Una cosa invece dove la crisi è certa, almeno nel mondo occidentale e non di meno in Italia, è il linguaggio: la gente, le persone, i mass media -o meglio, determinati orientamenti psico-culturali presenti all’interno di ogni singola società complessa- “parlano” 24 ore al giorno ma non si ascoltano, non riescono a comunicare, anche volendo. Piuttosto si sovrappongono.
Ho
infatti notato più volte che nel sorgere di una discussione via via animata e
polemica (al bar, a casa, tra amici e colleghi), quasi sempre c’è qualcuno che
si mette d’animo buono a voler pacatamente comprendere, quasi tace ed aspetta
che l’altro parli (più o meno con foga). Ma il buon tentativo fallisce presto,
non per sopravvento del malanimo o del maligno, bensì per un motivo sfuggente
ma preciso: diverse parole usate nella discussione si caricano di significati
diversi a seconda di chi le pronuncia.
Qui
scatta il corto circuito della comprensione (e delle buone maniere).
Faccio
l’esempio di una parola “neutra” (nel senso che non è nemmeno contemplata in
questo Glossario, poiché priva di particolare importanza nell’attuale lessico
politico): “museo”.
Nella
stessa pagina di una qualsiasi cronaca locale è possibile trovare la parola
“museo” sia in senso negativo (ad esempio alcuni cittadini scrivono al sindaco
affermando che “non vogliamo ridurre il nostro quartiere a museo”, intendendo
dire che non lo vogliono inaccessibile, “morto” e noioso), ma anche in senso
positivo, ad esempio una nuova
iniziativa che vuole valorizzare le bellezze artistiche ed architettoniche
della città, ed organizza tours e itinerari vivaci e attraenti, magari
intitolati “Urbino città museo”.
Molti
equivoci sono assai meno innocui del museo.
La
Genova del G8, ad esempio, ci ha mostrato bene quanti giovani siano pronti a
sfidare addirittura la morte per idee e concetti molto radicati nella loro
mente, ma che probabilmente sono maturati su parole dal significato assai
dubbio, tanto che a scavare appena un po’, quelle parole -e ciò che vi si è
apparecchiato sopra- potrebbero crollare di colpo.
Insomma, è bene cominciare a fare un po’ di chiarezza.
Ne va, come s’è visto, della vita di parecchie persone.
Insieme a Energia
(vedi) e Rifiuti (vedi), costituisce la triade di massimi problemi
ambientali dell’epoca contemporanea. Presenta il problema strutturale di una
capacità di reperimento/rigenerazione per usi umani inferiore al suo consumo,
specie applicando anche ai paesi in via di sviluppo (su scenari prossimi e
futuri) gli stessi standards d’uso dei paesi ricchi.
Tuttavia, sia per la
coscienza acquisita dai paesi maggiormente consumatori, sia per la tecnologia
via via applicata, il problema risulterà molto dipendente dallo stesso sviluppo
tecnologico (depurazioni, ricircolo, risparmi, desalinizzazione, etc.) e dalla
capacità di trasferirlo in tempo utile alle nazioni di incipiente grande
consumo.
Strano e spiritato soggetto, leader del cosiddetto Genoa Social Forum, radunava a Genova nel luglio 2001, insieme ad altri tribuni come un certo Casarini e Fausto Bertinotti, circa 200.000 persone, contro la Globalizzazione (vedi) e per la fame nel mondo.
La sua stranezza consiste in una spiritata ambiguità. L’Ambiguità consiste nel dichiarare pacifista se stesso e i suoi adepti pur affermando nel contempo che:
- “il G8 è illegittimo”;
- “la linea rossa è illegale”;
- “forzeremo pacificamente le linea
rossa”
- “opporremo resistenza pacifica” (a chi
dovesse opporsi alla forzatura della linea rossa, n.d.r.).
Da
siffatta accozzaglia di umori, non potendo che scaturire gravi stupidaggini,
chiedeva con congruo anticipo di tempo:
- che
i poliziotti venissero ridotti in numero;
- che
bastonatori internazionali, tra cui i famigerati Black Bloc (vedi),
potessero liberamente entrare in Italia e dare man forte ai Paficisti
(vedi) locali;
- che otto capi di stato rinunciassero ad
incontrarsi, o al più chiedessero a lui l’autorizzazione o alla sua ragazza;
- assisteva infine soddisfatto in
spiaggia ad allegre esercitazioni di scontri con la polizia (un po’ più fosca
in verità, fu la realtà che andavano buscando).
Istigava
pertanto a delinquere, nonché propalava notizie false e tendenziose atte a
turbare l’ordine legalmente costituito: il tutto sfociava infine -nei giorni
19, 20 e 21 luglio- in gravissimi scontri con le diverse polizie italiane, che
causavano un morto, alcuni comatosi e migliaia di feriti.
Già
consulente ministeriale, veniva immediatamente licenziato per aver tentato la
rivoluzione a spese dello Stato (vedi). Tipico frutto dei non sense e
dei corto circuiti logico-mentali prodotti da decenni di Catto-comunismo
(vedi) e di “Politicamente corretto” (vedi).
Ottima tendenza
affermatasi verso al fine del XX secolo nelle società a capitalismo maturo che
favorisce produzioni agricole che non ricorrono -nel loro processo produttivo e
manipolativo- a ritrovati chimico/sintetici. Dà luogo a produzioni genuine o
almeno più genuine; ricerca soluzioni ai problemi di produzione (protezione da
patogeni, parassiti, etc.) a loro volta naturali. Comporta necessariamente
prezzi più alti delle produzioni convenzionali, problema comunque superato
dall’ampiezza del mercato delle stesse società evolute.
Presenta un limite
strutturale nel bisogno di più grandi estensioni (in confronto alle produzioni
convenzionali intensive), che richiederebbe la superficie di tutte le foreste
del pianeta solo per sfamare metà della popolazione mondiale.
Aids
Malattia che deve la
fortuna dei molti investimenti internazionali finalizzati a combatterla alla
sua diffusione pericolosa anche nei paesi ricchi; ed al fatto che tra le sue
principali vittime/propagatori risultano gli omosessuali, costituiti in potente
lobby nordatlantica.
Aiuti
Dicesi di
trasferimento di capitali, beni e know-how di nazioni ricche in favore di paesi
poveri o affamati. Parola che nel tempo si carica di ambiguità, poiché non
risulta sempre chiaro se gli A. sortiscono effetti positivi o nagativi:
a volte sembrano un mezzo di normalizzazione dei rischi -per i Paesi Ricchi
(vedi)- derivanti dai problemi irrisolti del terzo mondo, come la
sterilizzazione ed altre pratiche di controllo demografico, talora indicate
dall’organizzazione mondiale della sanità (OMS).
Assai dubbie anche
determinate scelte della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale,
(vedi Fame nel Mondo).
Gli A.
sovente vedono illanguidire il proprio flusso di denaro sia all’origine
(logiche ministeriali, “esperti e consulenti”, etc.), che alla fine
(dissipazione da parte delle classi dirigenti dei paesi destinatari).
Quest’ultimo
aspetto, ovvero l’abuso dei denari degli A. da parte dei dittatori
locali, ha fatto recentemente parlare di “fallimento della fase di A. in
denaro”, ed ha indotto a sperimentare forme di A. “per progetti”.
Il problema
fondamentale degli A., infatti, è il dilemma se continuare a consegnare
risorse nelle mani delle oligarchie locali (rispettando l’autonomia dei
popoli), oppure pretenderne un uso appropriato, magari mediante personale di
provata fede umanitaria occidentale, che soppianti i ducetti locali.
Diverso è il caso e
l’esperienza storica delle Missioni religiose e cattoliche in particolare, la
cui presenza in loco garantisce efficacia ben maggiore.
Alta Velocità
Sistema di trasporto
destinato a soppiantare l’aeroplano (di eccessivi consumi energetici e di
incomprimibili tempi morti) sulle tratte continentali da 500/600 chilometri a
salire. In Francia (leader mondiale dell’A.V.) già adesso in tre ore e
mezza si va da Marsiglia a Calais. Presto si proseguirà su Londra.
(In verità sono allo
studio anche treni supersonici Londra-New York da 3.500 Km/h.)
L’A.V. è in
costruzione in tutta Europa, Spagna, Inghilterra, Germania, etc. (oltre che in
Giappone), puntando a collegamenti veloci da Berlino a Roma, da Madrid a Mosca…
Misteriosamente in
Italia, l’idea che si possa andare in quattro ore da Lecce a Trieste, da Torino
a Reggio Calabria sconvolge la mente di molti professoroni (ma dde che?), ambientalisti
ed umanitarismi vari.
Così come
l’automobile per affermarsi prepotentemente ha avuto bisogno di adeguate
infrastrutture (autostrade e superstrade), anche il treno ha bisogno di momenti
di eccellenza della sua offerta di servizio, che facciano da traino per tutto
il settore.
Generalmente nelle
bolse polemiche politiche, l’A.V. viene artificiosamente contrapposta ai
treni pendolari e locali: va da sé invece che per il rilancio dell’intero
sistema ferroviario, finalizzato al riequilibrio della città congestionate
dall’uso abnorme di automobili, A.V. e treni locali, nonché i molti
altri segmenti del servizio ferroviario, devono tutti procedere alla propria
riqualificazione e affermazione.
Affermasi pure,
nelle predette sconclusionate polemiche, che l’A.V. sarebbe un vettore
potente di corruzione e finanziamento illecito dei partiti. Ma non è chi non
veda, al riguardo, che gli stessi rischi e difetti sussistono sempre qualora lo
Stato (vedi) e i suoi apparati si comportano in modo mafioso, quindi
anche per opere pubbliche medie, piccole o piccolissime.
Ambiente
Habitat degli esseri
umani, degli animali e dei vegetali; sussiste in forme e modi diversissimi in
base ai luoghi, alle condizioni climatiche ed alla propria evoluzione; è
caratterizzato da un suo equilibrio ecologico (catena biologica) comunque
costantemente modificabile e modificato, anche con cataclismi e successione di
ere, ovvero con possibilità di distruzioni e ricostruzioni pressoché totali.
Per questo il concetto di “danno ambientale” o di “danno irreversibile” o altro
analogo, ha senso solo se riferito all’uomo ed alle sue condizioni essenziali
di sopravvivenza. Quindi, in riferimento alla valutazione nonché al
perseguimento dell’ottimale habitat umano, fermo restando che l’uomo fin dagli
inizi dell’agricoltura (neolitico) modifica l’ambiente, vale il concetto di
“bilancio ecologico”, che ogni politica realmente ambientale ci curerà di
ottenere in attivo. La valutazione della qualità dell’A. registra l’importanza
della Tecnologia (vedi), delle sue corrette applicazioni, nonché della
cultura e civiltà dei popoli, regioni e soggetti che se ne avvalgono, poiché
grazie all’azione combinata di tutti questi fattori, una infinità di
produzioni, atteggiamenti e azioni degli umani possono variare il loro segno da
negativo in positivo o viceversa.
In Italia è il modo e lo strumento per riciclare l’odio anticapitalista e antioccidentale dei comunisti. Non s’è mai capito infatti perché i parlamentari verdi debbano andare a braccetto con quelli di rifondazione comunista, sulle politiche di immigrazione, sull’ordine pubblico, sull’informazione e i cosiddetti conflitti di interessi, sui limiti di velocità a 160 km/h e altre analoghe: che centra l’ambiente?
Contraddistingue siffatto ambientalismo il vizio congenito di non ricercare mai (e giammai collaborare a) soluzioni pratiche per risolvere concreti, precisi e contingenti problemi, bensì di usare ogni tipo di dato negativo (meglio se catastrofico) al fine di screditare il Capitalismo (vedi) e l’intero Occidente (vedi).
Da
tempo comunque si segnalano associazioni più sinceramente ambientaliste, non
legate a pregiudizi ideologici (esempio “Verde Italia”, “Ambiente & Vita”,
e altre).
Termine generico ma sicuramente dispregiativo. Indica la presunta subalternità psicologica e culturale verso modelli nordatlantici (in economia, nel costume, nel cinema, in politica, etc.).
“Presunta” perché da un lato è difficile misurare quanto l’A. sia effettivo, dall’altro quanto i denuncianti siano (in)capaci di cogliere la portata innovatrice di tendenze nordamericane.
Vedi anche Antiamericanismo.
Strumenti
dello Stato Sociale (vedi), quali sussidi di disoccupazione, previdenza
pensionistica, sistema sanitario ed altri congeneri, volti a proteggere gli
strati più deboli della società.
Detti
anche Squatters o, negli anni '70, Fricchettoni. Giovani di solito accompagnati
da mute di cani, sovente con lunghi capelli tipo “rasta” (treccioline), in
lunga sosta in vie centrali ove chiedere soldi e suonare qualche strumento
musicale.
Pare
che in quote significative siano presenti nel Movimento (vedi).
Da
non confondere comunque con l'Anarchia o movimento anarchico italiano e
internazionale, che fu forte dalla fine ottocento fino alla seconda guerra
mondiale. Anche se sovversivo e sovente bombarolo (attentati a re e regine di
mezzo mondo), il movimento anarchico fu costola importante del movimento
operaio delle origini (in Italia insieme a socialisti e repubblicani, con personaggi
del calibro di Francesco Gori ed Errico Malatesta), arricchendolo con forza e
con grande polemica della componente antistatalista, libertaria e
individualista, nella comune aspirazione ad una Umanità Nova. Famosi e
famigerati, a quel tempo, il russo Bakunin e il tedesco Stirner.
L'epopea
e la fine dell'anarchia come forte movimento organizzato, si consumò nella
guerra di Spagna, ove gli A. furono sterminati dai comunisti agli ordini
di Stalin, che apertamente preferì la vittoria di Franco piuttosto che
l'egemonia degli A.
L’Europa
anteriore alla Rivoluzione Francese (vedi), quando il potere e il
prestigio sociale era esclusivo appannaggio di clero, Nobiltà (vedi) e
militari. La Borghesia (vedi), a quel tempo, veniva confusa nella generica
accezione di Popolo (vedi), al più distinto in popolo grasso, popolo
minuto, plebe.
L’A.
R. fu “legittimista”, ovvero riteneva legittimo il proprio potere poiché
provenente direttamente dalla volontà divina; pertanto la Democrazia (vedi),
prodotto tipico della borghesia, fu la sua antitesi e la sua tomba.
“Ah
sì? E che ne direste se stasera trovaste voi la porta di casa murata?”
Sicuramente anche questa è una della anime
del “Movimento” (vedi).
Come ben disse Antonio Martino anni fa, ben prima di diventare ministro, il cosiddetto annullamento del debito (senza distinguo e precisazioni) rischia di essere un pagamento da parte dei poveri dei paesi ricchi a favore dei ricchi dei paesi poveri.
Sfugge
ai peroratori acritici dell’A. che i debiti contratti da molti paesi
poveri e poverissimi vengono sperperati per l’esercito al 50%, per la corte di
palazzo nel restante 45 % e le rimanenti per scuole, sanità e sviluppo…
Il fatto che armi e gioielli vengano acquistati
presso aziende occidentali non cambia la responsabilità delle classi dirigenti
di quei paesi e casomai impone agli stati ricchi di pretendere il buon fine
delle somme stanziate (vedi anche Aiuti e Fame nel Mondo).
Per la riduzione del debito ed aiuti vari, l’ultimo G8 (vedi) di Genova ha stanziato 3 mila miliardi di lire: sembra sfuggire ai molti peroratori dell’A. che i singoli bilanci nazionali dei Paesi Ricchi (vedi) sono strutturalmente insufficienti, ovvero gli mancano sempre risorse per soddisfare tutte le richieste delle rispettive società civili (scuole, sanità, pensioni, incentivi alle categorie produttive, etc.).
Ne
consegue che sarebbe molto opportuno che i predetti peroratori indicassero con
precisioni ove attingere i finanziamenti per l’A. del D.: forse
decurtare lo stipendio dei professori, comprare dieci carrarmati in meno, non
riassumere i lavoratori socialmente utili, licenziare cento dirigenti della
regione…
Un
conto è l’A. degli islamici (legittimo antagonismo di popoli e civiltà
diverse), altra cosa è l’A. di molte culture e politiche d’occidente, le
cui maggiori radici stanno
nell’invidia, nel rammarico di non essere al loro posto, nel rimpianto di guerre perdute, nel fallimento di ideologie antagoniste…
In
genere l’A. impedisce una utile valutazione del comportamento e dei
movimenti della più grande potenza mondiale contemporanea.
Che
ci sia una fondamentale componente psico-patologica in molto A. è
dimostrato dal fatto che la moda No-global (vedi) è diventata tale
proprio perché partita dall’America, Seattle, novembre 1999.
Sentimento oscuro che accomuna scontenti, antagonisti, fondamentalisti, comunisti, femministi ed altri congeneri, che non hanno a cuore la risoluzione di singoli problemi (di cui anzi diffidano: “rischi di cedimento o tradimento”), bensì li usano per esprimere propri rancori e livori personali contro l’universo mondo.
A tal fine orecchiano brandelli di storia e di filosofia, perfino di religioni lontane ed esoterismi vari, per darsi giustificazione teorica. Da ultimo la Fame nel Mondo (vedi) è un ottimo argomento dell’A.
Il sentimento A. dimentica che in natura non esiste il vuoto di potere e che se non fosse detenuto dall’Occidente (vedi), il predominio nel mondo potrebbe oggi essere appannaggio degli islamici, dei cinesi, degli indiani e di chissà quali altri popoli, ciascuno dei quali, ad occhio e croce, difficilmente confermerebbe (o avrebbe creato) gli stessi standards di diritti civili e libertà garantiti dall’occidente.
Art.18
Lo
Statuto dei Lavoratori, punto di approdo della stagione di lotte sindacali
degli anni ‘60, venne approvato e promulgato nel giugno 1970 e contiene norme
di tutela dei lavoratori.
All'art.
18 tratta del licenziamento, disponendo per le aziende la possibilità di
licenziare solo per giusta causa (gravi mancanze del dipendente), mentre per
altri motivi, tra cui le necessità dell'azienda, il pretore del lavoro (nuova
figura introdotta nell'ordinamento dallo stesso Statuto), può disporre il
reintegro del lavoratore, ovverosia obbligare l'azienda a riassumerlo.
Nell'agosto
2001 il ministro Marzano manifestava l'intenzione di rivedere l'art. 18,
raccogliendo antiche richieste di confindustria, del governatore della banca
d'Italia e di numerosi esperti, anche di sinistra e dello stesso partito Ds,
poichè in tali ambienti l'art. 18 viene ritenuto troppo rigido in danno
delle aziende, che normalmente hanno bisogno di licenziare non per sadismo
bensì per mantenersi competitive.
Il
ministro precisava che la riforma dell'art. 18 dovrebbe andare in
direzione di quanto vigente negli altri paesi europei ove, nella diversità dei
singoli dispositivi di legge, il concetto comune ed essenziale è che nei casi
di comprovata necessità dell'azienda, al lavoratore licenziando viene
corrisposto un consistente indennizzo. Precisava inoltre che tale riforma
rientrava a pieno nel disegno strategico del governo (nonchè -a suo tempo- nel
programma elettorale), al fine di conseguire una maggiore flessibilità del
mercato del lavoro, ritenuta indispensabile per incrementare diversi fattori
economici, non ultimo la possibilità di nuova ed accresciuta occupazione.
Come
prevedibile, il proposito di rivedere l'art. 18 sollevava grandi
polemiche e opposizioni da parte dei sindacati e di parte consistente della Sinistra
(vedi), che rimandavano minacciosamente "a settembre", ovvero al
clima di scontro e di non meglio precisata Opposizione Sociale (vedi),
che la stessa sinistra si apprestava ad orchestrare contro il governo
Berlusconi.
Traduzione
in termini statuali del sogno ancestrale dell’uomo di vivere senza fatica.
Rafforzata
dal mito statalista proprio della politica otto e novecentesca (da Hegel al
marxismo), la tendenza a dilatare gli apparati dello Stato (vedi), ha
finito per produrre, massimamente nell’Italia centro meridionale di fine ‘900,
una vera e propria corsa all’A., sotto specie di assunzioni dirette o
indirette presso il Pubblico Impiego (vedi).
E’
appurato che le aree socio-politiche ove più imperversa l’A., rimangono
le più depresse economicamente, istupidite nelle proprie potenzialità
inespresse.
Fantasma
evocato dal presidente Ds Luciano Violante, dopo la gaffe dell’aggettivo Cileno
(vedi), circa l’atteggiamento della Polizia (vedi) durante i fatti di
Genova. L’A. consisterebbe in un asse politico tra A.N. e Lega,
manifestatosi nelle scelte di governo su vari temi, quali l’immigrazione
clandestina, il federalismo, l’ordine pubblico.
In
particolare l’A. sarebbe dimostrato dall’azione disciplinare intrapresa
dal ministro Castelli contro un procuratore della repubblica, che si sente
autorizzato a criticare parlamento e governo circa la produzione di talune
leggi, con ciò contravvenendo ai più elementari principi delle moderne
democrazie, quale la separazione dei compiti tra i tre poteri principali,
quello legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario (cfr. Montesquieu).
In sostanza si strilla all’ A. quando un legittimo governo di non proprio gradimento prova a mettere in pratica sul serio i propri convincimenti e programmi, pretendendo che proteste (legittime) e moti di piazza (illegittimi) prevalgano sul Parlamento.
Più precisamente nel caso di specie l’A. consisterebbe nel voler costruire uno Stato (vedi) serio, ove ognuno faccia la sua parte e risponda del proprio operato.
Molto
probabilmente dietro le grida sull’ A., sussiste l’inconfessato
desiderio di Consociativismo (vedi).
Vedi Credito.
Praticamente tutti gli italiani hanno fatto lo stesso percorso, che li porta oggi a possedere una o più case, una o più automobili ed ogni altro ben di Dio che tutti conosciamo, compresi i libri, il cinema, le vacanze, le serate in pizzeria, il telefonino, i biglietti economici per Londra o per i mitici States, gli eventuali atti di generosità e quant’altro...
Gli immigrati in Italia stanno facendo lo stesso percorso: lavorano, accumulano, comprano, diventano commercianti, crescono i figli come noialtri…
La molla del B. è stata ed è la libera iniziativa economica, che nel secondo dopoguerra ha trovato terreno particolarmente propizio, ma che è propria e connaturata con la Borghesia (vedi), il Liberalismo (vedi), il Liberismo (vedi) e il Capitalismo (vedi), radicati nella civiltà occidentale, e che nell’ultimo secolo hanno permesso di sconfiggere sistematicamente l’analfabetismo, la mortalità infantile, la denutrizione, la miseria nel nord America nell’Europa (non comunista).
Nel maggio 2001, una commissione Onu (quella stessa Onu tanto pretestuosamente contrapposta al G8 -vedi- di Genova, da parte del cosiddetto Movimento -vedi), ha emesso un suo studio/proposta in cui le biotecnologie e in particolare gli Ogm (vedi) sono indicati come opportunità straordinaria e irrinunciabile per battere la Fame nel mondo (vedi).
Giovinastri per lo più del nord Europa a cui la mamma da piccoli e/o il papà ne hanno combinate di così grosse (ubriachezze moleste, amore coi cani, abbandoni sotto il gelo, botte da orbi, etc.), che il loro unico interesse è fare il pandemonio, distruzioni, pestaggi e sommosse, nella più totale e irrisa mancanza di argomenti, proposte e “piattaforme”.
Per alcuni sono “compagni che sbagliano”. In ogni caso diventano il cacio sui maccheroni dello spirito Antioccidentale (vedi).
Per
quelle grandi teste politiche che sono i Violante, i D’Alema e i soloni di
“Repubblica”, i B.B. sarebbero stati perfidamente inseriti dal diabolico
fascismo risorgente dentro i pacifici e civilissimi cortei del “Movimento”
(vedi), al fine recondito di screditare quest’ultimo, ma soprattutto per
sfogare sui giovani virgulti del Pacifismo (vedi) nostrano, la
malrepressa e congenita brutalità di Berlusconi, Fini & Co. (un po’ come il
dott. Jekill
e Mister Hide).
Senza qui considerare teorie e commenti dei fratelli di Rifondazione e dei Comunisti unitari; a tutti costoro il manuale di Mosca ha ben insegnato a non temere i più sfacciati ribaltamenti della realtà, poiché statisticamente ci sarà sempre una quota di gonzi disposti a crederci. E tanto basta per portare avanti la fiammella, cui non mancheranno occasioni per brillare anche più forte.
Insieme variegato di classi sociali storicamente accomunate dal carattere imprenditoriale della propria fonte di reddito. In ciò diversa da altre classi (militare, burocratica, sacerdotale, servile, operaia, impiegatizia, etc.), che traggono sostentamento dallo Stato (vedi), da contribuzioni o da salari. L’intrapresa che distingue la B. può essere commerciale, manifatturiera, professionale e di servizio, etc.
Etimologicamente
il suo nome proviene dalla grande stagione di rinascita delle città europee
dopo l’anno mille (creazione di nuovi borghi), di cui la B. fu gloriosa
protagonista, ma ceti e classi riconducibili alle caratteristiche borghesi sono
esistiti in ogni civiltà umana dal neolitico in poi.
Nella
confusione politica italiana contemporanea, ad opera soprattutto della
banalizzazione e volgarizzazione del marxismo, il significato della parola
“borghese” (sia come aggettivo che sostantivo) è finito per sovrapporsi a
quelle di “ricco” e/o “potente”, con ciò oscurando il carattere fondante della
imprenditorialità, che è invece essenziale per comprendere i caratteri costanti
della B. di innovazione, circolazione di idee, vivacità intellettuale,
laicità.
