Un po’di numeri a sostegno di un’ovvieta’misconosciuta, l’economia fa
male al crimine
Di Carlo Pelanda (2-9-2000)
In America la
criminalita’ diminuisce, in Italia aumenta. Per capire - senza alcuna pretesa
comparativa di dettaglio - usiamo i dati appena publicati negli Stati Uniti
(National Crime Victimization Survey). I reati contro la proprieta’ e le
persone sono diminuiti, tra il 1993 ed il 1999, di ben il 32,7%. Tra il 1998 ed
il 1999 si e’ registrato un calo del 10% in un solo anno. Altri dati (FBI)
indicano che anche gli omicidi sono scesi di un notevole 8%. In generale, il
tasso di criminalita’ del 1999 e’ stato minore di un terzo di quello
(attualizzato) del 1973. Da quell’anno, in realta’, la quantita’ di crimini e’
costantemente diminuita, ma tale trend discendente – qui il punto - ha
incrementato la propria velocita’ negli anni recenti. Se sovrapponiamo questi
andamenti a quelli della crescita economica, troviamo una notevole correlazione
inversa - economia su, crimine giu’ – particolarmente dal 1993 in poi. Perche’
da quell’anno la crescita economica si e’ fatta prorompente? Non solo.
Soprattutto, tale crescita si e’ diffusa abbastanza omogeneamente in tutta la
societa’. E quando il sistema americano e’ arrivato alla piena occupazione, la
riduzione della criminalita’ ha mostrato un picco discendente. La relazione tra
crescita e criminalita’ senza dubbio c’e’. Ma mancano altri fattori per
spiegare piu’ completamente la riduzione della seconda. Il trend risulta anche
ben correlato sia con l’inasprimento delle pene sia con l’aumento di poliziotti
che controllano le strade. Ambedue le azioni sono state iniziate ed amplificate
dal 1993 in poi. In sintesi, il quadro appare chiaro: crescita economica
continua, combinata con elevate severita’ e capacita’ operative da parte delle
polizie (soprattuto locali) e del sistema giudiziario, hanno ridotto ad un
minimo relativo il tasso di criminalita’. Ovvio, direte voi. Anch’io, solo
aggiungendo che e’ comunque salutare misurare periodicamente nei fatti le
ovvieta’. Esercizio umilissimo che sarebbe paticolarmente utile praticare, con
urgenza, da noi. In Italia i recenti governi hanno operato nel modo esattamente opposto a quello che si
dimostra efficace nel comprimere la criminalita’, e continuano: (a)
addolcimento delle pene; (b) potenziamento insufficiente della polizia,
sopratutto locale; (c) mantenimento di un modello politico che soffoca la
crescita; (d) quel po’ che c’e’ ottenuta in modi endogeni che non la diffondono
socialmente, cioe’ via svalutazione dell’euro. E il crimine aumenta. Forse la
politica italiana e’cosi’ intellettualmente raffinata da volerci evitare la
banalita’ del progresso pacificante per offrirci l’estasi fisiologica di poter
sparare, l’eccitazione di uccidere legalmente, barricati in casa. O e’ solo
incompetenza? Nell’attesa di capire meglio - dite la vostra su www.carlopelanda.com - chiedo consiglio: e’ meglio una pistola
pesante con muniziomento esplosivo, tipo Desert Eagle (un colpo tira giu’ un
albero) o una doppietta a canna segata – serve meno mira - calibro 12, a
pallettoni?