Luigi Fressoia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DIZIONARIETTO POLITICO ITALIANO

 

GLOSSARIO MINIMO

 

 

Per non essere ridicoli nelle discussioni e non provocare più morti nelle piazze

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IDEALE PER SCUOLE MEDIE E UNIVERSITA’

 

 

 

 

 

Perugia 2001

                                                        

Premessa

 

Di “crisi” al mondo ce n’è meno di quanto sembra, poiché in verità milioni e milioni di soggetti, persone, associazioni, aziende, famiglie (sia tra i paesi ricchi che tra quelli poveri o poverissimi), ogni giorno si alzano dal letto sapendo benissimo quel che fare, come e perché; raggiungendo anche nella stragrande maggioranza dei casi i loro obbiettivi quotidiani o a lungo termine.

 

Una cosa invece dove la crisi è certa, almeno nel mondo occidentale e non di meno in Italia, è il linguaggio: la gente, le persone, i mass media -o meglio, determinati orientamenti psico-culturali presenti all’interno di ogni singola società complessa- “parlano” 24 ore al giorno ma non si ascoltano, non riescono a comunicare, anche volendo. Piuttosto si sovrappongono.

 

Ho infatti notato più volte che nel sorgere di una discussione via via animata e polemica (al bar, a casa, tra amici e colleghi), quasi sempre c’è qualcuno che si mette d’animo buono a voler pacatamente comprendere, quasi tace ed aspetta che l’altro parli (più o meno con foga). Ma il buon tentativo fallisce presto, non per sopravvento del malanimo o del maligno, bensì per un motivo sfuggente ma preciso: diverse parole usate nella discussione si caricano di significati diversi a seconda di chi le pronuncia.

Qui scatta il corto circuito della comprensione (e delle buone maniere).

 

Faccio l’esempio di una parola “neutra” (nel senso che non è nemmeno contemplata in questo Glossario, poiché priva di particolare importanza nell’attuale lessico politico): “museo”.

Nella stessa pagina di una qualsiasi cronaca locale è possibile trovare la parola “museo” sia in senso negativo (ad esempio alcuni cittadini scrivono al sindaco affermando che “non vogliamo ridurre il nostro quartiere a museo”, intendendo dire che non lo vogliono inaccessibile, “morto” e noioso), ma anche in senso positivo,        ad esempio una nuova iniziativa che vuole valorizzare le bellezze artistiche ed architettoniche della città, ed organizza tours e itinerari vivaci e attraenti, magari intitolati “Urbino città museo”.

 

Molti equivoci sono assai meno innocui del museo.

La Genova del G8, ad esempio, ci ha mostrato bene quanti giovani siano pronti a sfidare addirittura la morte per idee e concetti molto radicati nella loro mente, ma che probabilmente sono maturati su parole dal significato assai dubbio, tanto che a scavare appena un po’, quelle parole -e ciò che vi si è apparecchiato sopra- potrebbero crollare di colpo.

Insomma, è bene cominciare a fare un po’ di chiarezza.

Ne va, come s’è visto, della vita di parecchie persone.

 

 

Acqua

Insieme a Energia (vedi) e Rifiuti (vedi), costituisce la triade di massimi problemi ambientali dell’epoca contemporanea. Presenta il problema strutturale di una capacità di reperimento/rigenerazione per usi umani inferiore al suo consumo, specie applicando anche ai paesi in via di sviluppo (su scenari prossimi e futuri) gli stessi standards d’uso dei paesi ricchi.

Tuttavia, sia per la coscienza acquisita dai paesi maggiormente consumatori, sia per la tecnologia via via applicata, il problema risulterà molto dipendente dallo stesso sviluppo tecnologico (depurazioni, ricircolo, risparmi, desalinizzazione, etc.) e dalla capacità di trasferirlo in tempo utile alle nazioni di incipiente grande consumo.

 

Agnoletto

Strano e spiritato soggetto, leader del cosiddetto Genoa Social Forum, radunava a Genova nel luglio 2001, insieme ad altri tribuni come un certo Casarini e Fausto Bertinotti, circa 200.000 persone, contro la Globalizzazione (vedi) e per la fame nel mondo.

La sua stranezza consiste in una spiritata ambiguità. L’Ambiguità consiste nel dichiarare pacifista se stesso e i suoi adepti pur affermando nel contempo che:

-    “il G8 è illegittimo”;

-    “la linea rossa è illegale”;

-         “forzeremo pacificamente le linea rossa”

-         “opporremo resistenza pacifica” (a chi dovesse opporsi alla forzatura della linea rossa, n.d.r.).

Da siffatta accozzaglia di umori, non potendo che scaturire gravi stupidaggini, chiedeva con congruo anticipo di tempo:

-    che i poliziotti venissero ridotti in numero;

-    che bastonatori internazionali, tra cui i famigerati Black Bloc (vedi), potessero liberamente entrare in Italia e dare man forte ai Paficisti (vedi) locali;

-    che otto capi di stato rinunciassero ad incontrarsi, o al più chiedessero a lui l’autorizzazione o alla sua ragazza;

-         assisteva infine soddisfatto in spiaggia ad allegre esercitazioni di scontri con la polizia (un po’ più fosca in verità, fu la realtà che andavano buscando).

Istigava pertanto a delinquere, nonché propalava notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine legalmente costituito: il tutto sfociava infine -nei giorni 19, 20 e 21 luglio- in gravissimi scontri con le diverse polizie italiane, che causavano un morto, alcuni comatosi e migliaia di feriti.

Già consulente ministeriale, veniva immediatamente licenziato per aver tentato la rivoluzione a spese dello Stato (vedi). Tipico frutto dei non sense e dei corto circuiti logico-mentali prodotti da decenni di Catto-comunismo (vedi) e di “Politicamente corretto” (vedi).

 

Agricoltura Biologica

Ottima tendenza affermatasi verso al fine del XX secolo nelle società a capitalismo maturo che favorisce produzioni agricole che non ricorrono -nel loro processo produttivo e manipolativo- a ritrovati chimico/sintetici. Dà luogo a produzioni genuine o almeno più genuine; ricerca soluzioni ai problemi di produzione (protezione da patogeni, parassiti, etc.) a loro volta naturali. Comporta necessariamente prezzi più alti delle produzioni convenzionali, problema comunque superato dall’ampiezza del mercato delle stesse società evolute.

Presenta un limite strutturale nel bisogno di più grandi estensioni (in confronto alle produzioni convenzionali intensive), che richiederebbe la superficie di tutte le foreste del pianeta solo per sfamare metà della popolazione mondiale.

 

Aids

Malattia che deve la fortuna dei molti investimenti internazionali finalizzati a combatterla alla sua diffusione pericolosa anche nei paesi ricchi; ed al fatto che tra le sue principali vittime/propagatori risultano gli omosessuali, costituiti in potente lobby nordatlantica.

 

Aiuti

Dicesi di trasferimento di capitali, beni e know-how di nazioni ricche in favore di paesi poveri o affamati. Parola che nel tempo si carica di ambiguità, poiché non risulta sempre chiaro se gli A. sortiscono effetti positivi o nagativi: a volte sembrano un mezzo di normalizzazione dei rischi -per i Paesi Ricchi (vedi)- derivanti dai problemi irrisolti del terzo mondo, come la sterilizzazione ed altre pratiche di controllo demografico, talora indicate dall’organizzazione mondiale della sanità (OMS).

Assai dubbie anche determinate scelte della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale, (vedi Fame nel Mondo).

Gli A. sovente vedono illanguidire il proprio flusso di denaro sia all’origine (logiche ministeriali, “esperti e consulenti”, etc.), che alla fine (dissipazione da parte delle classi dirigenti dei paesi destinatari).

Quest’ultimo aspetto, ovvero l’abuso dei denari degli A. da parte dei dittatori locali, ha fatto recentemente parlare di “fallimento della fase di A. in denaro”, ed ha indotto a sperimentare forme di A. “per progetti”.

Il problema fondamentale degli A., infatti, è il dilemma se continuare a consegnare risorse nelle mani delle oligarchie locali (rispettando l’autonomia dei popoli), oppure pretenderne un uso appropriato, magari mediante personale di provata fede umanitaria occidentale, che soppianti i ducetti locali.

Diverso è il caso e l’esperienza storica delle Missioni religiose e cattoliche in particolare, la cui presenza in loco garantisce efficacia ben maggiore.

 

Alta Velocità

Sistema di trasporto destinato a soppiantare l’aeroplano (di eccessivi consumi energetici e di incomprimibili tempi morti) sulle tratte continentali da 500/600 chilometri a salire. In Francia (leader mondiale dell’A.V.) già adesso in tre ore e mezza si va da Marsiglia a Calais. Presto si proseguirà su Londra.

(In verità sono allo studio anche treni supersonici Londra-New York da 3.500 Km/h.)

L’A.V. è in costruzione in tutta Europa, Spagna, Inghilterra, Germania, etc. (oltre che in Giappone), puntando a collegamenti veloci da Berlino a Roma, da Madrid a Mosca…

Misteriosamente in Italia, l’idea che si possa andare in quattro ore da Lecce a Trieste, da Torino a Reggio Calabria sconvolge la mente di molti professoroni (ma dde che?), ambientalisti ed umanitarismi vari.

Così come l’automobile per affermarsi prepotentemente ha avuto bisogno di adeguate infrastrutture (autostrade e superstrade), anche il treno ha bisogno di momenti di eccellenza della sua offerta di servizio, che facciano da traino per tutto il settore.

Generalmente nelle bolse polemiche politiche, l’A.V. viene artificiosamente contrapposta ai treni pendolari e locali: va da sé invece che per il rilancio dell’intero sistema ferroviario, finalizzato al riequilibrio della città congestionate dall’uso abnorme di automobili, A.V. e treni locali, nonché i molti altri segmenti del servizio ferroviario, devono tutti procedere alla propria riqualificazione e affermazione.

Affermasi pure, nelle predette sconclusionate polemiche, che l’A.V. sarebbe un vettore potente di corruzione e finanziamento illecito dei partiti. Ma non è chi non veda, al riguardo, che gli stessi rischi e difetti sussistono sempre qualora lo Stato (vedi) e i suoi apparati si comportano in modo mafioso, quindi anche per opere pubbliche medie, piccole o piccolissime.

 

Ambiente

Habitat degli esseri umani, degli animali e dei vegetali; sussiste in forme e modi diversissimi in base ai luoghi, alle condizioni climatiche ed alla propria evoluzione; è caratterizzato da un suo equilibrio ecologico (catena biologica) comunque costantemente modificabile e modificato, anche con cataclismi e successione di ere, ovvero con possibilità di distruzioni e ricostruzioni pressoché totali. Per questo il concetto di “danno ambientale” o di “danno irreversibile” o altro analogo, ha senso solo se riferito all’uomo ed alle sue condizioni essenziali di sopravvivenza. Quindi, in riferimento alla valutazione nonché al perseguimento dell’ottimale habitat umano, fermo restando che l’uomo fin dagli inizi dell’agricoltura (neolitico) modifica l’ambiente, vale il concetto di “bilancio ecologico”, che ogni politica realmente ambientale ci curerà di ottenere in attivo. La valutazione della qualità dell’A. registra l’importanza della Tecnologia (vedi), delle sue corrette applicazioni, nonché della cultura e civiltà dei popoli, regioni e soggetti che se ne avvalgono, poiché grazie all’azione combinata di tutti questi fattori, una infinità di produzioni, atteggiamenti e azioni degli umani possono variare il loro segno da negativo in positivo o viceversa.

 

Ambientalismo

In Italia è il modo e lo strumento per riciclare l’odio anticapitalista e antioccidentale dei comunisti. Non s’è mai capito infatti perché i parlamentari verdi debbano andare a braccetto con quelli di rifondazione comunista, sulle politiche di immigrazione, sull’ordine pubblico, sull’informazione e i cosiddetti conflitti di interessi, sui limiti di velocità a 160 km/h e altre analoghe: che centra l’ambiente?

Contraddistingue siffatto ambientalismo il vizio congenito di non ricercare mai (e giammai collaborare a) soluzioni pratiche per risolvere concreti, precisi e contingenti problemi, bensì di usare ogni tipo di dato negativo (meglio se catastrofico) al fine di screditare il Capitalismo (vedi) e l’intero Occidente (vedi).

Da tempo comunque si segnalano associazioni più sinceramente ambientaliste, non legate a pregiudizi ideologici (esempio “Verde Italia”, “Ambiente & Vita”, e altre).

 

Americanismo

Termine generico ma sicuramente dispregiativo. Indica la presunta subalternità psicologica e culturale verso modelli nordatlantici (in economia, nel costume, nel cinema, in politica, etc.).

“Presunta” perché da un lato è difficile misurare quanto l’A. sia effettivo, dall’altro quanto i denuncianti siano (in)capaci di cogliere la portata innovatrice di tendenze nordamericane.

Vedi anche Antiamericanismo.

 

Ammortizzatori Sociali

Strumenti dello Stato Sociale (vedi), quali sussidi di disoccupazione, previdenza pensionistica, sistema sanitario ed altri congeneri, volti a proteggere gli strati più deboli della società.

 

Anarchici

Detti anche Squatters o, negli anni '70, Fricchettoni. Giovani di solito accompagnati da mute di cani, sovente con lunghi capelli tipo “rasta” (treccioline), in lunga sosta in vie centrali ove chiedere soldi e suonare qualche strumento musicale.

Pare che in quote significative siano presenti nel Movimento (vedi).

Da non confondere comunque con l'Anarchia o movimento anarchico italiano e internazionale, che fu forte dalla fine ottocento fino alla seconda guerra mondiale. Anche se sovversivo e sovente bombarolo (attentati a re e regine di mezzo mondo), il movimento anarchico fu costola importante del movimento operaio delle origini (in Italia insieme a socialisti e repubblicani, con personaggi del calibro di Francesco Gori ed Errico Malatesta), arricchendolo con forza e con grande polemica della componente antistatalista, libertaria e individualista, nella comune aspirazione ad una Umanità Nova. Famosi e famigerati, a quel tempo, il russo Bakunin e il tedesco Stirner.

L'epopea e la fine dell'anarchia come forte movimento organizzato, si consumò nella guerra di Spagna, ove gli A. furono sterminati dai comunisti agli ordini di Stalin, che apertamente preferì la vittoria di Franco piuttosto che l'egemonia degli A. 

 

Ancient Règime

L’Europa anteriore alla Rivoluzione Francese (vedi), quando il potere e il prestigio sociale era esclusivo appannaggio di clero, Nobiltà (vedi) e militari. La Borghesia (vedi), a quel tempo, veniva confusa nella generica accezione di Popolo (vedi), al più distinto in popolo grasso, popolo minuto, plebe.

L’A. R. fu “legittimista”, ovvero riteneva legittimo il proprio potere poiché provenente direttamente dalla volontà divina; pertanto la Democrazia (vedi), prodotto tipico della borghesia, fu la sua antitesi e la sua tomba.

 

Animalismo

Sensibilità che tende a conferire agli animali la stessa dignità degli umani.

Gubbio, primavera 2001. I muratori sul palco stuccano i mattoni di facciata, è la seconda volta in sette anni, grossomodo nello stesso punto, ove i piccioni, beccando,  hanno scalzato alcune pietre e mattoni fino a farne cadere uno (nessun danno). Passa una ragazza, avrà diciassette anni, e tra l’educato e l’impertinente chiede:

“Che fate?”

“Chiudiamo i buchi fatti dai piccioni”

“Ah sì? E che ne direste se stasera trovaste voi la porta di casa murata?”

 Sicuramente anche questa è una della anime del “Movimento” (vedi).

 

Annullamento del debito

Come ben disse Antonio Martino anni fa, ben prima di diventare ministro, il cosiddetto annullamento del debito (senza distinguo e precisazioni) rischia di essere un pagamento da parte dei poveri dei paesi ricchi a favore dei ricchi dei paesi poveri.

Sfugge ai peroratori acritici dell’A. che i debiti contratti da molti paesi poveri e poverissimi vengono sperperati per l’esercito al 50%, per la corte di palazzo nel restante 45 % e le rimanenti per scuole, sanità e sviluppo…

Il fatto che armi e gioielli vengano acquistati presso aziende occidentali non cambia la responsabilità delle classi dirigenti di quei paesi e casomai impone agli stati ricchi di pretendere il buon fine delle somme stanziate (vedi anche Aiuti e Fame nel Mondo).

Per la riduzione del debito ed aiuti vari, l’ultimo G8 (vedi) di Genova ha stanziato 3 mila miliardi di lire: sembra sfuggire ai molti peroratori dell’A. che i singoli bilanci nazionali dei Paesi Ricchi (vedi) sono strutturalmente insufficienti, ovvero gli mancano sempre risorse per soddisfare tutte le richieste delle rispettive società civili (scuole, sanità, pensioni, incentivi alle categorie produttive, etc.).

Ne consegue che sarebbe molto opportuno che i predetti peroratori indicassero con precisioni ove attingere i finanziamenti per l’A. del D.: forse decurtare lo stipendio dei professori, comprare dieci carrarmati in meno, non riassumere i lavoratori socialmente utili, licenziare cento dirigenti della regione…

 

Antiamericanismo

Un conto è l’A. degli islamici (legittimo antagonismo di popoli e civiltà diverse), altra cosa è l’A. di molte culture e politiche d’occidente, le cui maggiori radici stanno

nell’invidia, nel rammarico di non essere al loro posto, nel rimpianto di guerre perdute, nel fallimento di ideologie antagoniste…

In genere l’A. impedisce una utile valutazione del comportamento e dei movimenti della più grande potenza mondiale contemporanea.

Che ci sia una fondamentale componente psico-patologica in molto A. è dimostrato dal fatto che la moda No-global (vedi) è diventata tale proprio perché partita dall’America, Seattle, novembre 1999.

 

Antioccidentale

Sentimento oscuro che accomuna scontenti, antagonisti, fondamentalisti, comunisti, femministi ed altri congeneri, che non hanno a cuore la risoluzione di singoli problemi (di cui anzi diffidano: “rischi di cedimento o tradimento”), bensì li usano per esprimere propri rancori e livori personali contro l’universo mondo.

A tal fine orecchiano brandelli di storia e di filosofia, perfino di religioni lontane ed esoterismi vari, per darsi giustificazione teorica. Da ultimo la Fame nel Mondo (vedi) è un ottimo argomento dell’A.

Il sentimento A. dimentica che in natura non esiste il vuoto di potere e che se non fosse detenuto dall’Occidente (vedi), il predominio nel mondo potrebbe oggi essere appannaggio degli islamici, dei cinesi, degli indiani e di chissà quali altri popoli, ciascuno dei quali, ad occhio e croce, difficilmente confermerebbe (o avrebbe creato) gli stessi standards di diritti civili e libertà garantiti dall’occidente.

 

Art.18

Lo Statuto dei Lavoratori, punto di approdo della stagione di lotte sindacali degli anni ‘60, venne approvato e promulgato nel giugno 1970 e contiene norme di tutela dei lavoratori.

All'art. 18 tratta del licenziamento, disponendo per le aziende la possibilità di licenziare solo per giusta causa (gravi mancanze del dipendente), mentre per altri motivi, tra cui le necessità dell'azienda, il pretore del lavoro (nuova figura introdotta nell'ordinamento dallo stesso Statuto), può disporre il reintegro del lavoratore, ovverosia obbligare l'azienda a riassumerlo.

Nell'agosto 2001 il ministro Marzano manifestava l'intenzione di rivedere l'art. 18, raccogliendo antiche richieste di confindustria, del governatore della banca d'Italia e di numerosi esperti, anche di sinistra e dello stesso partito Ds, poichè in tali ambienti l'art. 18 viene ritenuto troppo rigido in danno delle aziende, che normalmente hanno bisogno di licenziare non per sadismo bensì per mantenersi competitive.

Il ministro precisava che la riforma dell'art. 18 dovrebbe andare in direzione di quanto vigente negli altri paesi europei ove, nella diversità dei singoli dispositivi di legge, il concetto comune ed essenziale è che nei casi di comprovata necessità dell'azienda, al lavoratore licenziando viene corrisposto un consistente indennizzo. Precisava inoltre che tale riforma rientrava a pieno nel disegno strategico del governo (nonchè -a suo tempo- nel programma elettorale), al fine di conseguire una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, ritenuta indispensabile per incrementare diversi fattori economici, non ultimo la possibilità di nuova ed accresciuta occupazione.

Come prevedibile, il proposito di rivedere l'art. 18 sollevava grandi polemiche e opposizioni da parte dei sindacati e di parte consistente della Sinistra (vedi), che rimandavano minacciosamente "a settembre", ovvero al clima di scontro e di non meglio precisata Opposizione Sociale (vedi), che la stessa sinistra si apprestava ad orchestrare contro il governo Berlusconi.

 

Assistenzialismo

Traduzione in termini statuali del sogno ancestrale dell’uomo di vivere senza fatica.

Rafforzata dal mito statalista proprio della politica otto e novecentesca (da Hegel al marxismo), la tendenza a dilatare gli apparati dello Stato (vedi), ha finito per produrre, massimamente nell’Italia centro meridionale di fine ‘900, una vera e propria corsa all’A., sotto specie di assunzioni dirette o indirette presso il Pubblico Impiego (vedi).

E’ appurato che le aree socio-politiche ove più imperversa l’A., rimangono le più depresse economicamente, istupidite nelle proprie potenzialità inespresse.

 

Autoritarismo

Fantasma evocato dal presidente Ds Luciano Violante, dopo la gaffe dell’aggettivo Cileno (vedi), circa l’atteggiamento della Polizia (vedi) durante i fatti di Genova. L’A. consisterebbe in un asse politico tra A.N. e Lega, manifestatosi nelle scelte di governo su vari temi, quali l’immigrazione clandestina, il federalismo, l’ordine pubblico.

In particolare l’A. sarebbe dimostrato dall’azione disciplinare intrapresa dal ministro Castelli contro un procuratore della repubblica, che si sente autorizzato a criticare parlamento e governo circa la produzione di talune leggi, con ciò contravvenendo ai più elementari principi delle moderne democrazie, quale la separazione dei compiti tra i tre poteri principali, quello legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario (cfr. Montesquieu).

In sostanza si strilla all’ A. quando un legittimo governo di non proprio gradimento prova a mettere in pratica sul serio i propri convincimenti e programmi, pretendendo che proteste (legittime) e moti di piazza (illegittimi) prevalgano sul Parlamento.

Più precisamente nel caso di specie l’A. consisterebbe nel voler costruire uno Stato (vedi) serio, ove ognuno faccia la sua parte e risponda del proprio operato.

Molto probabilmente dietro le grida sull’ A., sussiste l’inconfessato desiderio di Consociativismo (vedi).

 

Banche

Vedi Credito.

 

Benessere

Mio nonno emigrò in Francia (1907) a quindici anni a fare il muratore, io vado in Francia ogni tanto da turista, cosa che -confesso- non mi dispiace affatto.

Praticamente tutti gli italiani hanno fatto lo stesso percorso, che li porta oggi a possedere una o più case, una o più automobili ed ogni altro ben di Dio che tutti conosciamo, compresi i libri, il cinema, le vacanze, le serate in pizzeria, il telefonino, i biglietti economici per Londra o per i mitici States, gli eventuali atti di generosità e quant’altro...

Gli immigrati in Italia stanno facendo lo stesso percorso: lavorano, accumulano, comprano, diventano commercianti, crescono i figli come noialtri…

La molla del B. è stata ed è la libera iniziativa economica, che nel secondo dopoguerra ha trovato terreno particolarmente propizio, ma che è propria e connaturata con la Borghesia (vedi), il Liberalismo (vedi), il Liberismo (vedi) e il Capitalismo (vedi), radicati nella civiltà occidentale, e che nell’ultimo secolo hanno permesso di sconfiggere sistematicamente l’analfabetismo, la mortalità infantile, la denutrizione, la miseria nel nord America nell’Europa (non comunista).

 

Biotecnologie

Nel maggio 2001, una commissione Onu (quella stessa Onu tanto pretestuosamente contrapposta al G8 -vedi- di Genova, da parte del cosiddetto Movimento -vedi), ha emesso un suo studio/proposta in cui le biotecnologie e in particolare gli Ogm (vedi) sono indicati come opportunità straordinaria e irrinunciabile per battere la Fame nel mondo (vedi).

 

Black Bloc

Giovinastri per lo più del nord Europa a cui la mamma da piccoli e/o il papà ne hanno combinate di così grosse (ubriachezze moleste, amore coi cani, abbandoni sotto il gelo, botte da orbi, etc.), che il loro unico interesse è fare il pandemonio, distruzioni, pestaggi e sommosse, nella più totale e irrisa mancanza di argomenti, proposte e “piattaforme”.

Per alcuni sono “compagni che sbagliano”. In ogni caso diventano il cacio sui maccheroni dello spirito Antioccidentale (vedi).

Per quelle grandi teste politiche che sono i Violante, i D’Alema e i soloni di “Repubblica”, i B.B. sarebbero stati perfidamente inseriti dal diabolico fascismo risorgente dentro i pacifici e civilissimi cortei del “Movimento” (vedi), al fine recondito di screditare quest’ultimo, ma soprattutto per sfogare sui giovani virgulti del Pacifismo (vedi) nostrano, la malrepressa e congenita brutalità di Berlusconi, Fini & Co. (un po’ come il dott. Jekill e Mister Hide).

Senza qui considerare teorie e commenti dei fratelli di Rifondazione e dei Comunisti unitari; a tutti costoro il manuale di Mosca ha ben insegnato a non temere i più sfacciati ribaltamenti della realtà, poiché statisticamente ci sarà sempre una quota di gonzi disposti a crederci. E tanto basta per portare avanti la fiammella, cui non mancheranno occasioni per brillare anche più forte.

Borghesia

Insieme variegato di classi sociali storicamente accomunate dal carattere imprenditoriale della propria fonte di reddito. In ciò diversa da altre classi (militare, burocratica, sacerdotale, servile, operaia, impiegatizia, etc.), che traggono sostentamento dallo Stato (vedi), da contribuzioni o da salari. L’intrapresa che distingue la B. può essere commerciale, manifatturiera, professionale e di servizio, etc.

Etimologicamente il suo nome proviene dalla grande stagione di rinascita delle città europee dopo l’anno mille (creazione di nuovi borghi), di cui la B. fu gloriosa protagonista, ma ceti e classi riconducibili alle caratteristiche borghesi sono esistiti in ogni civiltà umana dal neolitico in poi.

Nella confusione politica italiana contemporanea, ad opera soprattutto della banalizzazione e volgarizzazione del marxismo, il significato della parola “borghese” (sia come aggettivo che sostantivo) è finito per sovrapporsi a quelle di “ricco” e/o “potente”, con ciò oscurando il carattere fondante della imprenditorialità, che è invece essenziale per comprendere i caratteri costanti della B. di innovazione, circolazione di idee, vivacità intellettuale, laicità.

Tanto è vero che in molte aree specie dell’Italia centro-meridionale, oggi il volgo attribuisce l’epiteto “borghese” o “alto borghese” a soggetti che in verità derivano richezza e potenza dall’essere alti funzionari della burocrazia, boiardi di stato, oppure medici, avvocati o ingegneri degli enti pubblici, o al più arricchiti mediante Rendite (vedi), caratteristiche che tutte assieme costituiscono l’esatto contrario della B.