Tanto
è vero che in molte aree specie dell’Italia centro-meridionale, oggi il volgo
attribuisce l’epiteto “borghese” o “alto borghese” a soggetti che in verità
derivano richezza e potenza dall’essere alti funzionari della burocrazia,
boiardi di stato, oppure medici, avvocati o ingegneri degli enti pubblici, o al
più arricchiti mediante Rendite (vedi), caratteristiche che tutte
assieme costituiscono l’esatto contrario della B.
La mancanza più grave dell’Italia contemporanea, come ben intuì Pasolini, è proprio l’assenza di una B. forte, autonoma ed egemone sul piano culturale, come invece sussiste nelle nazioni d’Occidente (vedi). Le città italiane in effetti sono dominate da un grumo di potere formato da Burocrazia (vedi), Politica ed Imprese assistite (per lo più dell’edilizia), che sono cosa assai diversa dalla B. classica. Quest’ultima in buona sostanza, nell’esperienza storica dell’Italia unita, o per impossibilità oggettiva o per mancanza di coraggio (entrambe materializzatesi nell’assenza di una Rivoluzione Borghese -vedi), ha sempre dovuto convivere con molteplici residui premoderni (vedi Nobiltà), che costituiscono per intero la cosiddetta “anomalia italiana” (sul piano politico e statuale) e sono l’impedimento maggiore all’ottimale sviluppo in campo economico.
Vedi Protezionismo.
Località degli Usa ove nel 1944 le potenze occidentali che di lì ad un anno avrebbero definitivamente vinto la seconda guerra mondiale, si accordarono, tra molte altre cose, per ufficializzare ciò che in via eccezionale aveva cominciato a prendere piede fin dagli anni della prima guerra mondiale: lo sganciamento della quantità di carta moneta messa in circolazione dall’effettiva quantità di oro depositato dai singoli stati.
Tale libertà di stampare moneta in eccesso consentì (insieme a molte altre azioni) di finanziare più facilmente la ricostruzione, di consolidare le democrazie, di consolidare il dominio del capitalismo finanziario nordatlantico, di avviare in molti paesi (tra questi l’Italia) un impetuoso sviluppo economico e industriale.
Istituzione di diritto internazionale (fin dall’ottocento), consistente nel riconoscere in capo all’inventore una quota di denaro per ogni utilizzo dalla cosa inventata (produzione e commercializzazione). Finora i diritti dei B. non hanno costituito problema e in particolare non hanno ostacolato il diffondersi dei beni e prodotti.
Da ultimo però, specie con le Biotecnologie (vedi), si è posto il problema (che diventa addirittura filosofico), se è lecito brevettare il grano, o la mela, o il pomodoro… dal momento che i tipi di tali merci prodotti mediante biotecnologie, diventeranno presto più diffusi di quelli non Ogm (vedi).
Ad ogni buon conto, oltre le schermaglie giuridiche, appare un buon antidoto al monopolio dei B., la ricerca applicata da parte del più alto numero di nazioni e soggetti, in modo da prevenire il monopolio di chicchessia.
Esercito
degli impiegati pubblici, forte delle regole che esso stesso inventa, produce e
impone a tutta la società civile. Vedi anche Stato, Pubblica
Amministrazione e Parassitismo.
Insieme
a Credito (vedi) e Informazione (vedi) costituisce la triade di
poteri autocratici che svuotano e inficiano la Democrazia (vedi).
Elencando
tutti gli uomini a sua disposizione (4 milioni di Dipendenti Pubblici
-vedi- solo in Italia), le risorse finanziarie (dalla cee, ai ministeri, alle
regioni, agli enti locali, alla finanza straordinaria, etc.), i beni immobili e
mobili, e soprattutto il potere di fare le regole, ci si rende ben conto che la
B. è di gran lunga il maggiore tra i poteri forti d’Italia, ben più
grande dello stesso Capitalismo (vedi) privato.
Nonostante la modernità, la politica italiana è ancora ferma a schemi mentali ottocenteschi, secondo i quali la tipica contrapposizione di classe sarebbe tra padronato e Proletariato (vedi). Non è chi non veda invece che la più corretta lettura contemporanea vede produttori da un lato (Popolo delle partite Iva -vedi- e dipendenti del settore privato) e B. dall’altro.
Tendenza
naturale degli umani ad accumulare, investire ed espandersi economicamente, che
in particolari condizioni storiche riesce a conferire ai ceti e classi sociali
che ne sono promotori (Borghesia, vedi), una notevole influenza o
egemonia o dominio sull’intera società.
Strumento
del C. è l’impresa individuale, familiare, collettiva, perfino statale,
anche se in quest’ultimo caso diventa assai più difficile accumulare.
Molte
epoche storiche conoscono sviluppi importanti di ceti tipicamente borghesi e di
economie assimilabili al C.
Il
C. comunemente inteso -di epoca moderna e contemporanea- trova base
nell’impetuoso sviluppo dei commerci e delle manifatture europee dei secoli XI,
XII e XIII, si sviluppa grazie alle scoperte geografiche dei secoli XV e
seguenti, si rafforza in alcun paesi grazie al Colonialismo (vedi) e
infine riplasma di sé l’intero mondo occidentale con la Rivoluzione Industriale
dei secoli XVIII-XX.
Ad
esempio quello italiano dei secoli XII, XIII e XIV fu C. vero e proprio,
anche finanziario (i banchieri toscani, genovesi e milanesi finanziavano le
monarchie d’Europa e i loro eserciti), differenziandosi da quello moderno solo
nella assenza di Rivoluzione Industriale (vedi).
Tuttavia
non sempre il C. si sviluppa insieme ai soli Liberalismo (vedi) e
libera Competizione (vedi), registrandosi sovente anche forme di
autarchia o di Protezionismo (vedi), ovvero sorta di “capitalismo
nazionale”, che non mostra alcuna difficoltà a convivere e prosperare perfino
con dittature e società illiberali; così come in particolari fasi iniziali,
quale fu l’Inghilterra degli slums operai di primo ottocento, il travolgente C.
industriale provocò notevolissimi scompensi e abbrutimenti.
In
particolare è importante notare che il C., proprio perché
intrinsecamente naturale, assume forme diverse a seconda dei luoghi, delle
nazioni e dei rispettivi contesti culturali: in Europa il C. possiede
inequivoci tratti di umanesimo (probabilmente derivanti dal forte sostrato
cristiano); nel sud est asiatico può mantenere più a lungo connotati
“selvaggi”.
Molte
polemiche infondate e pretestuose usano affiancare il C. al Comunismo
(vedi), quali nefasta coppia di estremi da evitare, e che avrebbe prodotto
speculari e simmetrici disastri. Non è chi non veda invece che mentre il
comunismo è totalmente voluto, concepito, teorizzato e applicato mediante
leggi, il C. è naturale e non abbisogna di leggi per essere istituito
(ma al più per essere regolato).
L’entusiasmo
sovente prodotto ha portato taluni cantori del C. ad affermazioni
infondate e sciocche, come la famosa frase di Henry Ford secondo la quale
“tutto ciò che è utile è anche moralmente giusto”, tuttavia numerosissime
ingiustizie o violenze praticate nel C. o per il C. conviene
classificarle tra le inaffondabili caratteristiche del comportamento umano,
destinate ad affiorare in qualsiasi regime e contesto socio-economico.
Con quei furgoni neri e grossi i C. sono l’ideale bersaglio da prendere a sassate o per lanciarvi contro bottiglie molotov e così finalmente somigliare alle sommosse di Seattle (vedi), sennò non siamo americani neanche un pochino.
Peccato
che gli occupanti dei furgoni possano avere umore diverso.
Cariche
della polizia
Per
più d’uno spirito povero (giornalisti, politici, ex ministri, professori, e
perfino taluni sacerdoti) la polizia, durante le C. dovrebbe saper
distinguere i manifestanti buoni da quelli cattivi, forse interrogandoli ad uno
ad uno col manganello alzato “Scusi, lei è buono o cattivo?”
Forse
un giorno capiranno che giova molto di più distinguersi a tempo dai facinorosi
non solo battendoli e allontanandoli, bensì elaborando parole d’ordine (vedi Globalizzazione,
Logica del Profitto, Fame nel mondo) un pochino più sensate, quindi più
chiare, quindi discriminanti.
In
Inghilterra la polizia carica a cavallo e travolge pure le vecchiette, se
malauguratamente passano di lì.
Cattolici (vedi) che hanno bevuto per intero la bufala che la Ricchezza
(vedi) causa la povertà, che l’occidente è causa dei mali del terzo mondo, che
il capitalismo è una violenza quotidiana contro i popoli, che il comunismo è
fallito ma era a fin di bene, che meglio gli eccessi del comunismo che le
malefatte del capitalismo, che il pubblico è bene e il privato è
fondamentalmente male… ed a tali verità sacrificano la lettura del mondo in
chiave di verità (osservazione attenta) delle persone, dello spirito, del
soprannaturale, piegando la religione a movimento politico, per di più errato
nei presupposti antropologici e storici, quali quelli derivanti dal Marxismo
(vedi).
Poiché i cattolici
sono molto autorevoli in Italia, al cuore della virulenza dei moti di
Genova luglio 2001, stanno suore che digiunano e pregano contro il G8
(vedi), preti variopinti e il cardinale di città (vedi Tettamanzi), che
hanno indotto moltissimi giovani a credere nei predetti equivoci del C.
Tuttavia nella lunga commistione tra comunisti e cattolici, iniziata negli anni ’60 (un tempo impensabile), è molto maggiore l’influsso dei secondi sui primi che non viceversa. Ne è prova il fatto che oggi -senza il C.-, la sinistra italiana rimarrebbe completamente nuda di riferimenti teorici e ideali, mentre il cattolicesimo (comunista o no), sopravvive e bene senza la sinistra e/o i comunisti. Ne è prova anche il tormentato comportamento dei diessini, se partecipare o no alle manifestazioni antiG8 (vedi) di Genova, dettato proprio da approcci di tipo morale (derivanti dall’influsso dei cattolici), ma assolutamente impolitici, ai problemi della Fame nel Mondo (vedi) e circa il ruolo dei Paesi Ricchi (vedi).
Taluno ha perfino potuto ravvisare nei fatti di Genova non un frutto del marxismo, bensì un esito della crisi religiosa del cattolicesimo.
Comunque il guasto esiziale del C. è di aver sacralizzato un nefasto sentimento comunista: quello che d’istinto associa all’Impresa (vedi) l’idea di sfruttamento anziché di ricchezza, quindi impedendo la consapevolezza che la ricchezza prodotta dall’impresa è allo stesso tempo quella del padrone, quella dell’operaio e quella della socialità, della Solidarietà (vedi) e dello Stato Sociale (vedi).
Crocevia di tutte le politiche italiane. Dopo il crollo dei partiti della prima repubblica e delle ideologie forti del XX secolo (Unione Sovietica e Comunismo -vedi, ma anche disillusione del Progresso -vedi), la Chiesa romana è riemersa in tutto il suo vigore di forza credibile, sensata e mondiale.
I C.
pertanto sono ambita meta dei partiti, da destra a sinistra, ma a loro volta si
riconoscono in tutti i partiti, da An a rifondazione comunista: esistono C.
che aborriscono l’idea di mescolarsi con le piazzate No-global (vedi),
ma queste ultime non raccoglierebbero così tanta gente se non ci fossero suore,
preti e cardinali del Cattocomunismo (vedi).
Codesta confusione è in verità sintomo, dicono molti, di un’intrinseca debolezza della Chiesa romana, che nel recente ecumenismo mondiale e nell’attenuazione dei principi fondanti della propria religione (dogmi di fede), avrebbe concesso spazi eccessivi a relativismo e soggettivismo.
Reparti della Polizia addestrati per gli scontri di piazza con manifestanti che turbano la pubblica sicurezza.
Oggetto mai stato
simpaticissimo, non si capisce come mai gli si vada addosso pretendendo di non
prenderle.
Luogo
di incontro e di elaborazione dei giovani affetti da Disagio Giovanile
(vedi).
Il
C.S. gode di una specie di extraterritorialità: non paga l’affitto,
organizza concerti senza riconoscere i diritti Siae, vende panini e primi
piatti senza scontrino fiscale; in ciò differenziandosi da qualsiasi altro
circolo o associazione ricreativo-culturale che invece appena apre, si ritrova
addosso i vigili urbani, quelli sanitari, gli agenti del fisco e della società
degli editori.
Cileno
Aggettivo dalemiano (di Massimo D’Alema, presidente del partito Ds), che sintetizza perfettamente il suicidio politico dell’ex partito comunista italiano. Rivolto alle forze di polizia dopo gli scontri per il G8 (vedi) di Genova.
Contiene tre errori capitali: ribalta la causa degli scontri (ambiguità e illegalità delle parole d’ordine a base delle manifestazioni); strumentalizza difetti ben noti e radicati delle polizie italiane (violente anche quando potrebbe non servire), pur di evocare uno spettro; demonizza un governo, anche in campo internazionale, cui gli italiani casomai hanno imputato il difetto di essere stato troppo conciliante e buonista.
Antico punto di riferimento della Sinistra (vedi), soppiantata ormai -fin dagli anni ’80, in Italia- dal ceto burocratico (Dipendenti pubblici, Nobiltà, Burocrazia, vedi), rivelatosi nel tempo più affidabile e soprattutto più comodo.
Non a caso recentemente, in Italia, la C. O. ha votato in percentuali crescenti a favore dei partiti di centro-destra, poiché ha via via acquisito consapevolezza di far parte, insieme agli stessi imprenditori ed al più generale Popolo delle partite iva (vedi), della classe dei produttori, contrapposta a quella dei Burocrati (vedi) e Dipendenti Pubblici (vedi).
Vedi
anche Marxismo.
E’
lo strumento principe del Familismo (vedi).
Vizio ticamente italiano, nel senso che risulta il più omogeneamente diffuso sull’intera penisola, tra tutti gli altri difetti nazionali.
Trattasi
peraltro di vizio inveterato, risalente -e in ciò perfino nobilitato- all’epoca
romana.
Moltissimi
politici di ogni partito vivono l’intera esperienza politica nella convinzione
che in Democrazia (vedi) la ricerca del consenso è l’unico faro sensato
e legittimo. Pochi, quasi nessuno, riescono a distinguere il consenso a breve
dal consenso a lungo, ove il primo è proprio quello del C., che si
caratterizza per interessi privati, o di gruppo, comunque contrapposti
all’interesse generale. Mentre il secondo, se in un primo momento può far
perdere il consenso dei Clientes (vedi), ne farebbe guadagnare dieci
volte di più presso l’intero corpo elettorale.
La
pratica del C. è indice di sfiducia e disprezzo nelle persone,
nell’umanità. Le epoche di decadenza civile si riconoscono proprio dalla
mancanza di uomini e donne in politica capaci (e coraggiosi) di perseguire
sagacemente l’interesse generale, pur contro il C.
Appartenenti ad una cordata clientelare e familistica.
Traguardo scientifico in forte evoluzione, che si pone l’obbiettivo di creare individui umani, o loro parti, senza le consuete congiunzioni....
Suscita opposizione e ripugnanza tanto a destra quanto a sinistra, nel mondo intero.
Ormai da un anno il mio amico carissimo Mariolino deve
sottoporsi a dialisi tre volte alla settimana. Ogni tanto ne parliamo,
se ne intende -è medico-, aspetta il trapianto, che tarda, perché scarseggiano
“i pezzi di ricambio”. Un giorno col senso comune del bar gli chiedo “Ma
possibile che la scienza non ha ancora trovato un modo facile per risolvere il
problema?”
“C’è, c’è”
“E qual è?”
“La clonazione”.
Subito
dopo le scoperte geografiche del XV-XVI secolo e seguenti, molte potenze
europee iniziarono sistematiche campagne militari di conquista dei nuovi mondi,
per trarne il massimo profitto, sottomettendo o annientando popolazioni locali,
fino a praticare lo Schiavismo (vedi).
Si
distinsero il questa fase della storia europea la Spagna, il Portogallo,
l’Inghilterra, la Francia, l’Olanda, la Danimarca, la Svezia, poi anche il
Belgio e la Germania. L’Italia ne rimase completamente fuori, per affacciarvisi
alla fine dell’Ottocento con Crispi, fino al Fascismo (vedi).
Importante
e controverso fu il contributo al C. dato dalle organizzazioni
religiose, prima solo cattoliche, poi anche protestanti, sotto specie di
Missioni.
Raggiunge il massimo nell’Ottocento (con dominio finale degli inglesi, che conquistano il più vasto impero della storia), per poi declinare nel Novecento e scomparire quasi del tutto dopo la seconda guerra mondiale, dando luogo a stati nazionali comunque rimasti legati, in buona parte, economicamente ma anche politicamente, all’antico protettore.
Il
C., proprio perché provenente dalla nuova viabilità transoceanica,
reimpostò la geografia economica dell’Africa e dell’America, poi anche
dell’Australia e di buona parte dell’Asia nonché di molta Europa, favorendo
ovunque nuove capitali e metropoli lungo le coste e a discapito dei territori
interni, fenomeno che nel lungo tempo ha agito da sostrato anche ai recenti
fenomeni di migrazione internazionale.
I
peggiori problemi causati dal C. sono maturati con la sua fine: la
conquista della indipendenza nazionale, dopo la seconda guerra mondiale, da
parte di numerosissimi stati, in maggior parte africani, non ha portato il
radioso avvenire di progresso e di dignità che tutti speravano (e che si dava
per scontato): al dominio dei coloni europei si sostituì presto la discordia di
gruppi, etnie, bande contrapposti, tosto volta in guerre civili, colpi di stato
e rivoluzioni senza fine, che attiravano fatalmente gli appetiti delle
industrie belliche occidentali.
Questo stato perenne di turbolenza, insicurezza e distruzioni ha provocato arretramenti civili ed economici in molti paesi, fino alla fame più nera, alle malattie ed all’emigrazione di massa.
Detta anche concorrenza, anima del Libero Mercato (vedi), locale o globale che sia. Assenza di protezionismi o favoritismi: si compete grazie alle sole qualità di beni, prodotti e servizi, in rapporto al loro prezzo. Tuttavia uno stato ideale di perfetta C. non esiste (per interferenze politiche, psicologiche, etc.), anche se ad essa tende la natura degli scambi tra gli umani, poiché possiede una forza irresistibile, come dimostra la placida frequentazione degli hard discount da parte di molti critici della C. e del Capitalismo (vedi).
La libera C. è spietata, provocando quotidianamente fallimenti e chiusura di aziende, negozi, fabbriche.
Alla spietatezza della C. il Comunismo (vedi) oppone il mito della Pianificazione (vedi), ovvero la pretesa che lo Stato (vedi), attraverso i suoi uffici (vedi Burocrazia) preveda e organizzi i luoghi di produzione, cosa produrre, come distribuire, ubicazione e carattere dei negozi, etc.
Teoria politica preconizzata da Karl Marx (vedi Marxismo) a metà ottocento, che persegue l’eguaglianza tra uomini e popoli attraverso la socializzazione (acquisizione alla proprietà statale) dei mezzi di produzione (fabbriche, terra, brevetti, etc.), opportunamente espropriati ai proprietari privati (Borghesia, vedi).
Attore di questo processo rivoluzionario dovrà essere la Classe operaia (vedi). Grazie a ciò il C. vorrebbe porre fine alle guerre e violenze del mondo, instaurando finalmente società se non perfette senz’altro superiori.
Prevede due fasi, la prima necessariamente cruenta (dittatura del proletariato), la seconda ormai priva della necessità di uno Stato (vedi), quindi prossima all’Anarchia (vedi).
Il C. traendo fondamento da una visione del mondo e della persona totalmente Materialista (vedi), ha radicalizzato l’idea, già socialista (e in radice positivista), che le ingiustizie del mondo sono causate essenzialmente dalla suddivisione in classi della società e in particolare dal Capitalismo (vedi).
Il movimento comunista ha assunto connotati mondiali grazie alla Rivoluzione Russa (vedi) dell’ottobre 1917 ed alla elaborazione teorica e pratica di Lenin, indispensabile dopo quella filosofica di Marx.
In Italia in Partito Comunista è durato dal 1921 al 1991, anche se i successivi Pds (partito democratico di sinistra) e Ds (democratici di sinistra) ne hanno ereditato la totalità della classe dirigente, le sedi e i mezzi di sostentamento, gran parte degli elettori, perfino lo stile e gli umori, bensì non più i riferimenti teorici (ormai impraticabili), che però non riuscendo ad essere utilmente rimpiazzati, provocavano tosto un’impressionante riduzione del consenso elettorale (16% nel maggio 2001).
Conflitto
di Interessi
A
partire dal 1994, anno in cui l'imprenditore milanese Silvio Berlusconi entrava
in politica fondando il partito di Forza Italia, dalla Sinistra (vedi)
non solo Comunista (vedi), veniva sistematicamente contestata la stessa
esistenza sia dell'uomo che del partito. Il motivo dichiarato di tanto timore e
livore era il cosiddetto C. di I., ovvero il fatto che il Berlusconi
risultava impegnato anche nell'editoria e nelle televisioni. Quindi veniva
stabilito il sillogismo che chi possiede mass media non può fare politica. Nel
giro di pochi mesi, giù per li rami, si arrivava a farneticare l'illegittimità
per un "uomo ricco" di fare politica, cosa che effettivamente portò,
nelle concitate settimane anteriori al voto del maggio 2001, a concepire
appositi e disperati disegni di legge.
Avvicinandosi
Berlusconi alla presa del potere (elezioni di maggio 2001), il C. di I. si
aggravava poiché alla maggioranza politica parlamentare spetta il controllo
della Rai e delle sue tre reti televisive.
L'opinione
pubblica assisteva con sostanziale distacco, da anni, alle quotidiane
contumelie sul C. di I., poichè ne ravvisava la strumentalità e
l'esagerazione, ovvero riteneva di non essere più di tanto plagiabile da questo
o da quello, tanto e vero che in pieno regime di presunta Telecrazia
Plebiscitaria (vedi), le varie tornate elettorali (politiche,
amministrative, europee, referendum) davano il successo ora alla destra ora
alla sinistra.
Nello
stesso maggio 2001, inoltre, gli stessi elettori che sul piano politico avevano
decretato il trionfo di Forza Italia, nelle schede per l’elezione del sindaco
preferivano sovente il candidato del centrosinistra (esempio di Veltroni a
Roma).
Del
resto la stessa Sinistra (vedi) non mancava di dimostrarsi poco
convincente, dal momento che lo stesso argomento del C. di I. rispuntava
virulento oppure assopiva in soffitta a seconda degli stessi esiti elettorali.
La
sensazione di esagerazione era ben motivata dal fatto che di C. di I., a
ben guardare, ne esistono diversi, come ad esempio il dominio della sinistra e
del centro sinistra sulla Pubblica Amministrazione (vedi), ovvero sulla Burocrazia
(vedi) e sullo Stato (vedi), grazie al quale molti atti di governo ed
allocazioni di risorse pubbliche (centrali e periferiche) vengono concepite a
vantaggio politico di parte.
Così
come grazie al Consociativismo (vedi), lungo trent'anni di apposite
legislazioni, si consentiva alle Cooperative (vedi), con sistematiche
agevolazioni e privilegi fiscali, di diventare una Multinazionale (vedi)
e di ramificarsi in Italia quale impero economico secondo soltanto alla Fiat.
Così
come emergeva chiaro che l'intera polemica si basava sulla pretesa tutta
teorica (peraltro totalmente avversa alla prassi e alla tradizione comunista,
che notoriamente ha sempre stretto ferree cinghie di trasmissione tra azione
politica e propaganda), di separare la politica dall'Informazione
(vedi), ovvero di negare legittimità politica a tutti quelli che in un qualche
modo sono in grado di influenzare l'opinione pubblica. Non è chi non veda
infatti che con tali premesse, ad esempio, stante la capillarità della Chiesa,
un partito cristiano o cattolico potrebbe risultare illegittimo.
Comunque
lo stesso Berlusconi e i partiti del Polo delle Libertà riconoscevano fin
dall’inizio la fondatezza del C. di I., però solo a partire da un loro
eventuale ingresso al Governo.
Fin
dalla metà degli anni '90 Forza Italia presentava un apposito disegno di legge,
che in un primo momento incontrava il consenso anche della sinistra. Ma poco
dopo, prima che diventasse legge, l'accordo veniva accantonato dai programmi
del governo (allora di centro sinistra) e rimaneva in soffitta per tutta la
legislatura, per rispuntare fuori nella campagna elettorale del 2001.
In
ogni caso il governo di centro destra inseriva il problema del C. di I.
nel programma dei primi cento giorni.
Conflitto
Sociale
Subito
dopo i fatti di Genova e nell'apparecchiamento di altri analoghi a Roma
(vertice Fao) e Napoli (vertice Nato), l'uso programmato dello scontro fisico
con la Polizia (vedi) e di tutte le altre connesse devastazioni urbane,
trovava legittimazione teorica nelle parole di Bertinotti (capo del partito di
Rifondazione Comunista, forte di una trentina di parlamentari), il quale
ripetutamente affermava che il "C.S. è il sale della
democrazia".
Lucrando
evidentemente sulle parole, e prendendo a riferimento quelle rare ed
eccezionali volte che uno scontro di piazza succede in ogni paese democratico
(per lo più coi coltivatori francesi), il Bertinotti, peraltro facendosi ben
interprete di sentimenti diffusi in tutta la sinistra, a partire dal partito Ds,
erede del mitico PCI, di fatto preannunciava il nuovo e teso clima di
convivenza sociale che l'Italia suo malgrado sarebbe stata obbligata a subire,
per tutti i quinquenni di legislature berlusconiane, con continui tumulti e
morti in piazza, novelli ed aggiuntivi martiri da infiorare nel rosario delle
"inoppugnabili prove" della malvagità della destra.
