabbisogno di cassa da coprire con titoli, ma che non necessariamente si trasformano automaticamente in indebitamento netto, teme perfino un 2,6%. La Francia sta un po meglio, ma non tanto. Il punto, prima del come, che dovranno farlo.

Secondo a noi interessa direttamente il come in merito allItalia. Non si potranno alzare le tasse per coprire il buco. Non solo perch lattuale governo lo ha escluso sulla base del programma elettorale e confermato recentemente. Ma, soprattutto, perch ulteriori rialzi fiscali ucciderebbero le speranze di crescita economica futura. Quindi bisogner: (a) ridurre la spesa; (b) stimolare meglio leconomia per farle fare crescita ed ottenere pi gettito pur con tassazione minore; (c) fare cassa accelerando la dismissione (vendita o privatizzazione) del patrimonio residuo, enorme, dello Stato (regioni e comuni). Ma riuscir Tremonti a farlo in modo tale da rispettare la soglia dello 0,8% nel 2001? Stabilito che dovr farlo per forza, un compito da incubo ringraziamo lirresponsabilit del governo precedente - perch restano solo pochi mesi per trovare circa 23mila miliardi che mancano (dall1,9% allo 0,8), nel caso migliore, o quasi 40mila in quello peggiore (se il buco del 2,6%). Inoltre lapolitica di defiscalizzazione stimolativa gi varata da Tremonti dar sicuramente i risultati voluti nel 2002, ma solo un mago pu sapere se ci riuscir entro il 2001. Incertezza? No, il binario comunque obbliga a rispettare i parametri di stabilit e quello che non si riuscir a fare con crescita, riduzione di sprechi, dismissioni verr attuato con tagli di spesa. E il quanto lo sapremo non prima di ottobre. Indipendentemente dal Dpef, che comunque sar sostanzialmente su questa linea, forse attutita in attesa di dati pi certi, quella detta la realt con cui dovremo fare i conti.