La mancanza più grave dell’Italia contemporanea, come ben intuì Pasolini, è proprio l’assenza di una B. forte, autonoma ed egemone sul piano culturale, come invece sussiste nelle nazioni d’Occidente (vedi). Le città italiane in effetti sono dominate da un grumo di potere formato da Burocrazia (vedi), Politica ed Imprese assistite (per lo più dell’edilizia), che sono cosa assai diversa dalla B. classica. Quest’ultima in buona sostanza, nell’esperienza storica dell’Italia unita, o per impossibilità oggettiva o per mancanza di coraggio (entrambe materializzatesi nell’assenza di una Rivoluzione Borghese -vedi), ha sempre dovuto convivere con molteplici residui premoderni (vedi Nobiltà), che costituiscono per intero la cosiddetta “anomalia italiana” (sul piano politico e statuale) e sono l’impedimento maggiore all’ottimale sviluppo in campo economico.

 

Bovè

Vedi Protezionismo.

 

Bretton Wood

Località degli Usa ove nel 1944 le potenze occidentali che di lì ad un anno avrebbero definitivamente vinto la seconda guerra mondiale, si accordarono, tra molte altre cose, per ufficializzare ciò che in via eccezionale aveva cominciato a prendere piede fin dagli anni della prima guerra mondiale: lo sganciamento della quantità di carta moneta messa in circolazione dall’effettiva quantità di oro depositato dai singoli stati.

Tale libertà di stampare moneta in eccesso consentì (insieme a molte altre azioni) di finanziare più facilmente la ricostruzione, di consolidare le democrazie, di consolidare il dominio del capitalismo finanziario nordatlantico, di avviare in molti paesi (tra questi l’Italia) un impetuoso sviluppo economico e industriale.

 

Brevetto industriale

Istituzione di diritto internazionale (fin dall’ottocento), consistente nel riconoscere in capo all’inventore una quota di denaro per ogni utilizzo dalla cosa inventata (produzione e commercializzazione). Finora i diritti dei B. non hanno costituito problema e in particolare non hanno ostacolato il diffondersi dei beni e prodotti.

Da ultimo però, specie con le Biotecnologie (vedi), si è posto il problema (che diventa addirittura filosofico), se è lecito brevettare il grano, o la mela, o il pomodoro… dal momento che i tipi di tali merci prodotti mediante biotecnologie, diventeranno presto più diffusi di quelli non Ogm (vedi).

Ad ogni buon conto, oltre le schermaglie giuridiche, appare un buon antidoto al monopolio dei B., la ricerca applicata da parte del più alto numero di nazioni e soggetti, in modo da prevenire il monopolio di chicchessia.

 

Burocrazia

Esercito degli impiegati pubblici, forte delle regole che esso stesso inventa, produce e impone a tutta la società civile. Vedi anche Stato, Pubblica Amministrazione e Parassitismo.

Insieme a Credito (vedi) e Informazione (vedi) costituisce la triade di poteri autocratici che svuotano e inficiano la Democrazia (vedi).

Elencando tutti gli uomini a sua disposizione (4 milioni di Dipendenti Pubblici -vedi- solo in Italia), le risorse finanziarie (dalla cee, ai ministeri, alle regioni, agli enti locali, alla finanza straordinaria, etc.), i beni immobili e mobili, e soprattutto il potere di fare le regole, ci si rende ben conto che la B. è di gran lunga il maggiore tra i poteri forti d’Italia, ben più grande dello stesso Capitalismo (vedi) privato.

Nonostante la modernità, la politica italiana è ancora ferma a schemi mentali ottocenteschi, secondo i quali la tipica contrapposizione di classe sarebbe tra padronato e Proletariato (vedi). Non è chi non veda invece che la più corretta lettura contemporanea vede produttori da un lato (Popolo delle partite Iva -vedi- e dipendenti del settore privato) e B. dall’altro.

 

Capitalismo

Tendenza naturale degli umani ad accumulare, investire ed espandersi economicamente, che in particolari condizioni storiche riesce a conferire ai ceti e classi sociali che ne sono promotori (Borghesia, vedi), una notevole influenza o egemonia o dominio sull’intera società.

Strumento del C. è l’impresa individuale, familiare, collettiva, perfino statale, anche se in quest’ultimo caso diventa assai più difficile accumulare.

Molte epoche storiche conoscono sviluppi importanti di ceti tipicamente borghesi e di economie assimilabili al C.

Il C. comunemente inteso -di epoca moderna e contemporanea- trova base nell’impetuoso sviluppo dei commerci e delle manifatture europee dei secoli XI, XII e XIII, si sviluppa grazie alle scoperte geografiche dei secoli XV e seguenti, si rafforza in alcun paesi grazie al Colonialismo (vedi) e infine riplasma di sé l’intero mondo occidentale con la Rivoluzione Industriale dei secoli XVIII-XX.

Ad esempio quello italiano dei secoli XII, XIII e XIV fu C. vero e proprio, anche finanziario (i banchieri toscani, genovesi e milanesi finanziavano le monarchie d’Europa e i loro eserciti), differenziandosi da quello moderno solo nella assenza di Rivoluzione Industriale (vedi).

Tuttavia non sempre il C. si sviluppa insieme ai soli Liberalismo (vedi) e libera Competizione (vedi), registrandosi sovente anche forme di autarchia o di Protezionismo (vedi), ovvero sorta di “capitalismo nazionale”, che non mostra alcuna difficoltà a convivere e prosperare perfino con dittature e società illiberali; così come in particolari fasi iniziali, quale fu l’Inghilterra degli slums operai di primo ottocento, il travolgente C. industriale provocò notevolissimi scompensi e abbrutimenti.

In particolare è importante notare che il C., proprio perché intrinsecamente naturale, assume forme diverse a seconda dei luoghi, delle nazioni e dei rispettivi contesti culturali: in Europa il C. possiede inequivoci tratti di umanesimo (probabilmente derivanti dal forte sostrato cristiano); nel sud est asiatico può mantenere più a lungo connotati “selvaggi”.

Molte polemiche infondate e pretestuose usano affiancare il C. al Comunismo (vedi), quali nefasta coppia di estremi da evitare, e che avrebbe prodotto speculari e simmetrici disastri. Non è chi non veda invece che mentre il comunismo è totalmente voluto, concepito, teorizzato e applicato mediante leggi, il C. è naturale e non abbisogna di leggi per essere istituito (ma al più per essere regolato).

L’entusiasmo sovente prodotto ha portato taluni cantori del C. ad affermazioni infondate e sciocche, come la famosa frase di Henry Ford secondo la quale “tutto ciò che è utile è anche moralmente giusto”, tuttavia numerosissime ingiustizie o violenze praticate nel C. o per il C. conviene classificarle tra le inaffondabili caratteristiche del comportamento umano, destinate ad affiorare in qualsiasi regime e contesto socio-economico.

 

Carabinieri

Con quei furgoni neri e grossi i C. sono l’ideale bersaglio da prendere a sassate o per lanciarvi contro bottiglie molotov e così finalmente somigliare alle sommosse di Seattle (vedi), sennò non siamo americani neanche un pochino.

Peccato che gli occupanti dei furgoni possano avere umore diverso.

 

Cariche della polizia

Per più d’uno spirito povero (giornalisti, politici, ex ministri, professori, e perfino taluni sacerdoti) la polizia, durante le C. dovrebbe saper distinguere i manifestanti buoni da quelli cattivi, forse interrogandoli ad uno ad uno col manganello alzato “Scusi, lei è buono o cattivo?”

Forse un giorno capiranno che giova molto di più distinguersi a tempo dai facinorosi non solo battendoli e allontanandoli, bensì elaborando parole d’ordine (vedi Globalizzazione, Logica del Profitto, Fame nel mondo) un pochino più sensate, quindi più chiare, quindi discriminanti.

In Inghilterra la polizia carica a cavallo e travolge pure le vecchiette, se malauguratamente passano di lì.

 

Cattocomunismo

Cattolici (vedi) che hanno bevuto per intero la bufala che la Ricchezza (vedi) causa la povertà, che l’occidente è causa dei mali del terzo mondo, che il capitalismo è una violenza quotidiana contro i popoli, che il comunismo è fallito ma era a fin di bene, che meglio gli eccessi del comunismo che le malefatte del capitalismo, che il pubblico è bene e il privato è fondamentalmente male… ed a tali verità sacrificano la lettura del mondo in chiave di verità (osservazione attenta) delle persone, dello spirito, del soprannaturale, piegando la religione a movimento politico, per di più errato nei presupposti antropologici e storici, quali quelli derivanti dal Marxismo (vedi).

Poiché i cattolici sono molto autorevoli in Italia, al cuore della virulenza dei moti di Genova luglio 2001, stanno suore che digiunano e pregano contro il G8 (vedi), preti variopinti e il cardinale di città (vedi Tettamanzi), che hanno indotto moltissimi giovani a credere nei predetti equivoci del C.

Tuttavia nella lunga commistione tra comunisti e cattolici, iniziata negli anni ’60 (un tempo impensabile), è molto maggiore l’influsso dei secondi sui primi che non viceversa. Ne è prova il fatto che oggi -senza il C.-, la sinistra italiana rimarrebbe completamente nuda di riferimenti teorici e ideali, mentre il cattolicesimo (comunista o no), sopravvive e bene senza la sinistra e/o i comunisti. Ne è prova anche il tormentato comportamento dei diessini, se partecipare o no alle manifestazioni antiG8 (vedi) di Genova, dettato proprio da approcci di tipo morale (derivanti dall’influsso dei cattolici), ma assolutamente impolitici, ai problemi della Fame nel Mondo (vedi) e circa il ruolo dei Paesi Ricchi (vedi).

Taluno ha perfino potuto ravvisare nei fatti di Genova non un frutto del marxismo, bensì un esito della crisi religiosa del cattolicesimo.

Comunque il guasto esiziale del C. è di aver sacralizzato un nefasto sentimento comunista: quello che d’istinto associa all’Impresa (vedi) l’idea di sfruttamento anziché di ricchezza, quindi impedendo la consapevolezza che la ricchezza prodotta dall’impresa è allo stesso tempo quella del padrone, quella dell’operaio e quella della socialità, della Solidarietà (vedi) e dello Stato Sociale (vedi).

 

Cattolici

Crocevia di tutte le politiche italiane. Dopo il crollo dei partiti della prima repubblica e delle ideologie forti del XX secolo (Unione Sovietica e Comunismo -vedi, ma anche disillusione del Progresso -vedi), la Chiesa romana è riemersa in tutto il suo vigore di forza credibile, sensata e mondiale.

I C. pertanto sono ambita meta dei partiti, da destra a sinistra, ma a loro volta si riconoscono in tutti i partiti, da An a rifondazione comunista: esistono C. che aborriscono l’idea di mescolarsi con le piazzate No-global (vedi), ma queste ultime non raccoglierebbero così tanta gente se non ci fossero suore, preti e cardinali del Cattocomunismo (vedi).

Codesta confusione è in verità sintomo, dicono molti, di un’intrinseca debolezza della Chiesa romana, che nel recente ecumenismo mondiale e nell’attenuazione dei principi fondanti della propria religione (dogmi di fede), avrebbe concesso spazi eccessivi a relativismo e soggettivismo.

 

Celere       

Reparti della Polizia addestrati per gli scontri di piazza con manifestanti che turbano la pubblica sicurezza.

Oggetto mai stato simpaticissimo, non si capisce come mai gli si vada addosso pretendendo di non prenderle.

 

Centro sociale

Luogo di incontro e di elaborazione dei giovani affetti da Disagio Giovanile (vedi).

Il C.S. gode di una specie di extraterritorialità: non paga l’affitto, organizza concerti senza riconoscere i diritti Siae, vende panini e primi piatti senza scontrino fiscale; in ciò differenziandosi da qualsiasi altro circolo o associazione ricreativo-culturale che invece appena apre, si ritrova addosso i vigili urbani, quelli sanitari, gli agenti del fisco e della società degli editori.

 

Cileno

Aggettivo dalemiano (di Massimo D’Alema, presidente del partito Ds), che sintetizza perfettamente il suicidio politico dell’ex partito comunista italiano. Rivolto alle forze di polizia dopo gli scontri per il G8 (vedi) di Genova.

Contiene tre errori capitali: ribalta la causa degli scontri (ambiguità e illegalità delle parole d’ordine a base delle manifestazioni); strumentalizza difetti ben noti e radicati delle polizie italiane (violente anche quando potrebbe non servire), pur di evocare uno spettro; demonizza un governo, anche in campo internazionale, cui gli italiani casomai hanno imputato il difetto di essere stato troppo conciliante e buonista.

 

Classe operaia

Antico punto di riferimento della Sinistra (vedi), soppiantata ormai -fin dagli anni ’80, in Italia- dal ceto burocratico (Dipendenti pubblici, Nobiltà, Burocrazia, vedi), rivelatosi nel tempo più affidabile e soprattutto più comodo.

Non a caso recentemente, in Italia, la C. O. ha votato in percentuali crescenti a favore dei partiti di centro-destra, poiché ha via via acquisito consapevolezza di far parte, insieme agli stessi imprenditori ed al più generale Popolo delle partite iva (vedi), della classe dei produttori, contrapposta a quella dei Burocrati (vedi) e Dipendenti Pubblici (vedi).

Vedi anche Marxismo.

 

Clientelismo

E’ lo strumento principe del Familismo (vedi).

Vizio ticamente italiano, nel senso che risulta il più omogeneamente diffuso sull’intera penisola, tra tutti gli altri difetti nazionali.

Trattasi peraltro di vizio inveterato, risalente -e in ciò perfino nobilitato- all’epoca romana.

Moltissimi politici di ogni partito vivono l’intera esperienza politica nella convinzione che in Democrazia (vedi) la ricerca del consenso è l’unico faro sensato e legittimo. Pochi, quasi nessuno, riescono a distinguere il consenso a breve dal consenso a lungo, ove il primo è proprio quello del C., che si caratterizza per interessi privati, o di gruppo, comunque contrapposti all’interesse generale. Mentre il secondo, se in un primo momento può far perdere il consenso dei Clientes (vedi), ne farebbe guadagnare dieci volte di più presso l’intero corpo elettorale.

La pratica del C. è indice di sfiducia e disprezzo nelle persone, nell’umanità. Le epoche di decadenza civile si riconoscono proprio dalla mancanza di uomini e donne in politica capaci (e coraggiosi) di perseguire sagacemente l’interesse generale, pur contro il C.

 

Clientes

Appartenenti ad una cordata clientelare e familistica.

 

Clonazione

Traguardo scientifico in forte evoluzione, che si pone l’obbiettivo di creare individui umani, o loro parti, senza le consuete congiunzioni....

Suscita opposizione e ripugnanza tanto a destra quanto a sinistra, nel mondo intero.

Ormai da un anno il mio amico carissimo Mariolino deve sottoporsi a dialisi tre volte alla settimana. Ogni tanto ne parliamo, se ne intende -è medico-, aspetta il trapianto, che tarda, perché scarseggiano “i pezzi di ricambio”. Un giorno col senso comune del bar gli chiedo “Ma possibile che la scienza non ha ancora trovato un modo facile per risolvere il problema?”

“C’è, c’è”

“E qual è?”

“La clonazione”.

 

Colonialismo

Subito dopo le scoperte geografiche del XV-XVI secolo e seguenti, molte potenze europee iniziarono sistematiche campagne militari di conquista dei nuovi mondi, per trarne il massimo profitto, sottomettendo o annientando popolazioni locali, fino a praticare lo Schiavismo (vedi).

Si distinsero il questa fase della storia europea la Spagna, il Portogallo, l’Inghilterra, la Francia, l’Olanda, la Danimarca, la Svezia, poi anche il Belgio e la Germania. L’Italia ne rimase completamente fuori, per affacciarvisi alla fine dell’Ottocento con Crispi, fino al Fascismo (vedi).

Importante e controverso fu il contributo al C. dato dalle organizzazioni religiose, prima solo cattoliche, poi anche protestanti, sotto specie di Missioni.

Raggiunge il massimo nell’Ottocento (con dominio finale degli inglesi, che conquistano il più vasto impero della storia), per poi declinare nel Novecento e scomparire quasi del tutto dopo la seconda guerra mondiale, dando luogo a stati nazionali comunque rimasti legati, in buona parte, economicamente ma anche politicamente, all’antico protettore.

Il C., proprio perché provenente dalla nuova viabilità transoceanica, reimpostò la geografia economica dell’Africa e dell’America, poi anche dell’Australia e di buona parte dell’Asia nonché di molta Europa, favorendo ovunque nuove capitali e metropoli lungo le coste e a discapito dei territori interni, fenomeno che nel lungo tempo ha agito da sostrato anche ai recenti fenomeni di migrazione internazionale.

I peggiori problemi causati dal C. sono maturati con la sua fine: la conquista della indipendenza nazionale, dopo la seconda guerra mondiale, da parte di numerosissimi stati, in maggior parte africani, non ha portato il radioso avvenire di progresso e di dignità che tutti speravano (e che si dava per scontato): al dominio dei coloni europei si sostituì presto la discordia di gruppi, etnie, bande contrapposti, tosto volta in guerre civili, colpi di stato e rivoluzioni senza fine, che attiravano fatalmente gli appetiti delle industrie belliche occidentali.

Questo stato perenne di turbolenza, insicurezza e distruzioni ha provocato arretramenti civili ed economici in molti paesi, fino alla fame più nera, alle malattie ed all’emigrazione di massa.

 

Competizione

Detta anche concorrenza, anima del Libero Mercato (vedi), locale o globale che sia. Assenza di protezionismi o favoritismi: si compete grazie alle sole qualità di beni, prodotti e servizi, in rapporto al loro prezzo. Tuttavia uno stato ideale di perfetta C. non esiste (per interferenze politiche, psicologiche, etc.), anche se ad essa tende la natura degli scambi tra gli umani, poiché possiede una forza irresistibile, come dimostra la placida frequentazione degli hard discount da parte di molti critici della C. e del Capitalismo (vedi).

La libera C. è spietata, provocando quotidianamente fallimenti e chiusura di aziende, negozi, fabbriche.

Alla spietatezza della C. il Comunismo (vedi) oppone il mito della Pianificazione (vedi), ovvero la pretesa che lo Stato (vedi), attraverso i suoi uffici (vedi Burocrazia) preveda e organizzi i luoghi di produzione, cosa produrre, come distribuire, ubicazione e carattere dei negozi, etc.

 

Comunismo

Teoria politica preconizzata da Karl Marx (vedi Marxismo) a metà ottocento, che persegue l’eguaglianza tra uomini e popoli attraverso la socializzazione (acquisizione alla proprietà statale) dei mezzi di produzione (fabbriche, terra, brevetti, etc.), opportunamente espropriati ai proprietari privati (Borghesia, vedi).

Attore di questo processo rivoluzionario dovrà essere la Classe operaia (vedi). Grazie a ciò il C. vorrebbe porre fine alle guerre e violenze del mondo, instaurando finalmente società se non perfette senz’altro superiori.

Prevede due fasi, la prima necessariamente cruenta (dittatura del proletariato), la seconda ormai priva della necessità di uno Stato (vedi), quindi prossima all’Anarchia (vedi).

Il C. traendo fondamento da una visione del mondo e della persona totalmente Materialista (vedi), ha radicalizzato l’idea, già socialista (e in radice positivista), che le ingiustizie del mondo sono causate essenzialmente dalla suddivisione in classi della società e in particolare dal Capitalismo (vedi).

Il movimento comunista ha assunto connotati mondiali grazie alla Rivoluzione Russa (vedi) dell’ottobre 1917 ed alla elaborazione teorica e pratica di Lenin, indispensabile dopo quella filosofica di Marx.

In Italia in Partito Comunista è durato dal 1921 al 1991, anche se i successivi Pds (partito democratico di sinistra) e Ds (democratici di sinistra) ne hanno ereditato la totalità della classe dirigente, le sedi e i mezzi di sostentamento, gran parte degli elettori, perfino lo stile e gli umori, bensì non più i riferimenti teorici (ormai impraticabili), che però non riuscendo ad essere utilmente rimpiazzati, provocavano tosto un’impressionante riduzione del consenso elettorale (16% nel maggio 2001).

 

Conflitto di Interessi

A partire dal 1994, anno in cui l'imprenditore milanese Silvio Berlusconi entrava in politica fondando il partito di Forza Italia, dalla Sinistra (vedi) non solo Comunista (vedi), veniva sistematicamente contestata la stessa esistenza sia dell'uomo che del partito. Il motivo dichiarato di tanto timore e livore era il cosiddetto C. di I., ovvero il fatto che il Berlusconi risultava impegnato anche nell'editoria e nelle televisioni. Quindi veniva stabilito il sillogismo che chi possiede mass media non può fare politica. Nel giro di pochi mesi, giù per li rami, si arrivava a farneticare l'illegittimità per un "uomo ricco" di fare politica, cosa che effettivamente portò, nelle concitate settimane anteriori al voto del maggio 2001, a concepire appositi e disperati disegni di legge.

Avvicinandosi Berlusconi alla presa del potere (elezioni di maggio 2001), il C. di I. si aggravava poiché alla maggioranza politica parlamentare spetta il controllo della Rai e delle sue tre reti televisive.

L'opinione pubblica assisteva con sostanziale distacco, da anni, alle quotidiane contumelie sul C. di I., poichè ne ravvisava la strumentalità e l'esagerazione, ovvero riteneva di non essere più di tanto plagiabile da questo o da quello, tanto e vero che in pieno regime di presunta Telecrazia Plebiscitaria (vedi), le varie tornate elettorali (politiche, amministrative, europee, referendum) davano il successo ora alla destra ora alla sinistra.

Nello stesso maggio 2001, inoltre, gli stessi elettori che sul piano politico avevano decretato il trionfo di Forza Italia, nelle schede per l’elezione del sindaco preferivano sovente il candidato del centrosinistra (esempio di Veltroni a Roma).

Del resto la stessa Sinistra (vedi) non mancava di dimostrarsi poco convincente, dal momento che lo stesso argomento del C. di I. rispuntava virulento oppure assopiva in soffitta a seconda degli stessi esiti elettorali.

La sensazione di esagerazione era ben motivata dal fatto che di C. di I., a ben guardare, ne esistono diversi, come ad esempio il dominio della sinistra e del centro sinistra sulla Pubblica Amministrazione (vedi), ovvero sulla Burocrazia (vedi) e sullo Stato (vedi), grazie al quale molti atti di governo ed allocazioni di risorse pubbliche (centrali e periferiche) vengono concepite a vantaggio politico di parte.

Così come grazie al Consociativismo (vedi), lungo trent'anni di apposite legislazioni, si consentiva alle Cooperative (vedi), con sistematiche agevolazioni e privilegi fiscali, di diventare una Multinazionale (vedi) e di ramificarsi in Italia quale impero economico secondo soltanto alla Fiat.

Così come emergeva chiaro che l'intera polemica si basava sulla pretesa tutta teorica (peraltro totalmente avversa alla prassi e alla tradizione comunista, che notoriamente ha sempre stretto ferree cinghie di trasmissione tra azione politica e propaganda), di separare la politica dall'Informazione (vedi), ovvero di negare legittimità politica a tutti quelli che in un qualche modo sono in grado di influenzare l'opinione pubblica. Non è chi non veda infatti che con tali premesse, ad esempio, stante la capillarità della Chiesa, un partito cristiano o cattolico potrebbe risultare illegittimo.

Comunque lo stesso Berlusconi e i partiti del Polo delle Libertà riconoscevano fin dall’inizio la fondatezza del C. di I., però solo a partire da un loro eventuale ingresso al Governo.

Fin dalla metà degli anni '90 Forza Italia presentava un apposito disegno di legge, che in un primo momento incontrava il consenso anche della sinistra. Ma poco dopo, prima che diventasse legge, l'accordo veniva accantonato dai programmi del governo (allora di centro sinistra) e rimaneva in soffitta per tutta la legislatura, per rispuntare fuori nella campagna elettorale del 2001.

In ogni caso il governo di centro destra inseriva il problema del C. di I. nel programma dei primi cento giorni.

 

Conflitto Sociale

Subito dopo i fatti di Genova e nell'apparecchiamento di altri analoghi a Roma (vertice Fao) e Napoli (vertice Nato), l'uso programmato dello scontro fisico con la Polizia (vedi) e di tutte le altre connesse devastazioni urbane, trovava legittimazione teorica nelle parole di Bertinotti (capo del partito di Rifondazione Comunista, forte di una trentina di parlamentari), il quale ripetutamente affermava che il "C.S. è il sale della democrazia".

Lucrando evidentemente sulle parole, e prendendo a riferimento quelle rare ed eccezionali volte che uno scontro di piazza succede in ogni paese democratico (per lo più coi coltivatori francesi), il Bertinotti, peraltro facendosi ben interprete di sentimenti diffusi in tutta la sinistra, a partire dal partito Ds, erede del mitico PCI, di fatto preannunciava il nuovo e teso clima di convivenza sociale che l'Italia suo malgrado sarebbe stata obbligata a subire, per tutti i quinquenni di legislature berlusconiane, con continui tumulti e morti in piazza, novelli ed aggiuntivi martiri da infiorare nel rosario delle "inoppugnabili prove" della malvagità della destra.

Ma anche per impedire che nella mente degli italiani le realizzazioni del governo si associno definitivamente ad un clima positivo di progresso sociale.

Naturalmente ogni tentativo episodico o organico del governo teso a ridurre, contenere e contrastare le gesta illegali del C.S. diventava immediatamente, nel circo mediatico, Autoritarismo (vedi), Repressione (vedi) e dittatura.

 

 

Consociativismo

A partire soprattutto dagli anni '70, le forze politiche di sinistra e di centro, tradizionalmente contrapposte ed imperniate rispettivamente sul Partito Comunista e sulla Democrazia Cristiana, pur mantenendo inalterati i toni della polemica e le proprie profonde diversità, cominciano a convergere su punti importanti.

Sulla spesa pubblica innanzitutto: si è calcolato che praticamente tutte le leggi di spesa (non meno del 90%), a partire dal periodo indicato, vengono promulgate in parlamento col voto favorevole di entrambi gli schieramenti.

A livello istituzionale vennero sperimentate forme inedite e perfino bizzarre di collaborazione: ad esempio nelle assemblee delle Usl (che al tempo venivano designate con le stesse maggioranze politiche dei consigli comunali) l’organo esecutivo sperimentò per un certo periodo l’ecumenica compresenza sia di comunisti che di democristiani (il che equivarrebbe oggi ad un sindaco che governa con una giunta composta di esponenti diessini e di Forza Italia o An).

Il C. risultò determinato da una serie di fattori: il quadro internazionale (ancora derivante da Yalta) non consentiva l’ingresso dei comunisti nel governo; però il partito comunista era assai forte e ramificato in tutta Italia; le gravissime stagioni del terrorismo politico e mafioso spinsero i partiti a forme straordinarie di unità costituzionale, a difesa delle istituzioni democratiche.

Inoltre, in mezzo ai due maggiori partiti, il Psi, prima con l’ingresso al governo del 1964 (centro sinistra), poi con la stagione di Craxi, fece da detonatore dei vizi del potere: quei Clientelismo (vedi), Statalismo (vedi) ed Assistenzialismo (vedi), che dal 1948 a tutto il centrismo, i democristiani avevano coltivato in quantità contenute e diremo fisiologiche, esplodono, “democratizzandosi” a livelli di massa e capillari, trascinando sistematicamente in siffatta bassa cucina sia la Dc che, poco dopo, il Pci.