Ma
anche per impedire che nella mente degli italiani le realizzazioni del governo
si associno definitivamente ad un clima positivo di progresso sociale.
Naturalmente
ogni tentativo episodico o organico del governo teso a ridurre, contenere e
contrastare le gesta illegali del C.S. diventava immediatamente, nel
circo mediatico, Autoritarismo (vedi), Repressione (vedi) e
dittatura.
Consociativismo
A
partire soprattutto dagli anni '70, le forze politiche di sinistra e di centro,
tradizionalmente contrapposte ed imperniate rispettivamente sul Partito
Comunista e sulla Democrazia Cristiana, pur mantenendo inalterati i toni della
polemica e le proprie profonde diversità, cominciano a convergere su punti
importanti.
Sulla spesa pubblica innanzitutto: si è calcolato che praticamente tutte le leggi di spesa (non meno del 90%), a partire dal periodo indicato, vengono promulgate in parlamento col voto favorevole di entrambi gli schieramenti.
A livello istituzionale vennero sperimentate forme inedite e perfino bizzarre di collaborazione: ad esempio nelle assemblee delle Usl (che al tempo venivano designate con le stesse maggioranze politiche dei consigli comunali) l’organo esecutivo sperimentò per un certo periodo l’ecumenica compresenza sia di comunisti che di democristiani (il che equivarrebbe oggi ad un sindaco che governa con una giunta composta di esponenti diessini e di Forza Italia o An).
Il
C. risultò determinato da una serie di fattori: il quadro internazionale
(ancora derivante da Yalta) non consentiva l’ingresso dei comunisti nel
governo; però il partito comunista era assai forte e ramificato in tutta
Italia; le gravissime stagioni del terrorismo politico e mafioso spinsero i
partiti a forme straordinarie di unità costituzionale, a difesa delle
istituzioni democratiche.
Inoltre,
in mezzo ai due maggiori partiti, il Psi, prima con l’ingresso al governo del
1964 (centro sinistra), poi con la stagione di Craxi, fece da detonatore dei
vizi del potere: quei Clientelismo (vedi), Statalismo (vedi) ed Assistenzialismo
(vedi), che dal 1948 a tutto il centrismo, i democristiani avevano coltivato in
quantità contenute e diremo fisiologiche, esplodono, “democratizzandosi” a
livelli di massa e capillari, trascinando sistematicamente in siffatta bassa
cucina sia la Dc che, poco dopo, il Pci.
Ne
conseguì, nonostante la breve stagione dell’ottimismo craxiano (prima metà
degli anni ’80), il veloce dissanguamento delle casse pubbliche, l’aumento
dell’indebitamento e quindi delle tasse, nonché l’abnorme proliferazione di
leggi che svuotano la serietà dello Stato (vedi) di diritto: vizi che
l’opinione pubblica finì per associare all’intera classe politica al governo.
Nacque in questo periodo di diffuso malcontento (seconda metà degli anni ’80),
l’espressione dispregiativa del C., mentre gli stessi partiti, dietro la
foglia di fico del cosiddetto “arco costituzionale”, non si vergognavano di
ostentare una spartizione matematica dei posti di potere: cinque ai
democristiani, tre ai socialisti, tre ai comunisti, uno a rotazione a
socialdemocratici e repubblicani (sigle invertite dove i comunisti erano
maggioranza).
Per questo oscuramento del consenso, quando nel 1992 esplode “tangentopoli”, i partiti entrano in crisi irreversibile: al centro e a destra la Dc viene sostituita (1994) da Forza Italia (che sembra riportare la situazione al pre-centro sinistra), da Alleanza Nazionale e dalla Lega (quest’ultima, forte in tutto il nord Italia già nella metà degli anni ’80, aveva non poco funzionato da detonatore), oltre che da due partiti minori che si contendono la sua eredità.
A
sinistra la crisi è più lenta ma ben più lunga: dall’iniziale vantaggio, il Pci
cambia tre nomi ed entra in coma profondo dopo le elezioni politiche del maggio
2001.
Del nuovo scenario politico italiano il C., ovvero il bisogno/desiderio di allontanarsene, è uno dei pochi concetti chiari e condivisi da tutti, anche se il suo ritorno è sempre in agguato, attenendo al carattere degli italiani.
Fase matura del Capitalismo (vedi) nei paesi più avanzati.
Si può forse affermare che fino ad un certo punto lo sviluppo economico della società capitalista vede una crescita parallela tra benessere e cultura anche popolare; dopo di che, appunto nella fase definibile C., i consumi materiali crescono ma quelli culturali crescono solo in ceti medi e medio alti, mentre tendono a stabilizzarsi o diminuire nelle classi più basse. Calcoli comunque resi difficilissimi dalla estrema frammentazione e intreccio delle classi sociali, tanto che queste stesse meriterebbero dare luogo al più generico termine di “aree sociali”.
Più difficile una definizione del C. in termini di valutazione della utilità e indispensabilità dei beni di consumo, via via crescenti, poiché il confine tra necessità oggettiva e superfluo tende a spostarsi continuamente (quante camice dentro l’armadio di un operaio? Il cellulare è ormai utile come il telefono fisso? Può ammettersi il confronto coi rispettivi consumi dei singoli individui del terzo mondo?).
Coop
Azienda così raffinata e professionale da promuovere strategie comunicative (pubblicità) imperniate sul Politicamente Corretto (vedi).
Ciò
non toglie che la Lega delle C. è un’azienda perfettamente capitalista
(non a caso è una Multinazionale –vedi), che segue e forma il Mercato
(vedi), che investe, guadagna e reinveste. I suoi dipendenti godono dello
stesso contratto di lavoro delle altre aziende del settore, pur registrando una
conflittualità praticamente inesistente.
Ha goduto per decenni del monopolio del commercio e delle relazioni economiche con i paesi comunisti; cinghia di trasmissione del Partito Comunista nella società e nell’economia, sia per quanto riguarda i movimenti finanziari necessari al disegno politico, sia per la collocazione dei quadri politici, sia per il controllo della base elettorale.
Il controllo della politica sul mondo delle banche e del C. appare più teorico che reale (anzi, non risulta neanche un gran che teorizzato), avverandosi più spesso il contrario, che le banche determinino le volontà della politica.
Naturalmente
un conto è il controllo politico, ovvero statale, altra cosa è il controllo
popolare (azionisti, risparmiatori, etc.).
Riuscire
a inventare e sviluppare forme di controllo popolare sulle banche e sul C.
è senz’altro una delle vere frontiere politiche dei prossimi decenni.
Capacità di possedere, attraverso la conoscenza, una visione critica del mondo e dell’uomo, ovvero del presente in raffronto alle altre epoche ed ai diversi punti di osservazione, geografici e culturali. Può non coincidere, anche di molto, allo spettacolo o alle più varie forme di “attività culturali” o “fruizioni culturali”.
Prenota con internet
il posto, paga un concerto 150.000 lire, simpatizza per le manifestazioni
contro il G8 (vedi).
Abbattimento sistematico di alberi ad alto fusto -per usi industriali e commerciali- senza seguire criteri botanici di coltivazione e mantenimento delle foreste stesse. Specie in Brasile sta avvenendo dalla seconda metà degli anni ‘80 un forte processo di D. della foresta amazzonica, con grave rischio perfino di alterazione del clima planetario.
Nel 1996 il primo ministro brasiliano reagiva agli
inviti di taluni organismi internazionali dominati da timori ambientalisti
(ambientalismo molto forte specie nei paesi più ricchi e sviluppati), dicendo
grosso modo così: “Gli europei hanno sfruttato le loro foreste dal ‘500 fino a
farle scomparire. Non accettiamo che vengano adesso a farci rampogne:
intendiamo fermamente decidere noi stessi sull’uso più appropriato del nostro
patrimonio naturale, per il progresso del popolo brasiliano”.
Concetto dai
contorni assai meno certi di quanto potrebbe apparire: è infatti facile
incontrare soggetti che si dichiarano “sinceri democratici” e che subito dopo
affermano bellamente che “Bush è stato eletto da 250 multinazionali”, anziché
dal popolo americano. Sfugge loro che gli statunitensi amano molto la propria
industria, multinazionali o no, e ne sono orgogliosi: ciò posto (database),
votano Bush o Clinton indifferentemente.
In genere (da parte
del sentire più comune) è D. la capacità del Potere (vedi) di
soddisfare richieste diffuse nella popolazione, ovvero di suscitare e
raccogliere consenso; però, avendo molti studiosi dimostrato che la stessa
sostanza può animare anche regimi non democratici (es. Mussolini fino alla
guerra fu apprezzato e sostenuto dalla più gran parte degli italiani),
l’essenza della D. non risulta spiegata nella sua presunta radicale
novità.
Probabilmente la D.
è un puro fatto tecnico grazie al quale il detentore del potere politico viene
individuato e investito mediante periodiche votazioni, anche se il “detentore
del potere politico” non significa “il potere politico”, specie in relazione
alla autocrazia di Credito (vedi), Burocrazia (vedi) e Informazione
(vedi) e degli altri poteri forti.
In ogni caso la D.,
fatte le dovute e molteplici considerazioni, soppesature e distinguo -visti gli
umani in controluce- non è poca cosa.
Devesi inoltre
osservare che in Italia la D. del secondo dopoguerra ha preso una
singolare inclinazione: mentre negli altri paesi d’Occidente (vedi)
l’alternarsi dei partiti al governo non scalfisce il principio di una
sostanziale Meritocrazia (vedi) e soprattutto del “superiore interesse
nazionale”, in Italia la metastasi dello Stato (vedi) in Statalismo
(vedi), Burocrazia (vedi), Familismo (vedi) e Mafia (vedi)
(stante il fatto primigenio che il Potere (vedi) si conquista mediante
consenso elettorale), ha prodotto i ben noti guasti civili, statuali e
ambientali del cinquantennio repubblicano proprio perché il Popolo
(vedi) e soprattutto il popolino si è fatto classe dirigente.
In sostanza, nei
paesi normali governa comunque la Borghesia (vedi), in Italia governa da
trent’anni l’Oclocrazia o “governo della feccia” (Polibio).
Anche
moneta o soldi. Data la scomodità del
baratto, l’invenzione del denaro realizzò un mezzo universale di scambio
equivalente, ovvero, il valore di ogni oggetto fu stimato in moneta. Per molti
secoli la moneta ebbe valore reale (monete d’oro e altri metalli nobili);
quando si istituì la carta-moneta, venne stabilito che l’equivalente in oro del
valore scritto sulla carta dovesse essere depositato presso i forzieri
nazionali. In verità dopo Bretton Wood (vedi) la moneta è un pezzo di
carta, o di metallo vile, il cui alto valore è assegnato solo dalla tacita
convenzione della popolazione a riconoscerglielo.
Nel
tempo questo processo di sganciamento del D. dalla realtà ha portato
all’odierna prevalenza del capitale finanziario sul capitale immobiliare e
industriale, di cui è testimone il gioco in borsa e la miriade di possibilità
di speculazioni finanziarie.
In
ogni caso la legge fondamentale è questa: senza scambio non c’è D. Lo
scambio avviene solo in presenza di oggetti che muovono il desiderio.
Col baratto lo scambio è più difficile non solo perché è scomodo portarsi appresso due mucche per comprare un aratro, quanto perché bisogna essere in due a possedere cose capaci di suscitare desiderio. Con la moneta invece basta che solo il venditore possieda oggetti desiderati, l’altro (l’acquirente) basta che possieda moneta.
Siccome
lo scambio è percepito positivamente dagli umani (sia perché ci si guadagna,
sia perché favorisce l’incontro e la conoscenza), gli oggetti capaci di
suscitare desiderio vengono creati appositamente, diversificati, pensati e
rinnovati, e diventano merci.
Insomma
il D. gira in presenza di merci offerte, apprezzate ed acquistate.
Le
zone povere o depresse economicamente sono quelle che per i più diversi motivi
non riescono ad offrire alcunché -o troppo poco- di appetibile (acquistabile).
Il
D. è la materializzazione del Lavoro (vedi).
In Italia attualmente vige un numero imprecisabile di leggi, che assommando anche quelle regionali raggiunge la cifra di 200.000, a fronte delle poche migliaia di Francia (circa 7.000), Inghilterra (5.000) e via cantando.
Tale massa inestricabile (che permea della propria farraginosità, contraddittorietà e arbitrarietà l’intera Pubblica Amministrazione -vedi) consente ai mandarini della Burocrazia (vedi) di rendere legittimo tutto e il contrario di tutto, a furbesco servizio proprio e/o del Potere (vedi), che perciò li eleva al rango di nuova Nobiltà (vedi), naturalmente a discapito della società civile.
Comunque
la predetta tendenza della burocrazia è universale (anche se solo in Italia
raggiunge le più luminose vette), poiché poggia sull’equivoco della intrinseca
bontà del Pubblico (vedi) e della intrinseca pericolosità del Privato
(vedi).
In
tale contesto, da anni, le menti libere e sensate dell’intero mondo occidentale
hanno individuato nella D. una strategia ed una medicina essenziale.
Poderoso
barocchismo linguistico inventato dall’intellighentia di Sinistra (vedi)
nella metà degli anni ’90 per spiegare ricorrenti vittorie elettorali
(referendum, elezioni locali, elezioni politiche del ‘94) di Berlusconi,
anziché dedicarsi umilmente al nobile esercizio dell’autocritica.
Curiosamente
la D.P. spariva dal lessico politico qualora l’esito di singole tornate
elettorali arrideva alla Sinistra (vedi), per rispuntare con virulenza
alla tornata successiva qualora il risultato fosse stato di segno opposto.
La D.P. esprime un atavico disprezzo della predetta sinistra verso il Popolo (vedi).
Ne
esistono molti tipi (come del resto a sinistra): la destra tradizionalista (che
contesta la Rivoluzione Francese), la destra capitalista (interessata più che
altro alle libertà economiche), la destra nazionalista, la destra sociale, la
destra pagana, la destra religiosa, la destra populista, la destra liberale, la
destra conservatrice, la destra moderata e altre.
Sussistono
tra loro molte contaminazioni e combinazioni variabili, come anche verso aree
culturali di centro e di sinistra.
Sta
il fatto che la D. a seconda dei contesti storici, può essere sia
conservatrice sia rivoluzionaria.
Nuovo
nome esotico del Federalismo (vedi), forse causato dalla consunzione di
quest’ultima parola, dovuta probabilmente al perdurare della sua inutile
presenza nel vocabolario della politica, ovvero alla sua incapacità a tradursi
in nuove istituzioni statuali. Analogia con quelle che negli anni ’60 e ’70 si
chiamarono le Riforme, parola poi svaporata poiché di riforme praticamente se
ne videro assai poche e per di più insoddisfacenti.
Scuola genovese assegnata dal comune al Genoa Social Forum (vedi). Fu teatro, in una notte tra i giorni di scontro, di una sanguinosa irruzione di reparti diversi di polizia, originata dalla necessità di perquisizioni, trasformata in vendetta dei poliziotti esasperati da giorni di tensione.
La
demagogia comunista e post comunista fece subito della D. una parola a
riflesso condizionato, simbolo della “violenza programmata dal fascismo appena
tornato al potere”, in modo da generare e allevare su questo stupido mito
future generazioni di militanti.
Figura retorica di
origine morale, per indicare la schiavitù che sovente l’uomo accetta per
inseguire il sogno del possesso di denaro.
Quasi comica però
suona la critica al D.D. in riferimento ai quotidiani meccanismi e
comportamenti economici e finanziari di uomini e imprese, poiché da ben prima
che nascesse un certo Silvio Berlusconi da Milano, in giro per il mondo senza
soldi si compra male, si lavora per guadagnare, si guadagna per campare
(possibilmente bene, o meglio).
Frequente infatti è
la locuzione scandalizzata di politici macerati o moralisti di varia tempra
contro i tempi presenti, dominati appunto dal D.D.; a costoro però
sembra difettare la cognizione che “l’homo omini lupus” comincia con Caino.
Anzi, forse è difficile trovare nelle epoche passate quote di risorse cospicue
come adesso destinate alla spesa sociale.
Curiosissima
cosa anche che molti dei più fieri denunciatori del D.D. sono sempre
pronti a reclamare lotta alla disoccupazione, case per i senza tetto,
assistenza per i vari tipi di deboli, disabili e non autosufficienti, spettacoli
e cultura etc, tutta roba che costa parecchio e che senza un’altissima capacità
del sistema di produrre denaro, non potrebbe certo essere soddisfatta.
Se
la Burocrazia (vedi) incarna lo Stato (vedi), i D.P.
incarnano la burocrazia, di cui praticamente sono sinonimo.
In
tutte le zone d’Italia diverse da quelle particolarmente forti sul piano
economico e produttivo, la condizione di D.P. è ormai il sogno ambito da
milioni di giovani e relative mamme apprensive. In effetti, in confronto alla
condizione di vita e lavoro dei dipendenti privati, il passo di vita del D.P.
è l’ideale per campare meglio.
Un
tempo invece, fino agli anni ’70, il pubblico impiego -secondo la percezione
popolare- era appannaggio di giovani malaticci e di talune frange di
proletariato urbano o piccolissima borghesia.
Sta
il fatto che oggi l’anticamera di un assessore al personale è un quotidiano
ambulatorio affollato, quella di un industriale è vuota e al più vi si affaccia
qualche Extracomunitario (vedi) povero.
Qualcuno
deve ancora spiegare perché il posto pubblico sia fisso, perché non dovrebbe
essere a rotazione, perché se il settore privato licenzia, l’esubero di
personale non è ammesso nella Pubblica Amministrazione (vedi).
I portatori del cosiddetto D.G. non accettano l’idea che la terra è bassa, la vita è dura ed al mondo non ha mai regalato niente nessuno. Né mai regalerà.
Luogo d’incontro ideale dei giovani affetti da D.G. è il Centro sociale (vedi).
Il D.G. si manifesta nella abissale distanza tra realtà ed aspettative, plasmate queste ultime e consolidate fin dallo stato infantile di carosello, merendine e marmellata a volontà.
La realtà invece, specie lavorativa, fatta di fatica quotidiana e di responsabilità, rimane particolarmente indigesta: l’intrinseco moralismo di non riconoscere la semplice non voglia di lavorare, alfine chiede giustificazioni teoriche e massimi sistemi, che sovente fioriscono sulle labbra di improvvisati e pittoreschi portavoce.
I giovani del D.G. pertanto, accumulando un oscuro sentimento di avversione verso l’esterno, tendono a identificare le proprie frustrazioni con le diverse infelicità del mondo intero (dalla Fame nel mondo –vedi- alla carenza di poesia) e tosto finiscono per incolpare il Capitalismo (vedi) cinico e baro, di cui però sognano la ricchezza ogn’or, milioni di dischi, di concerti, di spinelli, di vacanze e poi tutto il resto fino alla fuoriserie perché no. Delle persone che lavorano seriamente dicono che sono schiavi e stupidi e li odiano a morte, più dei padroni (che dopo tutto non si sa mai…).
Persone prive di lavoro. Sovente operai, impiegati del privato e professionisti espulsi dai processi produttivi. Spesso giovani -già dotati di un qualche reddito, anche sviluppabile- in attesa del posto fisso presso qualche amministrazione dello Stato (vedi).
Suona incredibile che le infinite discussioni sulla D. facciano finta di non sapere, o addirittura accettino acriticamente, il fatto che milioni di posti di lavoro ora occupati da Extracomunitari (vedi) vengano rifiutati dai D.
In particolare non si capisce perché mai, se i lavori rifiutati offrono redditi e condizioni troppo basse, ogni sforzo non sia prioritariamente rivolto a renderli accettabili.
Egemonia
Notevole
intuizione e invenzione politica di Antonio Gramsci, grazie alla quale nei
paesi economicamente più evoluti della Russia rivoluzionaria (in Europa e anche
in Italia), i rispettivi partiti comunisti non dovevano più ambire alla presa
dl potere mediante rivoluzione e dittatura del proletariato, bensì mediante l'E.,
ovvero la conquista una ad una e la conseguente trasformazione, delle varie
istituzioni borghesi, statali e civili (chiamate "casematte").
In
effetti il Partito Comunista Italiano seppe trarre da tale insegnamento il
massimo profitto, riuscendo sia a mantenere in piedi strategie istituzionali e
al tempo rivoluzionarie ("doppiezza togliattiana"), sia a pervàdere
di se e soprattutto della propria mentalità -a partire dal secondo dopoguerra
ma poi specialmente dagli anni '70- molte e quasi tutte le istituzioni, lungo
una strategia lenta ma decisa ("veniamo da lontano e andremo
lontano"), che negli anni '90 portava finalmente l'ex Pci al governo del
Paese, dopo aver "egemonizzato" l'università, le case editrici, le
redazioni dei giornali, la Burocrazia (vedi) e la Pubblica
Amministrazione (vedi), buona parte dei servizi segreti e della polizia,
buona parte della magistratura, buona parte dei Cattolici (vedi), quelli
a loro volta egemoni.
Ma
nel contempo l'E. presso e dentro lo Stato (vedi), e soprattutto
l'esaurirsi della capacità politica nella mera conquista delle case-matte,
portava il Partito e il relativo vasto reticolo di relazioni a trascurare
progressivamente i ceti produttivi, a partire dalla stessa Classe Operaia
(vedi), di cui presto diveniva di fatto controparte sociale, e dalla quale non
a caso subiva rovinosi rovesci elettorali.
Neologismo
giornalistico per indicare inquinamento da campi elettromagnetici. Tuttavia il
fenomeno fisico provocato dall’E. sull’uomo e i viventi è di incerta
dannosità, mancando rigorosi studi epidemiologici, anche in campo
internazionale. Ciò non toglie che molte leggi nazionali ed europee siano state
ugualmente promulgate per fissarne i limiti di sopportabilità, secondo il
cosiddetto (e per nulla scientifico) Principio di precauzione
(vedi).
Potrebbe
anche venir fuori che fa bene alla salute.
Questione di importanza cruciale tanto per l’ambiente che per l’economia. Costantemente in crescita il suo fabbisogno, tanto dei Paesi ricchi (vedi) che in via di sviluppo.
Viene
prodotta sia con fonti rinnovabili e pulite (eolica, solare) sia mediante
consumo di riserve non rinnovabili e inquinanti (carbone, petrolio), sia di
riserve non rinnovabili e scarsamente inquinanti (metano).
L’energia
nucleare merita una classificazione a parte, poiché da un lato presenta il
problema della produzione di scorie di plutonio (radioattive per secoli) da
dover smaltire adeguatamente, dall’altro lato presenta inquinamento nullo, quindi
rivelandosi preferibile ai derivati del petrolio. La Francia possiede 48
centrali nucleari attive ed esporta energia, anche in Italia.
La ricerca tecnologica è molto impegnata sia sul fronte del nucleare, perseguendo l’obbiettivo di sostituire la fusione nucleare all’attuale fissione (quindi con eliminazione delle scorie), sia su altri fronti: idrogeno (elettrolisi), movimenti marini, etc.
Persona provenente dall’esterno della comunità europea, però il senso comune intende i soli provenenti dai paesi più poveri. Parola talvolta pronunciata con significato dispregiativo.
L’E.
richiama in fenomeno dell’Immigrazione (vedi) e i grandi problemi
dell’accoglienza e della integrazione, ovvero delle possibilità reali del paese
ospitante di potergli offrire un lavoro e condizioni di vita umane e rispettose
della sua cultura, in modo che la presenza pur consistente di E. in una
città o in un Nazione (vedi) non costituisca causa di turbolenze,
disagio e timori.
In
politica si registrano forti differenza tra i partiti politici e tra gli
schieramenti di Destra (vedi) e di Sinistra (vedi), bensì non
sulla consapevolezza della ineluttabilità del fenomeno migratorio di massa, né
sui doveri dei paesi ospitanti: la polemica verte sulle quantità e sulle modalità.
Per il Movimento (vedi) la F.n. M. è senza dubbio causata dai Paesi Ricchi (vedi) e dal loro Capitalismo (vedi) e Imperialismo (vedi), che succhierebbero ai paesi Poveri (vedi), risorse essenziali per la loro sopravvivenza (vedi Risorse del Pianeta).
Un’esame appena più approfondito rivela invece che miseria e fame di molti paesi sono prodotte da diversi fattori, tra cui:
- arretratezza endemica (anteriore ai contatti con l’economia occidentale);
- lotte tribali e guerre civili tra bande e gruppi contrapposti (etnici o politici);
- credenze e superstizioni, nonché abitudini e mentalità, che impediscono profilassi di prevenzione sanitaria, sviluppo produttivo e civile.
Il missionario comboniano Pierli racconta che “le mucche non si vendono anche se conveniente poiché molte mucche sono segno di prestigio sociale”; “l’erba non si taglia e raccoglie, ma si brucia”; “le donne non devono andare a scuola”; “se uno sta male è colpa del malocchio”; “il portatore di handicap è un maledetta da Dio”; “l’aids è una vendetta degli spiriti ancestrali perché certe tradizioni, come l’eredità della moglie, vengono abbandonate”; “pesa una tremenda mentalità di dipendenza e passività, che è l’esatto contrario della iniziativa che serve”; “la più grande povertà dei poveri non è finanziaria ma culturale”.