Ne conseguì, nonostante la breve stagione dell’ottimismo craxiano (prima metà degli anni ’80), il veloce dissanguamento delle casse pubbliche, l’aumento dell’indebitamento e quindi delle tasse, nonché l’abnorme proliferazione di leggi che svuotano la serietà dello Stato (vedi) di diritto: vizi che l’opinione pubblica finì per associare all’intera classe politica al governo. Nacque in questo periodo di diffuso malcontento (seconda metà degli anni ’80), l’espressione dispregiativa del C., mentre gli stessi partiti, dietro la foglia di fico del cosiddetto “arco costituzionale”, non si vergognavano di ostentare una spartizione matematica dei posti di potere: cinque ai democristiani, tre ai socialisti, tre ai comunisti, uno a rotazione a socialdemocratici e repubblicani (sigle invertite dove i comunisti erano maggioranza).

Per questo oscuramento del consenso, quando nel 1992 esplode “tangentopoli”, i partiti entrano in crisi irreversibile: al centro e a destra la Dc viene sostituita (1994) da Forza Italia (che sembra riportare la situazione al pre-centro sinistra), da Alleanza Nazionale e dalla Lega (quest’ultima, forte in tutto il nord Italia già nella metà degli anni ’80, aveva non poco funzionato da detonatore), oltre che da due partiti minori che si contendono la sua eredità.

A sinistra la crisi è più lenta ma ben più lunga: dall’iniziale vantaggio, il Pci cambia tre nomi ed entra in coma profondo dopo le elezioni politiche del maggio 2001.

Del nuovo scenario politico italiano il C., ovvero il bisogno/desiderio di allontanarsene, è uno dei pochi concetti chiari e condivisi da tutti, anche se il suo ritorno è sempre in agguato, attenendo al carattere degli italiani.

 

Consumismo

Fase matura del Capitalismo (vedi) nei paesi più avanzati.

Si può forse affermare che fino ad un certo punto lo sviluppo economico della società capitalista vede una crescita parallela tra benessere e cultura anche popolare; dopo di che, appunto nella fase definibile C., i consumi materiali crescono ma quelli culturali crescono solo in ceti medi e medio alti, mentre tendono a stabilizzarsi o diminuire nelle classi più basse. Calcoli comunque resi difficilissimi dalla estrema frammentazione e intreccio delle classi sociali, tanto che queste stesse meriterebbero dare luogo al più generico termine di “aree sociali”.

Più difficile una definizione del C. in termini di valutazione della utilità e indispensabilità dei beni di consumo, via via crescenti, poiché il confine tra necessità oggettiva e superfluo tende a spostarsi continuamente (quante camice dentro l’armadio di un operaio? Il cellulare è ormai utile come il telefono fisso? Può ammettersi il confronto coi rispettivi consumi dei singoli individui del terzo mondo?).

 

Coop

Azienda così raffinata e professionale da promuovere strategie comunicative (pubblicità) imperniate sul Politicamente Corretto (vedi).

Ciò non toglie che la Lega delle C. è un’azienda perfettamente capitalista (non a caso è una Multinazionale –vedi), che segue e forma il Mercato (vedi), che investe, guadagna e reinveste. I suoi dipendenti godono dello stesso contratto di lavoro delle altre aziende del settore, pur registrando una conflittualità praticamente inesistente.

Ha goduto per decenni del monopolio del commercio e delle relazioni economiche con i paesi comunisti; cinghia di trasmissione del Partito Comunista nella società e nell’economia, sia per quanto riguarda i movimenti finanziari necessari al disegno politico, sia per la collocazione dei quadri politici, sia per il controllo della base elettorale.

 

Credito

Insieme a Burocrazia (vedi) e Informazione (vedi) triade di poteri autocratici e sottratti ad alcun controllo popolare, ancorché di importanza decisiva per il funzionamento della società.

Le banche infatti, regolando il C., possono determinare la vita o la morte di una azienda, anche di moltissime famiglie, atteso che carattere strutturale dei Paesi Ricchi (vedi) è l’indebitamento, ovvero l’aspettativa (e la prassi) di consumi -per quanto già alti- superiori alle reali possibilità.

Il controllo della politica sul mondo delle banche e del C. appare più teorico che reale (anzi, non risulta neanche un gran che teorizzato), avverandosi più spesso il contrario, che le banche determinino le volontà della politica.

Naturalmente un conto è il controllo politico, ovvero statale, altra cosa è il controllo popolare (azionisti, risparmiatori, etc.).

Riuscire a inventare e sviluppare forme di controllo popolare sulle banche e sul C. è senz’altro una delle vere frontiere politiche dei prossimi decenni.

 

Cultura

Capacità di possedere, attraverso la conoscenza, una visione critica del mondo e dell’uomo, ovvero del presente in raffronto alle altre epoche ed ai diversi punti di osservazione, geografici e culturali. Può non coincidere, anche di molto, allo spettacolo o alle più varie forme di “attività culturali” o “fruizioni culturali”.

 

Debito

(vedi Annullamento del Debito)

 

Deficiente organico

Prenota con internet il posto, paga un concerto 150.000 lire, simpatizza per le manifestazioni contro il G8 (vedi).

 

Deforestazione

Abbattimento sistematico di alberi ad alto fusto -per usi industriali e commerciali- senza seguire criteri botanici di coltivazione e mantenimento delle foreste stesse. Specie in Brasile sta avvenendo dalla seconda metà degli anni ‘80 un forte processo di D. della foresta amazzonica, con grave rischio perfino di alterazione del clima planetario.

Nel 1996 il primo ministro brasiliano reagiva agli inviti di taluni organismi internazionali dominati da timori ambientalisti (ambientalismo molto forte specie nei paesi più ricchi e sviluppati), dicendo grosso modo così: “Gli europei hanno sfruttato le loro foreste dal ‘500 fino a farle scomparire. Non accettiamo che vengano adesso a farci rampogne: intendiamo fermamente decidere noi stessi sull’uso più appropriato del nostro patrimonio naturale, per il progresso del popolo brasiliano”.

 

Democrazia

Concetto dai contorni assai meno certi di quanto potrebbe apparire: è infatti facile incontrare soggetti che si dichiarano “sinceri democratici” e che subito dopo affermano bellamente che “Bush è stato eletto da 250 multinazionali”, anziché dal popolo americano. Sfugge loro che gli statunitensi amano molto la propria industria, multinazionali o no, e ne sono orgogliosi: ciò posto (database), votano Bush o Clinton indifferentemente.

In genere (da parte del sentire più comune) è D. la capacità del Potere (vedi) di soddisfare richieste diffuse nella popolazione, ovvero di suscitare e raccogliere consenso; però, avendo molti studiosi dimostrato che la stessa sostanza può animare anche regimi non democratici (es. Mussolini fino alla guerra fu apprezzato e sostenuto dalla più gran parte degli italiani), l’essenza della D. non risulta spiegata nella sua presunta radicale novità. 

Probabilmente la D. è un puro fatto tecnico grazie al quale il detentore del potere politico viene individuato e investito mediante periodiche votazioni, anche se il “detentore del potere politico” non significa “il potere politico”, specie in relazione alla autocrazia di Credito (vedi), Burocrazia (vedi) e Informazione (vedi) e degli altri poteri forti.

In ogni caso la D., fatte le dovute e molteplici considerazioni, soppesature e distinguo -visti gli umani in controluce- non è poca cosa.

Devesi inoltre osservare che in Italia la D. del secondo dopoguerra ha preso una singolare inclinazione: mentre negli altri paesi d’Occidente (vedi) l’alternarsi dei partiti al governo non scalfisce il principio di una sostanziale Meritocrazia (vedi) e soprattutto del “superiore interesse nazionale”, in Italia la metastasi dello Stato (vedi) in Statalismo (vedi), Burocrazia (vedi), Familismo (vedi) e Mafia (vedi) (stante il fatto primigenio che il Potere (vedi) si conquista mediante consenso elettorale), ha prodotto i ben noti guasti civili, statuali e ambientali del cinquantennio repubblicano proprio perché il Popolo (vedi) e soprattutto il popolino si è fatto classe dirigente.

In sostanza, nei paesi normali governa comunque la Borghesia (vedi), in Italia governa da trent’anni l’Oclocrazia o “governo della feccia” (Polibio).

 

Denaro

Anche moneta o soldi. Data la scomodità del baratto, l’invenzione del denaro realizzò un mezzo universale di scambio equivalente, ovvero, il valore di ogni oggetto fu stimato in moneta. Per molti secoli la moneta ebbe valore reale (monete d’oro e altri metalli nobili); quando si istituì la carta-moneta, venne stabilito che l’equivalente in oro del valore scritto sulla carta dovesse essere depositato presso i forzieri nazionali. In verità dopo Bretton Wood (vedi) la moneta è un pezzo di carta, o di metallo vile, il cui alto valore è assegnato solo dalla tacita convenzione della popolazione a riconoscerglielo.

Nel tempo questo processo di sganciamento del D. dalla realtà ha portato all’odierna prevalenza del capitale finanziario sul capitale immobiliare e industriale, di cui è testimone il gioco in borsa e la miriade di possibilità di speculazioni finanziarie.

In ogni caso la legge fondamentale è questa: senza scambio non c’è D. Lo scambio avviene solo in presenza di oggetti che muovono il desiderio.

Col baratto lo scambio è più difficile non solo perché è scomodo portarsi appresso due mucche per comprare un aratro, quanto perché bisogna essere in due a possedere cose capaci di suscitare desiderio. Con la moneta invece basta che solo il venditore possieda oggetti desiderati, l’altro (l’acquirente) basta che possieda moneta.

Siccome lo scambio è percepito positivamente dagli umani (sia perché ci si guadagna, sia perché favorisce l’incontro e la conoscenza), gli oggetti capaci di suscitare desiderio vengono creati appositamente, diversificati, pensati e rinnovati, e diventano merci.

Insomma il D. gira in presenza di merci offerte, apprezzate ed acquistate.

Le zone povere o depresse economicamente sono quelle che per i più diversi motivi non riescono ad offrire alcunché -o troppo poco- di appetibile (acquistabile).

Il D. è la materializzazione del Lavoro (vedi).

 

Deregulation

In Italia attualmente vige un numero imprecisabile di leggi, che assommando anche quelle regionali raggiunge la cifra di 200.000, a fronte delle poche migliaia di Francia (circa 7.000), Inghilterra (5.000) e via cantando.

Tale massa inestricabile (che permea della propria farraginosità, contraddittorietà e arbitrarietà l’intera Pubblica Amministrazione -vedi) consente ai mandarini della Burocrazia (vedi) di rendere legittimo tutto e il contrario di tutto, a furbesco servizio proprio e/o del Potere (vedi), che perciò li eleva al rango di nuova Nobiltà (vedi), naturalmente a discapito della società civile.

Comunque la predetta tendenza della burocrazia è universale (anche se solo in Italia raggiunge le più luminose vette), poiché poggia sull’equivoco della intrinseca bontà del Pubblico (vedi) e della intrinseca pericolosità del Privato (vedi).

In tale contesto, da anni, le menti libere e sensate dell’intero mondo occidentale hanno individuato nella D. una strategia ed una medicina essenziale.

 

Deriva plebiscitaria

Poderoso barocchismo linguistico inventato dall’intellighentia di Sinistra (vedi) nella metà degli anni ’90 per spiegare ricorrenti vittorie elettorali (referendum, elezioni locali, elezioni politiche del ‘94) di Berlusconi, anziché dedicarsi umilmente al nobile esercizio dell’autocritica.

Curiosamente la D.P. spariva dal lessico politico qualora l’esito di singole tornate elettorali arrideva alla Sinistra (vedi), per rispuntare con virulenza alla tornata successiva qualora il risultato fosse stato di segno opposto.

La D.P. esprime un atavico disprezzo della predetta sinistra verso il Popolo (vedi).

 

Destra

Area politica e culturale che nella costante evoluzione delle vicende ed istituzioni umane, vede e riconosce tratti immutabili e permanenti, oltre che condivisi, quali la responsabilità personale, il merito, la patria, la famiglia, la proprietà privata, la dimensione spirituale della persona.

Ne esistono molti tipi (come del resto a sinistra): la destra tradizionalista (che contesta la Rivoluzione Francese), la destra capitalista (interessata più che altro alle libertà economiche), la destra nazionalista, la destra sociale, la destra pagana, la destra religiosa, la destra populista, la destra liberale, la destra conservatrice, la destra moderata e altre.

Sussistono tra loro molte contaminazioni e combinazioni variabili, come anche verso aree culturali di centro e di sinistra.

Sta il fatto che la D. a seconda dei contesti storici, può essere sia conservatrice sia rivoluzionaria.

 

Devolution    

Nuovo nome esotico del Federalismo (vedi), forse causato dalla consunzione di quest’ultima parola, dovuta probabilmente al perdurare della sua inutile presenza nel vocabolario della politica, ovvero alla sua incapacità a tradursi in nuove istituzioni statuali. Analogia con quelle che negli anni ’60 e ’70 si chiamarono le Riforme, parola poi svaporata poiché di riforme praticamente se ne videro assai poche e per di più insoddisfacenti.

 

Diaz

Scuola genovese assegnata dal comune al Genoa Social Forum (vedi). Fu teatro, in una notte tra i giorni di scontro, di una sanguinosa irruzione di reparti diversi di polizia, originata dalla necessità di perquisizioni, trasformata in vendetta dei poliziotti esasperati da giorni di tensione.

La demagogia comunista e post comunista fece subito della D. una parola a riflesso condizionato, simbolo della “violenza programmata dal fascismo appena tornato al potere”, in modo da generare e allevare su questo stupido mito future generazioni di militanti.

 

Dio Denaro

Figura retorica di origine morale, per indicare la schiavitù che sovente l’uomo accetta per inseguire il sogno del possesso di denaro.

Quasi comica però suona la critica al D.D. in riferimento ai quotidiani meccanismi e comportamenti economici e finanziari di uomini e imprese, poiché da ben prima che nascesse un certo Silvio Berlusconi da Milano, in giro per il mondo senza soldi si compra male, si lavora per guadagnare, si guadagna per campare (possibilmente bene, o meglio).

Frequente infatti è la locuzione scandalizzata di politici macerati o moralisti di varia tempra contro i tempi presenti, dominati appunto dal D.D.; a costoro però sembra difettare la cognizione che “l’homo omini lupus” comincia con Caino. Anzi, forse è difficile trovare nelle epoche passate quote di risorse cospicue come adesso destinate alla spesa sociale.

Curiosissima cosa anche che molti dei più fieri denunciatori del D.D. sono sempre pronti a reclamare lotta alla disoccupazione, case per i senza tetto, assistenza per i vari tipi di deboli, disabili e non autosufficienti, spettacoli e cultura etc, tutta roba che costa parecchio e che senza un’altissima capacità del sistema di produrre denaro, non potrebbe certo essere soddisfatta.

 

Dipendenti Pubblici

Se la Burocrazia (vedi) incarna lo Stato (vedi), i D.P. incarnano la burocrazia, di cui praticamente sono sinonimo.

In tutte le zone d’Italia diverse da quelle particolarmente forti sul piano economico e produttivo, la condizione di D.P. è ormai il sogno ambito da milioni di giovani e relative mamme apprensive. In effetti, in confronto alla condizione di vita e lavoro dei dipendenti privati, il passo di vita del D.P. è l’ideale per campare meglio.

Un tempo invece, fino agli anni ’70, il pubblico impiego -secondo la percezione popolare- era appannaggio di giovani malaticci e di talune frange di proletariato urbano o piccolissima borghesia.

Sta il fatto che oggi l’anticamera di un assessore al personale è un quotidiano ambulatorio affollato, quella di un industriale è vuota e al più vi si affaccia qualche Extracomunitario (vedi) povero.

Qualcuno deve ancora spiegare perché il posto pubblico sia fisso, perché non dovrebbe essere a rotazione, perché se il settore privato licenzia, l’esubero di personale non è ammesso nella Pubblica Amministrazione (vedi).

 

Disagio giovanile

I portatori del cosiddetto D.G. non accettano l’idea che la terra è bassa, la vita è dura ed al mondo non ha mai regalato niente nessuno. Né mai regalerà.

Luogo d’incontro ideale dei giovani affetti da D.G. è il Centro sociale (vedi).

Il D.G. si manifesta nella abissale distanza tra realtà ed aspettative, plasmate queste ultime e consolidate fin dallo stato infantile di carosello, merendine e marmellata a volontà.

La realtà invece, specie lavorativa, fatta di fatica quotidiana e di responsabilità, rimane particolarmente indigesta: l’intrinseco moralismo di non riconoscere la semplice non voglia di lavorare, alfine chiede giustificazioni teoriche e massimi sistemi, che sovente fioriscono sulle labbra di improvvisati e pittoreschi portavoce.

I giovani del D.G. pertanto, accumulando un oscuro sentimento di avversione verso l’esterno, tendono a identificare le proprie frustrazioni con le diverse infelicità del mondo intero (dalla Fame nel mondo –vedi- alla carenza di poesia) e tosto finiscono per incolpare il Capitalismo (vedi) cinico e baro, di cui però sognano la ricchezza ogn’or, milioni di dischi, di concerti, di spinelli, di vacanze e poi tutto il resto fino alla fuoriserie perché no. Delle persone che lavorano seriamente dicono che sono schiavi e stupidi e li odiano a morte, più dei padroni (che dopo tutto non si sa mai…).

 

Disoccupati/zione

Persone prive di lavoro. Sovente operai, impiegati del privato e professionisti espulsi dai processi produttivi. Spesso giovani -già dotati di un qualche reddito, anche sviluppabile- in attesa del posto fisso presso qualche amministrazione dello Stato (vedi).

Suona incredibile che le infinite discussioni sulla D. facciano finta di non sapere, o addirittura accettino acriticamente, il fatto che milioni di posti di lavoro ora occupati da Extracomunitari (vedi) vengano rifiutati dai D.

In particolare non si capisce perché mai, se i lavori rifiutati offrono redditi e condizioni troppo basse, ogni sforzo non sia prioritariamente rivolto a renderli accettabili.

 

Egemonia

Notevole intuizione e invenzione politica di Antonio Gramsci, grazie alla quale nei paesi economicamente più evoluti della Russia rivoluzionaria (in Europa e anche in Italia), i rispettivi partiti comunisti non dovevano più ambire alla presa dl potere mediante rivoluzione e dittatura del proletariato, bensì mediante l'E., ovvero la conquista una ad una e la conseguente trasformazione, delle varie istituzioni borghesi, statali e civili (chiamate "casematte").

In effetti il Partito Comunista Italiano seppe trarre da tale insegnamento il massimo profitto, riuscendo sia a mantenere in piedi strategie istituzionali e al tempo rivoluzionarie ("doppiezza togliattiana"), sia a pervàdere di se e soprattutto della propria mentalità -a partire dal secondo dopoguerra ma poi specialmente dagli anni '70- molte e quasi tutte le istituzioni, lungo una strategia lenta ma decisa ("veniamo da lontano e andremo lontano"), che negli anni '90 portava finalmente l'ex Pci al governo del Paese, dopo aver "egemonizzato" l'università, le case editrici, le redazioni dei giornali, la Burocrazia (vedi) e la Pubblica Amministrazione (vedi), buona parte dei servizi segreti e della polizia, buona parte della magistratura, buona parte dei Cattolici (vedi), quelli a loro volta egemoni.

Ma nel contempo l'E. presso e dentro lo Stato (vedi), e soprattutto l'esaurirsi della capacità politica nella mera conquista delle case-matte, portava il Partito e il relativo vasto reticolo di relazioni a trascurare progressivamente i ceti produttivi, a partire dalla stessa Classe Operaia (vedi), di cui presto diveniva di fatto controparte sociale, e dalla quale non a caso subiva rovinosi rovesci elettorali.

 

Elettrosmog

Neologismo giornalistico per indicare inquinamento da campi elettromagnetici. Tuttavia il fenomeno fisico provocato dall’E. sull’uomo e i viventi è di incerta dannosità, mancando rigorosi studi epidemiologici, anche in campo internazionale. Ciò non toglie che molte leggi nazionali ed europee siano state ugualmente promulgate per fissarne i limiti di sopportabilità, secondo il cosiddetto (e per nulla scientifico) Principio di precauzione (vedi).

Potrebbe anche venir fuori che fa bene alla salute.

 

Energia

Questione di importanza cruciale tanto per l’ambiente che per l’economia. Costantemente in crescita il suo fabbisogno, tanto dei Paesi ricchi (vedi) che in via di sviluppo.

Viene prodotta sia con fonti rinnovabili e pulite (eolica, solare) sia mediante consumo di riserve non rinnovabili e inquinanti (carbone, petrolio), sia di riserve non rinnovabili e scarsamente inquinanti (metano).

L’energia nucleare merita una classificazione a parte, poiché da un lato presenta il problema della produzione di scorie di plutonio (radioattive per secoli) da dover smaltire adeguatamente, dall’altro lato presenta inquinamento nullo, quindi rivelandosi preferibile ai derivati del petrolio. La Francia possiede 48 centrali nucleari attive ed esporta energia, anche in Italia.

La ricerca tecnologica è molto impegnata sia sul fronte del nucleare, perseguendo l’obbiettivo di sostituire la fusione nucleare all’attuale fissione (quindi con eliminazione delle scorie), sia su altri fronti: idrogeno (elettrolisi), movimenti marini, etc.

 

Extracomunitario

Persona provenente dall’esterno della comunità europea, però il senso comune intende i soli provenenti dai paesi più poveri. Parola talvolta pronunciata con significato dispregiativo.

L’E. richiama in fenomeno dell’Immigrazione (vedi) e i grandi problemi dell’accoglienza e della integrazione, ovvero delle possibilità reali del paese ospitante di potergli offrire un lavoro e condizioni di vita umane e rispettose della sua cultura, in modo che la presenza pur consistente di E. in una città o in un Nazione (vedi) non costituisca causa di turbolenze, disagio e timori.

In politica si registrano forti differenza tra i partiti politici e tra gli schieramenti di Destra (vedi) e di Sinistra (vedi), bensì non sulla consapevolezza della ineluttabilità del fenomeno migratorio di massa, né sui doveri dei paesi ospitanti: la polemica verte sulle quantità e sulle modalità.

 

Fame nel mondo

Per il Movimento (vedi) la F.n. M. è senza dubbio causata dai Paesi Ricchi (vedi) e dal loro Capitalismo (vedi) e Imperialismo (vedi), che succhierebbero ai paesi Poveri (vedi), risorse essenziali per la loro sopravvivenza (vedi Risorse del Pianeta).

Un’esame appena più approfondito rivela invece che miseria e fame di molti paesi sono prodotte da diversi fattori, tra cui:

-         arretratezza endemica (anteriore ai contatti con l’economia occidentale);

-    lotte tribali e guerre civili tra bande e gruppi contrapposti (etnici o politici);

-         credenze e superstizioni, nonché abitudini e mentalità, che impediscono profilassi di prevenzione sanitaria, sviluppo produttivo e civile.

Il missionario comboniano Pierli racconta che “le mucche non si vendono anche se conveniente poiché molte mucche sono segno di prestigio sociale”; “l’erba non si taglia e raccoglie, ma si brucia”; “le donne non devono andare a scuola”; “se uno sta male è colpa del malocchio”; “il portatore di handicap è un maledetta da Dio”; “l’aids è una vendetta degli spiriti ancestrali perché certe tradizioni, come l’eredità della moglie, vengono abbandonate”; “pesa una tremenda mentalità di dipendenza e passività, che è l’esatto contrario della iniziativa che serve”; “la più grande povertà dei poveri non è finanziaria ma culturale”.

Questi fattori impediscono a diversi popoli di sfruttare utilmente i proventi finanziari del commercio con il resto del mondo: introiti e prestiti vanno al 90% in armi e spese di corte.

Anche molti paesi usciti dal colonialismo europeo, che avevano raggiunto un certo standard statuale ed economico, hanno subito negli ultimi decenni forti decadenze dovute al risorgere di guerre civili e tribali, che ne hanno inficiato la riconquistata indipendenza (vedi anche Colonialismo).

Hanno pesato e pesano tuttora anche strategie errate imposte ai paesi indebitati dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale, che hanno privilegiato negli anni ’90 politiche esclusivamente monetaristiche, ovvero di rafforzamento delle monete dei singoli stati interessati, che a tal fine hanno dovuto tagliare spese sociali ed hanno orientato la produzione non più al cibo ma a prodotti esotici da vendere sul mercato occidentale.

Naturalmente nelle complesse dinamiche di guerre civili e tribali si inseriscono giochi e convenienze varie, anche di determinate Multinazionali (vedi), forse di diplomazie occidentali, di aiuti umanitari, di avventurieri e mercenari, etc. tutti fattori che comunque sono effetto molto più che causa dei fenomeni di cui ai commi precedenti.

Nelle polemiche circa la presunta responsabilità dell’Occidente (vedi) sulla F.n.M., vengono peraltro ignorate le reali condizioni del vasto mondo non ricco.

Molta parte di questo infatti presenta situazioni attuali e storiche chiaramente non dipendenti da rapporti con l’occidente, bensì scaturenti da un autonomo percorso storico. Valga l’esempio del miliardo e duecento milioni di cinesi, che rivendicano l’orgoglio della propria storia “incontaminata” da potenze straniere.

Quasi uguale il discorso per le popolazioni arabe e musulmane d’Africa e Medio Oriente (circa mezzo miliardo).

Analoghe considerazioni per il quasi miliardo di indiani.

Più articolato il discorso per il sub continente latino americano: senz’altro vi pesano rapporti infausti col padrone nordamericano, ma proprio questo rapporto di subordinazione economica rivela che Brasile, Argentina ed altri stati ebbero una ben maggiore ricchezza quando poterono godere di autonomo capitalismo nazionale.

Si consideri infine che in molti paesi, il pur magro salario assicurato da aziende occidentali, costituisce un’autentica ricchezza, dato il contesto generale di quel paese.

Ambizione di tutti i paesi poveri è di sviluppare una propria capacità produttiva, industriale e imprenditoriale tale da raggiungere l’autonomia alimentare nonché, per successivi gradi di Sviluppo (vedi), gli stessi standard occidentali.

 

Familismo

Specie di testuggine romana con cui i ceti ammanicati del Meridione (vedi) nonché i loro emuli di altre regioni, penetrano dentro lo Stato (vedi) italiano (università, esercito, ministeri, enti locali, etc.) per piegarlo ai propri comodi.

Il F. è la forma spirituale del Clientelismo (vedi), nel senso che i soggetti via via arruolati e assunti nei più disparati organi dello stato del parastato e delle imprese assistite, per riconoscenza e affinità con il benefattore finiscono per costituire una unica grande famiglia, anche sparpagliata, anzi, proprio per questo avente virtù tentacolari.

Dal ché i Clientes (vedi) sono anche chiamati famigli.

 

Fascismo

Forma e sperimentazione di socialismo storicamente possibile nell’Italia degli anni ’20 e ’30, improvvisamente interrotta con l’esito della seconda guerra mondiale.