Questi fattori impediscono a diversi popoli di sfruttare utilmente i proventi finanziari del commercio con il resto del mondo: introiti e prestiti vanno al 90% in armi e spese di corte.
Anche molti paesi usciti dal colonialismo europeo, che avevano raggiunto un certo standard statuale ed economico, hanno subito negli ultimi decenni forti decadenze dovute al risorgere di guerre civili e tribali, che ne hanno inficiato la riconquistata indipendenza (vedi anche Colonialismo).
Hanno pesato e pesano tuttora anche strategie errate imposte ai paesi indebitati dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale, che hanno privilegiato negli anni ’90 politiche esclusivamente monetaristiche, ovvero di rafforzamento delle monete dei singoli stati interessati, che a tal fine hanno dovuto tagliare spese sociali ed hanno orientato la produzione non più al cibo ma a prodotti esotici da vendere sul mercato occidentale.
Naturalmente nelle complesse dinamiche di guerre civili e tribali si inseriscono giochi e convenienze varie, anche di determinate Multinazionali (vedi), forse di diplomazie occidentali, di aiuti umanitari, di avventurieri e mercenari, etc. tutti fattori che comunque sono effetto molto più che causa dei fenomeni di cui ai commi precedenti.
Nelle
polemiche circa la presunta responsabilità dell’Occidente (vedi) sulla F.n.M.,
vengono peraltro ignorate le reali condizioni del vasto mondo non ricco.
Molta
parte di questo infatti presenta situazioni attuali e storiche chiaramente non
dipendenti da rapporti con l’occidente, bensì scaturenti da un autonomo
percorso storico. Valga l’esempio del miliardo e duecento milioni di cinesi,
che rivendicano l’orgoglio della propria storia “incontaminata” da potenze
straniere.
Quasi
uguale il discorso per le popolazioni arabe e musulmane d’Africa e Medio
Oriente (circa mezzo miliardo).
Analoghe
considerazioni per il quasi miliardo di indiani.
Più articolato il discorso per il sub continente latino americano: senz’altro vi pesano rapporti infausti col padrone nordamericano, ma proprio questo rapporto di subordinazione economica rivela che Brasile, Argentina ed altri stati ebbero una ben maggiore ricchezza quando poterono godere di autonomo capitalismo nazionale.
Si
consideri infine che in molti paesi, il pur magro salario assicurato da aziende
occidentali, costituisce un’autentica ricchezza, dato il contesto generale di
quel paese.
Ambizione
di tutti i paesi poveri è di sviluppare una propria capacità produttiva,
industriale e imprenditoriale tale da raggiungere l’autonomia alimentare
nonché, per successivi gradi di Sviluppo (vedi), gli stessi standard
occidentali.
Specie
di testuggine romana con cui i ceti ammanicati del Meridione (vedi)
nonché i loro emuli di altre regioni, penetrano dentro lo Stato (vedi)
italiano (università, esercito, ministeri, enti locali, etc.) per piegarlo ai
propri comodi.
Il
F. è la forma spirituale del Clientelismo (vedi), nel senso che i
soggetti via via arruolati e assunti nei più disparati organi dello stato del
parastato e delle imprese assistite, per riconoscenza e affinità con il
benefattore finiscono per costituire una unica grande famiglia, anche
sparpagliata, anzi, proprio per questo avente virtù tentacolari.
Dal
ché i Clientes (vedi) sono anche chiamati famigli.
Forma e sperimentazione di socialismo storicamente possibile nell’Italia degli anni ’20 e ’30, improvvisamente interrotta con l’esito della seconda guerra mondiale.
Il F. tentò un’inedita sintesi tra Socialismo (vedi), nazionalismo, modernismo e tradizionalismo. L’opposizione mortale della Sinistra (vedi) e del Comunismo (vedi) al F. è meno solida di quanto sembri: dal programma chiaramente di sinistra e rivoluzionario del F. del 1919, all’appello di Togliatti, Sereni, Scoccimarro ed altri esponenti del Pci in esilio (1936), verso “i fratelli in camicia nera”, all’alleanza militare tra Stalin e Hitler (durata per quasi metà della seconda guerra mondiale), molti sono i punti di contatto, teorici e pratici.
La predetta opposizione mortale maturò alla fine dell’ultimo conflitto, per lucrare il massimo vantaggio politico dalla demonizzazione della parte perdente.
Vedi Devolution.
Strumento di coercizione statale grazie al quale il ceto politico di una società avoca a sé enormi risorse finanziarie provenenti dalle classi produttive (operai, professionisti, imprenditori, agricoltori, artigiani, etc.), nei modi più diversi e per le finalità più diverse.
Può essere leggero o
pesante. Più è pesante e più reprime le ulteriori potenzialità economiche,
creative, innovative, produttive e progressive del corpo sociale.
Portato inevitabile
del F. pesante è lo Statalismo (vedi) con tutto ciò che ne
consegue.
Urta moltissimo la
sensibilità e l’umore dei compagni il fatto che molte proteste dell’opinione
pubblica si basino “meschinamente” sulle tasse, ovvero si sostanzino
“egoisticamente” delle sole polemiche sulla “presunta” esosità delle tasse.
Trattasi in verità
di critica per nulla materialista e marxista: la storia è piena di rivoluzioni
causate da tasse eccessive: quella di Cromwell nell’Inghilterra del ‘600,
quella Americana del ‘700, quella Francese contro gli eccessi di Versailles…
Così come l’insostenibilità del F. (corto circuito dell’economia) è alla
base (pur insieme ad altri fattori) del crollo dell’impero bizantino, dello
stesso impero romano e d’una infinità d’altri.
Alla perfidia d’Occidente (vedi) viene addebitata anche la gravissima colpa dell’incremento costante della F., ovvero del divario tra la Ricchezza (vedi) dei Paesi Ricchi (vedi) e i Poveri (vedi) del terzo mondo.
Ma in verità trattasi di bufala colossale, eguale a quella delle Risorse del Pianeta (vedi), poiché la F. è assolutamente inevitabile, dal momento che i poveri hanno economie deboli e perciò stagnanti, mentre i ricchi, sia per lo stimolo della Competizione (vedi), sia per propria natura, non possono che avere tassi di sviluppo considerevoli.
Chi potrebbe recarsi presso tutte le industrie, i centri di ricerca, i laboratori, etc. e imporre o impetrare di fermarsi?
In ogni caso, dov’è il nesso della F. con le effettive condizioni di ciascun paese povero? In cosa la F. impedisce al paese povero di attivare il suo circolo virtuoso dello Sviluppo (vedi)?
Gruppo delle otto nazioni più forti della terra. Si riunisce annualmente dal 1975, discute questioni varie: da ultimo la sua attenzione si è concentrata sulle possibilità di Progresso (vedi) dei paesi affamati o in via di sviluppo. L’ultima edizione di Genova (luglio 2001) ha avuto all’ordine del giorno la questione del Debito (vedi) dei paesi poveri, la lotta all’Aids, strategie possibili di sviluppo, ed ha fornito -a detta di numerosi osservatori e interessati- apprezzabili risultati, senz’altro superiori alle precedenti edizioni.
Pur tuttavia è stato visceralmente contestato con inaudita e programmata virulenza (prima degli animi che delle azioni, comunque copiosissime in violenza, tecniche ed episodi) nei giorni 19, 20 e 21 Luglio 2001.
Una seria riflessione sulle cause dei moti di Genova non è stata avviata, poiché obnubilata dalle polemiche politiche. Probabilmente si sono sommati fattori diversi (vedi Movimento), da sentimenti diffusi tra la gioventù del mondo ricco ad alcune peculiarità tutte italiane.
Raggruppamento
di alcune centinaia di associazioni culturali e politiche del Movimento
(vedi). Ha per leader Vittorio Agnoletto (vedi).
La più incredibile della parole in libertà e del delirio pseudo e parapolitico in voga: solo dopo che a Genova c’è scappato il morto è apparso alla buon ora uno striscione dei radicali “Si alla Globalizzazione”, intendendo dei diritti civili, prendendo finalmente atto che il fenomeno G. è neutro ed inarrestabile, e casomai dipende dalle persone, dagli stati e dalla politica dare ad essa correttivi e ingredienti più o meno buoni ed efficaci.
Fenomeno in atto da quando gli umani usano muoversi oltre il confine del proprio orto, rafforzata dai Vichinghi in America, da Cristoforo Colombo, da Marco Polo, dalle scoperte geografiche, dalla Rivoluzione industriale (vedi), dagli aeroplani, da internet…
La G. dei diritti si chiama “democrazia planetaria”, del socialismo Internazionalismo (vedi), quella dei sociologhi “villaggio globale” e via dicendo.
Il contrario della G. è la chiusura autarchica e nazionalistica (vedi Albania del Comunismo -vedi), oppure lo snobismo degli inglesi (tu quoque!) che rifiutano il sistema metrico decimale.
Scavando meglio le parole dei contestatori viene finalmente fuori una critica più precisa e sensata: dagli anni ’90 sarebbero in atto verso paesi poveri, ad opera soprattutto della Banca Mondiale e del FMI, strategie di netta ingerenza sulle decisioni dei singoli stati interessati, al fine di ripianare i debiti contratti con i paesi ricchi, però a discapito delle economie interne, che così vedrebbero incrementati miseria, fame, emigrazione, malattie (vedi Fame nel Mondo).
Ciò non toglie che l’inserimento progressivo nelle relazioni economiche internazionali (appunto la cosiddetta G.) comporta nel complesso sviluppo produttivo e ricchezza nei paesi via via inseriti, sempre che le rispettive classi dirigenti riescano ad usarne i guadagni, almeno in parte decente, per il bene collettivo.
Scolaresca
italiana che, ringobbita sotto il peso degli zaini, attraversa la strada col
rosso ugualmente che col verde, e ai sacrosanti insulti dell’automobilista,
stracca solleva il ciglio, traguarda con sorriso ebete e stupito e infine
continua con indolenza bovina (manca solo il campanaccio).
Frutto pluridecennale delle scuole riformate progressivamente a partire dai tardi anni ’60; scuole che hanno trovato il modo di sestuplicare il numero degli insegnati, di introdurre informatica, inglese, scienze sociali, scienze motorie e della comunicazione, e non hanno lasciato un piccolo posto a quella che un tempo si chiamò -e si insegnò- Educazione Civica o educazione tout court (non gettare cartacce, camminare sui marciapiedi, camminare a sinistra nelle strade prive di marciapiedi, cedere il posto agli anziani, non ruttare forte per strada, non urlare, non bestemmiare).
Città del Giappone ove nel 1997 gli stati del G8 (vedi) hanno firmato accordi generali (“protocollo”) a favore della difesa dell’ambiente dall’inquinamento. Tra le altre cose vennero fissati limiti lusinghieri ed ottimisti sulla quantità di emissione atmosferiche inquinanti delle singole nazioni ricche; limiti a tutt’oggi non ancora ratificati operativamente da nessun membro del G8.
K. e il suo protocollo sono balzati agli onori della
cronaca quotidiana quando il presidente Bush ha dichiarato, smentendo suoi
stessi propositi declamati in campagna elettorale, che per il momento i limiti
individuati a K. non potranno essere interamente onorati dagli Usa e dal
suo sistema industriale.
Periodo
del pensiero europeo (Francia del 1700) con cui la ragione viene innalzata a
divinità ed ogni consuetudine del passato (Ancient Règime) viene condannata.
Inaugura la lunga stagione di fiducia nella soluzione empirica e razionale
d’ogni tipo di problema, che porterà allo Scientismo (vedi) e al
positivismo, ma poi, anche al decadentismo e pessimismo.
Riscrive
la storia e pretende di sistemare l’universo della conoscenza, sintetizzato
nello sforzo dell’Enciclopedia di Diderot. Apre la grande stagione politica
della Democrazia (vedi) e del Popolo (vedi).
La
visibilità, grazie alla Tv ed agli altri strumenti di comunicazione visiva, del
Benessere (vedi) dei paesi occidentali; la povertà o miseria di molti
paesi; la naturale propensione di ogni essere umano a migliorare la propria
condizione di vita; soprattutto la notevole offerta di lavori faticosi nei Paesi
Ricchi (vedi); da ultimo la crisi -anche alimentare- del vastissimo ex
impero sovietico, sono le grandi cause che negli ultimi quindici anni hanno
visto crescere l’imponente fenomeno della I., verso l’Europa ricca e
verso i due stati del nord America.
Trattasi
probabilmente di fenomeno per certi versi assimilabile ai grandi movimenti
migratori della storia. Senz’altro è anche in relazione alla stagione del Colonialismo
(vedi), rappresentandone un esito di reciprocità e conseguenza.
Il
problema I. è un banco di prova per la civiltà occidentale e la sua Democrazia
(vedi): ogni paese ha elaborato strategie e regole, anche se sempre più si
impone la necessità di azioni e strategie comuni.
Tutte
le politiche sull’I. ruotano attorno alla quota di Extracomunitari
(vedi) che ciascuna Nazione (vedi) è in grado di ospitare, partendo dal
presupposto che più è ordinato il fenomeno, più cresce la capacità ospitante;
ma anche che le quote individuate devono essere rispettati per mantenere
ordinato il fenomeno.
Fermo restando che è difficile ed oltre modo sgradevole far rispettare le quote individuate, specie a fronte di arrivi inaspettati però costanti e drammatici, tutti gli stati e le persone responsabili muovono dalla consapevolezza che:
- il flusso è ben maggiore della capacità ospitante;
- non è possibile accogliere tutta la potenziale domanda;
- il concetto di quota è indispensabile;
- che è cruciale impedire, ovvero prevenire, nei paesi ospitanti, reazioni di rigetto, di ostilità e di razzismo;
- che pertanto l’approccio al problema I. deve assolutamente rimanere politico e non morale, pena gravi reazioni e incontrollabili.
Nelle
polemiche politiche italiane il centrodestra tiene molto a fissare le regole e
le quote, mirando a ricostituire un rapporto di fiducia tra cittadinanza e
istituzioni, minata negli ultimi anni da leggi e comportamenti improntati al
lassismo.
A Sinistra
(vedi) invece, pur ben consapevoli della natura drammaticamente politica del
problema, spesso prevale il moralismo di antiche parole d’ordine egualitarie e
internazionaliste (nessuna patria, ogni uomo è libero di andare dove vuole, la
patria è il mondo intero), ma non certo per sincero umanitarismo, bensì per
poter accusare la Destra (vedi) di Razzismo (vedi), insensibilità
ed egoismo. Questa polemica è assai preziosa per la sinistra, poiché le
consente di autorappresentarsi paladina delle posizioni della Chiesa romana in
materia di I.
In
verità la Chiesa non perde occasione per ricordare i doveri dell’accoglienza e
l’obbligo a non offendere Dio col razzismo. Ma questi due comportamenti sono
meglio conseguiti esattamente con la serietà dello Stato (vedi), mentre
il lassismo si carica del gravissimo rischio di provocare razzismo.
Parola
totemica in grado di evocare il male assoluto e conseguentemente di mobilitare
gente e giovani a corto di conoscenze approfondite (e vogliosi di menar le
mani).
Eppure
per molti secoli in Occidente (vedi) l'Impero e la Chiesa si sono
spartiti equamente le simpatie politiche di popoli e nazioni.
L'attuale
demonizzazione lucra sull'accostamento dell'idea stessa di impero
(politicamente assai scorretta) agli Stati Uniti d'America, su cui convergono
le ire e le invidie di molti miti novecenteschi (Comunismo –vedi,
Cattolicesimo e Fascismo –vedi, hanno disprezzato, odiato e combattuto
il Liberalismo -vedi- americano).
Che
oggi gli Usa siano l'unica potenza mondiale (insieme alla Chiesa romana) è
assodato, così come la sua politica, proprio per questo, non può che assumere
frequenti responsabilità extranazionali, senz'altro assimilabili all'esperienza
storica degli imperi (ce n'è stati tanti ed anche questo, un giorno, perirà).
Ma
tutto questo -in ogni caso- non ha alcuna attinenza con la Fame nel Mondo
(vedi), o con i rischi ambientali, che esisterebbero anche senza il dominio
nordamericano.
Azienda, ovvero tentativo soggettivo o corale di tenere in piedi un’attività economica, fatta di dare e avere, ovvero capace di offrire al pubblico beni e/o servizi appetibili, ma anche di riscuotere i relativi compensi, indispensabili per remunerare le persone impiegate nonché i capitali investiti e futuri.
Come
ebbe a definirla Winston Churchill, l’I. “è un carro trascinato
quotidianamente con immensa fatica, che i più stentano a comprendere.”
Insieme
ai beni di più largo consumo (benzina, immobili, etc.) l’I. è la preda
ideale del Fisco (vedi).
Insieme a Burocrazia (vedi) e Credito (vedi) forma la triade di poteri autocratici che inficiano le Democrazie (vedi) occidentali, allontanandone larghissime fette di popolazione.
Mentre
da un lato l’I. pretende di dichiararsi libera, indipendente, oggettiva
e completa, regnano incontrastati i più oscuri meccanismi circa gli assetti
proprietari dei variegati organi di I. e nella selezione dei
giornalisti.
Tutto
il flusso di notizie è regolato da pochissime agenzie di rilevanza mondiale, di
incerta formazione ma di grandissimo potere, che possono esaltare un tema
modesto o nasconderne di veramente grandi.
Si
segnala in particolare una netta differenza tra organi di I. nazionale e
I. locale: i primi conservano un loro senso in riferimento ai grandi
orientamenti culturali effettivamente presenti nella società, e che si
soddisfano nel riconoscersi e ritrovarsi quotidianamente; la seconda però, a
prescindere dal colore politico della testata, finisce facilmente per assolvere
la funzione di cane da guardia degli equilibri di potere locali, di qualunque colore politico siano,
scadendo in superficialità e luoghi comuni, spacciati -questi ultimi- per
incomprimibili esigenze di sintesi.
Nel
complesso la persona colta e sensibile predilige di gran lunga il libro al
giornale.
Emissioni da attività umane che abbattono la qualità e salubrità (sempre in riferimento all’uomo e degli altri viventi che formano il suo habitat ottimale) dell’aria, dell’acqua, dei terreni, dei cibi. Fenomeno recente legato alle polluzioni industriali ed alla creazione di sostanze sintetiche (non esistenti in natura, o esistenti in diversa misura).
Si
registra comunque da tempo una sviluppata e crescente coscienza ambientale, che
persegue l’abbattimento dei vari tipi di I. nonché filiere di produzione
compatibili con l’ecosistema.
In
tal senso i paesi più sviluppati, che a suo tempo furono i primi e più cospicui
inquinatori, sviluppano strategie appropriate di cui sono esempio il ritorno
dei salmoni nel Tamigi, l’autosufficienza energetica di Stoccolma, la raccolta
differenziata (che entro i prossimi vent’anni dovrebbe coprire il 99% delle
emissioni da parte dei paesi europei) ed altre analoghe.
Vedi
anche Tecnologia, Ambiente e Ambientalismo.
Obbiettivo
fondamentale del Socialismo (vedi) e del Comunismo (vedi).
Si proponeva di cancellare finalmente, o almeno indebolire fortemente i sentimenti nazionali (fomite di infinite guerre), mediante un ideale di fratellanza e solidarietà di tutti i popoli della terra per il tramite del ruolo dirigente e illuminato della Classe Operaia (vedi) e dei suoi organi politici.
Superstizioni,
religioni, credenze, usanze bizzarre, difetti nazionali e locali (ritenevano
socialismo e comunismo) sono effetti non della natura umana, bensì delle
deformazioni classiste imposte alle singole società dalla prepotenza delle
rispettive classi dirigenti.
In ciò l’I.
ereditò e rilanciò il giacobinismo francese, che disprezzava i riti locali,
come ad esempio la Festa dei Ceri a Gubbio, che tentò con la forza di sradicare
dalla mente del popolo. Ceaucescu spianò col bulldozer seimila villaggi con
un’unica delibera, ritenuti segni di arretratezza.
L’I.
avrebbe voluto condurre l’umanità intera all’affermazione di comuni livelli o
princìpi di democrazia e giustizia sociale, dalle Ande alla Mongolia
all’Oceania.
Presupposto
fondamentale dell’I. è la visione antropologica dell’uomo e quindi della
storia, indotte dall’Illuminismo (vedi) e dal Materialismo
(vedi), in particolare dal filosofo francese Rousseau: l’uomo è prodotto
sociale, cioè viene condizionato in maniera decisiva dal contesto in cui nasce,
ovvero le sue usanza, credenze e superstizioni sono storicizzabili per intero,
ovvero non esisterebbero nell’uomo primigenio, che perciò sarebbe, senza tali
condizionamenti, buono e giusto.
Tale visione (o credenza, o superstizione…) ha per limite da un lato il mito della tabula rasa (l’uomo senza condizionamenti), che sta alla base dei tentativi del nazismo, del comunismo e del polpottismo; dall’altro lato dimentica che se storicizzabile è una singola religione, non storicizzabile è invece la propensione dell’uomo e della donna alla dimensione metafisica e spirituale, caratteristiche fondamentali della persona. E senza considerare che fenomeni pur storici e storicizzati, ma che affondano nella notte dei tempi (la lingua di ogni popolo risale ai suoni gutturali emessi al tempo dei mammuth; ugualmente l’istinto di gruppo -o del branco- quello che segna e difende i confini…), oltre ad essere ormai “natura” più che “cultura”, derivano dalla natura umana che è animale, oltre che culturale.
Non
per caso l’I. venne immediatamente sconfitto nella prova sul campo: allo
scoppio della prima guerra mondiale tutti i partiti socialisti votarono per
conformarsi ai rispettivi interessi nazionali. E via via infiniti esempi di
politica estera ed interna ai singoli stati, dimostrano che sempre l’I.
è stato sconfessato dai suoi propugnatori, poiché sul campo, nel confronto con
gli interessi reali dei popoli amministrati e governati, esso suona contro
natura, o almeno contro la natura di quegli interessi.
Tale
contraddizione tra l’idea di I. e la pratica di governo risulta palese e
innegabile: dagli assessori -pur comunisti- che fin dai “mitici” anni Cinquanta
ininterrottamente praticano sostegno e incentivi alle imprese e sviluppo
economico del proprio territorio comunale (bensì esclusivamente e gelosamente
del proprio), fino al recente caso del nazi-comunismo jugoslavo
(ultranazionalismo) di Milosevic.
In
ogni caso l’I. socialista intuì per primo, pur nella forma più
idealistica e romantica, che il mondo si sarebbe avviato, dopo le scoperte
geografiche e la rivoluzione industriale, a quelle dinamiche planetarie che
negli anni ’80 del Novecento si sarebbero chiamate “villaggio globale” e nel
duemila Globalizzazione (vedi).
Spesa ripagata nel tempo.
Nella
repubblichetta degenerata e in particolare nelle regioni più malate di
assistenzialismo, il ceto politico e parapolitico (giornalisti, parroci in
crisi, membri delle accademie, etc.) si ostina a chiamare eufemisticamente I.
spese tanto ridicole quanto enormi che non potranno mai essere ripagate da
alcunché né chicchessia, né in modo diretto che indiretto (eventuali
convenienze macroeconomiche).
Un
brillante esempio di codesto I., noto in tutta l’Italia centrale, e
reclamato a gran voce nei bar di mezza Umbria e nei relativi consigli comunali
provinciali e regionali, è la superstrada Spoleto-Acquasparta, che qualora
vedesse la luce, potrà essere utilizzata a gran velocità da non più di un
centinaio di automobili e vespine al giorno. Anche gli apetti.
Grande
religione monoteista, fondata da Maometto nel VII secolo d.C.
Nei
suoi precetti contiene il sacro proposito di conquistare Roma.
Non
permette di riconoscere -negli ordinamenti giuridici della società- distinzioni
tra sfera religiosa e sfera laica, sì che è lecito parlare di “stato islamico”
per le nazioni ove prevale la fede maomettana.
Anche
Lavoratori a reddito fisso.
Parole che nascondono la più grande truffa ordita contro il popolo lavoratore, ad opera dei cosiddetti Sindacati (vedi), organizzazioni che in teoria dovrebbero difenderlo.
Infatti
in decenni di polemiche e lotte politiche, la asserita e pelosa alleanza tra
operai ed impiegati pubblici (reddito fisso), ha finito per istituzionalizzare
una presunta contrapposizione tra L.D. e lavoro autonomo (detto anche Popolo
delle partite iva, vedi), ove quest’ultimo assume necessariamente la parte
del cattivo.
In
verità la giusta distinzione da fare è tra lavoratori pubblici (Pubblici
Dipendenti, vedi) da un lato e lavoratori autonomi o dipendenti del settore
privato dall’altro (vedi anche Lotta di Classe).
La
più recente Globalizzazione (vedi) ha rotto gli equilibri consolidati
(in verità mai fissi) di divisione internazionale del lavoro, con ripercussione
profonda all’interno di ogni Nazione (vedi).
Rottura
dovuta alla vasta e incontrollabile Competizione (vedi) totale tra i
moltissimi paesi ed aree geopolitiche e soggetti, che ormai concorrono sui
mercati mondiali, sempre più accanitamente.
Equilibri
che avevano portato la Classe operaia (vedi) ed in genere le parti
deboli della compagine sociale, a conquiste stabili e durature: orario di
lavoro, salari crescenti, protezioni sociali (vedi anche Stato Sociale),
stabilità del posto di lavoro dipendente.
Il nuovo scenario, rompendo certezze tanto per gli operai che per gli imprenditori, ha creato subito nuovi modi di lavorare e nuovi posti di lavoro (tanto manuale che intellettuale), da un lato privi delle sicurezze antiche e dall’altro caratterizzati dalla estrema flessibilità, diffusibilità e velocità, di cui necessitano quasi in tempo reale le imprese di produzione e servizio.
Per
questo sono sorte società di intermediazione del lavoro che a priori accumulano
la disponibilità al lavoro dei soggetti in cerca, e quindi sono in grado di
rifornire immediatamente le imprese. Questa organizzazione e disponibilità al
lavoro chiamasi L. I., o lavoro in affitto.
E’
in forte sviluppo in tutto il mondo occidentale, compresa l’Italia, ove pare
che circa il 30% dei L.I. diventano stabili.
Spirito
positivo e fiducioso tendente a liberare la mentalità di persone e popoli da
privilegi
feudali, localismi soffocanti e superstizioni.
Lo
spirito del L. è tipico della Borghesia (vedi) europea, nel
mentre si forma e riforma gli scenari economici e sociali di nazioni e
continenti, che mano a mano essa pervade e conquista.
Trova
istituzioni teoriche nell’Illuminismo (vedi) e nella successiva
affermazione delle scienze sociali (economia, antropologia, etc.).
Il
suo contrario teorico è nell’Integralismo (vedi) ideologico, religioso o
etnico/razziale;
pratico nel Protezionismo (vedi) e Statalismo (vedi).
Fu
propulsore delle identità nazionali nell’Ottocento (poi seguite dall’Internazionalismo
-vedi- socialista); nel 2000 spinge naturalmente per la definitiva Globalizzazione
(vedi).
Insieme
a Scienza (vedi) e Democrazia (vedi), fu condannato dal Syllabo
di papa Pio IX nel 1864.
Tendenza
-propria del pensiero liberale e del capitalismo non protezionista- a favore di
regole economiche, nazionali e internazionali, libere da eccessivi vincoli
fiscali e normativi.
Vedi
anche Neoliberismo.
Insieme a Globalizzazione (vedi) costituisce la più incredibile coppia di parole dementi in uso nel lessico politico. Può esistere il lavoro senza profitto? Può un fornaio lavorare senza profitto? Può un industriale che movimenta miliardi in salari e forniture assumersi tante responsabilità senza adeguato profitto?
Grida
manzoniane contro la L. del P. si odono quasi ad ogni telegiornale sulla
bocca di falsi ambientalisti, preti in crisi, politici arruffapopolo, ignoranti
che solo economie sane e forti in grado di produrre consistenti profitti
possono secernere cospicue risorse (vedi Fisco) destinate alle numerose
richieste della Solidarietà (vedi) sociale e internazionale.
Le
grida contro la L. del P. in verità nascondono l’isntitiva psicologia e
luoghi comuni del “comunismo interiore” bevuto da molti anche non comunisti,
diffuso oltremodo perfino nel senso comune dell’opinione pubblica italiana,
secondo cui l’Impresa (vedi) e il conseguente Lavoro (vedi) sono
solo e soltanto sfruttamento, e sono colpevoli di alimentare il feroce Capitalismo
(vedi) mondiale.
Tanta
rozzezza, oltre a muovere ilarità nelle persone normalmente avvedute, non
consente utili distinguo all’interno del variegatissimo mondo della produzione
e delle imprese, che invece sarebbero oltremodo necessari a quegli operai e
dipendenti che lavorano sotto padroni fetenti ed avidi, da tempo privi di
adeguata tutela e protezione dei propri diritti (vedi Sindacati).
Vedi
Mercato.
Esiste in natura, similmente all’energia elettrica, ma come per quest’ultima, si può vivere (peraltro anche bene) nella completa ignoranza della sua esistenza.
Espressione
del linguaggio marxista, indica l’azione cosciente che la Classe operaia
(vedi), predestinata dal marxismo alla costruzione del Socialismo
(vedi), deve svolgere per organizzarsi e soppiantare la Borghesia
(vedi), ovvero, in primis, i padroni delle stesse fabbriche dove la classe
operaia lavora.
Ultimamente,
ma a partire dagli anni ’70, in conseguenza dell’enorme dilatarsi dello Stato
(stato) e della Burocrazia (vedi) e delle conseguenti tassazioni
applicate al mondo della produzione reale, si ha nell’intero mondo occidentale
una lenta ma progressiva presa di coscienza di classe da parte dei diversi ceti
produttivi (operai, imprenditori, artigiani, coltivatori, commercianti,
professionisti, etc., detto anche Popolo delle Partite Iva -vedi) contro
Statalismo (vedi) ed Assistenzialismo (vedi).
Tale
coscienza di classe ha portato in molti paesi a profondi cambiamenti politici
(Reagan in Usa, Tatcher in Gran Bretagna, Aznar in Spagna, Berlusconi in
Italia).
In sostanza avviene, nell’Italia più recente, che buona parte della classe operaia si sente ormai più affine (in termini di interessi di classe) al suo padrone che ai partiti statalisti (sinistra e popolari).
Sconvolge
le menti della Sinistra (vedi) che le dichiarazioni di Mangano,
stalliere di Arcore, non siano state sufficienti a dissuadere il Popolo
(vedi) dal votare Berlusconi. Sfugge ai predetti intellettuali che gli italiani
(a parte della veridicità del predetto stalliere), hanno ormai alcune idee
precise in fatto di M.
E
precisamente:
- da quando ha superato il puro abigeato, la M.
non può che prosperare per mezzo di collusioni sistematiche con punti cruciali
della macchina statale;
- senza tali collusioni di funzionari fidati e
mandarini della Pubblica Amministrazione (vedi) non sarebbe possibile
controllare appalti, forniture, finanziamenti, incarichi e nomine;
- M. e Stato (vedi), pertanto,
tendono ad essere un’unica cosa;
- naturalmente non tutto lo stato è M.
(del resto non serve), bensì tutta la M. deve far riferimento ad
organi dello stato;
- se, in un siffatto quadro sconfortante, una
sola parte politica (che non poco peso ha sullo e nello stato) strilla tanto
forte contro un’altra, riversando su questa l’esclusiva della M., il
popolo diffida;
- il popolo finisce per provare almeno un
pizzico di simpatia per il demonizzato e pensa in cuor suo: “se provoca tanta
rabbia in gente che quando ha potuto neanche un grammo ha scagliato contro la M.,
segno che ha del buono (stai a vedere che farà cose contro la M.)”;
- lo vota.
Nella nitida mitologia comunista, nel luglio del 1960, il nudo e puro popolo genovese sarebbe spontaneamente insorto contro il governo Tambroni reo di godere dell’appoggio parlamentare dei pochi missini eletti a Montecitorio.
A quel tempo andavano di moda magliette di cotone bicolore a strisce orizzontali: la mitologia mostra alcune foto di scontri di piazza con giovani a quel modo vestiti (ma senza i caschi e gli scudi del luglio 2001). E sarebbero riusciti nel sogno glorioso di far cadere il governo.
(Pare che sogni febbrili di analoghe gesta e risultati, animano le notti agitate dei comunisti del 2001).
Naturalmente non manca chi ritenne fin da allora che di pura mitologia si trattasse: i moti furono organizzati e diretti dal partito comunista (anche in altre città, con morti e feriti, da cui la famosa canzone “morti di Reggio Emilia, uscite dalla fossa…”), i giovani erano o militanti o aizzati dai militanti.
Comunque delle due l’una: o le M. a S. furono un’invenzione mediologia, oppure la loro latitanza a liberare Genova dai lanzichenecchi del Movimento (vedi) nel luglio 2001, dimostra l’irrimediabile decadenza della virilità italica.
Alleati potenti delle M. a S. in ogni caso, furono i numerosi parlamentari democristiani (insofferenti per calcolo loro e dei loro collegi al premier Tambroni) che “scaricarono” il governo facendolo cadere.
Oltre e più che una specifica teoria filosofica (vedi Marxismo), il M. è un sentimento che si dipana progressivamente lungo il percorso storico della Rivoluzione Industriale (vedi) e della incomprimibile laicizzazione che la crescente disponibilità di beni materiali ha prodotto nella mentalità delle persone.
Tanto che una mentalità, una filosofia di vita ed una visione del mondo largamente materialiste oggi accomunano praticamente tutte le persone viventi nel mondo occidentale, compresi gli uomini di Chiesa. La stessa Chiesa cattolica infatti si serve apertamente del M., per la parte che aiuta a leggere i fenomeni politici e sociali del vasto mondo.
Il fondamento teorico del M. marxista vede nei sistemi produttivi e nei conseguenti rapporti economici tra le classi il vero motore della storia (che appunto altro non sarebbe che successione incessante di stadi diversi della Lotta di Classe –vedi), ma anche della mentalità e del costume dei popoli.
Infatti alla lunga, ritiene il M., le stesse
idee, mentalità e credenze, vengono determinate dalle caratteristiche
economiche della società: superstizioni, religioni, usanze bizzarre, difetti
nazionali e locali sono effetti non della natura umana e della sua storica
evoluzione, bensì delle deformazioni classiste imposte alle singole società
dalla prepotenza delle rispettive classi dirigenti.
Da qui derivarono anche le pretese di facili
“modificabilità” delle mentalità e dei costumi dei popoli, grazie a processi
politici più o meno veloci e rivoluzionari, capaci di sradicare, tra le altre
cose, i nazionalismi e promuovere l’Internazionalismo (vedi) planetario.
Se a breve questi fondamenti del M. e del marxismo parvero avere molte ragioni, la realtà nel lungo tempo si è incaricata di articolare il giudizio e smentire il M. nella sua nuce essenziale, in particolare di smentirlo nella sua pretesa unicità (unica spiegazione al comportamento umano).
Le crisi esistenziali di moltissime persone del mondo occidentale, nonché i loro esiti, dimostrano che gli influssi del quadro economico sulla mentalità esistono senz’altro, però non mettono in discussione, bensì confermano, la sfera metafisica quale caratteristica fondamentale della persona.
Le recenti guerre dei balcani, inoltre, dimostrano che lotte ferocissime si possono fare per motivi diversi dalla lotta di classe, bensì per altri sentimenti profondi dell’animo umano (le idee di territorio, di patria, di religione, di razza, di popolo, di identità nazionale, di orgoglio e di supremazia) che possono affiancarsi alle dinamiche di classe, ma non se ne lasciano sopraffare, rimanendo -in momenti imprevedibili e “carsici” della storia- prevalenti.
Non può infine tacersi che con la visione antropologica del M., nonostante le buone intenzioni, l’uomo risultò spogliato del metafisico, per essere spiegato e inteso nella solo storicità e materialità del suo comportamento, ma infine con grave limitazione (impoverimento) del suo essere: così e non altrimenti si gettarono le basi di quel “disprezzo” (pure inconscio), che consentì ai fanatismi del ‘900 (nazismo e Comunismo -vedi) di sterminare allegramente milioni di persone.
A pensarci bene, altri e analoghi stermini della storia, come quello degli Indios d’America, poterono poggiare su analoghe concezioni: essi erano ritenuti, in quanto non battezzati, privi dell’anima, quindi non umani, bestie come capretti.
Filosofia
pratica elaborata da Karl Marx (Treviri, Germania, 1818-1883), basata sul Materialismo
(vedi) e sulla Lotta di Classe (vedi), finalizzata al Comunismo
(vedi).
Nella bocca dei più l’aggettivo “medievale” è dispregiativo, significando ogni sorta di arretratezza e arbitrio.
In verità il M.E. (specie il cosiddetto “basso medioevo” -ma certo non solo-, cioè dopo l’anno Mille) è una prodigiosa e straordinaria epoca di rinascita e innovazione, materiale e culturale, che culminerà nel razionalismo del Rinascimento ed introdurrà alla Rivoluzione Industriale (vedi) ed all’epoca moderna.
L’accezione negativa ed insultante della parola M.E. deriva dalle interessate polemiche Illuministe (vedi) e della Rivoluzione Francese (vedi), contro l’Ancien Régime (il vecchio mondo nobiliare soppiantato dalle rivoluzioni), poi consolidatesi in fattore permanente o latente di discriminazione e semirazzismo, da parte delle culture e nazioni nordeuropee e/o protestanti, verso il Cattolicesimo e l’Italia, anche come vaccinazione da eventuali -e remote- ipotesi di ritorno di un’egemonia mediterranea.
Oltre
che luogo fisico (fiere, negozi e supermercati) di incontro tra venditori ed
acquirenti, si intende per M. la possibilità di incontro in senso lato
tra domanda ed offerta di prodotti, beni e servizi.
Il
M. può esser più o meno libero; nelle società socialiste dell’est Europa
la pianificazione statale riusciva ad immettere sugli scaffali dei grandi
magazzini entità limitate di beni, sia in quantità sia in ampiezza di offerta,
tanto che si formavano costantemente file e spesso non si riuscivano a spendere
i denari a disposizione.
Il
libero M. invece caratterizza le economie capitaliste e liberali d’Occidente
(vedi). Esso tuttavia presuppone un notevole impegno per potervi accedere
utilmente: impone strategie di divulgazione dei beni prodotti (pubblicità),
possibilità di distribuzione su ampi territori e soprattutto impone una qualità
intrinseca del prodotto capace di emergere, o almeno sopravvivere, nella
concorrenza con altri prodotti e altre industrie, che possono provenire,
proprio perché di M. libero si tratta, anche da altre nazioni e
continenti (vedi Globalizzazione).
La
sola pronuncia della parola M. provoca sentimenti urticanti in tutte le
persone animate da spirito Antioccidentale (vedi) e anticapitalista,
contestandone la presunta oggettività, la quasi divinità accordatagli dal mondo
liberale (Logica del Mercato, vedi).
Dimenticano i compagni che nessun governo e nessuna industria può sottrarsi utilmente alla legge del M.; che esso non è un Grande Vecchio ubicato sul trono del potere mondiale, bensì è un soggetto impersonale derivante dalla vita incessante e planetaria di miliardi di persone: così come alzarsi ogni mattina dal letto e fare qualcosa è una caratteristica della personalità individuale, la prassi dell’offrire e domandare è caratteristica della persona sociale.
Dimenticano inoltre i compagni che il M. è più forte della Politica, che certamente l’umanità non può rimanere impassibile e fatalista di fronte ad esso e i suoi difetti, bensì compito della Politica (la sua unica giustificazione) è proprio porgli accanto o sopra o sotto tutti i correttivi del caso, ma giammai contro.
Dimenticano che stare sul M. è l’unico modo per produrre quella ricchezza che rimane l’unica costante aspirazione dei popoli, e che se avessero violentato il M. almeno un po’ di meno, i compagni dell’Urss sarebbero ancora in sella.
Aggettivo
per lo più dispregiativo leggermente meno aspro di Terrone (vedi).
Non
solo luogo geografico, quanto invece problema endemico italiano, costituito
dall’incapacità del nord conquistatore militare ed economico, di acquisire il
sud ad accettabili standards politici e civili.
La
popolazione del M. si divide sostanzialmente in due parti: i popolani e
gli ammanicati. Anche se questi ultimi nel cinquantennio democristiano sono
aumentati di molto pescando talora anche tra il popolo basso, la distinzione
rimane largamente valida. I popolani sono caratterizzati da forte spirito di
sacrificio e lavorativo, ed hanno popolato le catene di montaggio di tutta
Europa, d’America e d’Australia.
Gli ammanicati, ben raffigurati in certi personaggi letterari del grande scrittore siciliano Vitaliano Brancati (pigri, pavidi, imbrillantinati e distesi sul sofà) sono i depositari del Familismo (vedi), Parassitismo (vedi), Statalismo (vedi), Assistenzialismo (vedi). Specialmente il familismo ha consentito e consente agli ammanicati di proliferare negli organi statali di ogni angolo d’Italia, producendo in quantità industriale inefficienza degli uffici pubblici e razzismo antimeridionalista.
Unico vero grande problema dello Stato (vedi) italiano, e quindi d’Italia tout court.
La sua assenza pressoché totale, confrontata con la sua presenza fondante presso le pubbliche amministrazioni dei popoli del mondo occidentale, costituisce per intero l’anomalia italiana.
In un mondo caratterizzato da società fortemente organizzate, interdipendenti e tecnologiche, qualunque politica di deregulation e antistatalista si volesse fare, non potrà mai scalzare l’importanza cruciale delle istituzioni e dello Stato (vedi) per la vita delle singole nazioni.
I
vizi storici della vecchia e nuova Nobiltà (vedi), del Clientelismo
(vedi) e dello Statalismo (vedi), fanno delle università e degli altri
enti pubblici, dall’esercito ai ministeri, dalle regioni ai comuni i luoghi di
colonizzazione del Familismo (vedi), che per sua natura contraddice e
annienta la M.
Solo una improbabile, vasta e subitanea azione tra il futurista e il polpottiano potrebbe eliminare in Italia i predetti ostacoli alla M., sterminando in una sola notte cinque milioni di italiani nefasti.
Ipotesi ritenuta malaugurata da molte nazioni civili, che così avrebbero nel sistema italiano un concorrente assai più temibile.
La parola M. riveste una grande importanza anche nel tormentato mondo della scuola. Dal 1968 si agitano ancora fortissime -e sotto mentite spoglie- questioni ormai superate da decenni: se negli anni della povertà effettivamente i figli del popolo minuto potevano risultare discriminati (vedi Don Lorenzo Dilani ed altri), minandone il rendimento e il M. scolastico, la situazione è da tempo senz’altro mutata, anzi, probabilmente capovolta, dandosi più spesso il caso di giovani disadattati provenenti proprio da famiglie della degenerazione borghese e meno da famiglie di recente benessere.
Sta il fatto che, ad esempio, la stessa suicida e bestiale mania di voler dequalificare il liceo classico, deriva esattamente dal timore che “scuola d’elite” significhi “scuola classista”, quando invece è palese che nessuno impedisce ai figli delle classi popolari di accedere alle scuole d’elite.
Del resto sugli stessi fallaci timori poggia l’intera pluridecennale tendenza del sistema scolastico a concepire la didattica e gli esami sempre meno impegnativi, secondo un infantile sillogismo che vuole serietà=autoritarismo, democrazia=facilità.
Sistema di dighe mobili per difendere Venezia dall’acqua alta, studiato e proposto da una commissione internazionale di 15 ingegneri ed esperti di fama mondiale.
Incontra
l’opposizione viscerale di molti Ambientalisti (vedi) e dei Verdi
(vedi), che accusano il M. di non considerare gli impatti sulle isole
vicine ed altre legittime preoccupazioni ambientali. I fautori del M.
tuttavia, ribattono che quelle presunte controindicazioni furono ben
considerate dal progetto.
A
questo punto il problema da puramente tecnico -per quanto complesso- trascende
al livello politico: in parlamento e fin dal passato governo ulivista,
favorevoli e contrari al Mose non si poterono annoverare qua e là in ogni
partito o area culturale, bensì i contrari si schierarono apertamente per
etichetta politica: Verdi e rifondazione comunista.
Naturalmente verdi e rifondaroli non entrano nel merito della relazione di progetto del Mose, ma si lanciano nelle solite accuse di “devastazione”, “speculazione” e compagnia cantando: soprattutto non si capisce perché un qualsiasi cittadino dovrebbe prestare più fede ai predetti critici piuttosto che a 15 stimati professionisti.
Insieme
all’Alta Velocità (vedi), alla Variante di Valico (vedi) al Ponte
sullo Stretto (vedi) ed altre opere congeneri, il M. costituisce la
prova lampante che verdi e rifondaroli non sono in realtà interessati alla
soluzione dei singoli problemi via via da affrontare, bensì usano gli argomenti
ambientali per surrogare l’indisponibilità dei vecchi miti comunisti per la
lotta continua e perenne contro il Capitalismo (vedi) e l’Occidente
(vedi).
Soprattutto,
dell’Ambiente (vedi) “non gliene po’ ffregà dde meno”.
Si intende ora per M. l’ampio ventaglio di orientamenti culturali e politici che hanno manifestato a Genova nel luglio 2001: da Pax Cristi ai comunisti duri e puri, fino ai famigerati Black Bloc (vedi), alle Tute bianche (vedi), passando per buona parte dell’Ambientalismo (vedi), associazioni femministe e omosessuali, quaccheri, pacifisti, cattolici del dissenso, Anarchici (vedi) e quant’altro.
Risulta per ora guidato da un certo Agnoletto (vedi), da un certo Casarini leader delle Tute bianche e da Fausto Bertinotti capo dei comunisti italiani, nonché dal solito codazzo tardivo dei Comunisti Italiani e della sinistra Ds, alfine ansiosi di metterci il cappello sopra.
Lo
striscione che aprì il corteo più grande recitava: “Voi G8 noi 6 miliardi”,
che da solo esprime bene tutta la confusione mentale del M.
Infatti
il G8 (vedi) rappresenta non otto persone bensì almeno un miliardo di
cittadini dei paesi ricchi, genitori e parenti dei manifestanti compresi, che
tengono i risparmi in banca o in borsa.
Quindi (posto e non concesso che la Fame nel mondo -vedi- sia
causata dai ricchi), richiamato che gli umani sono oggi 6 miliardi, il giusto
rapporto è casomai 1 a 5, e non 8 a sei miliardi.
A
preoccupazioni e richieste sensate e in buona parte condivisibili (tra le quali
il manifesto dei cattolici per il G8, che fu pubblicato una settimana prima dei
moti), il M. tuttavia associava una miriade di slogan assolutamente
stupidi quali “contro il profitto e il potere” (come se il Profitto
-vedi- fosse roba del demonio, e come se il Potere -vedi- potesse non
esistere), oppure “il mondo non è in vendita” o “il mercato a
servizio dell’uomo e non l’uomo a servizio del mercato”, o “noborder
nonation noprison” (no ai confini,
no alle nazioni, no alle prigioni),
etc.
Slogan
che esauriscono la loro forza nella mera suggestione verbale, non potendo
incidere sul comportamento umano che dall’età della pietra vede gli uomini e le
donne chini sulla terra a lavorare, per guadagnarsi il pane e continui
miglioramenti della propria condizione.
Atteggiamenti
del M. quindi, che in partenza rinunciano ad approcci capaci di produrre
concretezze, specie per i popoli affamati.
Caratteristica
fondamentale del M. è che i suoi argomenti riguardano rigorosamente cose
lontane: lo sfruttamento del lavoro minorile in Asia, le malefatte delle Multinazionali
(vedi) in Africa, il debito dei paesi poveri e la Tobin tax (vedi), Kioto
(vedi) e il riscaldamento della terra che verrà, ed altre congeneri.
Colpisce
che ingiustizie palesi ma vicine non interessano il M., quali ad esempio
i pensionati al minimo, gli operai con salari di fame, i disoccupati veri
(tutta gente evidentemente non più politicamente affidabile); non interessa lo
spaventoso parassitismo e gli inenarrabili sprechi quotidiani di moltissimi
enti pubblici cioè dello Stato –vedi (sprechi in denaro, uso del
personale, degli immobili, etc.), che invece se usati umanamente sfamerebbero
da soli ogni anno milioni di pensionati e poveri del terzo mondo.
Questo
singolare e sospetto strabismo spiega che moltissimi soggetti costituenti il M.,
in verità non hanno a cuore le condizioni reali di sofferenza di altri umani,
bensì si servono di queste per poter manifestare un proprio radicale
antagonismo, ma evidentemente per esigenze e meccanismi psicologici tutti
interni ad essi stessi singoli soggetti; magari ostili all’Occidente (vedi)
proprio perché dalle più recenti tendenze culturali di quest’ultimo hanno
assorbito in misura tremenda protagonismo e individualismo, sentimenti che
-forse frustrati per i motivi e traumi infantili più vari- hanno bisogno di
manifestarsi con inusitato manicheismo politico: bene assoluto da un lato, male
assoluto dall’altro, soprattutto se dei propri genitori. Con essi soggetti,
naturalmente, gli unici e puri salvator mundi.
Il
M. non a caso si è distinto nelle settimane anteriori al vertice
genovese, per una evidente volontà dilatoria di eventuali accordi col ministro
Ruggiero sui contenuti da dare alle riunioni del G8, opponendo alla sincerità
di quello pretestuosi dinieghi (“non si tratta col nemico”).
Meglio il sacrificio, come del resto ogni manicheismo (fin dal suo stesso fondatore, Mani, del IV° sec. D.C.) ha sempre fatto.
E’
mancato totalmente nelle posizioni del M. la volontà di migliorare
sistematicamente gli attuali approcci e strumenti del mondo ricco verso i
poveri (ministero degli esteri, agenzie di Aiuto -vedi, organismi di
coopoerazione, etc.) che invece ne avrebbero molto bisogno, poiché affetti da
tipico burocratismo ministeriale. Manca il resoconto delle realizzazioni
cospicue operate dal mondo delle Missioni religiose, impedendone quindi
l’ulteriore rafforzamento che deriverebbe dalla ottimale sinergia con approcci
diversi.
Sembra
proprio che il M. selezioni i suoi argomenti polemici affinché suonino
validi per la condanna apodittica dell’Occidente nel suo complesso, più che per
la soluzione di problemi precisi.
Curiosa la critica che contrapponeva l’Onu al G8, ovvero la denuncia che quest’ultimo volesse “svuotare” il primo, come se non fosse concepibile che entrambi abbiano ad esistere e agiscano per le rispettive potenzialità.
Cruciale
è infine il rapporto tra la virulenza del M. e le cause della Fame
nel mondo (vedi).
Se
infatti, come da noi ritenuto, la fame nel mondo non è causata dai ricchi, la
virulenza non ha senso ab origine.
Se
invece lo fosse, ancora meno senso avrebbe la pretesa dei figli della Nobiltà
(vedi) di fare essi stessi la Grande Rivoluzione. Notisi infatti che nei moti
del G8 genovese sono completamente mancati esponenti dei paesi poveri, così
come manca qualsiasi rappresentanza o rapporto col mondo della produzione:
operai, artigiani, agricoltori, imprenditori, professionisti.