Il F. tentò un’inedita sintesi tra Socialismo (vedi), nazionalismo, modernismo e tradizionalismo. L’opposizione mortale della Sinistra (vedi) e del Comunismo (vedi) al F. è meno solida di quanto sembri: dal programma chiaramente di sinistra e rivoluzionario del F. del 1919, all’appello di Togliatti, Sereni, Scoccimarro ed altri esponenti del Pci in esilio (1936), verso “i fratelli in camicia nera”, all’alleanza militare tra Stalin e Hitler (durata per quasi metà della seconda guerra mondiale), molti sono i punti di contatto, teorici e pratici.

La predetta opposizione mortale maturò alla fine dell’ultimo conflitto, per lucrare il massimo vantaggio politico dalla demonizzazione della parte perdente.

 

Federalismo

Vedi Devolution.

 

Fisco

Strumento di coercizione statale grazie al quale il ceto politico di una società avoca a sé enormi risorse finanziarie provenenti dalle classi produttive (operai, professionisti, imprenditori, agricoltori, artigiani, etc.), nei modi più diversi e per le finalità più diverse.

Può essere leggero o pesante. Più è pesante e più reprime le ulteriori potenzialità economiche, creative, innovative, produttive e progressive del corpo sociale.

Portato inevitabile del F. pesante è lo Statalismo (vedi) con tutto ciò che ne consegue.

Urta moltissimo la sensibilità e l’umore dei compagni il fatto che molte proteste dell’opinione pubblica si basino “meschinamente” sulle tasse, ovvero si sostanzino “egoisticamente” delle sole polemiche sulla “presunta” esosità delle tasse.

Trattasi in verità di critica per nulla materialista e marxista: la storia è piena di rivoluzioni causate da tasse eccessive: quella di Cromwell nell’Inghilterra del ‘600, quella Americana del ‘700, quella Francese contro gli eccessi di Versailles… Così come l’insostenibilità del F. (corto circuito dell’economia) è alla base (pur insieme ad altri fattori) del crollo dell’impero bizantino, dello stesso impero romano e d’una infinità d’altri.

 

Forbice

Alla perfidia d’Occidente (vedi) viene addebitata anche la gravissima colpa dell’incremento costante della F., ovvero del divario tra la Ricchezza (vedi) dei Paesi Ricchi (vedi) e i Poveri (vedi) del terzo mondo.

Ma in verità trattasi di bufala colossale, eguale a quella delle Risorse del Pianeta (vedi), poiché la F. è assolutamente inevitabile, dal momento che i poveri hanno economie deboli e perciò stagnanti, mentre i ricchi, sia per lo stimolo della Competizione (vedi), sia per propria natura, non possono che avere tassi di sviluppo considerevoli.

Chi potrebbe recarsi presso tutte le industrie, i centri di ricerca, i laboratori, etc. e imporre o impetrare di fermarsi?

In ogni caso, dov’è il nesso della F. con le effettive condizioni di ciascun paese povero? In cosa la F. impedisce al paese povero di attivare il suo circolo virtuoso dello Sviluppo (vedi)?

 

G8

Gruppo delle otto nazioni più forti della terra. Si riunisce annualmente dal 1975, discute questioni varie: da ultimo la sua attenzione si è concentrata sulle possibilità di Progresso (vedi) dei paesi affamati o in via di sviluppo. L’ultima edizione di Genova (luglio 2001) ha avuto all’ordine del giorno la questione del Debito (vedi) dei paesi poveri, la lotta all’Aids, strategie possibili di sviluppo, ed ha fornito -a detta di numerosi osservatori e interessati- apprezzabili risultati, senz’altro superiori alle precedenti edizioni.

Pur tuttavia è stato visceralmente contestato con inaudita e programmata virulenza (prima degli animi che delle azioni, comunque copiosissime in violenza, tecniche ed episodi) nei giorni 19, 20 e 21 Luglio 2001.

Una seria riflessione sulle cause dei moti di Genova non è stata avviata, poiché obnubilata dalle polemiche politiche. Probabilmente si sono sommati fattori diversi (vedi Movimento), da sentimenti diffusi tra la gioventù del mondo ricco ad alcune peculiarità tutte italiane.

 

Genoa Social Forum

Raggruppamento di alcune centinaia di associazioni culturali e politiche del Movimento (vedi). Ha per leader Vittorio Agnoletto (vedi).

 

Globalizzazione

La più incredibile della parole in libertà e del delirio pseudo e parapolitico in voga: solo dopo che a Genova c’è scappato il morto è apparso alla buon ora uno striscione dei radicali “Si alla Globalizzazione”, intendendo dei diritti civili, prendendo finalmente atto che il fenomeno G. è neutro ed inarrestabile, e casomai dipende dalle persone, dagli stati e dalla politica dare ad essa correttivi e ingredienti più o meno buoni ed efficaci.

Fenomeno in atto da quando gli umani usano muoversi oltre il confine del proprio orto, rafforzata dai Vichinghi in America, da Cristoforo Colombo, da Marco Polo, dalle scoperte geografiche, dalla Rivoluzione industriale (vedi), dagli aeroplani, da internet…

La G. dei diritti si chiama “democrazia planetaria”, del socialismo Internazionalismo (vedi), quella dei sociologhi “villaggio globale” e via dicendo.

Il contrario della G. è la chiusura autarchica e nazionalistica (vedi Albania del Comunismo -vedi), oppure lo snobismo degli inglesi (tu quoque!) che rifiutano il sistema metrico decimale.

Scavando meglio le parole dei contestatori viene finalmente fuori una critica più precisa e sensata: dagli anni ’90 sarebbero in atto verso paesi poveri, ad opera soprattutto della Banca Mondiale e del FMI, strategie di netta ingerenza sulle decisioni dei singoli stati interessati, al fine di ripianare i debiti contratti con i paesi ricchi, però a discapito delle economie interne, che così vedrebbero incrementati miseria, fame, emigrazione, malattie (vedi Fame nel Mondo).

Ciò non toglie che l’inserimento progressivo nelle relazioni economiche internazionali (appunto la cosiddetta G.) comporta nel complesso sviluppo produttivo e ricchezza nei paesi via via inseriti, sempre che le rispettive classi dirigenti riescano ad usarne i guadagni, almeno in parte decente, per il bene collettivo.

 

Gregge

Scolaresca italiana che, ringobbita sotto il peso degli zaini, attraversa la strada col rosso ugualmente che col verde, e ai sacrosanti insulti dell’automobilista, stracca solleva il ciglio, traguarda con sorriso ebete e stupito e infine continua con indolenza bovina (manca solo il campanaccio).

Frutto pluridecennale delle scuole riformate progressivamente a partire dai tardi anni ’60; scuole che hanno trovato il modo di sestuplicare il numero degli insegnati, di introdurre informatica, inglese, scienze sociali, scienze motorie e della comunicazione, e non hanno lasciato un piccolo posto a quella che un tempo si chiamò -e si insegnò- Educazione Civica o educazione tout court (non gettare cartacce, camminare sui marciapiedi, camminare a sinistra nelle strade prive di marciapiedi, cedere il posto agli anziani, non ruttare forte per strada, non urlare, non bestemmiare).

 

Kioto

Città del Giappone ove nel 1997 gli stati del G8 (vedi) hanno firmato accordi generali (“protocollo”) a favore della difesa dell’ambiente dall’inquinamento. Tra le altre cose vennero fissati limiti lusinghieri ed ottimisti sulla quantità di emissione atmosferiche inquinanti delle singole nazioni ricche; limiti a tutt’oggi non ancora ratificati operativamente da nessun membro del G8.

K. e il suo protocollo sono balzati agli onori della cronaca quotidiana quando il presidente Bush ha dichiarato, smentendo suoi stessi propositi declamati in campagna elettorale, che per il momento i limiti individuati a K. non potranno essere interamente onorati dagli Usa e dal suo sistema industriale.

 

Illuminismo

Periodo del pensiero europeo (Francia del 1700) con cui la ragione viene innalzata a divinità ed ogni consuetudine del passato (Ancient Règime) viene condannata. Inaugura la lunga stagione di fiducia nella soluzione empirica e razionale d’ogni tipo di problema, che porterà allo Scientismo (vedi) e al positivismo, ma poi, anche al decadentismo e pessimismo.

Riscrive la storia e pretende di sistemare l’universo della conoscenza, sintetizzato nello sforzo dell’Enciclopedia di Diderot. Apre la grande stagione politica della Democrazia (vedi) e del Popolo (vedi).

 

Immigrazione

La visibilità, grazie alla Tv ed agli altri strumenti di comunicazione visiva, del Benessere (vedi) dei paesi occidentali; la povertà o miseria di molti paesi; la naturale propensione di ogni essere umano a migliorare la propria condizione di vita; soprattutto la notevole offerta di lavori faticosi nei Paesi Ricchi (vedi); da ultimo la crisi -anche alimentare- del vastissimo ex impero sovietico, sono le grandi cause che negli ultimi quindici anni hanno visto crescere l’imponente fenomeno della I., verso l’Europa ricca e verso i due stati del nord America.

Trattasi probabilmente di fenomeno per certi versi assimilabile ai grandi movimenti migratori della storia. Senz’altro è anche in relazione alla stagione del Colonialismo (vedi), rappresentandone un esito di reciprocità e conseguenza.

Il problema I. è un banco di prova per la civiltà occidentale e la sua Democrazia (vedi): ogni paese ha elaborato strategie e regole, anche se sempre più si impone la necessità di azioni e strategie comuni.

Tutte le politiche sull’I. ruotano attorno alla quota di Extracomunitari (vedi) che ciascuna Nazione (vedi) è in grado di ospitare, partendo dal presupposto che più è ordinato il fenomeno, più cresce la capacità ospitante; ma anche che le quote individuate devono essere rispettati per mantenere ordinato il fenomeno.

Fermo restando che è difficile ed oltre modo sgradevole far rispettare le quote individuate, specie a fronte di arrivi inaspettati però costanti e drammatici, tutti gli stati e le persone responsabili muovono dalla consapevolezza che:

-         il flusso è ben maggiore della capacità ospitante;

-         non è possibile accogliere tutta la potenziale domanda;

-         il concetto di quota è indispensabile;

-         che è cruciale impedire, ovvero prevenire, nei paesi ospitanti, reazioni di rigetto, di ostilità e di razzismo;

-         che pertanto l’approccio al problema I. deve assolutamente rimanere politico e non morale, pena gravi reazioni e incontrollabili.

Nelle polemiche politiche italiane il centrodestra tiene molto a fissare le regole e le quote, mirando a ricostituire un rapporto di fiducia tra cittadinanza e istituzioni, minata negli ultimi anni da leggi e comportamenti improntati al lassismo.

A Sinistra (vedi) invece, pur ben consapevoli della natura drammaticamente politica del problema, spesso prevale il moralismo di antiche parole d’ordine egualitarie e internazionaliste (nessuna patria, ogni uomo è libero di andare dove vuole, la patria è il mondo intero), ma non certo per sincero umanitarismo, bensì per poter accusare la Destra (vedi) di Razzismo (vedi), insensibilità ed egoismo. Questa polemica è assai preziosa per la sinistra, poiché le consente di autorappresentarsi paladina delle posizioni della Chiesa romana in materia di I.

In verità la Chiesa non perde occasione per ricordare i doveri dell’accoglienza e l’obbligo a non offendere Dio col razzismo. Ma questi due comportamenti sono meglio conseguiti esattamente con la serietà dello Stato (vedi), mentre il lassismo si carica del gravissimo rischio di provocare razzismo.

 

Imperialismo

Parola totemica in grado di evocare il male assoluto e conseguentemente di mobilitare gente e giovani a corto di conoscenze approfondite (e vogliosi di menar le mani).

Eppure per molti secoli in Occidente (vedi) l'Impero e la Chiesa si sono spartiti equamente le simpatie politiche di popoli e nazioni.

L'attuale demonizzazione lucra sull'accostamento dell'idea stessa di impero (politicamente assai scorretta) agli Stati Uniti d'America, su cui convergono le ire e le invidie di molti miti novecenteschi (Comunismo –vedi, Cattolicesimo e Fascismo –vedi, hanno disprezzato, odiato e combattuto il Liberalismo -vedi- americano).

Che oggi gli Usa siano l'unica potenza mondiale (insieme alla Chiesa romana) è assodato, così come la sua politica, proprio per questo, non può che assumere frequenti responsabilità extranazionali, senz'altro assimilabili all'esperienza storica degli imperi (ce n'è stati tanti ed anche questo, un giorno, perirà).

Ma tutto questo -in ogni caso- non ha alcuna attinenza con la Fame nel Mondo (vedi), o con i rischi ambientali, che esisterebbero anche senza il dominio nordamericano.

 

Impresa

Azienda, ovvero tentativo soggettivo o corale di tenere in piedi un’attività economica, fatta di dare e avere, ovvero capace di offrire al pubblico beni e/o servizi appetibili, ma anche di riscuotere i relativi compensi, indispensabili per remunerare le persone impiegate nonché i capitali investiti e futuri.

Come ebbe a definirla Winston Churchill, l’I. “è un carro trascinato quotidianamente con immensa fatica, che i più stentano a comprendere.”

Insieme ai beni di più largo consumo (benzina, immobili, etc.) l’I. è la preda ideale del Fisco (vedi).

 

Informazione

Insieme a Burocrazia (vedi) e Credito (vedi) forma la triade di poteri autocratici che inficiano le Democrazie (vedi) occidentali, allontanandone larghissime fette di popolazione.

Mentre da un lato l’I. pretende di dichiararsi libera, indipendente, oggettiva e completa, regnano incontrastati i più oscuri meccanismi circa gli assetti proprietari dei variegati organi di I. e nella selezione dei giornalisti.

Tutto il flusso di notizie è regolato da pochissime agenzie di rilevanza mondiale, di incerta formazione ma di grandissimo potere, che possono esaltare un tema modesto o nasconderne di veramente grandi.

Si segnala in particolare una netta differenza tra organi di I. nazionale e I. locale: i primi conservano un loro senso in riferimento ai grandi orientamenti culturali effettivamente presenti nella società, e che si soddisfano nel riconoscersi e ritrovarsi quotidianamente; la seconda però, a prescindere dal colore politico della testata, finisce facilmente per assolvere la funzione di cane da guardia degli equilibri di potere  locali, di qualunque colore politico siano, scadendo in superficialità e luoghi comuni, spacciati -questi ultimi- per incomprimibili esigenze di sintesi.

Nel complesso la persona colta e sensibile predilige di gran lunga il libro al giornale.

 

Inquinamento

Emissioni da attività umane che abbattono la qualità e salubrità (sempre in riferimento all’uomo e degli altri viventi che formano il suo habitat ottimale) dell’aria, dell’acqua, dei terreni, dei cibi. Fenomeno recente legato alle polluzioni industriali ed alla creazione di sostanze sintetiche (non esistenti in natura, o esistenti in diversa misura).

Si registra comunque da tempo una sviluppata e crescente coscienza ambientale, che persegue l’abbattimento dei vari tipi di I. nonché filiere di produzione compatibili con l’ecosistema.

In tal senso i paesi più sviluppati, che a suo tempo furono i primi e più cospicui inquinatori, sviluppano strategie appropriate di cui sono esempio il ritorno dei salmoni nel Tamigi, l’autosufficienza energetica di Stoccolma, la raccolta differenziata (che entro i prossimi vent’anni dovrebbe coprire il 99% delle emissioni da parte dei paesi europei) ed altre analoghe.

Vedi anche Tecnologia, Ambiente e Ambientalismo.

 

Internazionalismo

Obbiettivo fondamentale del Socialismo (vedi) e del Comunismo (vedi).

Si proponeva di cancellare finalmente, o almeno indebolire fortemente i sentimenti nazionali (fomite di infinite guerre), mediante un ideale di fratellanza e solidarietà di tutti i popoli della terra per il tramite del ruolo dirigente e illuminato della Classe Operaia (vedi) e dei suoi organi politici.

Superstizioni, religioni, credenze, usanze bizzarre, difetti nazionali e locali (ritenevano socialismo e comunismo) sono effetti non della natura umana, bensì delle deformazioni classiste imposte alle singole società dalla prepotenza delle rispettive classi dirigenti.

In ciò l’I. ereditò e rilanciò il giacobinismo francese, che disprezzava i riti locali, come ad esempio la Festa dei Ceri a Gubbio, che tentò con la forza di sradicare dalla mente del popolo. Ceaucescu spianò col bulldozer seimila villaggi con un’unica delibera, ritenuti segni di arretratezza.

L’I. avrebbe voluto condurre l’umanità intera all’affermazione di comuni livelli o princìpi di democrazia e giustizia sociale, dalle Ande alla Mongolia all’Oceania.

Presupposto fondamentale dell’I. è la visione antropologica dell’uomo e quindi della storia, indotte dall’Illuminismo (vedi) e dal Materialismo (vedi), in particolare dal filosofo francese Rousseau: l’uomo è prodotto sociale, cioè viene condizionato in maniera decisiva dal contesto in cui nasce, ovvero le sue usanza, credenze e superstizioni sono storicizzabili per intero, ovvero non esisterebbero nell’uomo primigenio, che perciò sarebbe, senza tali condizionamenti, buono e giusto.

Tale visione (o credenza, o superstizione…) ha per limite da un lato il mito della tabula rasa (l’uomo senza condizionamenti), che sta alla base dei tentativi del nazismo, del comunismo e del polpottismo; dall’altro lato dimentica che se storicizzabile è una singola religione, non storicizzabile è invece la propensione dell’uomo e della donna alla dimensione metafisica e spirituale, caratteristiche fondamentali della persona. E senza considerare che fenomeni pur storici e storicizzati, ma che affondano nella notte dei tempi (la lingua di ogni popolo risale ai suoni gutturali emessi al tempo dei mammuth; ugualmente l’istinto di gruppo -o del branco- quello che segna e difende i confini…), oltre ad essere ormai “natura” più che “cultura”, derivano dalla natura umana che è animale, oltre che culturale.

Non per caso l’I. venne immediatamente sconfitto nella prova sul campo: allo scoppio della prima guerra mondiale tutti i partiti socialisti votarono per conformarsi ai rispettivi interessi nazionali. E via via infiniti esempi di politica estera ed interna ai singoli stati, dimostrano che sempre l’I. è stato sconfessato dai suoi propugnatori, poiché sul campo, nel confronto con gli interessi reali dei popoli amministrati e governati, esso suona contro natura, o almeno contro la natura di quegli interessi.

Tale contraddizione tra l’idea di I. e la pratica di governo risulta palese e innegabile: dagli assessori -pur comunisti- che fin dai “mitici” anni Cinquanta ininterrottamente praticano sostegno e incentivi alle imprese e sviluppo economico del proprio territorio comunale (bensì esclusivamente e gelosamente del proprio), fino al recente caso del nazi-comunismo jugoslavo (ultranazionalismo) di Milosevic.

In ogni caso l’I. socialista intuì per primo, pur nella forma più idealistica e romantica, che il mondo si sarebbe avviato, dopo le scoperte geografiche e la rivoluzione industriale, a quelle dinamiche planetarie che negli anni ’80 del Novecento si sarebbero chiamate “villaggio globale” e nel duemila Globalizzazione (vedi).

 

Investimento

Spesa ripagata nel tempo.

Nella repubblichetta degenerata e in particolare nelle regioni più malate di assistenzialismo, il ceto politico e parapolitico (giornalisti, parroci in crisi, membri delle accademie, etc.) si ostina a chiamare eufemisticamente I. spese tanto ridicole quanto enormi che non potranno mai essere ripagate da alcunché né chicchessia, né in modo diretto che indiretto (eventuali convenienze macroeconomiche).

Un brillante esempio di codesto I., noto in tutta l’Italia centrale, e reclamato a gran voce nei bar di mezza Umbria e nei relativi consigli comunali provinciali e regionali, è la superstrada Spoleto-Acquasparta, che qualora vedesse la luce, potrà essere utilizzata a gran velocità da non più di un centinaio di automobili e vespine al giorno. Anche gli apetti.

 

Islam

Grande religione monoteista, fondata da Maometto nel VII secolo d.C.

Nei suoi precetti contiene il sacro proposito di conquistare Roma.

Non permette di riconoscere -negli ordinamenti giuridici della società- distinzioni tra sfera religiosa e sfera laica, sì che è lecito parlare di “stato islamico” per le nazioni ove prevale la fede maomettana.

 

Lavoro

Partecipazione individuale, riconosciuta e retribuita, al processo economico che si dipana lungo l’intera filiera produttiva di merci, beni e servizi: ideazione, copertura finanziaria, ingegnerizzazione, produzione, distribuzione, divulgazione, vendita, recupero, riciclaggio, etc.

 

 

Lavoro Dipendente

Anche Lavoratori a reddito fisso.

Parole che nascondono la più grande truffa ordita contro il popolo lavoratore, ad opera dei cosiddetti Sindacati (vedi), organizzazioni che in teoria dovrebbero difenderlo.

Infatti in decenni di polemiche e lotte politiche, la asserita e pelosa alleanza tra operai ed impiegati pubblici (reddito fisso), ha finito per istituzionalizzare una presunta contrapposizione tra L.D. e lavoro autonomo (detto anche Popolo delle partite iva, vedi), ove quest’ultimo assume necessariamente la parte del cattivo.

In verità la giusta distinzione da fare è tra lavoratori pubblici (Pubblici Dipendenti, vedi) da un lato e lavoratori autonomi o dipendenti del settore privato dall’altro (vedi anche Lotta di Classe).

 

Lavoro Interinale

La più recente Globalizzazione (vedi) ha rotto gli equilibri consolidati (in verità mai fissi) di divisione internazionale del lavoro, con ripercussione profonda all’interno di ogni Nazione (vedi).

Rottura dovuta alla vasta e incontrollabile Competizione (vedi) totale tra i moltissimi paesi ed aree geopolitiche e soggetti, che ormai concorrono sui mercati mondiali, sempre più accanitamente.

Equilibri che avevano portato la Classe operaia (vedi) ed in genere le parti deboli della compagine sociale, a conquiste stabili e durature: orario di lavoro, salari crescenti, protezioni sociali (vedi anche Stato Sociale), stabilità del posto di lavoro dipendente.

Il nuovo scenario, rompendo certezze tanto per gli operai che per gli imprenditori, ha creato subito nuovi modi di lavorare e nuovi posti di lavoro (tanto manuale che intellettuale), da un lato privi delle sicurezze antiche e dall’altro caratterizzati dalla estrema flessibilità, diffusibilità e velocità, di cui necessitano quasi in tempo reale le imprese di produzione e servizio.

Per questo sono sorte società di intermediazione del lavoro che a priori accumulano la disponibilità al lavoro dei soggetti in cerca, e quindi sono in grado di rifornire immediatamente le imprese. Questa organizzazione e disponibilità al lavoro chiamasi L. I., o lavoro in affitto.

E’ in forte sviluppo in tutto il mondo occidentale, compresa l’Italia, ove pare che circa il 30% dei L.I. diventano stabili.

 

Liberalismo

Spirito positivo e fiducioso tendente a liberare la mentalità di persone e popoli da

privilegi feudali, localismi soffocanti e superstizioni.

Lo spirito del L. è tipico della Borghesia (vedi) europea, nel mentre si forma e riforma gli scenari economici e sociali di nazioni e continenti, che mano a mano essa pervade e conquista.

Trova istituzioni teoriche nell’Illuminismo (vedi) e nella successiva affermazione delle scienze sociali (economia, antropologia, etc.).

Il suo contrario teorico è nell’Integralismo (vedi) ideologico, religioso o

etnico/razziale; pratico nel Protezionismo (vedi) e Statalismo (vedi).

Fu propulsore delle identità nazionali nell’Ottocento (poi seguite dall’Internazionalismo -vedi- socialista); nel 2000 spinge naturalmente per la definitiva Globalizzazione (vedi).

Insieme a Scienza (vedi) e Democrazia (vedi), fu condannato dal Syllabo di papa Pio IX nel 1864.

 

Liberismo

Tendenza -propria del pensiero liberale e del capitalismo non protezionista- a favore di regole economiche, nazionali e internazionali, libere da eccessivi vincoli fiscali e normativi.

Vedi anche Neoliberismo.

 

Logica del Profitto

Insieme a Globalizzazione (vedi) costituisce la più incredibile coppia di parole dementi in uso nel lessico politico. Può esistere il lavoro senza profitto? Può un fornaio lavorare senza profitto? Può un industriale che movimenta miliardi in salari e forniture assumersi tante responsabilità senza adeguato profitto?

Grida manzoniane contro la L. del P. si odono quasi ad ogni telegiornale sulla bocca di falsi ambientalisti, preti in crisi, politici arruffapopolo, ignoranti che solo economie sane e forti in grado di produrre consistenti profitti possono secernere cospicue risorse (vedi Fisco) destinate alle numerose richieste della Solidarietà (vedi) sociale e internazionale.

Le grida contro la L. del P. in verità nascondono l’isntitiva psicologia e luoghi comuni del “comunismo interiore” bevuto da molti anche non comunisti, diffuso oltremodo perfino nel senso comune dell’opinione pubblica italiana, secondo cui l’Impresa (vedi) e il conseguente Lavoro (vedi) sono solo e soltanto sfruttamento, e sono colpevoli di alimentare il feroce Capitalismo (vedi) mondiale.

Tanta rozzezza, oltre a muovere ilarità nelle persone normalmente avvedute, non consente utili distinguo all’interno del variegatissimo mondo della produzione e delle imprese, che invece sarebbero oltremodo necessari a quegli operai e dipendenti che lavorano sotto padroni fetenti ed avidi, da tempo privi di adeguata tutela e protezione dei propri diritti (vedi Sindacati).

 

Logica del Mercato

Vedi Mercato.

 

Lotta di classe

Esiste in natura, similmente all’energia elettrica, ma come per quest’ultima, si può vivere (peraltro anche bene) nella completa ignoranza della sua esistenza.

Espressione del linguaggio marxista, indica l’azione cosciente che la Classe operaia (vedi), predestinata dal marxismo alla costruzione del Socialismo (vedi), deve svolgere per organizzarsi e soppiantare la Borghesia (vedi), ovvero, in primis, i padroni delle stesse fabbriche dove la classe operaia lavora.

Ultimamente, ma a partire dagli anni ’70, in conseguenza dell’enorme dilatarsi dello Stato (stato) e della Burocrazia (vedi) e delle conseguenti tassazioni applicate al mondo della produzione reale, si ha nell’intero mondo occidentale una lenta ma progressiva presa di coscienza di classe da parte dei diversi ceti produttivi (operai, imprenditori, artigiani, coltivatori, commercianti, professionisti, etc., detto anche Popolo delle Partite Iva -vedi) contro Statalismo (vedi) ed Assistenzialismo (vedi).

Tale coscienza di classe ha portato in molti paesi a profondi cambiamenti politici (Reagan in Usa, Tatcher in Gran Bretagna, Aznar in Spagna, Berlusconi in Italia).

In sostanza avviene, nell’Italia più recente, che buona parte della classe operaia si sente ormai più affine (in termini di interessi di classe) al suo padrone che ai partiti statalisti (sinistra e popolari).

 

Mafia

Sconvolge le menti della Sinistra (vedi) che le dichiarazioni di Mangano, stalliere di Arcore, non siano state sufficienti a dissuadere il Popolo (vedi) dal votare Berlusconi. Sfugge ai predetti intellettuali che gli italiani (a parte della veridicità del predetto stalliere), hanno ormai alcune idee precise in fatto di M.