Infatti
ad ogni occasione (vedi Sviluppo), senza eccezione alcuna, i governanti
e rappresentanti dei paesi poveri reclamano ad ogni piè sospinto la possibilità
di entrare nel Wto (vedi) e nel giro dell’economia mondiale, essendo
loro sogno indefesso quello del benessere, dello sviluppo e dei consumi. Magari
un giorno come quelli d‘Occidente.
Insomma
tutto questo amore e interessamento per i poveri del mondo non corrisponde sul
piano delle concretezze, come dice Padre Gheddo: “..nel 1985 in Africa c’erano
1.700 volontari laici. Giovani che si fermavano per due o tre anni di lavoro.
Oggi sono meno di 400. Ecco, credo che serva gente disposta a sporcarsi le
mani. Al di là delle legittime proteste”.
Ricorrenti scontri razziali dentro i quartieri di Londra, di Parigi, delle metropoli nordamericane, ci ricordano che l’emigrazione ed immigrazione sono una disgrazia per chi la fa e chi la subisce. Quello da sognare e costruire è un mondo di turisti, non d’emigranti.
Fermo restando il dovere e la convenienza alla ricerca dell’ottimale ed umanistica soluzione ai problemi di ogni singola persona migrante, clandestina o no, è molto importante chiarire e assodare i due concetti anzidetti: la società multietnica non è mai una festa, se non nella testa di semplici e idealisti.
Fratello
gemello di Multiculturale (vedi).
Azienda
con centri di produzione e di ricerca (comunque diversi e superiori alla mera
vendita del prodotto finito) anche fuori del proprio territorio nazionale.
Sono
M. la Fiat, la Parmalat, la Cooperativa Costruttori Ravenna e altre
migliaia nella sola Italia.
Quando
chiude un’aziendina perdono il lavoro trenta persone, quando chiude una grande M.,
lo perdono in tremila o trentamila. Oltre al cosiddetto indotto.
Alcune M. particolarmente grandi riescono a
influenzare i governi, sia dei paesi ricchi (rottamazione), sia dei paesi
poveri, ove, per settori come la frutta, il caffè, il legname, la predetta
influenza e connivenza coi governanti locali, può provocare gravi scompensi in
buona parte delle popolazioni locali.
A Perugia, città dei Baci, da alcuni anni ad ottobre
si svolge la manifestazione Eurochocolate. L’organizzatore provò da ultimo, e
molto bene, a buttarla anche sul culturale, oltre che nel commerciale: nella
conferenza stampa di inaugurazione (edizione 2000) rinnovò le aspre critiche
alla Cee che a marzo aveva autorizzato il cioccolato fatto con surrogati, in
difesa del cioccolato fatto col burro di cacao, peraltro difeso a spada tratta
dalla squisita ambasciatrice del Ghana (seduta al tavolo della presidenza) e da
tutti quei paesi poveri che nel cacao hanno le loro rare chances.
Sicché
a quella conferenza l’organizzatore aveva invitato a Perugia -a mangiare la
cioccolata buona- nientemeno che l’allora sindaco di Roma Rutelli, che in quel
marzo, da europarlamentare verde, aveva naturalmente votato a favore della Cee
e contro il Ghana.
Ma
questo ottimo stimolo culturale non è stato raccolto. La bonzeria del culturame
perugino e sinistrese in genere non apprezza simili provocazioni di stampo
fasc-futurista, preferisce prepararle lei le conferenze, gli argomenti
ammodino, le parrucche, le ciprie, i soloni.
Come
si vede le M. più forti riescono a condizionare entrambi, sia i politici
dei paesi poveri che dei paesi ricchi.
Resta
il fatto che qualunque siano le colpe e le malefatte di molte M., nulla
autorizza a trascinare nel biblico giudizio di condanna l’intero Occidente
(vedi) e il suo Capitalismo (vedi), che infatti continuerebbero a vivere
e prosperare anche senza quelle M.
Anzi, se domattina sparissero le M. più antipatiche, qualche migliaio di aziende medie e piccole in tutto il mondo brinderebbero a champagne.
Nato
Organizzazione
militare dei paesi dell'Europa occidentale, nata nel 1946, contrapposta al
Patto di Varsavia, organizzazione militare dei paesi comunisti agli ordini
della Russia Sovietica.
Senza
la N. o qualcosa di analogo le truppe sovietiche sarebbero arrivate ad
Oporto, intenzione peraltro già manifesta sul farsi degli esiti della seconda
guerra mondiale; non a caso lo Sbarco in Normandia fu organizzato ed attuato,
nel 1944, più che per dare il colpo di grazia alla Germania (che sarebbe
comunque arrivato), proprio per fermare l'avanzata sovietica.
In
verità non si capisce perché la N. susciti tanto odio presso gli
aderenti al cosiddetto Movimento (vedi), alle Tute Bianche
(vedi), Tute Nere (vedi) ed altri congeneri (cioè i sedicenti paladini
dei poveri del mondo), se non per le stesse motivazioni e dinamiche psichiche
scatenate dall'Imperialismo (vedi), che inducono costoro a scrivere sui
loro striscioni "Nato per uccidere", quando invece le operazioni
della N. non risultano avere attinenza alcuna con la Fame nel Mondo
(vedi).
A
meno che la colpa della N. sia quella di aver impedito il trionfo del Comunismo
(vedi) sovietico. Ma in tal caso è assai dubbio che i Paesi Poveri
(vedi) avessero ed abbiano ancora oggi siffatte preferenze.
Parola
che identifica sia un Popolo (vedi) che l’ampio ventaglio delle sue
caratteristiche: culturali, psicologiche, storiche, fisiche, demografiche, etc.
Fase matura del Liberismo (vedi), affermatasi -almeno nel dibattito politico- negli anni ’80 del XX secolo con i governi di Reagan in Usa e Tatcher in G.B.
Siccome l’economia capitalista piace a tutti i popoli che via via ne vengono in contatto nei cinque continenti, i Mercati (vedi) si fanno sempre più ampi e incontrollabili e la concorrenza, per merci e servizi, spietata e quotidiana.
In tale quadro difficile e incerto, in assenza di un improbabile “governo mondiale” che umanisticamente distribuisca lavoro e redditi (e sicurezza pressoché per tutti), le Imprese (vedi), qualora non protette da clientelismi e barriere doganali, vedono ridotti i margini di profitto e messe in dubbio la propria sopravvivenza.
Il N. è esattamente la richiesta e la tendenza del mondo della produzione (imprese) ad avere meno vincoli fiscali, burocratici e normativi, al fine di resistere nella Competizione (vedi) planetaria, cosa che comporta sovente la perdita di molte sicurezze conquistate nelle fasi iniziali dell’espansione industriale e della Lotta di Classe (vedi).
La comprensione di questo contesto storico è molto importante, poiché in sua assenza ha buon gioco la propaganda Comunista (vedi), che indica nel N. una perversione sadica del Capitalismo (vedi), tale da giustificare le pretese teoriche di quella.
New Economy
Economia riferita alle moderne tecnologie informatiche, in qualche modo diversa dalla economia tradizionale (old economy), imperniata sulla produzione di beni industriali. I prodotti della N.E. invece sono frequentemente "immateriali", cioè costituiti di informazioni scambiate via etere, cose che tra l'altro ne costituisce, finora, il maggior limite.
Succede sovente di udire soggetti che dichiarano antipatia
o astio verso la N.E., cosa che equivale a quanti nell'ottocento ebbero
in uggia la novità dell'energia elettrica.
Similmente
alla Borghesia (vedi), trattasi di insieme di ceti sociali presente in
ogni società umana. Nella storia d’Europa affonda le proprie radici nella
civiltà cavalleresca e feudale dell’alto medioevo, ove il possesso delle terre
e la primazia sociale provenne, dati i tempi assai difficili, dalle virtù
militari. Innervò quindi per molti secoli l’alto clero (non già il basso), i
comandi degli eserciti, l’amministrazione statale. Epoca anche detta
dell’Ancien Régime.
La dinamicità impressa alla civiltà occidentale dalla Rivoluzione Benedettina nelle campagne, dai Municipi, dal Rinascimento, dalla Scienza e dalle Rivoluzioni Industriale e Francese (vedi), superò in molti campi la N., finendo per conferirle i caratteri della conservazione e della reazione sociale e politica.
La
moderna Democrazia (vedi) e Meritocrazia (vedi), fondate sulla
assoluta indifferenza al ceto e al censo, lungo tutto l’Ottocento e il
Novecento hanno tolto in Europa occidentale e nell’America del nord ogni
legittimità o spazio alla N., le cui famiglie o si sono inserite nel
nuovo contesto socio-economico, oppure si sono estinte e diluite nella nuova,
più larga, accezione di popolo.
Eccezione
fatta per l’Italia, ove una specie paradossale di N. è riuscita a
rifondarsi, sopravvivere e comandare anche sopra la Borghesia,
installandosi prontamente nello Stato (vedi) e nella elefantiasi
burocratica del secondo Novecento, ove ha finito per reclutare famigli e
popolani fedeli in gran massa, tanto che al tempo attuale gli impiegati pubblici
superano in numero (circa 4 milioni) gli operai dell’industria.
Analoghe
a tale impropria riedizione italiana della N., sono state nella seconda
metà del Novecento le classi dirigenti dell’Europa comunista.
No global
Sigla sintetica e giornalistica per indicare gli aderenti al Movimento (vedi).
Nordest
Le regioni del Friuli e della Venezia Giulia, del Trentino e del Veneto, già di suo inserite nel ricco e sviluppato settentrione d’Italia (crocevia tra est ed ovest Europa, nonché tra nord e Mediteraneo), dopo il crollo del comunismo e l’apertura dei mercati dell’est, hanno visto un grandissimo sviluppo del proprio sistema produttivo e della propria ricchezza. Fenomeno tanto imponente e caratterizzante, da produrre il neologismo N., pronunciato dagli interessati con giustificata soddisfazione, con comprensibile orgoglio e con pizzichi di spocchia. Tanto che perfino i Centri Sociali (vedi) ormai si caratterizzano in siffatto senso geografico (“i centri sociali del nordest”) ed hanno un loro autonomo tribuno, tal Casarini Luca di Armando, sfaccendato padovano.
Occidente
Compendio delle molte civiltà fiorite in Europa -in origine nel Mediterraneo-, in qualche modo unificate da eventi e movimenti profondi (universali) quali l’Impero Romano, il Cristianesimo, la Rivoluzione Benedettina, la Borghesia (vedi), il Rinascimento, la Rivoluzione Industriale (vedi) e i derivati di quella francese.
Con la scoperta dell’America e l’affermazione della sua potenza economica e politica, l’accezione di O. si estende anche all’America. Ora anche su talune aree d’oriente particolarmente affini per economia agli standards europei e americani.
Ogm
Organismi geneticamente modificati. Straordinaria opportunità offerta dalla tecnologia applicata agli organismi vegetali (Biotecnologie -vedi), che procedendo da esperienze millenarie (innesti, incroci, etc.), ultimamente è in grado di produrre ortaggi e vegetali capaci di resistere a molti limiti posti da madre natura (deperibilità, bisogni ambientali, caratteristiche organolettiche, etc.) con ciò aprendo inedite possibilità di successo nella lotta contro la Fame nel Mondo (vedi).
Nei molteplici controlli costantemente effettuati sia dalle industrie interessate ma soprattutto dagli organismi sanitari pubblici, nazionali e internazionali, non è mai emerso alcun danno o rischio per persone ed animali dall’uso di O.
Nel Maggio 2001, l’Onu ha dichiarato gli O. di importanza strategica e vitale per il terzo mondo. Tra le altre cose gli O. consentono di produrre molto di più su minor quantità di terreni: con ciò candidandosi a risolvere il cruciale problema ambientale delle Deforestazioni (vedi), nonché della biodiversità.
Inopinatamente proprio contro le biotecnologie e gli O. si è scatenata negli ultimi anni un’opposizione feroce da parte di comunisti e falsi ambientalisti (Verdi -vedi), esclusivamente basata su pretestuose “probabilità di rischio” e sul Principio di precauzione (vedi), che la dicono lunga sulle reali motivazioni dei predetti soggetti politici.
L’unico vero problema introdotto da biotecnologie ed O. è quello dei Brevetti (vedi), che casomai dovrebbe indurre i singoli governi ad incentivare il più possibile la ricerca scientifica. Al contrario, nella primavera 2001, si assisteva ad una presa di posizione oscurantista da parte del ministro Alfonso Pecoraio Scanio e della sua musa ispiratrice Grazia Francescano leader del partito verde, che vietava con decreto ministeriale la ricerca scientifica sugli O. e le relative sperimentazioni su tutto il territorio nazionale (italiano), divieto che provocava la sollevazione del mondo scientifico e della ricerca del belpaese.
Non è mancato, in tale occasione, qualche acuto osservatore che nell’infelice e bigotta iniziativa del Pecoraro ha ravveduto la dabbenaggine con cui gli zeloti di sempre, fanatizzando sulle proprie chimere, favoriscono la concorrenza dei paesi stranieri.
Oligarchie
Circoli ristretti ove si tende ad accentrare e concentrare potere. Nei paesi normali d’Occidente sono le lobbies economiche; in Italia sono i grumi di potere B.P.I. (burocrazia, politica e imprese assistite) che dominano le cento città; nei paesi comunisti sono gli apparati del partito; nell’Ancient Regime erano clero e nobiltà; in molti paesi del terzo mondo sono i sacerdoti, le caste, i mandarini…
Opposizione
Sociale
Nell'agosto
2001, quando il ministro Marzano manifestava il proposito di rivedere l'art.
18 (vedi) dello Statuto dei Lavoratori, da molti ambienti sindacali e
politici di sinistra, si levavano voci polemiche e prese di posizione più o
meno bellicose.
Si
distingueva tra queste la frase dell'ex ministro Cesare Salvi, autorevole
esponente dei Ds, che con le testuali parole "consiglio il governo a non
insistere su questa strada, poichè si produrrà nel Paese una forte opposizione
sociale", assumeva (specie dopo quanto successo a Genova), il suono sinistro dell'avertimento di stampo
mafioso.
In
pratica, con tali prese di posizione, anche siffatti ambienti ex moderati e
governativi della Sinistra (vedi) dimostravano di subire, sull'onda
emotiva della sconfitta elettorale di maggio, un incredibile regresso verso
primordiali istinti di deriva piazzaiola, in pratica cedendo al sogno disperato
di rovesciare con siffatti moti di piazza il legittimo governo uscito dalle
urne.
Oltre
alla predetta frase di Cesare Salvi, evocante un'inprecisata ed equivoca O.S.,
brillava per spudorata ipocrisia la frase di Armando Cossutta, segretario dei
Comunisti Italiani, che definiva il vertice Nato di settembre (dopo avervi
contribuito quando era forza di governo pochissimi mesi prima), un "inaudito sopruso
antidemocratico".
In
pratica veniva dichiarata apertamente, anche se non formalmente, una specie di
guerra civile, ovvero di agitazione permanente (vedi anche Conflitto Sociale)
d'Italia, colpevole di aver dato il mandato di governo al centro destra.
Nella storia moderna d’Occidente i P. sono persone particolarmente sensibili al timore di nuove guerre e che in tale contesto recuperano e sviluppano filosofie ed esperienze antiche e moderne tese a sottolineare la stupidità della guerra ed a invitare gli uomini a solleticare tra i propri sentimenti quelli meno aggressivi, di sforzo alla comprensione e alla Cultura (vedi).
Importantissima
è la figura di Ghandi (India, prima metà del XX° secolo), che sperimentò
importanti vittorie, fino alla cacciata dell’invasore inglese, mediante la non
violenza, ovvero resistenza passiva agli ordini del Potere (vedi).
Quest’esperienza riuscì a controbilanciare, almeno sul piano teorico, la
celebre massima romana del “si vis pacem para bellum” (se vuoi la pace prepara
-minaccia- la guerra).
In Italia raggiunse una discreta importanza nelle teorie pacifiste il filosofo Aldo Capitini.
Comunque
le molteplici lotte pacifiste in Europa e in America, specie dopo la seconda
guerra mondiale, non riuscirono mai a liberarsi del fondato sospetto che
favorissero, pure involontariamente, la potenza sovietica, presso la quale
-mancando qualsiasi libertà politica- non sussisteva la possibilità di
sviluppare analoghi movimenti P.
Da
ultimo la presenza pacifista si è ulteriormente appannata nelle confuse
motivazioni del cosiddetto Movimento (vedi) antiglobalizzatore. In
particolare si giungeva alla comicità di esponenti politici, come la già citata
Grazia Francescano, leader dei Verdi, che pretendeva di negare le gravissime e
oggettive collusioni con le violenze programmate e perpetrate a Genova dal
predetto Movimento, solo perché lei e qualche amica sua “si è sempre definita
non violenta”. Non meno ilarità suscitavano le prese di posizione fumose e
spiritate, reticenti e apodittiche del leader Agnoletto (vedi).
In
sostanza ne usciva un singolare pacifismo che, in assenza di molteplici
condizioni graditi ai suoi esponenti, si sentiva autorizzato alla illegalità ed
alla violenza, cioè alla guerra contro il governo.
Parola spesso
confusa con Ambiente (vedi), bensì diversa poiché quest’ultimo la
contiene, ma non viceversa. Il P. è infatti un importante valore estetico,
decisivo per la Cultura (vedi) e la qualità della vita, pur tuttavia i
guasti ad esso arrecati non implicano necessariamente Inquinamento
(vedi) o altri danni ecologici.
Il P.
meritevole di tutela e/o valorizzazione può essere naturale (le cascate del
Niagara) oppure artificiale (Assisi vista da lontano) o misto (boschi e
contesti collinari).
Il P. come
valore estetico, o come valore in sé, è controverso. Esistono filosofi antichi,
fino a Benedetto Croce, che negano il “bello di natura”, anzi, diffidano molto
della natura, ritenuta ostile e costantemente minacciosa per l’uomo.
Tuttavia la cultura
italiana, con la nota legge del 1939, istituisce la tutela del P.,
comprendendo che al di là della sensibilità personali, la incipiente modernità
avrebbe potuto arrecare, come in effetti è poi stato, modificazioni improvvise
e profonde a contesti consolidati formatisi nel lento stratificarsi di secoli e
di culture umane, ritenute perciò, come testimonianza almeno storica e
spirituale, un bene da tutelare.
Modo
eufemistico di chiamare la Nazione (vedi) italiana, affermatosi a
partire dalla fine della seconda guerra mondiale, quando per reazione al
nazionalismo fascista appena defunto, si cominciò ad eccedere dal lato opposto,
neutralizzando e banalizzando il concetto di nazione, anche per favorire il ben
più meritevole concetto di Internazionalismo (vedi).
Nonostante
decenni di catechesi politica operata nelle campagne e tra gli operai da
solerti funzionari di partito, non è raro tuttora, nella mente dei popolani,
qualora annoiati e in piedi sentono dal fondo del comizio la parola Paese,
pensare al proprio villaggio e magari all’astio verso quello vicino.
Paese
Normale
Fortunata
espressione di Massimo D'Alema, che con tali due parole titolò un suo libro di
aspirazioni e propositi politici (1997). Il fatto è che, ora come allora, non è
chiaro qual'è il motivo o i motivi della anormalità italiana: se ad esempio la
stessa presenza ingombrante nella sinistra italiana di un forte partito
comunista; se forse le tartufesche trasformazioni di questo; se per caso lo Stato
(vedi) e lo Statalismo (vedi) tanto cari a Sinistra (vedi), et
cetera.
Certo
è che non esistono nei paesi del centro e nord Europa, nè tanto meno del nord
America, lo strapotere dei Sindacati (vedi), nè la mistica della Concertazione
(vedi), nè la primazia della Burocrazia (vedi), nè la biblica
inefficenza, costosità e supponenza della Pubblica Amminstrazione
(vedi), ovvero -in queste ultime due- l'assenza sistematica di Meritocrazia (vedi).
I P.R.
non coincidono col G8 (vedi), essendo assai più numerosi di questo
gruppo, anche se accomunati da comuni interessi geopolitici ed economici. La
popolazione dei P.R. ascende a circa un miliardo di persone.
Pauperismo
Si
può parlare di P. quando la nobile preferenza a vivere in povertà compie
l'errore di voler trascendere dalla sfera delle scelte private a quella
collettiva, pretendendo di ridisegnare scenari politici e sociali, nazionali e
internazionali, improntati all'opzione di povertà.
La
parola si carica inevitabilmente di tono leggermente ma chiaramente
dispregiativo, più precisamente sarcastico, poiché il P. contraddice
clamorosamente l'aspirazione universale e naturale di tutti i popoli, ricchi o
poveri che siano, a diventare sempre più ricchi.
Pensiero
Unico
Nei
discorsi di molti aderenti al Movimento (vedi) e affini galassie
politiche, compare spesso questa locuzione, mortalmente dispregiativa, che
intende denunciare la forza nefasta degli argomenti e del pensiero -ritenuti
mera accozzaglia di luoghi comuni- favorevoli al Liberismo (vedi), al Neoliberismo
(vedi) e in genere alle motivazioni che supportano la Logica del Profitto
(vedi) e del denaro, ovvero l'importanza accordata alle Imprese (vedi) e
in genere all'economia.
Sicuramente
i predetti argomenti e sensibilità liberali trovano riscontro ben diffuso nei
cinque continenti, ciò non toglie che analoga Globalizzazione (vedi) si
manifesta anche nei documentati luoghi comuni e falsi pregiudizi che animano il
popolo di Seattle (vedi), lo stesso Movimento italiano e di tutti i
paesi (ricchi) ove è attecchita quet'ultima moda.
Pianificazione
Mito comunista secondo il quale lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo operato dall’economia capitalista e liberista, potrebbe essere ovviato mediante una sapiente azione di governo capace di stabilire che cosa, dove e quanto produrre (e da parte di chi), quali investimenti operare al riguardo, a chi destinare la produzione, come organizzarne la distribuzione, fino al singolo destinatario…
Lavoro immane ed inutile, poiché la libera iniziativa sui
predetti campi di attività umana produce inconvenienti (anche assai antipatici)
enormemente minori di quelli della P.
E’ un po’ come contare i fagioli uno ad uno anziché pesarli.
Piccolo-borghese
Aggettivo dispregiativo inventato dal linguaggio marxista, riferito ad una promiscuità di ceti, dai commercianti (“bottegai”), agli impiegati (“mezze maniche”), ai piccoli imprenditori (“padroncini”), agli insegnanti (“maestrina”), ai piccoli proprietari, agli artigiani, etc.
Tutti sarebbero accomunati da un presunto proverbiale egoismo, miopia, taccagneria, insensibilità ai grandi ideali e propositi… magistralmente descritti in una bellissima (e ingenerosa) canzone di Alberto Camerini degli anni ’70: “...vecchia piccola borghesia, per piccina che tu sia, non so dirti se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia…”.
In verità dalla P.B. provengono i maggiori rivoluzionari (dal Risorgimento, al Fascismo -vedi, al Socialismo -vedi, al Comunismo -vedi, al cattolicesimo militante) ed il più cospicuo numero di soggetti antagonisti, intellettuali e non.
La storiografia marxista sostiene che la P.B. costituì la base del consenso di massa al fascismo, che in verità fu assai più ampio. Tale affermazione tuttavia introduce ad una curiosa analogia: oggi il ceto impiegatizio (vedi Pubblico Impiego, Parassitismo e Burocrazia) costituisce la base del consenso di massa alla democrazia consociativa degli ultimi decenni del XX° secolo italiano, peraltro messa in crisi dal voto politico del 13 maggio 2001.
Pil
Prodotto interno lordo di una Nazione (vedi). Misura la ricchezza reale prodotta. Indicatore molto sommario, ma importante; nelle analisi economiche convive con molti altri, ben più articolati e profondi, capaci di descrivere lo stato complessivo dell’economia.
Suscita molte polemiche, specie tra gli assertori del Pauperismo (vedi), del Movimento (vedi) e del Terzomondismo (vedi), poiché al costante incremento del P. tendono ossessivamente le azioni dei governi.
Ad ogni buon conto giova ricordare che senza un buon P. non si mantengono quattro milioni di impiegati.
Plutocrazia
Termine mussoliniano indicante con disprezzo la caratteristica delle democrazie “demoplutocratiche” (soprattutto gli Usa, la Francia e l’Inghilterra), di fondarsi non su valori morali o mitici bensì sul volgare vil metallo, ovvero sull’oro.
Politicamente Corretto
Ipocrisia del non chiamare le cose apertamente col loro nome, per timore di urtare chissachì o chissachè. Quando ad esempio il fenomeno incalzante e largamente incontrollabile dell’Immigrazione (vedi) riempie di Extracomunitari (vedi) le carceri (e non potrebbe essere altrimenti), al P.C. urta il solo esporre il dato statistico carcerario.
Monumento insuperabile alla tipica idiozia da P.C. è
la moda, di provenienza nordamericana, di chiedere -e ottenere!- risarcimenti
miliardari alle industrie del tabacco per parenti morti di cancro ai polmoni.
Verosimilmente a breve sui pacchetti dovranno scriverci: "O deficiente,
non ce lo sai che fumare fa venire il cancro?".
Polizia
Nella Genova del G8 (vedi), dopo aver fronteggiato con mirabile capacità le intemperanze di almeno trentamila esagitati annidati in cortei da duecentomila (si pensi che a Goteborg, la P. svedese sparava e faceva un quasi-morto in mezzo a soli 10.000 manifestanti), la P. italiana si sfogava alfine con gravi e ripetuti atti di violenza gratuita sugli accampati dentro la scuola Diaz (vedi) e presso una vicina caserma.
Tale sfogo dava luogo a procedimenti giudiziari, disciplinari ed alla rimozione di numerosi dirigenti.
Tuttavia la speculazione comunista caricava e gonfiava detti episodi, arrivando ad evocare un clima “Cileno” -vedi (quando la più vera analogia col Cile era il tentativo di colpo di stato operato dai manifestanti), e soprattutto teorizzando per molti giorni consecutivi che le predette violenze della P. sarebbero state preordinate dal governo, quale segnale di Fascismo (vedi) risorgente.
A tal fine venivano enfatizzati i canti e le battute fasciste di alcuni poliziotti, quando tutti sanno che dopo le sindacalizzazioni degli anni ’70, la maggior parte di essi vota a sinistra (forse non per molto ancora).
Grazie a tale gonfiamento, la Sinistra (vedi) cercava di accreditare e giustificare a posteriori la propria strategia (già decisa a priori), di violenta opposizione di piazza al legittimo governo di centro destra, sortito dalle recenti elezioni (violenza che durerà per tutta la legislatura).
In tale strategia (oltre al vergognoso ribaltamento della verità), la necessità di preparare masse cospicue di giovani allo scontro di Genova, aveva portato innumerevoli esponenti politici del centrosinistra a tacere sulle parole d’ordine violente ed illegali che si erano apparecchiate a base delle manifestazioni antigiottine; in particolare li portava a simpatizzare con i propositi futuristi e violenti di molti giovani manifestanti, che si preparavano per Genova con caschi e mazze, scudi, imbottiture e ordigni vari, perfino con allegre esercitazioni di scontro sulla bella spiaggia di Voltri.
Sfuggiva a codesti soloni della sinistra e del suo irresponsabile centro (ex democristiani depressi e deprimenti), che siffatti apparecchiamenti davano per scontati gli scontri con la P. (se no non sarebbero somigliati neanche un po’ a Seattle), cioè davano per scontato che i poliziotti dovessero fare da pungiball o comunque da comparsa (fiction) alle vanità guerriere e futuriste dei giovani rivoluzionari e salvatori del mondo (compresi preti d’assalto e cardinali confusi, vedi Tettamanzi).
Non poteva che scaturirne, nell’animo dei singoli membri della P., impauriti e preoccupati, un rancore profondo. Che si manifestò nel massacro alla scuola Diaz.
Sorprende comunque la sorpresa e lo scandalo di molti borghesucci manifestanti e dei loro genitori: per essi evidentemente il poliziotto continua ad essere un misero cafone e terrone che deve subire e tacere (gli basti il suo stipendiuccio). Ben altre reazioni avremmo visto, se al posto dei poliziotti fossero stati lor signorini.
Ponte sullo Stretto
Negli ultimi trent'anni lo Stato (vedi) italiano ha speso circa 3.000 miliardi in progetti per il P. s. S., senza venire a capo di nulla.
L'idea di quest'opera pubblica suscita le ire e l'opposizione di molti soggetti, soprattutto di falsi Ambientalisti (vedi) e professori. Non si capisce perchè tanta opposizione preconcetta: infatti molto (tutto) dovrebbe dipendere dalla qualità del progetto, dalla sua capacità di prevenire problemi ambientali e di soddisfare doverosi requisiti estetici.
Non risultano essersi materializzate analoghe viscerali
opposizioni per il tunnel sotto la Manica, per il ponte sul Bosforo, per il
Ponte del Galles, per il Ponte di Brooklyn... Non si capisce perchè solo
l'Italia dovrebbe vergognarsi di tali grandi opere, che peraltro sovente ditte
italiane riescono a realizzare nel mondo.
Parola
che per un verso tende ad assimilarsi a Nazione (vedi), pur senza
eguagliarne l’ampiezza, per altro verso riduce il proprio significato ai
fattori quantificabili (numero, economia, etc.).
Mito
fondante della Sinistra (vedi), prima repubblicana e liberale, poi
socialista e comunista. Nella accezione marxista il P. è formato dai
produttori di merci (operai e contadini) e contrapposto in via naturale alla Borghesia
(vedi), nonché ai ceti dell’Ancient Régime (vedi): per questo da tali
ceti sono tradizionalmente provenuti i consensi elettorali ai partiti di
sinistra più o meno estrema.
Ma
analisi più aggiornate rivelano che nelle moderne società a capitalismo maturo
(post-industriale, New Economy -vedi), il popolo si è via via ampliato e
articolato in ceti differenziati, complessi e intrecciati, avvicinandosi e
fondendosi per molti versi alla Borghesia (vedi) mentre la classe
operaia classica si è ridotta di numero. Nel contempo la società moderna,
complessa e articolata, creava i pretesti per l’ampliamento spropositato e
furbesco della Burocrazia (vedi), ricettacoli dei ceti tradizionalmente
parassitari, su cui fatalmente finiva per appuntarsi l’interesse prevalente dei
partiti della Sinistra.
In
buona sostanza il famoso P. della classica tradizione socialcomunista (Classe
operaia -vedi, produttori, disoccupati, etc.) si è ritrovato a votare
per partiti di centro destra
Popolo dei fax
Invenzione mediologia della Sinistra (vedi) italiana. Fu inaugurata nella vergognosa vicenda (repubblica delle banane) della arbitraria e illegittima opposizione dei magistrati di “mani pulite” (Di Pietro, Borrelli e altri) ad un disegno di legge del ministro Biondi, durante il primo governo Berlusconi (1994).
In siffatta occasione i predetti magistrati comparivano al telegiornale delle ore 20 per dire che quel decreto era “una legge salva-ladri”, provocando rumore ed eccitazione d’animi nella nazione intera e violentissime polemiche politiche, che portavano prima al ritiro del decreto e poco dopo alla caduta del legittimo governo.
Il P. dei F., in quella occasione, sarebbero stati migliaia di fax inviati da privati cittadini alle redazioni dei giornali e in particolare del tg3, pieni di sdegno giustizialista.
A parte il fatto che nel merito il decreto Biondi era un sacrosanto provvedimento a garanzia di qualsiasi imputato (analogamente ad ogni paese civile), mai in alcun paese normale si sono visti magistrati invadenti interferire così spudoratamente sul governo e sul parlamento (i tre poteri distinti ed autonomi delle moderne democrazie).
Popolo delle Partite iva
Insieme delle categorie economiche che per poter esercitare legalmente la propria professione devono aprire presso il ministero delle finanze una “partita iva” con numero individuale. Riguarda ogni sorta di libera Impresa (vedi), dagli imprenditori dell’industria, dei servizi, dell’artigianato, del commercio, dell’agricoltura e zootecnia, ai liberi professionisti, agli artisti. Categorie pertanto diverse da quelle che traggono sostentamento dal Lavoro Dipendente (vedi).
Popolo di Seattle
Vedi anche Seattle.
Dopo Genova trattasi di locuzione e di riferimento politico quasi del tutto superato. A Seattle infatti nel novembre 1999 il movimento ivi scaturito ebbe motivazioni esclusivamente ambientali e di perequazione coi paesi poveri. A Genova invece l’80% della virulenza e dei fatti accaduti fu un valore aggiunto conferito esclusivamente dal disegno sovvertitore dei Comunisti (vedi) e di parte della Sinistra (vedi) italiana contro il governo Berlusconi.
E’ pacificamente riconosciuto infatti che se le elezioni di maggio 2001 le avesse vinte Rutelli, a Genova sarebbe stata una scampagnata.
Potere
La maledizione del P. consiste nella sua stretta attinenza ai potenti, molto più che ai singoli e normali individui.
Infatti i potenti (del denaro, dell’economia, dell’Amministrazione, dell’informazione, delle religioni, etc.) hanno modo di influenzare le idee dei singoli, mentre il contrario è un’eccezione.
Il P. pertanto ha bisogno dei potenti, del loro
consenso, e questa triste verità tende perfino ad annullare le differenze tra
regimi democratici e dittatoriali, poiché in entrambi i potenti trovano
largamente il modo di influenzare, controllare, dominare, possedere il P.
La polemica politica nel mondo intero sembra ancora ferma agli schemi ottocenteschi del padronato/proletariato, quindi tende ad attardarsi tuttoggi sulla coppia destra/sinistra. Invece una nuova, vera ed ottima frontiera della politica, dopo i fallimenti delle ideologie e dello Statalismo (vedi), è quella che contrappone al P. (di cui diffidare istintivamente, né più né meno di quanto l’odierna sensibilità politica fa nei confronti del Privato –vedi) l’individuo e le sue libere associazioni (famiglia, gruppo, quartiere, azienda, azionariato popolare).
Poveri
In Europa (escluse sacche estese di sottoviluppo e perfino fame in aree dell’ex impero comunista) i P. sono essenzialmente soggetti espulsi dal lavoro, che possono ritrovarsi improvvisamente in difficoltà, specie in realtà metropolitane. Tuttavia gli stati da tempo (in genere dal periodo tra le due guerre mondiali), sono dotati di Ammortizzatori Sociali (vedi) in grado di soccorrere i P. in modo più o meno soddisfacente (vedi anche Stato Sociale).
Diverso sembra il discorso negli Usa, ove tra disoccupati e senza casa, svariate decine di milioni di persone risultano prive di protezione sociale.
Nel mondo si intendono per P. i molti paesi, diffusi in diversi continenti, caratterizzati da sottosviluppo, fame e denutrizione, malattie endemiche, alta mortalità, escluse comunque tutte quelle popolazioni (peraltro prevalenti in numero, vedi Fame nel Mondo) che pur non rientrando tra i Paesi Ricchi (vedi), sono tuttavia su livelli economici capaci di fornire standards di base.
Più corretto quindi sarebbe distinguere tra Povertà e Miseria, ma anche, specie nel mondo europeo, tra Ricchi e Normali, annoverando tra questi ultimi ad esempio l’Ungheria, la Grecia, etc.
Tornando alla comune accezione di P., vi rientrano paesi ed aree dove per i motivi più vari e diversi (depressione demografica, guerre, inedia, costumi e usanze, etc.) non prende piede un qualche circolo virtuoso dell’economia.
Paradossalmente la “colpa” del Capitalismo (vedi) sembra quella di non riuscire a penetrare nei paesi P.
Aspirazione indefessa di tutti i paesi P. (dei miseri e dei normali) è diventare ricchi, raggiungendone lo standard di consumi (e in buona parte gli stili di vita).
Proletariato
Termine marxista che indica gli operai dell’industria (vedi Classe Operaia) ed i braccianti dell’agricoltura, così appellati perché tanto poveri e nulla tenenti da possedere solo la prole, ovvero i propri (al tempo numerosi) figli.
Nel marxismo il P. è il soggetto principale della Lotta di Classe (vedi) ed il costruttore di Socialismo (vedi) e Comunismo (vedi).
Protezionismo
Azione politica tesa a proteggere le produzioni della propria Nazione (vedi) dalle merci di altre più forti; merci e prodotti che, senza il P., invaderebbero facilmente quella nazione, mettendone fuori Mercato (vedi) gli apparati produttivi. Contrariamente a quanto affermato dai suoi detrattori, sembra che il P. abbia svolto anche funzioni positive, ad esempio consentendo di “farsi le ossa” agli apparati industriali di talune nazioni ancora deboli, come avvenuto nell’Italia del ventennio fascista.
Comunque P. più o meno forti, diretti o indiretti, sono una costante della storia.
Alla nostalgia del P. si ispirano senz’altro le parole, per quel poco che è desumibile con chiarezza, del contadino francese Bovè, che si oppone alla apertura Liberale (vedi) e Liberista (vedi) dei Mercati (vedi), detta anche Globalizzazione (vedi).
Naturalmente sarebbe legittimo da parte della Francia, o di altro stato dell’Unione, denunciare talune politiche liberali dell’U.E, e praticare apertamente il P.
Tuttavia ciò non essendo, anzi, risultando la Francia tra le nazioni che più si avvantaggiano della politica comunitaria (oltre ad avere già di suo forti e competitive strutture produttive, tanto nell’agricoltura che nell’industria, oltre all’energia ed altri servizi), la battaglia del Bovè assume toni ridicoli, apparendo come colui già ricco che sbraita per esserlo di più e ancor più al sicuro.
In effetti il P. di P. ha senso per quanto riguarda l’Elettrosmog (vedi), poiché i rilievi epidemiologici scientificamente convenuti sono in tal caso di difficilissima attuazione, stante i milioni di persone teoricamente e praticamente sottoposti alle diverse inondazioni magnetiche, e stante la molteplicità di altri influssi presenti nella vita quotidiana.
Ma
il P.di P. non ha alcuna motivazione, se non puramente dilatoria e
pretestuosa, nel caso delle Biotecnologie (vedi) e in particolare degli Ogm
(vedi), dove prove e controlli di laboratorio sono effettuati sistematicamente
da anni, senza che sia mai emerso un solo danno alle persone.
Insistere
in tale contesto sul concetto che “nessuno può oggi essere sicuro che in un
qualsiasi futuro non potrà essere dimostrato che uno o più Ogm è dannoso”
equivale ad opporsi a qualsiasi cosa a seconda della sola simpatia (un caffè,
una passeggiata, un’ora d’amore…).
Concetto istintivamente contrapposto a Pubblico (vedi), ma l’antinomia è frutto recente della cultura marxista.
Nell’Italia contemporanea (ma non certo nella più gran parte del mondo occidentale) risulta molto diffusa la sensazione (anche in gente che non vota a sinistra) che mentre il pubblico è tendenzialmente buono (e casomai viene rovinato da eccezioni), il P., al contrario, meriterebbe intrinsecamente il sospetto.
Le società liberali d’Occidente (vedi) hanno sempre sentito molto forte il valore della privacy individuale, figlia diretta del protestantesimo calvinista. Tale riflesso di recente ha prodotto in Italia una apposita legge a tutela della riservatezza dei dati personali.
La
realtà inoltre dimostra che tutta la complessa rete di cose pubbliche, di ogni
società, può esistere solo grazie alla Ricchezza (vedi) prodotta dalla
iniziativa privata.
Vedi anche Logica del Profitto.
Legittimo guadagno ricavato nel processo economico, ovvero differenza positiva tra i ricavi e i costi. Non esiste in natura il lavoro senza profitto: un fornaio senza profitto chiude in una settimana, e così l’industriale, l’artigiano, l’artista…
Per le formiche è la stessa cosa: il risultato deve essere maggiore dello sforzo, sennò si muore di fame.
Il
P. è il mezzo di sostentamento delle classi imprenditoriali. Il suo
corrispondente tra le classi che traggono sostentamento dallo stato e affini o
dai salari è lo stipendio.
Il
P. può essere totalmente goduto (al mare, all’osteria, etc.), oppure -in
parte o in tutto- reinvestito nella stessa impresa, al fine di incrementarne la
produttività, il valore e la capacità di guadagno.
Per
ciò il P. è radicalmente diverso dalla Rendita (vedi), di cui
costituisce l’opposto benefico: è sintomatico della confusione politica
italiana il fatto che molte bocche immacolate di intellettuali, preti in crisi,
donnette vogliose di politicume, umanitaristi col sorcio in bocca, etc.,
condannino costantemente nei loro sermoni il P. e ignorino la rendita.
Progresso
Sinonimo di Sviluppo (vedi).
Pubblico
Opposto a Privato (vedi).
Nella complessità via via crescente delle società evolute, e sotto l’influenza della mentalità marxista e Cattocomunista (vedi), il concetto di P. ha raggiunto un livello metafisico, quasi divino, materializzando la biblica distinzione tra bene e male, finendo per conferire sacralità alle istituzioni pubbliche, cioè allo Stato (vedi) con tutti i suoi derivati e degenerazioni.
Da siffatte impostazioni non si poteva che pervenire, nella testa delle singole persone, all’istintiva convinzione della coincidenza tra Stato e cose di interesse generale, quando invece nell’Italia contemporanea, il P. è la forma più massiccia ed illegittima di privatizzazione delle risorse pubbliche, ad uso del Potere (vedi) e del Familismo (vedi) che lo innerva, ma in danno della società civile e dei produttori (vedi Popolo delle Partite Iva).
Pubblica Amministrazione
Detta pomposamente e sinistramente P.A. negli atti imperscrutabili della medesima.
E’ la sintesi metafisica di Pubblico Impiego (vedi), Burocrazia (vedi) e Stato (vedi).
Qualunque sia la volontà antistatalista di deregulation e di semplificazione legislativa, nel mondo contemporaneo fatto di interdipendenze planetarie e di regole universalmente riconosciute, la qualità della P. A. è decisiva per le singole nazioni, regioni e territori. Lucrando su questa necessità oggettiva, la P.A. assicura a se stessa una rendita di posizione che ne fa il potere più forte.
E’ assimilabile alla Nobiltà (vedi) di sempre (vivere di rendita e comandare a prescindere dalle condizioni della società civile), di cui rappresenta la continuità storica.
Pubblico Impiego
Vedi Dipendenti Pubblici.
Razzismo
Mentre nessun italiano si sognerebbe di andare a fare tumulti in Germania, in Francia, negli Usa (tranne la signora Baraldini) o in altri paesi, l’idea di una bella scampagnata in Italia a far casino nella Genova del G8 (tanto che vuoi, gli italiani…) fu immediatamente raccolta con entusiasmo da una miriade di Black Bloc (vedi) tedeschi, di quaccheri, di teatranti e fricchettoni austriaci…
E’ razzismo antitaliano anche il rifiuto del sindaco di Marcinelle di stringere la mano al Ministro Tremaglia (infatti analogo diniego sarebbe stato improbabile nei confronti di un ministro gollista con passato da collaborazionista…), le bastonate della polizia olandese a duecento disabili italiani allo stadio di Rotterdam nel luglio 2000, e altre analoghe.
Il R. è un pregiudizio negativo verso persone solo perché appartenenti a popoli, o razze o religioni altre caratteristiche collettive, ritenute odiose o nocive o inferiori.
In Italia il R. praticamente non esiste: i malumori verso gli Extracomunitari (vedi) non hanno alcun fondamento razziale, ma solo pratico: discende dalla costatazione oggettiva che masse di immigrati non integrati, non possono che costituire grave minaccia alla pubblica sicurezza.
Il presunto R. della Lega Nord contro il Meridione (vedi) in verità è solo una lettura ad alta voce della critica a Familismo (vedi), Statalismo (Vedi) ed altri congeneri, poi strumentalizzata nelle polemiche politiche.
Di siffatta assenza di R. ne è prova il fatto che la moglie di Umberto Bossi, leader della Lega, è siciliana, e quindi i suoi quattro figli, al caso, sarebbero dei “mezzosangue”: mai sintesi più sublime e profondamente italiana si dette ad analogo problema, degna di Eduardo, di Pirandello, di Bertoldo.
Fonte
di reddito profondamente diversa dal Profitto (vedi), caratterizzata
dall’assenza di rischio imprenditoriale e Investimenti (vedi).
In
agricoltura sono R. i diversi tipi di patti gravosi per l’agricoltore e
per l’agricoltura che mirano a succhiare parti consistenti del prodotto senza
impegno allo sviluppo, implemento e incremento dell’attività economica.
Molto diffusa la R. in edilizia, ottenuta mediante forti e fortissimi incrementi del valore delle aree divenute edificabili (pur senza che il proprietario abbia speso una lira in urbanizzazioni), oppure lucrata su edifici preesistenti beneficiati da opere pubbliche vicine (una metropolitana, un parco, etc.).
Molto
diffusa anche la R. da attività a prima vista imprenditoriali, ma che in
verità dipendono in maniera decisiva dai buoni rapporti con la politica, che
gestisce appalti, forniture, incarichi, nonché i piani regolatori delle città:
trattasi di fenomeno (e deformazione) molto forte in Italia (e in altri paesi
ove non s’è compiuta una vera e propria Rivoluzione Borghese -vedi), che
ha portato alla commistione strutturale di economia e politica.
Quest’ultima
commistione, molto estesa, spiega perché l’Italia, pur provvista di grandi
apparati industriali, produttivi e di servizio, viene comunemente ritenuta
priva di Borghesia (vedi), o quantomeno un Paese (vedi), ove la
borghesia non è egemone ed ove permangono molti residui feudali.
Curiosa
recente tendenza di molti mass media e della Sinistra (vedi),
consistente nello strillare alla R. tutte le volte che la Polizia
(vedi) od altro analogo organo cerca di impedire azioni e gesta illegali e
violente da parte di manifestanti.
Dalle
confusioni del cosiddetto Movimento (vedi) emergono concetti come Opposizione
Sociale (vedi) e Conflitto Sociale (vedi), che in maniera
interessata equivocano grossolanamente tra legittima manifestazione di dissenso
e gesta violente di piazza, al fine di creare un clima sociale teso ed
esasperato, che provochi la caduta del governo. Naturalmente la legittima
aspirazione di quest’ultimo a vivere ed attuare il proprio programma coincide
con la R.
Siffatte
grida, a prima vista illogiche e bizzarre, in realtà corrispondono al disegno
politico della sinistra di rilanciare l’antica e fortunata formula: Destra
(vedi) uguale Dittatura, estremo e disperato tentativo di delegittimazione
dello stesso governo.
Naturalmente
nessun cittadino operaio, pensionato, girovago, professionista, cinefilo,
casalinga, discotecaro, bottegaio, vigile urbano, passeggiatrice, modella,
studente, artigiano, artista, etc. s’è accorto della nuova e drammatica R.
Strumento essenziale di promozione umana. Nei Paesi Ricchi (vedi) c’è un’alta concentrazione di istituzioni culturali, di eventi culturali, di promozione dell’arte, di spese per la cultura e lo spettacolo, di libri e carta stampata; di interessi scientifici e culturali diffusi tra la popolazione.
Nell’Umbria di sessant’anni fa (come in tutta Italia), molti uomini abbrutiti dal lavoro e dalla estrema povertà, passavano le domeniche pomeriggio ad alzare il gomito e fare risse.
E’
vero che parte di loro oggi si sfoga negli stadi, ma il guadagno è secco.
Labile
è il confine tra la R. come strumento dell’uomo e l’uomo che si fa
strumento della R., ma siffatto distinguo attiene alla sfera dell’etica
e dell’intelligenza personale, non certo della politica.
Contrariamente
alle ubbie di certo Pauperismo (vedi), la R. è gemella della Cultura
(vedi) e della Solidarietà (vedi), come dimostra l’intera storia
umana, dalla quale emerge senza possibilità d’equivoco che senza la R. prodotta
dal Capitalismo (vedi) del basso Medioevo (vedi), mai Giotto e
Michelangelo avrebbero potuto fare ciò che hanno fatto, né avremmo le
cattedrali e gli innumerevoli monumenti che ancora oggi impreziosiscono
l’Italia, né i conventi avrebbero potuto fare assistenza sociale di massa.
La
R. inoltre è l’obbiettivo irrinunciabile di ogni politica. Perfino nei
“mitici” anni ’50 (epoca d’oro del comunismo italiano), anche il più
irriducibile assessore comunista non perseguì altro che sviluppo delle imprese
del proprio territorio, favorendone l’insediamento, la sicurezza, le commesse.
E diversamente non sarebbe potuto essere: quel partito o governante che si dimostrasse insensibile alle sorti delle imprese e del benessere dei suoi amministrati durerebbe una settimana.
La
R. è inoltre indispensabile nella solidarietà internazionale: i
contingenti militari e umanitari in Bosnia, nel Kosovo, in Eritrea, etc., sono
costantemente formati dai soliti paesi ricchi, italiani, tedeschi, francesi,
inglesi, danesi.... Però non si sono mai visti contingenti ed esempio della
Romania o del Messico, per il semplice motivo che queste nazioni, per ora, non
sono abbastanza ricche.
Il
Comunismo (vedi) fu una cosa seria, poggiante su presupposti poi
rivelatisi fallaci, ma sensato: esso non demonizzava affatto la R.,
semplicemente riteneva di sottrarla al padrone e assegnarla alla Classe
Operaia (vedi). Finché poté infatti, il comunismo tenne testa e cercò di
superare il Capitalismo (vedi) nella capacità di produrre R. e Benessere
(vedi), come nei primi anni del confronto tra le due Germanie.
L’attuale
disprezzo della R. da parte del Movimento (vedi) e dei cascami
del comunismo, è prova lampante del proprio fallimento politico, malamente
surrogato da improbabili miti Antioccidentali (vedi), di Pauperismo
(vedi) e Terzomondismo (vedi).
E’
vero che il Vangelo condanna il R., ricordando che sarà più facile per
un cammello passare per la cruna di un ago che per lui accedere al Paradiso. Ma
appare improbabile che interi popoli dei Paesi Ricchi (vedi) siano in
blocco condannati all’inferno (mia nonna?).
Più
credibile è la condanna del R. inteso come colui che si fa schiavo della
Ricchezza (vedi), che per essa passa sopra ogni cosa e in essa estingue
dentro di sé ogni dimensione spirituale. Un siffatto uomo, in effetti,
assomiglia alla bestia.
Il terzo grande tema dell’emergenza ambientale di quest’epoca, insieme ad Acqua (vedi) ed Energia (vedi). Dei tre è teoricamente il meno difficile da affrontare, ma attualmente registra le peggiori performances.
Anch’esso dipende molto dalla Tecnologia (vedi), ma non di meno dall’atteggiamento civile e maturo della popolazione.
Colpisce molto l’immaginazione dei semplici il dato che i Paesi ricchi -vedi (20% della popolazione mondiale) consumino l’80% delle R. del P.