E precisamente:

-    da quando ha superato il puro abigeato, la M. non può che prosperare per mezzo di collusioni sistematiche con punti cruciali della macchina statale;

-    senza tali collusioni di funzionari fidati e mandarini della Pubblica Amministrazione (vedi) non sarebbe possibile controllare appalti, forniture, finanziamenti, incarichi e nomine;

-    M. e Stato (vedi), pertanto, tendono ad essere un’unica cosa;

-         naturalmente non tutto lo stato è M. (del resto non serve), bensì tutta la M. deve far riferimento ad organi dello stato;

-    se, in un siffatto quadro sconfortante, una sola parte politica (che non poco peso ha sullo e nello stato) strilla tanto forte contro un’altra, riversando su questa l’esclusiva della M., il popolo diffida;

-    il popolo finisce per provare almeno un pizzico di simpatia per il demonizzato e pensa in cuor suo: “se provoca tanta rabbia in gente che quando ha potuto neanche un grammo ha scagliato contro la M., segno che ha del buono (stai a vedere che farà cose contro la M.)”;

-    lo vota.

 

Magliette a strisce

Nella nitida mitologia comunista, nel luglio del 1960, il nudo e puro popolo genovese sarebbe spontaneamente insorto contro il governo Tambroni reo di godere dell’appoggio parlamentare dei pochi missini eletti a Montecitorio.

A quel tempo andavano di moda magliette di cotone bicolore a strisce orizzontali: la mitologia mostra alcune foto di scontri di piazza con giovani a quel modo vestiti (ma senza i caschi e gli scudi del luglio 2001). E sarebbero riusciti nel sogno glorioso di far cadere il governo.

(Pare che sogni febbrili di analoghe gesta e risultati, animano le notti agitate dei comunisti del 2001).

Naturalmente non manca chi ritenne fin da allora che di pura mitologia si trattasse: i moti furono organizzati e diretti dal partito comunista (anche in altre città, con morti e feriti, da cui la famosa canzone “morti di Reggio Emilia, uscite dalla fossa…”), i giovani erano o militanti o aizzati dai militanti.

Comunque delle due l’una: o le M. a S. furono un’invenzione mediologia, oppure la loro latitanza a liberare Genova dai lanzichenecchi del Movimento (vedi) nel luglio 2001, dimostra l’irrimediabile decadenza della virilità italica.

Alleati potenti delle M. a S. in ogni caso, furono i numerosi parlamentari democristiani (insofferenti per calcolo loro e dei loro collegi al premier Tambroni) che “scaricarono” il governo facendolo cadere.

 

Materialismo

Oltre e più che una specifica teoria filosofica (vedi Marxismo), il M. è un sentimento che si dipana progressivamente lungo il percorso storico della Rivoluzione Industriale (vedi) e della incomprimibile laicizzazione che la crescente disponibilità di beni materiali ha prodotto nella mentalità delle persone.

Tanto che una mentalità, una filosofia di vita ed una visione del mondo largamente materialiste oggi accomunano praticamente tutte le persone viventi nel mondo occidentale, compresi gli uomini di Chiesa.  La stessa Chiesa cattolica infatti si serve apertamente del M., per la parte che aiuta a leggere i fenomeni politici e sociali del vasto mondo.

Il fondamento teorico del M. marxista vede nei sistemi produttivi e nei conseguenti rapporti economici tra le classi il vero motore della storia (che appunto altro non sarebbe che successione incessante di stadi diversi della Lotta di Classe –vedi), ma anche della mentalità e del costume dei popoli.

Infatti alla lunga, ritiene il M., le stesse idee, mentalità e credenze, vengono determinate dalle caratteristiche economiche della società: superstizioni, religioni, usanze bizzarre, difetti nazionali e locali sono effetti non della natura umana e della sua storica evoluzione, bensì delle deformazioni classiste imposte alle singole società dalla prepotenza delle rispettive classi dirigenti.

Da qui derivarono anche le pretese di facili “modificabilità” delle mentalità e dei costumi dei popoli, grazie a processi politici più o meno veloci e rivoluzionari, capaci di sradicare, tra le altre cose, i nazionalismi e promuovere l’Internazionalismo (vedi) planetario.

Se a breve questi fondamenti del M. e del marxismo parvero avere molte ragioni, la realtà nel lungo tempo si è incaricata di articolare il giudizio e smentire il M. nella sua nuce essenziale, in particolare di smentirlo nella sua pretesa unicità (unica spiegazione al comportamento umano).

Le crisi esistenziali di moltissime persone del mondo occidentale, nonché i loro esiti, dimostrano che gli influssi del quadro economico sulla mentalità esistono senz’altro, però non mettono in discussione, bensì confermano, la sfera metafisica quale caratteristica fondamentale della persona.

Le recenti guerre dei balcani, inoltre, dimostrano che lotte ferocissime si possono fare per motivi diversi dalla lotta di classe, bensì per altri sentimenti profondi dell’animo umano (le idee di territorio, di patria, di religione, di razza, di popolo, di identità nazionale, di orgoglio e di supremazia) che possono affiancarsi alle dinamiche di classe, ma non se ne lasciano sopraffare, rimanendo -in momenti imprevedibili e “carsici” della storia- prevalenti.

Non può infine tacersi che con la visione antropologica del M., nonostante le buone intenzioni, l’uomo risultò spogliato del metafisico, per essere spiegato e inteso nella solo storicità e materialità del suo comportamento, ma  infine con grave limitazione (impoverimento) del suo essere: così e non altrimenti si gettarono le basi di quel “disprezzo” (pure inconscio), che consentì ai fanatismi del ‘900 (nazismo e Comunismo -vedi) di sterminare allegramente milioni di persone.

A pensarci bene, altri e analoghi stermini della storia, come quello degli Indios d’America, poterono poggiare su analoghe concezioni: essi erano ritenuti, in quanto non battezzati, privi dell’anima, quindi non umani, bestie come capretti.

 

Marxismo

Filosofia pratica elaborata da Karl Marx (Treviri, Germania, 1818-1883), basata sul Materialismo (vedi) e sulla Lotta di Classe (vedi), finalizzata al Comunismo (vedi).

 

Medio Evo

Nella bocca dei più l’aggettivo “medievale” è dispregiativo, significando ogni sorta di arretratezza e arbitrio.

In verità il M.E. (specie il cosiddetto “basso medioevo” -ma certo non solo-, cioè dopo l’anno Mille) è una prodigiosa e straordinaria epoca di rinascita e innovazione, materiale e culturale, che culminerà nel razionalismo del Rinascimento ed introdurrà alla Rivoluzione Industriale (vedi) ed all’epoca moderna.

L’accezione negativa ed insultante della parola M.E. deriva dalle interessate polemiche Illuministe (vedi) e della Rivoluzione Francese (vedi), contro l’Ancien Régime (il vecchio mondo nobiliare soppiantato dalle rivoluzioni), poi consolidatesi in fattore permanente o latente di discriminazione e semirazzismo, da parte delle culture e nazioni nordeuropee e/o protestanti, verso il Cattolicesimo e l’Italia, anche come vaccinazione da eventuali -e remote- ipotesi di ritorno di un’egemonia mediterranea.

 

Mercato

Oltre che luogo fisico (fiere, negozi e supermercati) di incontro tra venditori ed acquirenti, si intende per M. la possibilità di incontro in senso lato tra domanda ed offerta di prodotti, beni e servizi.

Il M. può esser più o meno libero; nelle società socialiste dell’est Europa la pianificazione statale riusciva ad immettere sugli scaffali dei grandi magazzini entità limitate di beni, sia in quantità sia in ampiezza di offerta, tanto che si formavano costantemente file e spesso non si riuscivano a spendere i denari a disposizione.

Il libero M. invece caratterizza le economie capitaliste e liberali d’Occidente (vedi). Esso tuttavia presuppone un notevole impegno per potervi accedere utilmente: impone strategie di divulgazione dei beni prodotti (pubblicità), possibilità di distribuzione su ampi territori e soprattutto impone una qualità intrinseca del prodotto capace di emergere, o almeno sopravvivere, nella concorrenza con altri prodotti e altre industrie, che possono provenire, proprio perché di M. libero si tratta, anche da altre nazioni e continenti (vedi Globalizzazione).

La sola pronuncia della parola M. provoca sentimenti urticanti in tutte le persone animate da spirito Antioccidentale (vedi) e anticapitalista, contestandone la presunta oggettività, la quasi divinità accordatagli dal mondo liberale (Logica del Mercato, vedi).

Dimenticano i compagni che nessun governo e nessuna industria può sottrarsi utilmente alla legge del M.; che esso non è un Grande Vecchio ubicato sul trono del potere mondiale, bensì è un soggetto impersonale derivante dalla vita incessante e planetaria di miliardi di persone: così come alzarsi ogni mattina dal letto e fare qualcosa è una caratteristica della personalità individuale, la prassi dell’offrire e domandare è caratteristica della persona sociale.

Dimenticano inoltre i compagni che il M. è più forte della Politica, che certamente l’umanità non può rimanere impassibile e fatalista di fronte ad esso e i suoi difetti, bensì compito della Politica (la sua unica giustificazione) è proprio porgli accanto o sopra o sotto tutti i correttivi del caso, ma giammai contro.

Dimenticano che stare sul M. è l’unico modo per produrre quella ricchezza che rimane l’unica costante aspirazione dei popoli, e che se avessero violentato il M. almeno un po’ di meno, i compagni dell’Urss sarebbero ancora in sella.

 

Meridionale

Aggettivo per lo più dispregiativo leggermente meno aspro di Terrone (vedi).

 

Meridione

Non solo luogo geografico, quanto invece problema endemico italiano, costituito dall’incapacità del nord conquistatore militare ed economico, di acquisire il sud ad accettabili standards politici e civili.

La popolazione del M. si divide sostanzialmente in due parti: i popolani e gli ammanicati. Anche se questi ultimi nel cinquantennio democristiano sono aumentati di molto pescando talora anche tra il popolo basso, la distinzione rimane largamente valida. I popolani sono caratterizzati da forte spirito di sacrificio e lavorativo, ed hanno popolato le catene di montaggio di tutta Europa, d’America e d’Australia.

Gli ammanicati, ben raffigurati in certi personaggi letterari del grande scrittore siciliano Vitaliano Brancati (pigri, pavidi, imbrillantinati e distesi sul sofà) sono i depositari del Familismo (vedi), Parassitismo (vedi), Statalismo (vedi), Assistenzialismo (vedi). Specialmente il familismo ha consentito e consente agli ammanicati di proliferare negli organi statali di ogni angolo d’Italia, producendo in quantità industriale inefficienza degli uffici pubblici e razzismo antimeridionalista.

Storicamente le civiltà e le economie fiorite nel M. furono superiori a quelle settentrionali grossomodo in tutta l’epoca classica e nel primo medioevo. Il M. cominciò a declinare quando buona parte del Mediterraneo fu conquistato dall’islam, nonché a causa delle successive invasioni e piraterie (anche se i molti influssi orientali e pure nordici produssero diverse eccellenze).

Decadde infine fortemente, preparandosi così a quelle caratteristiche che con lo stato unitario ottocentesco sarebbero diventate un “endemico problema nazionale”, dopo le scoperte geografiche transcontinentali (scoperta dell’America, circumnavigazione del globo terraqueo, raggiungimento del lontano oriente mediante occidente…) che traslarono il baricentro del mondo occidentale (del mondo tout court) dal Mediterraneo al Mare del Nord ed all’Atlantico, lasciando il M. come specie di “cul de sac” della civiltà europea e d’Occidente (vedi).

 

Meritocrazia

Unico vero grande problema dello Stato (vedi) italiano, e quindi d’Italia tout court.

La sua assenza pressoché totale, confrontata con la sua presenza fondante presso le pubbliche amministrazioni dei popoli del mondo occidentale, costituisce per intero l’anomalia italiana.

In un mondo caratterizzato da società fortemente organizzate, interdipendenti e tecnologiche, qualunque politica di deregulation e antistatalista si volesse fare, non potrà mai scalzare l’importanza cruciale delle istituzioni e dello Stato (vedi) per la vita delle singole nazioni.

I vizi storici della vecchia e nuova Nobiltà (vedi), del Clientelismo (vedi) e dello Statalismo (vedi), fanno delle università e degli altri enti pubblici, dall’esercito ai ministeri, dalle regioni ai comuni i luoghi di colonizzazione del Familismo (vedi), che per sua natura contraddice e annienta la M.

Solo una improbabile, vasta e subitanea azione tra il futurista e il polpottiano potrebbe eliminare in Italia i predetti ostacoli alla M., sterminando in una sola notte cinque milioni di italiani nefasti.

Ipotesi ritenuta malaugurata da molte nazioni civili, che così avrebbero nel sistema italiano un concorrente assai più temibile.

La parola M. riveste una grande importanza anche nel tormentato mondo della scuola. Dal 1968 si agitano ancora fortissime -e sotto mentite spoglie- questioni ormai superate da decenni: se negli anni della povertà effettivamente i figli del popolo minuto potevano risultare discriminati (vedi Don Lorenzo Dilani ed altri), minandone il rendimento e il M. scolastico, la situazione è da tempo senz’altro mutata, anzi, probabilmente capovolta, dandosi più spesso il caso di giovani disadattati provenenti proprio da famiglie della degenerazione borghese e meno da famiglie di recente benessere.

Sta il fatto che, ad esempio, la stessa suicida e bestiale mania di voler dequalificare il liceo classico, deriva esattamente dal timore che “scuola d’elite” significhi “scuola classista”, quando invece è palese che nessuno impedisce ai figli delle classi popolari di accedere alle scuole d’elite.

Del resto sugli stessi fallaci timori poggia l’intera pluridecennale tendenza del sistema scolastico a concepire la didattica e gli esami sempre meno impegnativi, secondo un infantile sillogismo che vuole serietà=autoritarismo, democrazia=facilità.

 

Mose

Sistema di dighe mobili per difendere Venezia dall’acqua alta, studiato e proposto da una commissione internazionale di 15 ingegneri ed esperti di fama mondiale.

Incontra l’opposizione viscerale di molti Ambientalisti (vedi) e dei Verdi (vedi), che accusano il M. di non considerare gli impatti sulle isole vicine ed altre legittime preoccupazioni ambientali. I fautori del M. tuttavia, ribattono che quelle presunte controindicazioni furono ben considerate dal progetto.

A questo punto il problema da puramente tecnico -per quanto complesso- trascende al livello politico: in parlamento e fin dal passato governo ulivista, favorevoli e contrari al Mose non si poterono annoverare qua e là in ogni partito o area culturale, bensì i contrari si schierarono apertamente per etichetta politica: Verdi e rifondazione comunista.

Naturalmente verdi e rifondaroli non entrano nel merito della relazione di progetto del Mose, ma si lanciano nelle solite accuse di “devastazione”, “speculazione” e compagnia cantando: soprattutto non si capisce perché un qualsiasi cittadino dovrebbe prestare più fede ai predetti critici piuttosto che a 15 stimati professionisti.

Insieme all’Alta Velocità (vedi), alla Variante di Valico (vedi) al Ponte sullo Stretto (vedi) ed altre opere congeneri, il M. costituisce la prova lampante che verdi e rifondaroli non sono in realtà interessati alla soluzione dei singoli problemi via via da affrontare, bensì usano gli argomenti ambientali per surrogare l’indisponibilità dei vecchi miti comunisti per la lotta continua e perenne contro il Capitalismo (vedi) e l’Occidente (vedi).

Soprattutto, dell’Ambiente (vedi) “non gliene po’ ffregà dde meno”.

 

Movimento

Si intende ora per M. l’ampio ventaglio di orientamenti culturali e politici che hanno manifestato a Genova nel luglio 2001: da Pax Cristi ai comunisti duri e puri, fino ai famigerati Black Bloc (vedi), alle Tute bianche (vedi), passando per buona parte dell’Ambientalismo (vedi), associazioni femministe e omosessuali, quaccheri, pacifisti, cattolici del dissenso, Anarchici (vedi) e quant’altro.

Risulta per ora guidato da un certo Agnoletto (vedi), da un certo Casarini leader delle Tute bianche e da Fausto Bertinotti capo dei comunisti italiani, nonché dal solito codazzo tardivo dei Comunisti Italiani e della sinistra Ds, alfine ansiosi di metterci il cappello sopra.

Lo striscione che aprì il corteo più grande recitava: “Voi G8 noi 6 miliardi”, che da solo esprime bene tutta la confusione mentale del M.

Infatti il G8 (vedi) rappresenta non otto persone bensì almeno un miliardo di cittadini dei paesi ricchi, genitori e parenti dei manifestanti compresi, che tengono i risparmi in banca o in borsa.  Quindi (posto e non concesso che la Fame nel mondo -vedi- sia causata dai ricchi), richiamato che gli umani sono oggi 6 miliardi, il giusto rapporto è casomai 1 a 5, e non 8 a sei miliardi.

A preoccupazioni e richieste sensate e in buona parte condivisibili (tra le quali il manifesto dei cattolici per il G8, che fu pubblicato una settimana prima dei moti), il M. tuttavia associava una miriade di slogan assolutamente stupidi quali “contro il profitto e il potere” (come se il Profitto -vedi- fosse roba del demonio, e come se il Potere -vedi- potesse non esistere), oppure “il mondo non è in vendita” o “il mercato a servizio dell’uomo e non l’uomo a servizio del mercato”, o “noborder nonation noprison”  (no ai confini, no alle nazioni, no alle prigioni),  etc.

Slogan che esauriscono la loro forza nella mera suggestione verbale, non potendo incidere sul comportamento umano che dall’età della pietra vede gli uomini e le donne chini sulla terra a lavorare, per guadagnarsi il pane e continui miglioramenti della propria condizione.

Atteggiamenti del M. quindi, che in partenza rinunciano ad approcci capaci di produrre concretezze, specie per i popoli affamati.

Caratteristica fondamentale del M. è che i suoi argomenti riguardano rigorosamente cose lontane: lo sfruttamento del lavoro minorile in Asia, le malefatte delle Multinazionali (vedi) in Africa, il debito dei paesi poveri e la Tobin tax (vedi), Kioto (vedi) e il riscaldamento della terra che verrà, ed altre congeneri.

Colpisce che ingiustizie palesi ma vicine non interessano il M., quali ad esempio i pensionati al minimo, gli operai con salari di fame, i disoccupati veri (tutta gente evidentemente non più politicamente affidabile); non interessa lo spaventoso parassitismo e gli inenarrabili sprechi quotidiani di moltissimi enti pubblici cioè dello Stato –vedi (sprechi in denaro, uso del personale, degli immobili, etc.), che invece se usati umanamente sfamerebbero da soli ogni anno milioni di pensionati e poveri del terzo mondo.

Questo singolare e sospetto strabismo spiega che moltissimi soggetti costituenti il M., in verità non hanno a cuore le condizioni reali di sofferenza di altri umani, bensì si servono di queste per poter manifestare un proprio radicale antagonismo, ma evidentemente per esigenze e meccanismi psicologici tutti interni ad essi stessi singoli soggetti; magari ostili all’Occidente (vedi) proprio perché dalle più recenti tendenze culturali di quest’ultimo hanno assorbito in misura tremenda protagonismo e individualismo, sentimenti che -forse frustrati per i motivi e traumi infantili più vari- hanno bisogno di manifestarsi con inusitato manicheismo politico: bene assoluto da un lato, male assoluto dall’altro, soprattutto se dei propri genitori. Con essi soggetti, naturalmente, gli unici e puri salvator mundi.

Il M. non a caso si è distinto nelle settimane anteriori al vertice genovese, per una evidente volontà dilatoria di eventuali accordi col ministro Ruggiero sui contenuti da dare alle riunioni del G8, opponendo alla sincerità di quello pretestuosi dinieghi (“non si tratta col nemico”).

Meglio il sacrificio, come del resto ogni manicheismo (fin dal suo stesso fondatore, Mani, del IV° sec. D.C.) ha sempre fatto.

E’ mancato totalmente nelle posizioni del M. la volontà di migliorare sistematicamente gli attuali approcci e strumenti del mondo ricco verso i poveri (ministero degli esteri, agenzie di Aiuto -vedi, organismi di coopoerazione, etc.) che invece ne avrebbero molto bisogno, poiché affetti da tipico burocratismo ministeriale. Manca il resoconto delle realizzazioni cospicue operate dal mondo delle Missioni religiose, impedendone quindi l’ulteriore rafforzamento che deriverebbe dalla ottimale sinergia con approcci diversi.

Sembra proprio che il M. selezioni i suoi argomenti polemici affinché suonino validi per la condanna apodittica dell’Occidente nel suo complesso, più che per la soluzione di problemi precisi.

Curiosa la critica che contrapponeva l’Onu al G8, ovvero la denuncia che quest’ultimo volesse “svuotare” il primo, come se non fosse concepibile che entrambi abbiano ad esistere e agiscano per le rispettive potenzialità.

Cruciale è infine il rapporto tra la virulenza del M. e le cause della Fame nel mondo (vedi).

Se infatti, come da noi ritenuto, la fame nel mondo non è causata dai ricchi, la virulenza non ha senso ab origine.

Se invece lo fosse, ancora meno senso avrebbe la pretesa dei figli della Nobiltà (vedi) di fare essi stessi la Grande Rivoluzione. Notisi infatti che nei moti del G8 genovese sono completamente mancati esponenti dei paesi poveri, così come manca qualsiasi rappresentanza o rapporto col mondo della produzione: operai, artigiani, agricoltori, imprenditori, professionisti.

Infatti ad ogni occasione (vedi Sviluppo), senza eccezione alcuna, i governanti e rappresentanti dei paesi poveri reclamano ad ogni piè sospinto la possibilità di entrare nel Wto (vedi) e nel giro dell’economia mondiale, essendo loro sogno indefesso quello del benessere, dello sviluppo e dei consumi. Magari un giorno come quelli d‘Occidente.

Insomma tutto questo amore e interessamento per i poveri del mondo non corrisponde sul piano delle concretezze, come dice Padre Gheddo: “..nel 1985 in Africa c’erano 1.700 volontari laici. Giovani che si fermavano per due o tre anni di lavoro. Oggi sono meno di 400. Ecco, credo che serva gente disposta a sporcarsi le mani. Al di là delle legittime proteste”.

 

Multiculturale

Ricorrenti scontri razziali dentro i quartieri di Londra, di Parigi, delle metropoli nordamericane, ci ricordano che l’emigrazione ed immigrazione sono una disgrazia per chi la fa e chi la subisce. Quello da sognare e costruire è un mondo di turisti, non d’emigranti.

Fermo restando il dovere e la convenienza alla ricerca dell’ottimale ed umanistica soluzione ai problemi di ogni singola persona migrante, clandestina o no, è molto importante chiarire e assodare i due concetti anzidetti: la società multietnica non è mai una festa, se non nella testa di semplici e idealisti.

 

Multietnico

Fratello gemello di Multiculturale (vedi).

 

Multinazionale

Azienda con centri di produzione e di ricerca (comunque diversi e superiori alla mera vendita del prodotto finito) anche fuori del proprio territorio nazionale.

Sono M. la Fiat, la Parmalat, la Cooperativa Costruttori Ravenna e altre migliaia nella sola Italia.

Quando chiude un’aziendina perdono il lavoro trenta persone, quando chiude una grande M., lo perdono in tremila o trentamila. Oltre al cosiddetto indotto.

Alcune M. particolarmente grandi riescono a influenzare i governi, sia dei paesi ricchi (rottamazione), sia dei paesi poveri, ove, per settori come la frutta, il caffè, il legname, la predetta influenza e connivenza coi governanti locali, può provocare gravi scompensi in buona parte delle popolazioni locali.

A Perugia, città dei Baci, da alcuni anni ad ottobre si svolge la manifestazione Eurochocolate. L’organizzatore provò da ultimo, e molto bene, a buttarla anche sul culturale, oltre che nel commerciale: nella conferenza stampa di inaugurazione (edizione 2000) rinnovò le aspre critiche alla Cee che a marzo aveva autorizzato il cioccolato fatto con surrogati, in difesa del cioccolato fatto col burro di cacao, peraltro difeso a spada tratta dalla squisita ambasciatrice del Ghana (seduta al tavolo della presidenza) e da tutti quei paesi poveri che nel cacao hanno le loro rare chances.

Sicché a quella conferenza l’organizzatore aveva invitato a Perugia -a mangiare la cioccolata buona- nientemeno che l’allora sindaco di Roma Rutelli, che in quel marzo, da europarlamentare verde, aveva naturalmente votato a favore della Cee e contro il Ghana.

Ma questo ottimo stimolo culturale non è stato raccolto. La bonzeria del culturame perugino e sinistrese in genere non apprezza simili provocazioni di stampo fasc-futurista, preferisce prepararle lei le conferenze, gli argomenti ammodino, le parrucche, le ciprie, i soloni.

Come si vede le M. più forti riescono a condizionare entrambi, sia i politici dei paesi poveri che dei paesi ricchi.

Resta il fatto che qualunque siano le colpe e le malefatte di molte M., nulla autorizza a trascinare nel biblico giudizio di condanna l’intero Occidente (vedi) e il suo Capitalismo (vedi), che infatti continuerebbero a vivere e prosperare anche senza quelle M.

Anzi, se domattina sparissero le M. più antipatiche, qualche migliaio di aziende medie e piccole in tutto il mondo brinderebbero a champagne.

 

Nato

Organizzazione militare dei paesi dell'Europa occidentale, nata nel 1946, contrapposta al Patto di Varsavia, organizzazione militare dei paesi comunisti agli ordini della Russia Sovietica.

Senza la N. o qualcosa di analogo le truppe sovietiche sarebbero arrivate ad Oporto, intenzione peraltro già manifesta sul farsi degli esiti della seconda guerra mondiale; non a caso lo Sbarco in Normandia fu organizzato ed attuato, nel 1944, più che per dare il colpo di grazia alla Germania (che sarebbe comunque arrivato), proprio per fermare l'avanzata sovietica.

In verità non si capisce perché la N. susciti tanto odio presso gli aderenti al cosiddetto Movimento (vedi), alle Tute Bianche (vedi), Tute Nere (vedi) ed altri congeneri (cioè i sedicenti paladini dei poveri del mondo), se non per le stesse motivazioni e dinamiche psichiche scatenate dall'Imperialismo (vedi), che inducono costoro a scrivere sui loro striscioni "Nato per uccidere", quando invece le operazioni della N. non risultano avere attinenza alcuna con la Fame nel Mondo (vedi).

A meno che la colpa della N. sia quella di aver impedito il trionfo del Comunismo (vedi) sovietico. Ma in tal caso è assai dubbio che i Paesi Poveri (vedi) avessero ed abbiano ancora oggi siffatte preferenze.

 

Nazione

Parola che identifica sia un Popolo (vedi) che l’ampio ventaglio delle sue caratteristiche: culturali, psicologiche, storiche, fisiche, demografiche, etc.

 

Neoliberismo

Fase matura del Liberismo (vedi), affermatasi -almeno nel dibattito politico- negli anni ’80 del XX secolo con i governi di Reagan in Usa e Tatcher in G.B.

Siccome l’economia capitalista piace a tutti i popoli che via via ne vengono in contatto nei cinque continenti, i Mercati (vedi) si fanno sempre più ampi e incontrollabili e la concorrenza, per merci e servizi, spietata e quotidiana.

In tale quadro difficile e incerto, in assenza di un improbabile “governo mondiale” che umanisticamente distribuisca lavoro e redditi (e sicurezza pressoché per tutti), le Imprese (vedi), qualora non protette da clientelismi e barriere doganali, vedono ridotti i margini di profitto e messe in dubbio la propria sopravvivenza.

Il N. è esattamente la richiesta e la tendenza del mondo della produzione (imprese) ad avere meno vincoli fiscali, burocratici e normativi, al fine di resistere nella Competizione (vedi) planetaria, cosa che comporta sovente la perdita di molte sicurezze conquistate nelle fasi iniziali dell’espansione industriale e della Lotta di Classe (vedi).

La comprensione di questo contesto storico è molto importante, poiché in sua assenza ha buon gioco la propaganda Comunista (vedi), che indica nel N. una perversione sadica del Capitalismo (vedi), tale da giustificare le pretese teoriche di quella.

 

New Economy

Economia riferita alle moderne tecnologie informatiche, in qualche modo diversa dalla economia tradizionale (old economy), imperniata sulla produzione di beni industriali. I prodotti della N.E. invece sono frequentemente "immateriali", cioè costituiti di informazioni scambiate via etere, cose che tra l'altro ne costituisce, finora, il maggior limite.

Succede sovente di udire soggetti che dichiarano antipatia o astio verso la N.E., cosa che equivale a quanti nell'ottocento ebbero in uggia la novità dell'energia elettrica.

 

Nobiltà

Similmente alla Borghesia (vedi), trattasi di insieme di ceti sociali presente in ogni società umana. Nella storia d’Europa affonda le proprie radici nella civiltà cavalleresca e feudale dell’alto medioevo, ove il possesso delle terre e la primazia sociale provenne, dati i tempi assai difficili, dalle virtù militari. Innervò quindi per molti secoli l’alto clero (non già il basso), i comandi degli eserciti, l’amministrazione statale. Epoca anche detta dell’Ancien Régime.

La dinamicità impressa alla civiltà occidentale dalla Rivoluzione Benedettina nelle campagne, dai Municipi, dal Rinascimento, dalla Scienza e dalle Rivoluzioni Industriale e Francese (vedi), superò in molti campi la N., finendo per conferirle i caratteri della conservazione e della reazione sociale e politica.

La moderna Democrazia (vedi) e Meritocrazia (vedi), fondate sulla assoluta indifferenza al ceto e al censo, lungo tutto l’Ottocento e il Novecento hanno tolto in Europa occidentale e nell’America del nord ogni legittimità o spazio alla N., le cui famiglie o si sono inserite nel nuovo contesto socio-economico, oppure si sono estinte e diluite nella nuova, più larga, accezione di popolo.

Eccezione fatta per l’Italia, ove una specie paradossale di N. è riuscita a rifondarsi, sopravvivere e comandare anche sopra la Borghesia, installandosi prontamente nello Stato (vedi) e nella elefantiasi burocratica del secondo Novecento, ove ha finito per reclutare famigli e popolani fedeli in gran massa, tanto che al tempo attuale gli impiegati pubblici superano in numero (circa 4 milioni) gli operai dell’industria.

Analoghe a tale impropria riedizione italiana della N., sono state nella seconda metà del Novecento le classi dirigenti dell’Europa comunista.

 

No global

Sigla sintetica e giornalistica per indicare gli aderenti al Movimento (vedi).

 

Nordest

Le regioni del Friuli e della Venezia Giulia, del Trentino e del Veneto, già di suo inserite nel ricco e sviluppato settentrione d’Italia (crocevia tra est ed ovest Europa, nonché tra nord e Mediteraneo), dopo il crollo del comunismo e l’apertura dei mercati dell’est, hanno visto un grandissimo sviluppo del proprio sistema produttivo e della propria ricchezza. Fenomeno tanto imponente e caratterizzante, da produrre il neologismo N., pronunciato dagli interessati con giustificata soddisfazione, con comprensibile orgoglio e con pizzichi di spocchia. Tanto che perfino i Centri Sociali (vedi) ormai si caratterizzano in siffatto senso geografico (“i centri sociali del nordest”) ed hanno un loro autonomo tribuno, tal Casarini Luca di Armando, sfaccendato padovano.

 

 

 

Occidente

Compendio delle molte civiltà fiorite in Europa -in origine nel Mediterraneo-, in qualche modo unificate da eventi e movimenti profondi (universali) quali l’Impero Romano, il Cristianesimo, la Rivoluzione Benedettina, la Borghesia (vedi), il Rinascimento, la Rivoluzione Industriale (vedi) e i derivati di quella francese.

Con la scoperta dell’America e l’affermazione della sua potenza economica e politica, l’accezione di O. si estende anche all’America. Ora anche su talune aree d’oriente particolarmente affini per economia agli standards europei e americani.

 

Ogm

Organismi geneticamente modificati. Straordinaria opportunità offerta dalla tecnologia applicata agli organismi vegetali (Biotecnologie -vedi), che procedendo da esperienze millenarie (innesti, incroci, etc.), ultimamente è in grado di produrre ortaggi e vegetali capaci di resistere a molti limiti posti da madre natura (deperibilità, bisogni ambientali, caratteristiche organolettiche, etc.) con ciò aprendo inedite possibilità di successo nella lotta contro la Fame nel Mondo (vedi).

Nei molteplici controlli costantemente effettuati sia dalle industrie interessate ma soprattutto dagli organismi sanitari pubblici, nazionali e internazionali, non è mai emerso alcun danno o rischio per persone ed animali dall’uso di O.

Nel Maggio 2001, l’Onu ha dichiarato gli O. di importanza strategica e vitale per il terzo mondo. Tra le altre cose gli O. consentono di produrre molto di più su minor quantità di terreni: con ciò candidandosi a risolvere il cruciale problema ambientale delle Deforestazioni (vedi), nonché della biodiversità.

Inopinatamente proprio contro le biotecnologie e gli O. si è scatenata negli ultimi anni un’opposizione feroce da parte di comunisti e falsi ambientalisti (Verdi -vedi), esclusivamente basata su pretestuose “probabilità di rischio” e sul Principio di precauzione (vedi), che la dicono lunga sulle reali motivazioni dei predetti soggetti politici.

L’unico vero problema introdotto da biotecnologie ed O. è quello dei Brevetti (vedi), che casomai dovrebbe indurre i singoli governi ad incentivare il più possibile la ricerca scientifica. Al contrario, nella primavera 2001, si assisteva ad una presa di posizione oscurantista da parte del ministro Alfonso Pecoraio Scanio e della sua musa ispiratrice Grazia Francescano leader del partito verde, che vietava con decreto ministeriale la ricerca scientifica sugli O. e le relative sperimentazioni su tutto il territorio nazionale (italiano), divieto che provocava la sollevazione del mondo scientifico e della ricerca del belpaese.

Non è mancato, in tale occasione, qualche acuto osservatore che nell’infelice e bigotta iniziativa del Pecoraro ha ravveduto la dabbenaggine con cui gli zeloti di sempre, fanatizzando sulle proprie chimere, favoriscono la concorrenza dei paesi stranieri.

 

Oligarchie

Circoli ristretti ove si tende ad accentrare e concentrare potere. Nei paesi normali d’Occidente sono le lobbies economiche; in Italia sono i grumi di potere B.P.I. (burocrazia, politica e imprese assistite) che dominano le cento città; nei paesi comunisti sono gli apparati del partito; nell’Ancient Regime erano clero e nobiltà; in molti paesi del terzo mondo sono i sacerdoti, le caste, i mandarini…

Beato quel popolo che riesce, una tantum o periodicamente, a sterminare le proprie O.

 

Opposizione Sociale

Nell'agosto 2001, quando il ministro Marzano manifestava il proposito di rivedere l'art. 18 (vedi) dello Statuto dei Lavoratori, da molti ambienti sindacali e politici di sinistra, si levavano voci polemiche e prese di posizione più o meno bellicose.

Si distingueva tra queste la frase dell'ex ministro Cesare Salvi, autorevole esponente dei Ds, che con le testuali parole "consiglio il governo a non insistere su questa strada, poichè si produrrà nel Paese una forte opposizione sociale", assumeva (specie dopo quanto successo a Genova),  il suono sinistro dell'avertimento di stampo mafioso.

In pratica, con tali prese di posizione, anche siffatti ambienti ex moderati e governativi della Sinistra (vedi) dimostravano di subire, sull'onda emotiva della sconfitta elettorale di maggio, un incredibile regresso verso primordiali istinti di deriva piazzaiola, in pratica cedendo al sogno disperato di rovesciare con siffatti moti di piazza il legittimo governo uscito dalle urne.

Oltre alla predetta frase di Cesare Salvi, evocante un'inprecisata ed equivoca O.S., brillava per spudorata ipocrisia la frase di Armando Cossutta, segretario dei Comunisti Italiani, che definiva il vertice Nato di settembre (dopo avervi contribuito quando era forza di governo pochissimi mesi prima),  un "inaudito sopruso antidemocratico".

In pratica veniva dichiarata apertamente, anche se non formalmente, una specie di guerra civile, ovvero di agitazione permanente (vedi anche Conflitto Sociale) d'Italia, colpevole di aver dato il mandato di governo al centro destra.

 

Pacifisti

Nella storia moderna d’Occidente i P. sono persone particolarmente sensibili al timore di nuove guerre e che in tale contesto recuperano e sviluppano filosofie ed esperienze antiche e moderne tese a sottolineare la stupidità della guerra ed a invitare gli uomini a solleticare tra i propri sentimenti quelli meno aggressivi, di sforzo alla comprensione e alla Cultura (vedi).

Importantissima è la figura di Ghandi (India, prima metà del XX° secolo), che sperimentò importanti vittorie, fino alla cacciata dell’invasore inglese, mediante la non violenza, ovvero resistenza passiva agli ordini del Potere (vedi). Quest’esperienza riuscì a controbilanciare, almeno sul piano teorico, la celebre massima romana del “si vis pacem para bellum” (se vuoi la pace prepara -minaccia- la guerra).

In Italia raggiunse una discreta importanza nelle teorie pacifiste il filosofo Aldo Capitini.

Comunque le molteplici lotte pacifiste in Europa e in America, specie dopo la seconda guerra mondiale, non riuscirono mai a liberarsi del fondato sospetto che favorissero, pure involontariamente, la potenza sovietica, presso la quale -mancando qualsiasi libertà politica- non sussisteva la possibilità di sviluppare analoghi movimenti P.

Da ultimo la presenza pacifista si è ulteriormente appannata nelle confuse motivazioni del cosiddetto Movimento (vedi) antiglobalizzatore. In particolare si giungeva alla comicità di esponenti politici, come la già citata Grazia Francescano, leader dei Verdi, che pretendeva di negare le gravissime e oggettive collusioni con le violenze programmate e perpetrate a Genova dal predetto Movimento, solo perché lei e qualche amica sua “si è sempre definita non violenta”. Non meno ilarità suscitavano le prese di posizione fumose e spiritate, reticenti e apodittiche del leader Agnoletto (vedi).

In sostanza ne usciva un singolare pacifismo che, in assenza di molteplici condizioni graditi ai suoi esponenti, si sentiva autorizzato alla illegalità ed alla violenza, cioè alla guerra contro il governo.

 

Paesaggio

Parola spesso confusa con Ambiente (vedi), bensì diversa poiché quest’ultimo la contiene, ma non viceversa. Il P. è infatti un importante valore estetico, decisivo per la Cultura (vedi) e la qualità della vita, pur tuttavia i guasti ad esso arrecati non implicano necessariamente Inquinamento (vedi) o altri danni ecologici.

Il P. meritevole di tutela e/o valorizzazione può essere naturale (le cascate del Niagara) oppure artificiale (Assisi vista da lontano) o misto (boschi e contesti collinari).

Il P. come valore estetico, o come valore in sé, è controverso. Esistono filosofi antichi, fino a Benedetto Croce, che negano il “bello di natura”, anzi, diffidano molto della natura, ritenuta ostile e costantemente minacciosa per l’uomo.

Tuttavia la cultura italiana, con la nota legge del 1939, istituisce la tutela del P., comprendendo che al di là della sensibilità personali, la incipiente modernità avrebbe potuto arrecare, come in effetti è poi stato, modificazioni improvvise e profonde a contesti consolidati formatisi nel lento stratificarsi di secoli e di culture umane, ritenute perciò, come testimonianza almeno storica e spirituale, un bene da tutelare.

 

Paese

Modo eufemistico di chiamare la Nazione (vedi) italiana, affermatosi a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, quando per reazione al nazionalismo fascista appena defunto, si cominciò ad eccedere dal lato opposto, neutralizzando e banalizzando il concetto di nazione, anche per favorire il ben più meritevole concetto di Internazionalismo (vedi).

Nonostante decenni di catechesi politica operata nelle campagne e tra gli operai da solerti funzionari di partito, non è raro tuttora, nella mente dei popolani, qualora annoiati e in piedi sentono dal fondo del comizio la parola Paese, pensare al proprio villaggio e magari all’astio verso quello vicino.

 

Paese Normale

Fortunata espressione di Massimo D'Alema, che con tali due parole titolò un suo libro di aspirazioni e propositi politici (1997). Il fatto è che, ora come allora, non è chiaro qual'è il motivo o i motivi della anormalità italiana: se ad esempio la stessa presenza ingombrante nella sinistra italiana di un forte partito comunista; se forse le tartufesche trasformazioni di questo; se per caso lo Stato (vedi) e lo Statalismo (vedi) tanto cari a Sinistra (vedi), et cetera.

Certo è che non esistono nei paesi del centro e nord Europa, nè tanto meno del nord America, lo strapotere dei Sindacati (vedi), nè la mistica della Concertazione (vedi), nè la primazia della Burocrazia (vedi), nè la biblica inefficenza, costosità e supponenza della Pubblica Amminstrazione (vedi), ovvero -in queste ultime due- l'assenza sistematica di Meritocrazia (vedi).

 

Paesi ricchi

Nazioni che nel corso della storia, dopo le inenarrabili traversie e sofferenze ora comuni a molti poveri, dopo miseria, fame, migrazioni, guerre, rivoluzioni, lavoro e Sviluppo (vedi) pagati a caro prezzo, oggi hanno raggiunto uno standard invidiabile di consumi e di tenore di vita. Si concentrano nell’Europa occidentale e nel nord America.

I P.R. non coincidono col G8 (vedi), essendo assai più numerosi di questo gruppo, anche se accomunati da comuni interessi geopolitici ed economici. La popolazione dei P.R. ascende a circa un miliardo di persone.

 

Pauperismo

Si può parlare di P. quando la nobile preferenza a vivere in povertà compie l'errore di voler trascendere dalla sfera delle scelte private a quella collettiva, pretendendo di ridisegnare scenari politici e sociali, nazionali e internazionali, improntati all'opzione di povertà.

La parola si carica inevitabilmente di tono leggermente ma chiaramente dispregiativo, più precisamente sarcastico, poiché il P. contraddice clamorosamente l'aspirazione universale e naturale di tutti i popoli, ricchi o poveri che siano, a diventare sempre più ricchi.

 

Pensiero Unico

Nei discorsi di molti aderenti al Movimento (vedi) e affini galassie politiche, compare spesso questa locuzione, mortalmente dispregiativa, che intende denunciare la forza nefasta degli argomenti e del pensiero -ritenuti mera accozzaglia di luoghi comuni- favorevoli al Liberismo (vedi), al Neoliberismo (vedi) e in genere alle motivazioni che supportano la Logica del Profitto (vedi) e del denaro, ovvero l'importanza accordata alle Imprese (vedi) e in genere all'economia.

Sicuramente i predetti argomenti e sensibilità liberali trovano riscontro ben diffuso nei cinque continenti, ciò non toglie che analoga Globalizzazione (vedi) si manifesta anche nei documentati luoghi comuni e falsi pregiudizi che animano il popolo di Seattle (vedi), lo stesso Movimento italiano e di tutti i paesi (ricchi) ove è attecchita quet'ultima moda.

 

Pianificazione

Mito comunista secondo il quale lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo operato dall’economia capitalista e liberista, potrebbe essere ovviato mediante una sapiente azione di governo capace di stabilire che cosa, dove e quanto produrre (e da parte di chi), quali investimenti operare al riguardo, a chi destinare la produzione, come organizzarne la distribuzione, fino al singolo destinatario…

Lavoro immane ed inutile, poiché la libera iniziativa sui predetti campi di attività umana produce inconvenienti (anche assai antipatici) enormemente minori di quelli della P.

E’ un po’ come contare i fagioli uno ad uno anziché pesarli.

 

Piccolo-borghese

Aggettivo dispregiativo inventato dal linguaggio marxista, riferito ad una promiscuità di ceti, dai commercianti (“bottegai”), agli impiegati (“mezze maniche”), ai piccoli imprenditori (“padroncini”), agli insegnanti (“maestrina”), ai piccoli proprietari, agli artigiani, etc.

Tutti sarebbero accomunati da un presunto proverbiale egoismo, miopia, taccagneria, insensibilità ai grandi ideali e propositi… magistralmente descritti in una bellissima (e ingenerosa) canzone di Alberto Camerini degli anni ’70: “...vecchia piccola borghesia, per piccina che tu sia, non so dirti se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia…”.

In verità dalla P.B. provengono i maggiori rivoluzionari (dal Risorgimento, al Fascismo -vedi, al Socialismo -vedi, al Comunismo -vedi, al cattolicesimo militante) ed il più cospicuo numero di soggetti antagonisti, intellettuali e non.

La storiografia marxista sostiene che la P.B. costituì la base del consenso di massa al fascismo, che in verità fu assai più ampio. Tale affermazione tuttavia introduce ad una curiosa analogia: oggi il ceto impiegatizio (vedi Pubblico Impiego, Parassitismo e Burocrazia) costituisce la base del consenso di massa alla democrazia consociativa degli ultimi decenni del XX° secolo italiano, peraltro messa in crisi dal voto politico del 13 maggio 2001.

 

Pil

Prodotto interno lordo di una Nazione (vedi). Misura la ricchezza reale prodotta. Indicatore molto sommario, ma importante; nelle analisi economiche convive con molti altri, ben più articolati e profondi, capaci di descrivere lo stato complessivo dell’economia.

Suscita molte polemiche, specie tra gli assertori del Pauperismo (vedi), del Movimento (vedi) e del Terzomondismo (vedi), poiché al costante incremento  del P. tendono ossessivamente le azioni dei governi.

Ad ogni buon conto giova ricordare che senza un buon P. non si mantengono quattro milioni di impiegati.

 

 

 

Plutocrazia

Termine mussoliniano indicante con disprezzo la caratteristica delle democrazie “demoplutocratiche” (soprattutto gli Usa, la Francia e l’Inghilterra), di fondarsi non su valori morali o mitici bensì sul volgare vil metallo, ovvero sull’oro.

 

Politicamente Corretto

Ipocrisia del non chiamare le cose apertamente col loro nome, per timore di urtare chissachì o chissachè. Quando ad esempio il fenomeno incalzante e largamente incontrollabile dell’Immigrazione (vedi) riempie di Extracomunitari (vedi) le carceri (e non potrebbe essere altrimenti), al P.C. urta il solo esporre il dato statistico carcerario.

Monumento insuperabile alla tipica idiozia da P.C. è la moda, di provenienza nordamericana, di chiedere -e ottenere!- risarcimenti miliardari alle industrie del tabacco per parenti morti di cancro ai polmoni. Verosimilmente a breve sui pacchetti dovranno scriverci: "O deficiente, non ce lo sai che fumare fa venire il cancro?".

 

Polizia

Nella Genova del G8 (vedi), dopo aver fronteggiato con mirabile capacità le intemperanze di almeno trentamila esagitati annidati in cortei da duecentomila (si pensi che a Goteborg, la P. svedese sparava e faceva un quasi-morto in mezzo a soli 10.000 manifestanti), la P. italiana si sfogava alfine con gravi e ripetuti atti di violenza gratuita sugli accampati dentro la scuola Diaz (vedi) e presso una vicina caserma.

Tale sfogo dava luogo a procedimenti giudiziari, disciplinari ed alla rimozione di numerosi dirigenti.

Tuttavia la speculazione comunista caricava e gonfiava detti episodi, arrivando ad evocare un clima “Cileno” -vedi (quando la più vera analogia col Cile era il tentativo di colpo di stato operato dai manifestanti), e soprattutto teorizzando per molti giorni consecutivi che le predette violenze della P. sarebbero state preordinate dal governo, quale segnale di Fascismo (vedi) risorgente.

A tal fine venivano enfatizzati i canti e le battute fasciste di alcuni poliziotti, quando tutti sanno che dopo le sindacalizzazioni degli anni ’70, la maggior parte di essi vota a sinistra (forse non per molto ancora).

Grazie a tale gonfiamento, la Sinistra (vedi) cercava di accreditare e giustificare a posteriori la propria strategia (già decisa a priori), di violenta opposizione di piazza al legittimo governo di centro destra, sortito dalle recenti elezioni (violenza che durerà per tutta la legislatura).

In tale strategia (oltre al vergognoso ribaltamento della verità), la necessità di preparare masse cospicue di giovani allo scontro di Genova, aveva portato innumerevoli esponenti politici del centrosinistra a tacere sulle parole d’ordine violente ed illegali che si erano apparecchiate a base delle manifestazioni antigiottine; in particolare li portava a simpatizzare con i propositi futuristi e violenti di molti giovani manifestanti, che si preparavano per Genova con caschi e mazze, scudi, imbottiture e ordigni vari, perfino con allegre esercitazioni di scontro sulla bella spiaggia di Voltri.

Sfuggiva a codesti soloni della sinistra e del suo irresponsabile centro (ex democristiani depressi e deprimenti), che siffatti apparecchiamenti davano per scontati gli scontri con la P. (se no non sarebbero somigliati neanche un po’ a Seattle), cioè davano per scontato che i poliziotti dovessero fare da pungiball o comunque da comparsa (fiction) alle vanità guerriere e futuriste dei giovani rivoluzionari e salvatori del mondo (compresi preti d’assalto e cardinali confusi, vedi Tettamanzi).

Non poteva che scaturirne, nell’animo dei singoli membri della P., impauriti e preoccupati, un rancore profondo. Che si manifestò nel massacro alla scuola Diaz.

Sorprende comunque la sorpresa e lo scandalo di molti borghesucci manifestanti e dei loro genitori: per essi evidentemente il poliziotto continua ad essere un misero cafone e terrone che deve subire e tacere (gli basti il suo stipendiuccio). Ben altre reazioni avremmo visto, se al posto dei poliziotti fossero stati lor signorini.

 

Ponte sullo Stretto

Negli ultimi trent'anni lo Stato (vedi) italiano ha speso circa 3.000 miliardi in progetti per il P. s. S., senza venire a capo di nulla.

L'idea di quest'opera pubblica suscita le ire e l'opposizione di molti soggetti, soprattutto di falsi Ambientalisti (vedi) e professori. Non si capisce perchè tanta opposizione preconcetta: infatti molto (tutto) dovrebbe dipendere dalla qualità del progetto, dalla sua capacità di prevenire problemi ambientali e di soddisfare doverosi requisiti estetici.

Non risultano essersi materializzate analoghe viscerali opposizioni per il tunnel sotto la Manica, per il ponte sul Bosforo, per il Ponte del Galles, per il Ponte di Brooklyn... Non si capisce perchè solo l'Italia dovrebbe vergognarsi di tali grandi opere, che peraltro sovente ditte italiane riescono a realizzare nel mondo.

 

Popolo

Parola che per un verso tende ad assimilarsi a Nazione (vedi), pur senza eguagliarne l’ampiezza, per altro verso riduce il proprio significato ai fattori quantificabili (numero, economia, etc.).

Mito fondante della Sinistra (vedi), prima repubblicana e liberale, poi socialista e comunista. Nella accezione marxista il P. è formato dai produttori di merci (operai e contadini) e contrapposto in via naturale alla Borghesia (vedi), nonché ai ceti dell’Ancient Régime (vedi): per questo da tali ceti sono tradizionalmente provenuti i consensi elettorali ai partiti di sinistra più o meno estrema.

Ma analisi più aggiornate rivelano che nelle moderne società a capitalismo maturo (post-industriale, New Economy -vedi), il popolo si è via via ampliato e articolato in ceti differenziati, complessi e intrecciati, avvicinandosi e fondendosi per molti versi alla Borghesia (vedi) mentre la classe operaia classica si è ridotta di numero. Nel contempo la società moderna, complessa e articolata, creava i pretesti per l’ampliamento spropositato e furbesco della Burocrazia (vedi), ricettacoli dei ceti tradizionalmente parassitari, su cui fatalmente finiva per appuntarsi l’interesse prevalente dei partiti della Sinistra.

In buona sostanza il famoso P. della classica tradizione socialcomunista (Classe operaia -vedi, produttori, disoccupati, etc.) si è ritrovato a votare per partiti di centro destra

 

Popolo dei fax

Invenzione mediologia della Sinistra (vedi) italiana. Fu inaugurata nella vergognosa vicenda (repubblica delle banane) della arbitraria e illegittima opposizione dei magistrati di “mani pulite” (Di Pietro, Borrelli e altri) ad un disegno di legge del ministro Biondi, durante il primo governo Berlusconi (1994).

In siffatta occasione i predetti magistrati comparivano al telegiornale delle ore 20 per dire che quel decreto era “una legge salva-ladri”, provocando rumore ed eccitazione d’animi nella nazione intera e violentissime polemiche politiche, che portavano prima al ritiro del decreto e poco dopo alla caduta del legittimo governo.

Il P. dei F., in quella occasione, sarebbero stati migliaia di fax inviati da privati cittadini alle redazioni dei giornali e in particolare del tg3, pieni di sdegno giustizialista.

A parte il fatto che nel merito il decreto Biondi era un sacrosanto provvedimento a garanzia di qualsiasi imputato (analogamente ad ogni paese civile), mai in alcun paese normale si sono visti magistrati invadenti interferire così spudoratamente sul governo e sul parlamento (i tre poteri distinti ed autonomi delle moderne democrazie).

 

Popolo delle Partite iva

Insieme delle categorie economiche che per poter esercitare legalmente la propria professione devono aprire presso il ministero delle finanze una “partita iva” con numero individuale. Riguarda ogni sorta di libera Impresa (vedi), dagli imprenditori dell’industria, dei servizi, dell’artigianato, del commercio, dell’agricoltura e zootecnia, ai liberi professionisti, agli artisti. Categorie pertanto diverse da quelle che traggono sostentamento dal Lavoro Dipendente (vedi).

 

Popolo di Seattle

Vedi anche Seattle.

Dopo Genova trattasi di locuzione e di riferimento politico quasi del tutto superato. A Seattle infatti nel novembre 1999 il movimento ivi scaturito ebbe motivazioni esclusivamente ambientali e di perequazione coi paesi poveri. A Genova invece l’80% della virulenza e dei fatti accaduti fu un valore aggiunto conferito esclusivamente dal disegno sovvertitore dei Comunisti (vedi) e di parte della Sinistra (vedi) italiana contro il governo Berlusconi.

E’ pacificamente riconosciuto infatti che se le elezioni di maggio 2001 le avesse vinte Rutelli, a Genova sarebbe stata una scampagnata.

 

Potere

La maledizione del P. consiste nella sua stretta attinenza ai potenti, molto più che ai singoli e normali individui.

Infatti i potenti (del denaro, dell’economia, dell’Amministrazione, dell’informazione, delle religioni, etc.) hanno modo di influenzare le idee dei singoli, mentre il contrario è un’eccezione.

Il P. pertanto ha bisogno dei potenti, del loro consenso, e questa triste verità tende perfino ad annullare le differenze tra regimi democratici e dittatoriali, poiché in entrambi i potenti trovano largamente il modo di influenzare, controllare, dominare, possedere il P.

La polemica politica nel mondo intero sembra ancora ferma agli schemi ottocenteschi del padronato/proletariato, quindi tende ad attardarsi tuttoggi sulla coppia destra/sinistra. Invece una nuova, vera ed ottima frontiera della politica, dopo i fallimenti delle ideologie e dello Statalismo (vedi), è quella che contrappone al P. (di cui diffidare istintivamente, né più né meno di quanto l’odierna sensibilità politica fa nei confronti del Privato –vedi) l’individuo e le sue libere associazioni (famiglia, gruppo, quartiere, azienda, azionariato popolare).

 

Poveri

In Europa (escluse sacche estese di sottoviluppo e perfino fame in aree dell’ex impero comunista) i P. sono essenzialmente soggetti espulsi dal lavoro, che possono ritrovarsi improvvisamente in difficoltà, specie in realtà metropolitane. Tuttavia gli stati da tempo (in genere dal periodo tra le due guerre mondiali), sono dotati di Ammortizzatori Sociali (vedi) in grado di soccorrere i P. in modo più o meno soddisfacente (vedi anche Stato Sociale).

Diverso sembra il discorso negli Usa, ove tra disoccupati e senza casa, svariate decine di milioni di persone risultano prive di protezione sociale.

Nel mondo si intendono per P. i molti paesi, diffusi in diversi continenti, caratterizzati da sottosviluppo, fame e denutrizione, malattie endemiche, alta mortalità, escluse comunque tutte quelle popolazioni (peraltro prevalenti in numero, vedi Fame nel Mondo) che pur non rientrando tra i Paesi Ricchi (vedi), sono tuttavia su livelli economici capaci di fornire standards di base.

Più corretto quindi sarebbe distinguere tra Povertà e Miseria, ma anche, specie nel mondo europeo, tra Ricchi e Normali, annoverando tra questi ultimi ad esempio l’Ungheria, la Grecia, etc.

Tornando alla comune accezione di P., vi rientrano paesi ed aree dove per i motivi più vari e diversi (depressione demografica, guerre, inedia, costumi e usanze, etc.) non prende piede un qualche circolo virtuoso dell’economia.

Paradossalmente la “colpa” del Capitalismo (vedi) sembra quella di non riuscire a penetrare nei paesi P.

Aspirazione indefessa di tutti i paesi P. (dei miseri e dei normali) è diventare ricchi, raggiungendone lo standard di consumi (e in buona parte gli stili di vita).

 

Proletariato

Termine marxista che indica gli operai dell’industria (vedi Classe Operaia) ed i braccianti dell’agricoltura, così appellati perché tanto poveri e nulla tenenti da possedere solo la prole, ovvero i propri (al tempo numerosi) figli.

Nel marxismo il P. è il soggetto principale della Lotta di Classe (vedi) ed il costruttore di Socialismo (vedi) e Comunismo (vedi).

 

Protezionismo

Azione politica tesa a proteggere le produzioni della propria Nazione (vedi) dalle merci di altre più forti; merci e prodotti che, senza il P., invaderebbero facilmente quella nazione, mettendone fuori Mercato (vedi) gli apparati produttivi. Contrariamente a quanto affermato dai suoi detrattori, sembra che il P. abbia svolto anche funzioni positive, ad esempio consentendo di “farsi le ossa” agli apparati industriali di talune nazioni ancora deboli, come avvenuto nell’Italia del ventennio fascista.

Comunque P. più o meno forti, diretti o indiretti, sono una costante della storia.

Alla nostalgia del P. si ispirano senz’altro le parole, per quel poco che è desumibile con chiarezza, del contadino francese Bovè, che si oppone alla apertura Liberale (vedi) e Liberista (vedi) dei Mercati (vedi), detta anche Globalizzazione (vedi).

Naturalmente sarebbe legittimo da parte della Francia, o di altro stato dell’Unione, denunciare talune politiche liberali dell’U.E, e praticare apertamente il P.

Tuttavia ciò non essendo, anzi, risultando la Francia tra le nazioni che più si avvantaggiano della politica comunitaria (oltre ad avere già di suo forti e competitive strutture produttive, tanto nell’agricoltura che nell’industria, oltre all’energia ed altri servizi), la battaglia del Bovè assume toni ridicoli, apparendo come colui già ricco che sbraita per esserlo di più e ancor più al sicuro.

 

Principio di precauzione

In effetti il P. di P. ha senso per quanto riguarda l’Elettrosmog (vedi), poiché i rilievi epidemiologici scientificamente convenuti sono in tal caso di difficilissima attuazione, stante i milioni di persone teoricamente e praticamente sottoposti alle diverse inondazioni magnetiche, e stante la molteplicità di altri influssi presenti nella vita quotidiana.

Ma il P.di P. non ha alcuna motivazione, se non puramente dilatoria e pretestuosa, nel caso delle Biotecnologie (vedi) e in particolare degli Ogm (vedi), dove prove e controlli di laboratorio sono effettuati sistematicamente da anni, senza che sia mai emerso un solo danno alle persone.

Insistere in tale contesto sul concetto che “nessuno può oggi essere sicuro che in un qualsiasi futuro non potrà essere dimostrato che uno o più Ogm è dannoso” equivale ad opporsi a qualsiasi cosa a seconda della sola simpatia (un caffè, una passeggiata, un’ora d’amore…).

 

Privato

Concetto istintivamente contrapposto a Pubblico (vedi), ma l’antinomia è frutto recente della cultura marxista.

Nell’Italia contemporanea (ma non certo nella più gran parte del mondo occidentale) risulta molto diffusa la sensazione (anche in gente che non vota a sinistra) che mentre il pubblico è tendenzialmente buono (e casomai viene rovinato da eccezioni), il P., al contrario, meriterebbe intrinsecamente il sospetto.

Le società liberali d’Occidente (vedi) hanno sempre sentito molto forte il valore della privacy individuale, figlia diretta del protestantesimo calvinista. Tale riflesso di recente ha prodotto in Italia una apposita legge a tutela della riservatezza dei dati personali.

La realtà inoltre dimostra che tutta la complessa rete di cose pubbliche, di ogni società, può esistere solo grazie alla Ricchezza (vedi) prodotta dalla iniziativa privata.

 

Profitto

Vedi anche Logica del Profitto.

Legittimo guadagno ricavato nel processo economico, ovvero differenza positiva tra i ricavi e i costi. Non esiste in natura il lavoro senza profitto: un fornaio senza profitto chiude in una settimana, e così l’industriale, l’artigiano, l’artista…

Per le formiche è la stessa cosa: il risultato deve essere maggiore dello sforzo, sennò si muore di fame.

Il P. è il mezzo di sostentamento delle classi imprenditoriali. Il suo corrispondente tra le classi che traggono sostentamento dallo stato e affini o dai salari è lo stipendio.

Il P. può essere totalmente goduto (al mare, all’osteria, etc.), oppure -in parte o in tutto- reinvestito nella stessa impresa, al fine di incrementarne la produttività, il valore e la capacità di guadagno.

Per ciò il P. è radicalmente diverso dalla Rendita (vedi), di cui costituisce l’opposto benefico: è sintomatico della confusione politica italiana il fatto che molte bocche immacolate di intellettuali, preti in crisi, donnette vogliose di politicume, umanitaristi col sorcio in bocca, etc., condannino costantemente nei loro sermoni il P. e ignorino la rendita.

 

Progresso

Sinonimo di Sviluppo (vedi).

 

Pubblico

Opposto a Privato (vedi).

Nella complessità via via crescente delle società evolute, e sotto l’influenza della mentalità marxista e Cattocomunista (vedi), il concetto di P. ha raggiunto un livello metafisico, quasi divino, materializzando la biblica distinzione tra bene e male, finendo per conferire sacralità alle istituzioni pubbliche, cioè allo Stato (vedi) con tutti i suoi derivati e degenerazioni.

Da siffatte impostazioni non si poteva che pervenire, nella testa delle singole persone, all’istintiva convinzione della coincidenza tra Stato e cose di interesse generale, quando invece nell’Italia contemporanea, il P. è la forma più massiccia ed illegittima di privatizzazione delle risorse pubbliche, ad uso del Potere (vedi) e del Familismo (vedi) che lo innerva, ma in danno della società civile e dei produttori (vedi Popolo delle Partite Iva).

 

Pubblica Amministrazione

Detta pomposamente e sinistramente P.A. negli atti imperscrutabili della medesima.

E’ la sintesi metafisica di Pubblico Impiego (vedi), Burocrazia (vedi) e Stato (vedi).

Qualunque sia la volontà antistatalista di deregulation e di semplificazione legislativa, nel mondo contemporaneo fatto di interdipendenze planetarie e di regole universalmente riconosciute, la qualità della P. A. è decisiva per le singole nazioni, regioni e territori. Lucrando su questa necessità oggettiva, la P.A. assicura a se stessa una rendita di posizione che ne fa il potere più forte.

E’ assimilabile alla Nobiltà (vedi) di sempre (vivere di rendita e comandare a prescindere dalle condizioni della società civile), di cui rappresenta la continuità storica.

 

Pubblico Impiego

Vedi Dipendenti Pubblici.

 

Razzismo

Mentre nessun italiano si sognerebbe di andare a fare tumulti in Germania, in Francia, negli Usa (tranne la signora Baraldini) o in altri paesi, l’idea di una bella scampagnata in Italia a far casino nella Genova del G8 (tanto che vuoi, gli italiani…) fu immediatamente raccolta con entusiasmo da una miriade di Black Bloc (vedi) tedeschi, di quaccheri, di teatranti e fricchettoni austriaci…

E’ razzismo antitaliano anche il rifiuto del sindaco di Marcinelle di stringere la mano al Ministro Tremaglia (infatti analogo diniego sarebbe stato improbabile nei confronti di un ministro gollista con passato da collaborazionista…), le bastonate della polizia olandese a duecento disabili italiani allo stadio di Rotterdam nel luglio 2000, e altre analoghe.

Il R. è un pregiudizio negativo verso persone solo perché appartenenti a popoli, o razze o religioni altre caratteristiche collettive, ritenute odiose o nocive o inferiori.

In Italia il R. praticamente non esiste: i malumori verso gli Extracomunitari (vedi) non hanno alcun fondamento razziale, ma solo pratico: discende dalla costatazione oggettiva che masse di immigrati non integrati, non possono che costituire grave minaccia alla pubblica sicurezza.

Il presunto R. della Lega Nord contro il Meridione (vedi) in verità è solo una lettura ad alta voce della critica a Familismo (vedi), Statalismo (Vedi) ed altri congeneri, poi strumentalizzata nelle polemiche politiche.

Di siffatta assenza di R. ne è prova il fatto che la moglie di Umberto Bossi, leader della Lega, è siciliana, e quindi i suoi quattro figli, al caso, sarebbero dei “mezzosangue”: mai sintesi più sublime e profondamente italiana si dette ad analogo problema, degna di Eduardo, di Pirandello, di Bertoldo.

 

Rendita

Fonte di reddito profondamente diversa dal Profitto (vedi), caratterizzata dall’assenza di rischio imprenditoriale e Investimenti (vedi).

In agricoltura sono R. i diversi tipi di patti gravosi per l’agricoltore e per l’agricoltura che mirano a succhiare parti consistenti del prodotto senza impegno allo sviluppo, implemento e incremento dell’attività economica.

Molto diffusa la R. in edilizia, ottenuta mediante forti e fortissimi incrementi del valore delle aree divenute edificabili (pur senza che il proprietario abbia speso una lira in urbanizzazioni), oppure lucrata su edifici preesistenti beneficiati da opere pubbliche vicine (una metropolitana, un parco, etc.).

Molto diffusa anche la R. da attività a prima vista imprenditoriali, ma che in verità dipendono in maniera decisiva dai buoni rapporti con la politica, che gestisce appalti, forniture, incarichi, nonché i piani regolatori delle città: trattasi di fenomeno (e deformazione) molto forte in Italia (e in altri paesi ove non s’è compiuta una vera e propria Rivoluzione Borghese -vedi), che ha portato alla commistione strutturale di economia e politica.

Quest’ultima commistione, molto estesa, spiega perché l’Italia, pur provvista di grandi apparati industriali, produttivi e di servizio, viene comunemente ritenuta priva di Borghesia (vedi), o quantomeno un Paese (vedi), ove la borghesia non è egemone ed ove permangono molti residui feudali.

 

Repressione

Curiosa recente tendenza di molti mass media e della Sinistra (vedi), consistente nello strillare alla R. tutte le volte che la Polizia (vedi) od altro analogo organo cerca di impedire azioni e gesta illegali e violente da parte di manifestanti.

Dalle confusioni del cosiddetto Movimento (vedi) emergono concetti come Opposizione Sociale (vedi) e Conflitto Sociale (vedi), che in maniera interessata equivocano grossolanamente tra legittima manifestazione di dissenso e gesta violente di piazza, al fine di creare un clima sociale teso ed esasperato, che provochi la caduta del governo. Naturalmente la legittima aspirazione di quest’ultimo a vivere ed attuare il proprio programma coincide con la R.

Siffatte grida, a prima vista illogiche e bizzarre, in realtà corrispondono al disegno politico della sinistra di rilanciare l’antica e fortunata formula: Destra (vedi) uguale Dittatura, estremo e disperato tentativo di delegittimazione dello stesso governo.

Naturalmente nessun cittadino operaio, pensionato, girovago, professionista, cinefilo, casalinga, discotecaro, bottegaio, vigile urbano, passeggiatrice, modella, studente, artigiano, artista, etc. s’è accorto della nuova e drammatica R.

Ricchezza

Strumento essenziale di promozione umana. Nei Paesi Ricchi (vedi) c’è un’alta concentrazione di istituzioni culturali, di eventi culturali, di promozione dell’arte, di spese per la cultura e lo spettacolo, di libri e carta stampata; di interessi scientifici e culturali diffusi tra la popolazione.

Nell’Umbria di sessant’anni fa (come in tutta Italia), molti uomini abbrutiti dal lavoro e dalla estrema povertà, passavano le domeniche pomeriggio ad alzare il gomito e fare risse.

E’ vero che parte di loro oggi si sfoga negli stadi, ma il guadagno è secco.

Labile è il confine tra la R. come strumento dell’uomo e l’uomo che si fa strumento della R., ma siffatto distinguo attiene alla sfera dell’etica e dell’intelligenza personale, non certo della politica.

Contrariamente alle ubbie di certo Pauperismo (vedi), la R. è gemella della Cultura (vedi) e della Solidarietà (vedi), come dimostra l’intera storia umana, dalla quale emerge senza possibilità d’equivoco che senza la R. prodotta dal Capitalismo (vedi) del basso Medioevo (vedi), mai Giotto e Michelangelo avrebbero potuto fare ciò che hanno fatto, né avremmo le cattedrali e gli innumerevoli monumenti che ancora oggi impreziosiscono l’Italia, né i conventi avrebbero potuto fare assistenza sociale di massa.

La R. inoltre è l’obbiettivo irrinunciabile di ogni politica. Perfino nei “mitici” anni ’50 (epoca d’oro del comunismo italiano), anche il più irriducibile assessore comunista non perseguì altro che sviluppo delle imprese del proprio territorio, favorendone l’insediamento, la sicurezza, le commesse.

E diversamente non sarebbe potuto essere: quel partito o governante che si dimostrasse insensibile alle sorti delle imprese e del benessere dei suoi amministrati durerebbe una settimana.

La R. è inoltre indispensabile nella solidarietà internazionale: i contingenti militari e umanitari in Bosnia, nel Kosovo, in Eritrea, etc., sono costantemente formati dai soliti paesi ricchi, italiani, tedeschi, francesi, inglesi, danesi.... Però non si sono mai visti contingenti ed esempio della Romania o del Messico, per il semplice motivo che queste nazioni, per ora, non sono abbastanza ricche.

Il Comunismo (vedi) fu una cosa seria, poggiante su presupposti poi rivelatisi fallaci, ma sensato: esso non demonizzava affatto la R., semplicemente riteneva di sottrarla al padrone e assegnarla alla Classe Operaia (vedi). Finché poté infatti, il comunismo tenne testa e cercò di superare il Capitalismo (vedi) nella capacità di produrre R. e Benessere (vedi), come nei primi anni del confronto tra le due Germanie.

L’attuale disprezzo della R. da parte del Movimento (vedi) e dei cascami del comunismo, è prova lampante del proprio fallimento politico, malamente surrogato da improbabili miti Antioccidentali (vedi), di Pauperismo (vedi) e Terzomondismo (vedi).

 

Ricchi

E’ vero che il Vangelo condanna il R., ricordando che sarà più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per lui accedere al Paradiso. Ma appare improbabile che interi popoli dei Paesi Ricchi (vedi) siano in blocco condannati all’inferno (mia nonna?).

Più credibile è la condanna del R. inteso come colui che si fa schiavo della Ricchezza (vedi), che per essa passa sopra ogni cosa e in essa estingue dentro di sé ogni dimensione spirituale. Un siffatto uomo, in effetti, assomiglia alla bestia.

 

Rifiuti

Il terzo grande tema dell’emergenza ambientale di quest’epoca, insieme ad Acqua (vedi) ed Energia (vedi). Dei tre è teoricamente il meno difficile da affrontare, ma attualmente registra le peggiori performances.

Anch’esso dipende molto dalla Tecnologia (vedi), ma non di meno dall’atteggiamento civile e maturo della popolazione.

 

Risorse del pianeta

Colpisce molto l’immaginazione dei semplici il dato che i Paesi ricchi -vedi (20% della popolazione mondiale) consumino l’80% delle R. del P.

Sfugge agli scandalizzati che sebbene le R.del P. non siano infinite, quelle di cui si sta parlando (il totale delle risorse naturali impiegate in tutto il globo da chicchessia: acque, petrolio, altri minerali, gas, terre coltivabili, etc.) non sono che una piccola parte del potenziale disponibile.

Soprattutto sfugge che qualora i paesi poveri decidessero o potessero consumare quote maggiori di R. del P., queste potrebbero essere attivate dal monte disponibile senza doverle necessariamente strappare al mondo ricco. Almeno fino allo stadio dell’autoconsumo e dell’autosufficenza e, per molte R. del P., anche dopo.

In aritmetica ciò significa che domani l’80% della popolazione mondiale potrebbe consumare l’80% delle risorse, e anche più, senza con ciò togliere neanche un grammo di risorse ai paesi ricchi.

Il problema vero è altrove: nessun popolo o nazione si ferma agli stadi iniziali, bensì tenta di raggiungere standards superiori (gli stessi del mondo ricco); ne consegue una più che probabile insostenibilità ecologica (alto tenore di consumo di risorse non rinnovabili da parte di tutti i 6 miliardi di umani, peraltro crescenti), come per il caso della Deforestazione (vedi).

La partita cruciale pertanto, circa le R. del P. del pianeta si gioca e si giocherà mediante Tecnologie (vedi) applicate all’ambiente, che inducano risparmio energetico, sostituzione di materiali non rinnovabili, superfluità di sistemi ad alto impatto ambientale, riciclaggio, etc.

Soprattutto sarà molto importante il trasferimento di dette tecnologie in tempo utile ai paesi che mano a mano svilupperanno la propria capacità produttiva, in modo che consumi crescenti e sostenibilità vengano a coniugarsi piuttosto che divaricarsi. 

Sugli equivoci derivanti da siffatti polveroni sull’Ambiente (vedi), sulla Fame nel Mondo (vedi) e quindi sulle R. del P., prosperano molti avversari (pur se figli) della civiltà Occidentale (vedi) e del Capitalismo (vedi): riferendosi alla limitatezza delle risorse, gongolano con sarcasmo che “non c’è trippa per gatti”, volendo dire che i Paesi Ricchi (vedi) devono per forza ridurre drasticamente il loro tenore di vita, tornando indietro di svariati e imprecisati passi.

Peccato per loro che non sia vero, e che i limiti delle R. del P. siano mobili e non fissi, e per di più tendenti potenzialmente all’incremento.

Perché nel caso fosse ben fondato tale catastrofismo, sarebbe un piacere invitare i compagni a fare essi stessi azione di convincimento presso il Popolo (vedi) dei paesi ricchi, cioè presso la famosa Classe Operaia (vedi) ed altri ceti popolari. Questi ultimi infatti, che solo recentemente hanno potuto fare qualche settimana di vacanze, permettersi qualche “lusso” ed andare al cinema, dovrebbero “smettere di consumare”.

 

Rivoluzione Borghese

Momento e fenomeno storico in cui in diversi paesi europei la Borghesia (vedi), protagonista della Rivoluzione Industriale (vedi), sancì la sua supremazia economica e culturale già delineatasi da tempo, mediante la conquista del potere e il conseguente ridisegno dell’intera organizzazione statale e civile.

In Inghilterra la R. B. si compì nel ‘600 con Cromwell, in Francia nel 1789; entrambe furono molto cruente, specie la seconda. In Germania si ha la R. B. con Bismark sul finire dell’800, ma senza grandi sommovimenti. In Russia vi fu una R. B. nel 1905 (Kerenchij), ma fu presto soppiantata da quella comunista (1917). Pressoché tutti i popoli del nord e centro Europa procedettero ad una R. B., pur senza guerre civili: monarchie e nobiltà trovarono un qualche ruolo entro le nuove configurazioni, pur senza minarne il carattere innovativo e borghese.

L’Italia non ha mai conosciuto una R. B. e la sua impetuosa crescita economica e trasformazione sociale della seconda metà del Novecento sono avvenute in forme fortemente condizionate da una forma bizzarra di Nobiltà (vedi).

 

Rivoluzione Francese

Evento degli anni 1789-1815 con la quale la Borghesia (vedi) francese abbatté l’Ancien Régime (vedi).

 

Rivoluzione Industriale

Lo spirito libero e indagatore introdotto dal protestantesimo, congiunto all’arricchimento provenente dai nuovi continenti in via di colonizzazione, dettero luogo nel nord Europa ad un fortissimo incremento demografico e ad una stagione ottimista e progressiva, che ereditò in un certo modo l’Umanesimo cristiano e aprì il campo a considerevoli scoperte scientifiche lungo i secoli XVII° e XVIII°.  Nell’Inghilterra di fine Settecento, l’utilizzo del moto provenente da caldaie a vapore e l’allestimento di rudimentali telai meccanici per la produzione tessile, dettero inizio all’applicazione sistematica di mezzi tecnici innovativi (macchine) a tutte le manifatture, con grande aumento di produzione e ricchezza. Nel giro di pochi anni si innescarono meccanismi inarrestabili di spopolamento delle campagne, di urbanizzazione selvaggia, di sfruttamento (16 ore di lavoro al giorni, lavoro minorile), nonché di potenza nazionale.

Grazie alla R.I. l’Inghilterra, già potente sui mari, ne divenne regina e procedette alla rapida conquista del più esteso impero coloniale della storia.

Naturalmente la R.I. si espanse subito alle altre nazioni della regione (Paesi Bassi, Olanda, Germania, Scandinavia, Francia), dando luogo alle moderne società e sensibilità culturali. In Italia si comincia a parlare di R.I. negli ultimi due decenni dell’Ottocento.

 

Scandalo

In effetti, come molti osservatori riconoscono, è uno S. che a fronte di molti Paesi Ricchi (vedi) ne esistano di motissimi -dopo tutto a distanza di poche migliaia o addirittura centinaia di chilometri- così poveri da offrire quotidiane immagini di fame, denutrizione, sofferenza.

Forse la spiegazione sta nel fatto che il Capitalismo (vedi) è meno potente o ambizioso di quel che si dice. Il capitalismo è un "rullo compressore" fin dove arriva, ma arriva solo (questa è la sua "modestia") dove viene creato e reclamato, cioè dove -per quanto primitiva- c'è almeno una categoria, una classe, una regione, un gruppo, etc. interessato -e comunque ivi impiantato- che attivi un circuito economico (estrazione, esportazione, coltivazione, lavorazione, commercializzazione, etc.).

Le zone ove ad una natura che non offre motivo (ad alcuna azienda o potenza già esistente) di andare ed agire, si somma l'assoluta indisponibilità della popolazione locale ad attivare circuiti economici (per inedia, per guerre e cause politiche, per arretratezza endemica e paralizzante, per superstizione o altri motivi psicologici e culturali), sono le zone di maggiore sofferenza.

In tali frequenti casi e aree geografiche servirebbe attivare un "principio generatore". Dopo la stagione insoddisfacente degli Aiuti (vedi) direttamente in moneta, ora ci si sta orientando su interventi "per progetti". In ogni caso servono capitali di investimento. Quelli stanziati e in via di stanziamento dai governi dei Paesi Ricchi (vedi, anche G8), sempre che a buon fine, anche se consistenti in cifra assoluta, non sono sufficienti ad innescare processi veloci e visibili nel breve tempo.

Servirebbero i capitali privati, esattamente quelli che normalmente nel mondo si spostano a caccia di remunerazione. Ma in assenza del circuito virtuoso, la remunerazione non avviene ed i risparmiatori d'occidente (di ogni classe sociale, compresi praticamente tutti i genitori dei simpatizzanti del Movimento -vedi), investono in borse e titoli che diano affidabilità e remunerazione.

L'esempio positivo del microcredito in Bangladesh, attivato autonomamente da persone e famiglie locali, dimostra tuttavia l'importanza cruciale sia di capitali iniziali, sia di persone con idee in testa.

Il capitalismo insomma, non è nè causa nè panacea dello S., ma proprio la sua demonizzazione -tra altri fattori- impedisce di vedere le cose maggiormente efficaci e necessarie, e spiega perché i decenni passano invano.

 

Schiavismo

Dopo l'epoca classica (Greci e Romani), lo S., grazie anche al Cristianesimo, scomparve lungo tutto il Medioevo europeo, pur mantenendosi vivo in altre parti del mondo, a partire dal vicino mondo islamico.

Riapparve con virulenza e forza inaudita col Colonialismo (vedi) dell'Europa settentrionale ed atlantica, aprendo una delle più tragiche pagine della storia dell'umanità. Quasi l'intera Africa ne risultò saccheggiata, per deportarne le popolazioni nel nuovo continente americano.

La lotta per l'emancipazione degli schiavi continuò e continua contro la segregazione e le discriminazioni razziali (solo negli anni '60 del XX° secolo i Neri ebbero diritto di voto in Usa), praticate per lo più in luoghi, epoche e paesi di derivazione protestante.

 

Scientifico

Metodo fondato sul riscontro empirico e accertato tra causa ed effetto. Però a volte la sua applicazione risulta assai poco oggettiva, come quando viene invocato per stroncare la cura Di Bella (mancanza di sufficienti test di laboratorio), e però subito dopo -da parte grossomodo delle stesse persone ed aree politico/culturali- viene totalmente ignorato nella lotta al cosiddetto Elettrosmog (vedi).

 

Scientismo

Quasi uguale a Positivismo: eccesso di speranze nella Scienza (vedi) e nella Tecnica (vedi).

Tali illusioni di Progresso (vedi) illimitato e ormai senza più ostacoli, permearono gran parte della cultura e del comune sentire (per lo più invero borghese e cittadino) degli ultimi decenni dell’Ottocento e dei primi anni del ‘900, ricevendo però una drammatica e tragica smentita con la prima guerra mondiale (1915-18).

Si parlò in particolare di S. riguardo al tentativo di teorizzare, proprio grazie alla straordinarietà delle scoperte scientifiche, la fine di Dio e della Religione.

 

Scienza

Attività sistematica di indagine e conseguente teoriazzazione delle regole e leggi della natura, secondo criteri di riscontro oggettivo ed empirico.

 

Scuola Privata

Da tempo i fautori della S. P. (in primis il mondo cattolico, che a partire dall'unità d'Italia rivendica un suo spazio nell'educazione, avendone per secoli detenuto il monopolio) chiedono la istituzione di un "buono scolastico" (cifra ideale indicante il costo per lo Stato -vedi- di uno scolaro medio) da assegnare alle famiglie, in modo che queste ultime siano libere di "spenderlo" nell'istituto scolastico (statale o privato) di propria fiducia. La S.P., secondo tali richieste, godrebbe del solo "buono", ma non certo delle cospicue risorse necessarie al suo impianto, che rimangono a carico del soggetto privato.

Tale proposta rispetta il limite posto dalla Costituzione italiana, che naturalmente prevede la S.P., ma col preciso limite che "essa non costituisca per lo stato costi aggiuntivi". Infatti per lo stato il costo dello scolaro rimane lo stesso, sia che il "buono" venga speso in un istituto statale che in uno privato.

Ciò premesso non ha alcun fondamento la distinzione polemica tra scuola pubblica e privata: entrambe sono senz'altro pubbliche, cioè vi può accedere chiunque vi voglia spendere il suo buono. E' in sostanza la stessa cosa di quel che avviene quando si sceglie un bar per prendere il caffe: tutti i bar sono privati, ma sono esercizi pubblici, ed il cliente porta al preferito le sue mille lire.

Tale riduzione del monopolio statale incontra la naturale esigenza di pluralità e complessità delle moderne società: beninteso le S.P., qualunque sia il loro orientamento ed indirizzo, dovranno avere un comune denominatore formativo ed educativo, riconosciuto dalla stato, a doverosa garanzia della comune convivenza civile e nazionale.

Ben oltre le scuole cattoliche potrebbero giovarsi del contributo statale scuole di qualsiasi orientamento culturale capace e desideroso di organizzarsi (ad esempio una scuola britannica, una islamica, una scuola operaia, etc.).

Il monopolio statale della scuola è un'eredità prevalentemente nazionalistica dell'Ottocento e risulta superata in tutti i paesi del mondo occidentale (ove da decenni contributi statali aiutano la S.P.).

In ogni caso, anche senza le premesse anzidette, un finanziamento statale tout court della S.P. non avrebbe nulla di scandaloso, essendo questa un’epoca caratterizzata proprio dalla presenza pervasiva e capillare dell'intervento statale, a favore dell'industria, del commercio, dell'artigianato, della cultura, degli spettacoli, dell'Arci, di una miriade -talora anche comica- di soggetti ed associazioni... Non si capisce perché, tra tanto fiume di contribuzioni pubbliche a favore di privati, debbano suscitare scandalo solo quelle attinenti il mondo scolastico. Vedi anche Meritocrazia.

 

Seattle

Città degli Usa salita agli onori delle cronache nel Novembre 1999 grazie a manifestazioni e violenti scontri di piazza con la polizia, per protesta contro il W.T.O (vedi). I motivi e gli argomenti rimasero secondari rispetto alla forza delle immagini televisive, che finalmente potevano catalizzare umori e malumori diffusi tra molti giovani dell’intero occidente, che a questo punto si sentirono legittimati, anzi obbligati, dall’epifenomeno Nordamericano (basta la parola).

Ne scaturì la moda di provocare scontri cruenti -anche mortali- ad ogni occasione di vertici internazionali, a prescindere dai loro contenuti ed obbiettivi (vedi G8).

 

Sesso-Soldi-Successo (le tre esse)

A leggere certi giornalini di parrocchia sembrerebbe che le tre esse siano una recente diabolica invenzione di un certo Berlusconi, milanese vissuto a cavallo dei secoli XX° e XXI°. Pare invece (secondo studi più approfonditi) che accompagnino l’umanità dal primo giorno di Adamo ed Eva.

Alcuni scienziati particolarmente impertinenti, per di più, hanno addirittura ipotizzato che senza un istinto sessuale quale quello normalmente diffuso nel pianeta, non si riuscirebbe a spiegare con motivazioni razionali perché mai l’umanità, nonostante una serie sterminata di guerre, pestilenze, stermini, disgrazie, perdite di senso e tribolazioni infinite, si ostini ancora a procreare.

Altri ancora più sfacciati, hanno osato affermare che il successo nei tentativi e nelle aspirazioni umane al miglioramento della propria condizione di vita quotidiana (vedi Progresso), che poi fatalmente si traducono in denaro, sono la molla naturale grazie alla quale gli umani, o parti significative di loro, hanno conquistato standards di sopravvivenza superiori al semplice strisciare come bruchi per terra.

 

Sfruttamento

Parola ambigua: può indicare l’ingiusta (insufficiente) mercede, ma anche, marxisticamente parlando, ogni rapporto di lavoro subordinato, ove invece                   -necessariamente- il compenso deve rimanere inferiore al valore del lavoro prodotto, poiché quest’ultimo è indispensabile per finanziare anche: scorte e investimenti, oneri vari, legittimo profitto d’impresa.

 

Sindacati

Organizzazione dei lavoratori, finalizzata alla difesa, tutela e promozione delle proprie condizioni di lavoro e di vita. Nacquero insieme al Socialismo (vedi).

In Italia, la stagione di lotte sindacali e considerevoli conquiste dei decenni 1950/70, portò all’affermazione di una confederazione di tre sindacati (Ggil, Cisl e Uil) maggiormente rappresentativi, che negli anni successivi ha assunto un ruolo preminente nella vita politica. Tuttavia il movimento sindacale italiano ha sofferto sempre, in maniera decisiva, di scarsa autonomia dai partiti, cosa che ha portato i S. ad assumere ruoli e funzioni via via sempre più istituzionali, a staccarsi dalle mutanti condizioni della base (Classe Operaia –vedi, ma non solo) ed a ritrovarsi forte, gia dagli anni ’90, solo presso i pensionati e i Dipendenti Pubblici (vedi).

L’incancrenirsi di tali dinamiche degenerative imprigionava i lavoratori dipendenti dentro la loro stessa “forza” sindacale. Non altrimenti può spiegarsi il fatto che salari e stipendi italiani (una ricca Nazione -vedi- quinta o sesta nella graduatoria economica mondiale) all’alba del nuovo millennio presentino una consistenza di molto inferiore (la metà, spesso un terzo), a quelli francesi, tedeschi, svizzeri, scandinavi, o di altri paesi di analogo tenore di vita.

 

Sinistra

Area culturale e politica molto vasta e variegata, così diversificata da assumere, nel tempo e nello spazio, posizioni contrapposte; appare comunque accomunata dal desiderio di attenuare o eliminare i tratti peggiori della persona e dei popoli (egoismo, aggressività), mediante la costruzione di istituzioni capaci di sviluppare sentimenti nobili di socialità e solidarietà. Possiede pertanto un’istintiva preferenza per l’iniziativa statale e per le cose pubbliche in confronto a quelle private.

Presenta spesso una predilezione per il nuovo (progressismo), contrapposto al conservatorismo, nella diffusa convinzione che i tratti peggiori del comportamento umano provengano da particolari forme giuridiche e culturali cristallizzatesi o fossilizzatesi nel tempo. Tuttavia distingue male o punto quanto nel conservatorismo vi sia di positivo e perfino di rivoluzionario. Il suo limite storico, specie in Europa, è di non avvedersi di diventare conservatrice, ostile alle aspirazioni popolari, intellettualistica, elitaria, in una parola antiprogressista.

 

Socialismo

Movimento politico ottocentesco, scaturito nell’onda lunga della modernità, dell’Illuminismo (vedi), della Rivoluzione Industriale (vedi), del Liberalismo (vedi), del Risorgimento.

Insieme al verbo repubblicano (che scardinava il millenario istituto della monarchia), dopo la fase iniziale delle sette carbonare e massoniche, il S. rappresentò per un secolo (fino alla rivoluzione comunista di Russia, 1917) il massimo di antagonismo sociale.

Il S. in sostanza sentì l’ingresso della grandi masse rurali e urbanizzate nella storia civile e politica delle città e nazioni, lo organizzò in partiti e lotte sociali, contrapposte all’Ancien Règime (vedi) ed alla rapacità delle nuove classi borghesi e industriali.

Ebbe molte anime e derivazioni (un ramo s’indirizzò subito verso l’Anarchia -vedi), oltre a moltissimi tentativi pratici. Altri rami cercarono di trovare una convivenza con la religione e col sentimento nazionale; altri dettero forma alla socialdemocrazia, ovvero al tentativo di coniugarsi col Capitalismo (vedi). Il Fascismo (vedi), specie italiano, fu un ramo del S. Un ulteriore ramo importante sfociò nel Comunismo (vedi).

 

Solidarietà

Ormai parolaccia brandita da ogni sorta di fautore dell’Assistenzialismo (vedi) del Parassitismo (vedi), dello Statalismo (vedi), per perorare e pretendere non già la soluzione dei problemi dei ceti deboli della compagine sociale (pensionati al minimo, malati, disabili, poveri, immigrati), bensì per farsi scudo di questi e così scroccare ancora maggiori prebende, sinecura, e ulteriori posti di “lavoro” presso i cosiddetti enti pubblici.

In Italia si assiste quotidianamente al paradosso di molti fautori della S. che ironizzano e ostentano istintiva antipatia verso l’Impresa (vedi), il Capitalismo (vedi), la Ricchezza (vedi), la Competività (vedi), “il dio Pil” (vedi), il Denaro (vedi), ignorando bellamente -con grande sprezzo del ridicolo- che solo da questi ultimi fenomeni possono provenire risorse per la S.

In povertà cosa si potrà mai distribuire tra i Poveri (vedi)? La miseria?

Non a caso siffatti paladini della S. sono al 99% Dipendenti Pubblici (vedi) in pensione o no.

 

Speculazione Edilizia

Secondo un diffuso senso comune si ha S.E. ogni qual volta un edificio è più alto di quattro o cinque piani. In verità l'alta densità edilizia è la caratteristica fondante dei centri storici, ed anche dei fascinosi centri direzionali delle metropoli nordamericane. L'alta densità edilizia risponde anche oggi a criteri di minor consumo dei suoli e di risparmio energetico.

L'Italia ancora non è riuscita a mettere a fuoco i veri nodi della S.E. (invece ben individuati nella legge urbanistica del 1942), che sono il regime dei suoli (ovvero chi deve godere dell'incremento di valore delle aree edificabili) e l'onere delle urbanizzazioni (cioè chi deve tirar fuori i quattrini necessari a dotare i nuovi quartieri di tutto ciò che serve intorno ai nuovi volumi, strade, marciapiedi, fognature, luce, gas, verde, etc.).

Il commercio delle aree edificabili, cibo prediletto della S.E., nonché l'interessato lassismo verso gli obblighi dei costruttori, sono il cibo quotidiano del consenso politico dei sindaci italiani.

 

Statalismo

Deformazione dell’organizzazione statale, in direzione della eccessiva sua presenza e invadenza. In Italia lo S. risulta particolarmente favorito dal coniugarsi delle storiche caratteristiche parassitarie della Nobiltà (vedi) con la mentalità socialcomunista, che vede nella gestione statale l’antidoto ai vizi e abusi della libera iniziativa economica: da siffatto bizzarro matrimonio sorte la giustificazione teorica alla elefantiasi statale e burocratica.

 

Stato

Organizzazione della società, valida entro i confini nazionali, che si materializza nell’insieme variegato e complesso di tutti gli uffici e apparati pubblici (vedi Burocrazia e Pubblica Amministrazione).

Ogni Nazione (vedi) ha un’organizzazione dello S. diversa, appropriata al proprio genio. Noti e significativi sono gli screzi maturati entro al Cee tra francesi e tedeschi alle prese con reciproci modelli organizzativi.

Per i vizi acquisiti di Statalismo (vedi) e Clientelismo (vedi), oggi lo S. italiano costituisce la più possente e illegittima privatizzazione di risorse pubbliche mai registrata al mondo, a favore di una oligarchia di fatto di circa 4/5 milioni di italiani (vedi Nobiltà).

 

Stato Sociale

In origine, insieme di strutture statali previdenziali ed assistenziali (vedi Ammortizzatori Sociali), ideati per soccorrere persone e famiglie in difficoltà economica (disoccupazione, malattie, vecchiaia, etc.) e per evitare che aggravassero questioni sociali e politiche.

In Italia il fondamento dello S.S. fu allestito dal Fascismo (vedi).

Nel mondo contemporaneo i mutati scenari della Globalizzazione (vedi) e della Competizione (vedi), impongono in tutta Europa una riconfigurazione nuova ed adeguata dello S.S. a suo tempo conquistato (vedi Lavoro Interinale).

Per questo molti critici del Capitalismo (vedi), negando la legittimità dei nuovi scenari, chiamano “attacco allo S.S.”, tutta l’odierna elaborazione riformatrice.

In tali polemiche lo S.S. diventa un oggetto tanto misterioso quanto declamato ad ogni piè sospinto. Se viene chiesto a bruciapelo a chi ne sta pronunciando con foga il sacro nome, “ma cos’è questo stato sociale?”, facilmente si avrà un crollo dell’espressione somatica prossimo alla paresi. Infatti detto interlocutore, in una prima frazione di secondo, starebbe per snocciolare una serie di servizi essenziali, quali “scuole” “asili” “anziani” “pensioni” “handicaps” “disoccupati” “malati” “immigrati”, ma subito dopo, sorprendendosi a realizzare che la colossale spesa pubblica “sociale” si e no riesce a sfiorare le anzidette “problematiche”, gli si ghiaccia il sangue all’improvviso (appunto emiparesi).

Più scientificamente: enorme flusso di denaro pubblico necessario per l’allestimento di altrettanti apparati pubblici, che nel pretesto di alleviare e risolvere i disagi delle categorie più deboli del corpo sociale, “alleviano e risolvono” sopra ogni cosa la condizione dei propri addetti (detti anche Dipendenti pubblici o burocrati, vedi).

Dal ché le resistenze conservatrici alla riforma dello S.S.

 

Sviluppo

Parola quasi identica a Progresso (vedi). Indica il materializzarsi della tendenza naturale di singoli, famiglie, popoli e nazioni a migliorare la propria condizione. Viene costantemente perseguito da qualsiasi governo (a parte i rari casi di governanti folli), democratico o dittatoriale, legittimo o arbitrario, mediante lo studio e l’impiego più o meno efficace di mezzi capaci di incrementare la capacità produttiva e la Ricchezza (vedi), singola e collettiva.

Su “Repubblica” di sabato 11 agosto 2001 appare una lunga intervista con presidente della repubblica comunista cinese. Egli è orgoglioso che il Pil cresce e crescerà nel prossimo decennio del 7% annuo; che i consumi diventeranno “da paese medio” nel giro di 50 anni; che le imprese hanno cominciato a licenziare poiché non ha senso tenere pesi morti; che i licenziati devono trovarsi un nuovo lavoro “noi naturalmente li aiutiamo in questo”.

Poche settimane dopo la Cina entrava nel W.T.O. (vedi), con manifestazioni di giubilo popolare analoghe a quelle per la designazione a sede dei giochi olimpici del 2012.

 

Sud Italia

Vedi Meridione

 

Tasse

Vedi Fisco.

 

Tecnologia

Applicazione pratica dei traguardi scientifici.

Pur avendo la migliore cultura occidentale superato da un pezzo le illusioni del Positivismo ottocentesco (progresso illimitato e parallelo alla felicità dei popoli) e financo dello Scientismo (vedi), non è chi non veda che la T. rimane un fattore di straordinaria importanza, per la limitazione e/o eliminazione dei molti tipi di Inquinamento (vedi), contro la fame nel mondo, per la diffusione di standards di vita elevati o quantomeno soddisfacenti.

Ultimamente è emerso il problema del possesso della T., ovvero dei relativi Brevetti industriali (vedi), specie riguardo alle Biotecnologie (vedi) e i conseguenti Ogm (vedi).

Caratteristica importantissima della T. è che mediante il suo costante sviluppo e conseguenti innovazioni, il monte di Risorse del Pianeta (vedi) rinnovabili e non, disponibili per l’uso umano (riserve energetiche, suoli coltivabili, etc.), non rimane fisso, ma tende ad incrementarsi e dilatarsi, secondo carattersitche simili -mutuando un termine matematico- al “tendente all’infinito”.

 

Terrone

Aggettivo dispregiativo rivolto dagli italiani del nord a quelli del sud, accusati di essere gli inventori o quanto meno i principali patogeni di Assistenzialismo (vedi), Clientelismo (vedi), Parassitismo (vedi), Familismo (vedi), Statalismo (vedi) e altre qualità non invidiabili. Il confine risulta indefinito ma molto mobile: per i padani sono T. tutti quelli a sud di Bologna, per i bolognesi quelli a sud di Firenze, per i Fiorentini quelli a sud di Arezzo, per gli aretini quelli a sud di Arezzo, per i Perugini quelli a sud di Foligno, per gli aquilani quelli a sud di Napoli e via di seguito fino a Malta.

Siccome le differenze regionali risultano tanto più macroscopiche quanto più si guardano da vicino, e siccome sul piano sostanziale i difetti elencati al comma precedente sono in verità ben presenti, pur se in misura minore, anche nelle regioni del nord, risulta assodato che per gli scandinavi, i nord europei in genere e perfino per gli svizzeri, i T. e la Terronia cominciano immediatamente sotto le Alpi.

 

 

Terzomondismo

Atteggiamento che tende a modellare l'intero universo delle questioni politiche (dei cinque continenti) facendo centro sui paesi Poveri (vedi), peraltro non solo quelli a suo tempo colpiti da Colonialismo (vedi) e Schiavismo ( vedi), pretendendo di farne il baricentro privilegiato del presente e del futuro, meglio se in danno della Ricchezza (vedi) dei Paesi Ricchi (vedi).

 

Tettamanzi

Cardinale di Genova. Di fronte ai proclami di Agnoletto (vedi), di Casarini, di Bertinotti circa l’illegittimità del G8 (vedi); di fronte ai propositi dichiarati e preparati (esercitazioni in spiaggia, davanti alle tv) di assalto alla Zona Rossa (vedi), il T. non trovava di meglio che schierarsi “apertamente” con i manifestanti del cosiddetto Popolo di Seattle (vedi), incitando così decine di migliaia di giovani a confondersi coi violenti spontanei e preordinati, nonché a farsi bastonare dalla Polizia (vedi).

Forse voleva dire che anche lui piange per la fame nel mondo, ma, sprovveduto, non s’avvedeva della trappola politica ordita dai comunisti, che cercavano e ottenevano il morto, il massimo di devastazione della città e il massimo clamore antigovernativo anche e soprattutto in sede internazionale.

Tanto che più d’uno, guardando i moti da un lato e il cardinale dall’altro, s’è chiesto: ma dove recluta il Vaticano i suoi generali?

 

Tobin Tax

Proposta degli anni ’70 di tassare le operazioni finanziarie di borsa per costituire fondi a favore dei paesi affamati. Il suo punto debole è nella impossibilità tecnica di imporla a tutti paesi che “giocano” in borsa (quindi con grave rischio di un improvviso e immeritato vantaggio per paesi asiatici industrializzati, in danno degli europei e occidentali che eventualmente applicassero la T. T.), ma anche nel ritenere che il problema fondamentale dei paesi poveri sia nella scarsità di fondi, quando invece (vedi Aiuti e Fame nel Mondo), il problema fondamentale è nell’abuso di dette risorse, nonché nella mentalità passiva di molti popoli interessati.

Non per nulla i più focosi fautori della T.T. appaiono gli esponenti di associazioni umanitarie e No-global, vedi (tutti rigorosamente occidentali), che con tale tassa potranno viaggiare perennemente in prima classe.

 

Tolleranza

Virtù che manca molto a numerosi paesi e culture non occidentali, lasciando facilmente immaginare che la polizia cinese o la polizia iraniana o la guardia del corpo del re del centr’Africa risolverebbero eventuali problemi di Black Bloc (vedi) ed affini in due minuti di mitraglia.

 

Tute Bianche

Moda recente di taluni manifestanti detti No-global (vedi), aderenti in massa al Movimento (vedi), consistente nell’indossare una tuta bianca (nelle settimane anteriori a Genova il suo prezzo era di molto lievitato, dopo tutto seguendo la semplice Logica del mercato -vedi-, ma la mamma gliel’ha comprata lo stesso) e una maschera antigas. Largamente inquadrati nelle schiere dei Centri sociali (vedi) facenti capo a Casarini o non, protagonisti di scontri violenti con la Polizia (vedi) sia a Napoli -marzo- che a Genova -luglio-. Le cosiddette T. B. nobilitano le proprie gesta con argomenti di tipo Ambientalista (vedi) e Terzomondista (vedi).

 

Tute nere

Abbigliamento dei Black Bloc (vedi).

 

Variante di valico

Nuovo tronco autostradale da affiancare all’esistente Firenze-Bologna. Se ne parla da trent’anni. Anche se l’Italia conquistasse un positivo riequilibrio tra gomma, ferro e acqua (strade, ferrovie e navi), la quota fisiologica di autoveicoli in circolazione richiederebbe anche in tale nuovo e positivo scenario un raddoppio dell’attuale dotazione di attraversamento automobilistico dell’Appennino.

Gli oppositori della V. di V. dimenticano, accampando preoccupazioni per l’equilibrio ambientale dell’Appennino tosco-emiliano, che oggi esistono tecniche di costruzione delle infrastrutture viarie (strade e ferrovie) in grado di salvaguardare gli habitat animali, le risorse idriche, le qualità paesaggistiche e quant’altro dei territori attraversati.

 

Verdi

Partito politico che in Italia non è mai riuscita a decollare per il semplice motivo che le tematiche dell’Ambiente (vedi) usate dall’Ambientalismo (vedi) nostrano, sono state più che altro pretesto e motivo per lotta politica di sinistra contro la destra, o di parte della sinistra contro altra della sinistra.

 

Welfare

Vedi Stato Sociale.

 

W.T.O.

World Trade Organizzation (organizzazione mondiale del commercio). Stabilisce regole tra le nazioni per ordinare gli scambi commerciali. Tutti i paesi poveri ancora fuori del W.T.O. "fanno carte false" per entrarci, perché ciò significa beneficiare dei circuiti dell'economia mondiale, che in ogni caso, qualsiasi siano le iniquità e gli aspetti negativi, portano Sviluppo economico (vedi), incremento della Ricchezza (vedi) nazionale e del relativo Pil (vedi).

Sigla diventata familiare in occasione dei fatti di Seattle (vedi).

 

Zona Rossa

Contrariamente allo stupore perfino di un magistrato della repubblica italiana (pensa un po’ tu in che mani siamo), che accodandosi a ben altra canea (di politici, professori, giornalisti e perfino preti) strillò anche lui, poche settimane prima del G8 (vedi) di Genova, che la linea rossa era illegittima poiché la costituzione garantisce la libertà di manifestazione, giova ricordare che tutti gli stati liberali moderni riconoscono da sempre nella garanzia dell’ordine pubblico un motivo sufficiente per limitare temporaneamente la predetta libertà (quante manifestazioni furono vietate negli anni ’70 ad extraparlamentari e missini?).

A Genova la Zona Rossa (vedi) segnava l’area di svolgimento del vertice, che molti manifestanti e i loro organizzatori dichiaravano da mesi di voler “pacificamente” violare e forzare, come del resto già fatto a Seattle, a Praga ed in altre città ospitanti vertici internazionali; ne consegue che il motivo di ordine pubblico, nel caso del G8 di Genova, fu più che giustificato; il suo assalto fu preordinato al fine di farci scappare il morto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

                                               INDEX

 

Premessa


 

Acqua

Agnoletto

Agricoltura Biologica

Aids

Aiuti

Alta Velocità

Ambiente

Ambientalismo

Americanismo

Ammortizzatori Sociali

Anarchici

Ancient Règime

Animalismo

Annullamento del Debito

Antiamericanismo

Antioccidentale    

Art. 18

Assistenzialismo

Autoritarismo      

 

Banche       

Benessere                      

Biotecnologie       

Black Bloc                    

Borghesia                               

Bovè                             

Bretton Wood        

Brevetto Industriale  

Burocrazia                     

 

Capitalismo

Carabinieri                     

Cariche della Polizia

Cattocomunisti     

Cattolici                        

Celere                           

Centro Sociale       

Cileno                           

Classe Operaia

Clientelismo

Clientes                         

Clonazione

Colonialismo

Competizione

Comunismo

Conflitto d’Interessi

Conflitto Sociale

Consociativismo

Consumismo

Coop

Credito                                                                

Debito

Deficente Organico

Deforestazione

Democrazia

Denaro

Deregolation

Deriva Plebiscitaria

Destra

Devolution

Diaz

Dio Denaro

Dipendenti Pubblici

Disagio Giovanile

Disoccupati/zione

 

Economia

Elettrosmog

Energia

Extracomunitario

 

Fame nel Mondo

Familismo

Fascismo

Federalismo

Fisco

Forbice

 

G8

Genoa Social Forum

Globalizzazione

Gregge

 

Kioto

 

Illuminismo

Immigrazione

Imperialismo

Impresa

Informazione

Inquinamento

Internazionalismo

Investimento

Islam

 

Lavoro

Lavoro Dipendente

Lavoro Interinale

Liberalismo

Liberismo

Logica del Profitto

Logica del Mercato

Lotta di Classe

 

Mafia

Magliette a Strisce

Marxismo

Materialismo

Medio Evo

Mercato

Meridionale

Meridione

Meritocrazia

Mose

Movimento

Multiculturale

Multietnico

Multinazionale

 

Nato

Nazione

Neoliberismo

New Economy

Nobiltà

No Global

Nordest

 

Occidente

Ogm

Oligarchie

Opposizione Sociale

 

Pacifisti

Paesaggio

Paese

Paese Normale

Paesi Ricchi

Pauperismo

Pensiero Unico

Pianificazione

Piccolo-borghese

Pil

Plutocrazia

Politicamente Corretto

Polizia

Ponte sullo Stretto

Popolo

Popolo dei Fax

Popolo delle partite Iva

Popolo di Seattle

Potere

Poveri

Proletariato

Protezionismo

Principio di Precauzione

Privato

Profitto

Progresso

Pubblico

Pubblica Amministrazione

Pubblico Impiego

 

Razzismo

Rendita

Repressione

Ricchezza

Ricchi

Rifiuti

Risorse del Pianeta

Rivoluzione Borghese

Rivoluzione Francese

Rivoluzione Industriale

 

Scandalo

Schiavismo

Scientifico

Scientismo

Scienza

Scuola Privata

Seattle

Sesso-Soldi-Successo

Sfruttamento

Sindacati

Sinistra

Socialismo

Solidarietà

Speculazione Edilizia

Statalismo


Stato

Stato Sociale

Sviluppo

Sud Italia

 

Tasse

Tecnologia

Terrone

Terzomondismo

Tettamanzi

Tobin Tax

Tolleranza

Tute Bianche

Tute Nere

 

Variante di Valico

Verdi

 

Welfare

W.T.O.

 

Zona Rossa