Sfugge agli scandalizzati che sebbene le R.del P. non siano infinite, quelle di cui si sta parlando (il totale delle risorse naturali impiegate in tutto il globo da chicchessia: acque, petrolio, altri minerali, gas, terre coltivabili, etc.) non sono che una piccola parte del potenziale disponibile.
Soprattutto
sfugge che qualora i paesi poveri decidessero o potessero consumare quote
maggiori di R. del P., queste potrebbero essere attivate dal monte
disponibile senza doverle necessariamente strappare al mondo ricco. Almeno fino
allo stadio dell’autoconsumo e dell’autosufficenza e, per molte R. del P.,
anche dopo.
In
aritmetica ciò significa che domani l’80% della popolazione mondiale potrebbe
consumare l’80% delle risorse, e anche più, senza con ciò togliere neanche un
grammo di risorse ai paesi ricchi.
Il
problema vero è altrove: nessun popolo o nazione si ferma agli stadi iniziali,
bensì tenta di raggiungere standards superiori (gli stessi del mondo ricco); ne
consegue una più che probabile insostenibilità ecologica (alto tenore di
consumo di risorse non rinnovabili da parte di tutti i 6 miliardi di umani,
peraltro crescenti), come per il caso della Deforestazione (vedi).
La
partita cruciale pertanto, circa le R. del P. del pianeta si gioca e si
giocherà mediante Tecnologie (vedi) applicate all’ambiente, che inducano
risparmio energetico, sostituzione di materiali non rinnovabili, superfluità di
sistemi ad alto impatto ambientale, riciclaggio, etc.
Soprattutto sarà molto importante il trasferimento di dette tecnologie in tempo utile ai paesi che mano a mano svilupperanno la propria capacità produttiva, in modo che consumi crescenti e sostenibilità vengano a coniugarsi piuttosto che divaricarsi.
Sugli
equivoci derivanti da siffatti polveroni sull’Ambiente (vedi), sulla Fame
nel Mondo (vedi) e quindi sulle R. del P., prosperano molti
avversari (pur se figli) della civiltà Occidentale (vedi) e del Capitalismo
(vedi): riferendosi alla limitatezza delle risorse, gongolano con sarcasmo
che “non c’è trippa per gatti”, volendo dire che i Paesi Ricchi (vedi)
devono per forza ridurre drasticamente il loro tenore di vita, tornando indietro
di svariati e imprecisati passi.
Peccato
per loro che non sia vero, e che i limiti delle R. del P. siano mobili e
non fissi, e per di più tendenti potenzialmente all’incremento.
Perché
nel caso fosse ben fondato tale catastrofismo, sarebbe un piacere invitare i
compagni a fare essi stessi azione di convincimento presso il Popolo
(vedi) dei paesi ricchi, cioè presso la famosa Classe Operaia (vedi) ed
altri ceti popolari. Questi ultimi infatti, che solo recentemente hanno potuto
fare qualche settimana di vacanze, permettersi qualche “lusso” ed andare al
cinema, dovrebbero “smettere di consumare”.
Momento
e fenomeno storico in cui in diversi paesi europei la Borghesia (vedi),
protagonista della Rivoluzione Industriale (vedi), sancì la sua
supremazia economica e culturale già delineatasi da tempo, mediante la
conquista del potere e il conseguente ridisegno dell’intera organizzazione
statale e civile.
In
Inghilterra la R. B. si compì nel ‘600 con Cromwell, in Francia nel
1789; entrambe furono molto cruente, specie la seconda. In Germania si ha la R.
B. con Bismark sul finire dell’800, ma senza grandi sommovimenti. In Russia
vi fu una R. B. nel 1905 (Kerenchij), ma fu presto soppiantata da quella
comunista (1917). Pressoché tutti i popoli del nord e centro Europa
procedettero ad una R. B., pur senza guerre civili: monarchie e nobiltà
trovarono un qualche ruolo entro le nuove configurazioni, pur senza minarne il
carattere innovativo e borghese.
L’Italia
non ha mai conosciuto una R. B. e la sua impetuosa crescita economica e
trasformazione sociale della seconda metà del Novecento sono avvenute in forme
fortemente condizionate da una forma bizzarra di Nobiltà (vedi).
Evento
degli anni 1789-1815 con la quale la Borghesia (vedi) francese abbatté
l’Ancien Régime (vedi).
Naturalmente la R.I. si espanse subito alle altre nazioni della regione (Paesi Bassi, Olanda, Germania, Scandinavia, Francia), dando luogo alle moderne società e sensibilità culturali. In Italia si comincia a parlare di R.I. negli ultimi due decenni dell’Ottocento.
Scandalo
In
effetti, come molti osservatori riconoscono, è uno S. che a fronte di
molti Paesi Ricchi (vedi) ne esistano di motissimi -dopo tutto a
distanza di poche migliaia o addirittura centinaia di chilometri- così poveri
da offrire quotidiane immagini di fame, denutrizione, sofferenza.
Forse
la spiegazione sta nel fatto che il Capitalismo (vedi) è meno potente o ambizioso
di quel che si dice. Il capitalismo è un "rullo compressore" fin dove
arriva, ma arriva solo (questa è la sua "modestia") dove viene creato
e reclamato, cioè dove -per quanto primitiva- c'è almeno una categoria, una
classe, una regione, un gruppo, etc. interessato -e comunque ivi impiantato-
che attivi un circuito economico (estrazione, esportazione, coltivazione,
lavorazione, commercializzazione, etc.).
Le
zone ove ad una natura che non offre motivo (ad alcuna azienda o potenza già
esistente) di andare ed agire, si somma l'assoluta indisponibilità della
popolazione locale ad attivare circuiti economici (per inedia, per guerre e
cause politiche, per arretratezza endemica e paralizzante, per superstizione o
altri motivi psicologici e culturali), sono le zone di maggiore sofferenza.
In
tali frequenti casi e aree geografiche servirebbe attivare un "principio
generatore". Dopo la stagione insoddisfacente degli Aiuti (vedi)
direttamente in moneta, ora ci si sta orientando su interventi "per
progetti". In ogni caso servono capitali di investimento. Quelli stanziati
e in via di stanziamento dai governi dei Paesi Ricchi (vedi, anche G8),
sempre che a buon fine, anche se consistenti in cifra assoluta, non sono
sufficienti ad innescare processi veloci e visibili nel breve tempo.
Servirebbero
i capitali privati, esattamente quelli che normalmente nel mondo si spostano a
caccia di remunerazione. Ma in assenza del circuito virtuoso, la remunerazione
non avviene ed i risparmiatori d'occidente (di ogni classe sociale, compresi
praticamente tutti i genitori dei simpatizzanti del Movimento -vedi),
investono in borse e titoli che diano affidabilità e remunerazione.
L'esempio
positivo del microcredito in Bangladesh, attivato autonomamente da persone e
famiglie locali, dimostra tuttavia l'importanza cruciale sia di capitali
iniziali, sia di persone con idee in testa.
Il
capitalismo insomma, non è nè causa nè panacea dello S., ma proprio la
sua demonizzazione -tra altri fattori- impedisce di vedere le cose maggiormente
efficaci e necessarie, e spiega perché i decenni passano invano.
Dopo
l'epoca classica (Greci e Romani), lo S., grazie anche al Cristianesimo,
scomparve lungo tutto il Medioevo europeo, pur mantenendosi vivo in altre parti
del mondo, a partire dal vicino mondo islamico.
Riapparve
con virulenza e forza inaudita col Colonialismo (vedi) dell'Europa
settentrionale ed atlantica, aprendo una delle più tragiche pagine della storia
dell'umanità. Quasi l'intera Africa ne risultò saccheggiata, per deportarne le
popolazioni nel nuovo continente americano.
La
lotta per l'emancipazione degli schiavi continuò e continua contro la
segregazione e le discriminazioni razziali (solo negli anni '60 del XX° secolo
i Neri ebbero diritto di voto in Usa), praticate per lo più in luoghi, epoche e
paesi di derivazione protestante.
Metodo fondato sul riscontro empirico e accertato tra causa ed effetto. Però a volte la sua applicazione risulta assai poco oggettiva, come quando viene invocato per stroncare la cura Di Bella (mancanza di sufficienti test di laboratorio), e però subito dopo -da parte grossomodo delle stesse persone ed aree politico/culturali- viene totalmente ignorato nella lotta al cosiddetto Elettrosmog (vedi).
Quasi uguale a Positivismo: eccesso di speranze nella Scienza (vedi) e nella Tecnica (vedi).
Tali
illusioni di Progresso (vedi) illimitato e ormai senza più ostacoli,
permearono gran parte della cultura e del comune sentire (per lo più invero
borghese e cittadino) degli ultimi decenni dell’Ottocento e dei primi anni del
‘900, ricevendo però una drammatica e tragica smentita con la prima guerra
mondiale (1915-18).
Si
parlò in particolare di S. riguardo al tentativo di teorizzare, proprio
grazie alla straordinarietà delle scoperte scientifiche, la fine di Dio e della
Religione.
Attività sistematica di indagine e conseguente teoriazzazione delle regole e leggi della natura, secondo criteri di riscontro oggettivo ed empirico.
Scuola
Privata
Da
tempo i fautori della S. P. (in primis il mondo cattolico, che a partire
dall'unità d'Italia rivendica un suo spazio nell'educazione, avendone per
secoli detenuto il monopolio) chiedono la istituzione di un "buono
scolastico" (cifra ideale indicante il costo per lo Stato -vedi- di
uno scolaro medio) da assegnare alle famiglie, in modo che queste ultime siano
libere di "spenderlo" nell'istituto scolastico (statale o privato) di
propria fiducia. La S.P., secondo tali richieste, godrebbe del solo
"buono", ma non certo delle cospicue risorse necessarie al suo
impianto, che rimangono a carico del soggetto privato.
Tale
proposta rispetta il limite posto dalla Costituzione italiana, che naturalmente
prevede la S.P., ma col preciso limite che "essa non costituisca
per lo stato costi aggiuntivi". Infatti per lo stato il costo dello
scolaro rimane lo stesso, sia che il "buono" venga speso in un
istituto statale che in uno privato.
Ciò
premesso non ha alcun fondamento la distinzione polemica tra scuola pubblica e
privata: entrambe sono senz'altro pubbliche, cioè vi può accedere chiunque vi
voglia spendere il suo buono. E' in sostanza la stessa cosa di quel che avviene
quando si sceglie un bar per prendere il caffe: tutti i bar sono privati, ma
sono esercizi pubblici, ed il cliente porta al preferito le sue mille lire.
Tale
riduzione del monopolio statale incontra la naturale esigenza di pluralità e
complessità delle moderne società: beninteso le S.P., qualunque sia il
loro orientamento ed indirizzo, dovranno avere un comune denominatore formativo
ed educativo, riconosciuto dalla stato, a doverosa garanzia della comune
convivenza civile e nazionale.
Ben
oltre le scuole cattoliche potrebbero giovarsi del contributo statale scuole di
qualsiasi orientamento culturale capace e desideroso di organizzarsi (ad esempio
una scuola britannica, una islamica, una scuola operaia, etc.).
Il
monopolio statale della scuola è un'eredità prevalentemente nazionalistica
dell'Ottocento e risulta superata in tutti i paesi del mondo occidentale (ove
da decenni contributi statali aiutano la S.P.).
In
ogni caso, anche senza le premesse anzidette, un finanziamento statale tout
court della S.P. non avrebbe nulla di scandaloso, essendo questa
un’epoca caratterizzata proprio dalla presenza pervasiva e capillare
dell'intervento statale, a favore dell'industria, del commercio,
dell'artigianato, della cultura, degli spettacoli, dell'Arci, di una miriade
-talora anche comica- di soggetti ed associazioni... Non si capisce perché, tra
tanto fiume di contribuzioni pubbliche a favore di privati, debbano suscitare
scandalo solo quelle attinenti il mondo scolastico. Vedi anche Meritocrazia.
Città degli Usa salita agli onori delle cronache nel Novembre 1999 grazie a manifestazioni e violenti scontri di piazza con la polizia, per protesta contro il W.T.O (vedi). I motivi e gli argomenti rimasero secondari rispetto alla forza delle immagini televisive, che finalmente potevano catalizzare umori e malumori diffusi tra molti giovani dell’intero occidente, che a questo punto si sentirono legittimati, anzi obbligati, dall’epifenomeno Nordamericano (basta la parola).
Ne scaturì la moda di provocare scontri cruenti -anche mortali- ad ogni occasione di vertici internazionali, a prescindere dai loro contenuti ed obbiettivi (vedi G8).
Alcuni scienziati particolarmente impertinenti, per di più, hanno addirittura ipotizzato che senza un istinto sessuale quale quello normalmente diffuso nel pianeta, non si riuscirebbe a spiegare con motivazioni razionali perché mai l’umanità, nonostante una serie sterminata di guerre, pestilenze, stermini, disgrazie, perdite di senso e tribolazioni infinite, si ostini ancora a procreare.
Altri
ancora più sfacciati, hanno osato affermare che il successo nei tentativi e
nelle aspirazioni umane al miglioramento della propria condizione di vita
quotidiana (vedi Progresso), che poi fatalmente si traducono in denaro,
sono la molla naturale grazie alla quale gli umani, o parti significative di
loro, hanno conquistato standards di sopravvivenza superiori al semplice
strisciare come bruchi per terra.
Parola ambigua: può indicare l’ingiusta (insufficiente) mercede, ma anche, marxisticamente parlando, ogni rapporto di lavoro subordinato, ove invece -necessariamente- il compenso deve rimanere inferiore al valore del lavoro prodotto, poiché quest’ultimo è indispensabile per finanziare anche: scorte e investimenti, oneri vari, legittimo profitto d’impresa.
Organizzazione
dei lavoratori, finalizzata alla difesa, tutela e promozione delle proprie
condizioni di lavoro e di vita. Nacquero insieme al Socialismo (vedi).
In
Italia, la stagione di lotte sindacali e considerevoli conquiste dei decenni
1950/70, portò all’affermazione di una confederazione di tre sindacati (Ggil,
Cisl e Uil) maggiormente rappresentativi, che negli anni successivi ha assunto
un ruolo preminente nella vita politica. Tuttavia il movimento sindacale
italiano ha sofferto sempre, in maniera decisiva, di scarsa autonomia dai
partiti, cosa che ha portato i S. ad assumere ruoli e funzioni via via
sempre più istituzionali, a staccarsi dalle mutanti condizioni della base (Classe
Operaia –vedi, ma non solo) ed a ritrovarsi forte, gia dagli anni ’90, solo
presso i pensionati e i Dipendenti Pubblici (vedi).
L’incancrenirsi
di tali dinamiche degenerative imprigionava i lavoratori dipendenti dentro la
loro stessa “forza” sindacale. Non altrimenti può spiegarsi il fatto che salari
e stipendi italiani (una ricca Nazione -vedi- quinta o sesta nella
graduatoria economica mondiale) all’alba del nuovo millennio presentino una
consistenza di molto inferiore (la metà, spesso un terzo), a quelli francesi,
tedeschi, svizzeri, scandinavi, o di altri paesi di analogo tenore di vita.
Area culturale e politica molto vasta e variegata, così diversificata da assumere, nel tempo e nello spazio, posizioni contrapposte; appare comunque accomunata dal desiderio di attenuare o eliminare i tratti peggiori della persona e dei popoli (egoismo, aggressività), mediante la costruzione di istituzioni capaci di sviluppare sentimenti nobili di socialità e solidarietà. Possiede pertanto un’istintiva preferenza per l’iniziativa statale e per le cose pubbliche in confronto a quelle private.
Presenta
spesso una predilezione per il nuovo (progressismo), contrapposto al
conservatorismo, nella diffusa convinzione che i tratti peggiori del
comportamento umano provengano da particolari forme giuridiche e culturali
cristallizzatesi o fossilizzatesi nel tempo. Tuttavia distingue male o punto
quanto nel conservatorismo vi sia di positivo e perfino di rivoluzionario. Il
suo limite storico, specie in Europa, è di non avvedersi di diventare
conservatrice, ostile alle aspirazioni popolari, intellettualistica, elitaria,
in una parola antiprogressista.
Movimento politico ottocentesco, scaturito nell’onda lunga della modernità, dell’Illuminismo (vedi), della Rivoluzione Industriale (vedi), del Liberalismo (vedi), del Risorgimento.
Insieme
al verbo repubblicano (che scardinava il millenario istituto della monarchia),
dopo la fase iniziale delle sette carbonare e massoniche, il S.
rappresentò per un secolo (fino alla rivoluzione comunista di Russia, 1917) il
massimo di antagonismo sociale.
Il
S. in sostanza sentì l’ingresso della grandi masse rurali e urbanizzate
nella storia civile e politica delle città e nazioni, lo organizzò in partiti e
lotte sociali, contrapposte all’Ancien Règime (vedi) ed alla rapacità
delle nuove classi borghesi e industriali.
Ebbe
molte anime e derivazioni (un ramo s’indirizzò subito verso l’Anarchia
-vedi), oltre a moltissimi tentativi pratici. Altri rami cercarono di trovare
una convivenza con la religione e col sentimento nazionale; altri dettero forma
alla socialdemocrazia, ovvero al tentativo di coniugarsi col Capitalismo (vedi).
Il Fascismo (vedi), specie italiano, fu un ramo del S. Un
ulteriore ramo importante sfociò nel Comunismo (vedi).
Ormai parolaccia brandita da ogni sorta di fautore dell’Assistenzialismo (vedi) del Parassitismo (vedi), dello Statalismo (vedi), per perorare e pretendere non già la soluzione dei problemi dei ceti deboli della compagine sociale (pensionati al minimo, malati, disabili, poveri, immigrati), bensì per farsi scudo di questi e così scroccare ancora maggiori prebende, sinecura, e ulteriori posti di “lavoro” presso i cosiddetti enti pubblici.
In Italia si assiste quotidianamente al paradosso di molti
fautori della S. che ironizzano e ostentano istintiva antipatia verso l’Impresa
(vedi), il Capitalismo (vedi), la Ricchezza (vedi), la Competività
(vedi), “il dio Pil” (vedi), il Denaro (vedi), ignorando
bellamente -con grande sprezzo del ridicolo- che solo da questi ultimi fenomeni
possono provenire risorse per la S.
In povertà cosa si potrà mai distribuire tra i Poveri (vedi)? La miseria?
Non a caso siffatti paladini della S. sono al 99% Dipendenti Pubblici (vedi) in pensione o no.
Speculazione
Edilizia
Secondo
un diffuso senso comune si ha S.E. ogni qual volta un edificio è più
alto di quattro o cinque piani. In verità l'alta densità edilizia è la
caratteristica fondante dei centri storici, ed anche dei fascinosi centri
direzionali delle metropoli nordamericane. L'alta densità edilizia risponde
anche oggi a criteri di minor consumo dei suoli e di risparmio energetico.
L'Italia
ancora non è riuscita a mettere a fuoco i veri nodi della S.E. (invece
ben individuati nella legge urbanistica del 1942), che sono il regime dei suoli
(ovvero chi deve godere dell'incremento di valore delle aree edificabili) e
l'onere delle urbanizzazioni (cioè chi deve tirar fuori i quattrini necessari a
dotare i nuovi quartieri di tutto ciò che serve intorno ai nuovi volumi,
strade, marciapiedi, fognature, luce, gas, verde, etc.).
Il
commercio delle aree edificabili, cibo prediletto della S.E., nonché
l'interessato lassismo verso gli obblighi dei costruttori, sono il cibo
quotidiano del consenso politico dei sindaci italiani.
Deformazione
dell’organizzazione statale, in direzione della eccessiva sua presenza e invadenza.
In Italia lo S. risulta particolarmente favorito dal coniugarsi delle
storiche caratteristiche parassitarie della Nobiltà (vedi) con la
mentalità socialcomunista, che vede nella gestione statale l’antidoto ai vizi e
abusi della libera iniziativa economica: da siffatto bizzarro matrimonio sorte
la giustificazione teorica alla elefantiasi statale e burocratica.
Organizzazione
della società, valida entro i confini nazionali, che si materializza
nell’insieme variegato e complesso di tutti gli uffici e apparati pubblici
(vedi Burocrazia e Pubblica Amministrazione).
Ogni
Nazione (vedi) ha un’organizzazione dello S. diversa, appropriata
al proprio genio. Noti e significativi sono gli screzi maturati entro al Cee
tra francesi e tedeschi alle prese con reciproci modelli organizzativi.
Per
i vizi acquisiti di Statalismo (vedi) e Clientelismo (vedi), oggi
lo S. italiano costituisce la più possente e illegittima privatizzazione
di risorse pubbliche mai registrata al mondo, a favore di una oligarchia di
fatto di circa 4/5 milioni di italiani (vedi Nobiltà).
Più
scientificamente: enorme flusso di denaro pubblico necessario per
l’allestimento di altrettanti apparati pubblici, che nel pretesto di alleviare
e risolvere i disagi delle categorie più deboli del corpo sociale, “alleviano e
risolvono” sopra ogni cosa la condizione dei propri addetti (detti anche Dipendenti
pubblici o burocrati, vedi).
Dal
ché le resistenze conservatrici alla riforma dello S.S.
Parola
quasi identica a Progresso (vedi). Indica il materializzarsi della
tendenza naturale di singoli, famiglie, popoli e nazioni a migliorare la
propria condizione. Viene costantemente perseguito da qualsiasi governo (a
parte i rari casi di governanti folli), democratico o dittatoriale, legittimo o
arbitrario, mediante lo studio e l’impiego più o meno efficace di mezzi capaci
di incrementare la capacità produttiva e la Ricchezza (vedi), singola e
collettiva.
Su “Repubblica” di sabato 11 agosto 2001 appare una lunga intervista con presidente della repubblica comunista cinese. Egli è orgoglioso che il Pil cresce e crescerà nel prossimo decennio del 7% annuo; che i consumi diventeranno “da paese medio” nel giro di 50 anni; che le imprese hanno cominciato a licenziare poiché non ha senso tenere pesi morti; che i licenziati devono trovarsi un nuovo lavoro “noi naturalmente li aiutiamo in questo”.
Poche settimane dopo la Cina entrava nel W.T.O. (vedi), con manifestazioni di giubilo popolare analoghe a quelle per la designazione a sede dei giochi olimpici del 2012.
Vedi
Fisco.
Applicazione pratica dei traguardi scientifici.
Pur
avendo la migliore cultura occidentale superato da un pezzo le illusioni del
Positivismo ottocentesco (progresso illimitato e parallelo alla felicità dei
popoli) e financo dello Scientismo (vedi), non è chi non veda che la T.
rimane un fattore di straordinaria importanza, per la limitazione e/o
eliminazione dei molti tipi di Inquinamento (vedi), contro la fame nel
mondo, per la diffusione di standards di vita elevati o quantomeno
soddisfacenti.
Ultimamente
è emerso il problema del possesso della T., ovvero dei relativi Brevetti
industriali (vedi), specie riguardo alle Biotecnologie (vedi) e i
conseguenti Ogm (vedi).
Caratteristica
importantissima della T. è che mediante il suo costante sviluppo e
conseguenti innovazioni, il monte di Risorse del Pianeta (vedi)
rinnovabili e non, disponibili per l’uso umano (riserve energetiche, suoli
coltivabili, etc.), non rimane fisso, ma tende ad incrementarsi e dilatarsi,
secondo carattersitche simili -mutuando un termine matematico- al “tendente
all’infinito”.
Aggettivo
dispregiativo rivolto dagli italiani del nord a quelli del sud, accusati di
essere gli inventori o quanto meno i principali patogeni di Assistenzialismo
(vedi), Clientelismo (vedi), Parassitismo (vedi), Familismo
(vedi), Statalismo (vedi) e altre qualità non invidiabili. Il confine
risulta indefinito ma molto mobile: per i padani sono T. tutti quelli a
sud di Bologna, per i bolognesi quelli a sud di Firenze, per i Fiorentini
quelli a sud di Arezzo, per gli aretini quelli a sud di Arezzo, per i Perugini
quelli a sud di Foligno, per gli aquilani quelli a sud di Napoli e via di
seguito fino a Malta.
Siccome
le differenze regionali risultano tanto più macroscopiche quanto più si
guardano da vicino, e siccome sul piano sostanziale i difetti elencati al comma
precedente sono in verità ben presenti, pur se in misura minore, anche nelle
regioni del nord, risulta assodato che per gli scandinavi, i nord europei in
genere e perfino per gli svizzeri, i T. e la Terronia cominciano
immediatamente sotto le Alpi.
Atteggiamento
che tende a modellare l'intero universo delle questioni politiche (dei cinque
continenti) facendo centro sui paesi Poveri (vedi), peraltro non solo
quelli a suo tempo colpiti da Colonialismo (vedi) e Schiavismo (
vedi), pretendendo di farne il baricentro privilegiato del presente e del
futuro, meglio se in danno della Ricchezza (vedi) dei Paesi Ricchi
(vedi).
Cardinale di Genova. Di fronte ai proclami di Agnoletto (vedi), di Casarini, di Bertinotti circa l’illegittimità del G8 (vedi); di fronte ai propositi dichiarati e preparati (esercitazioni in spiaggia, davanti alle tv) di assalto alla Zona Rossa (vedi), il T. non trovava di meglio che schierarsi “apertamente” con i manifestanti del cosiddetto Popolo di Seattle (vedi), incitando così decine di migliaia di giovani a confondersi coi violenti spontanei e preordinati, nonché a farsi bastonare dalla Polizia (vedi).
Forse voleva dire che anche lui piange per la fame nel mondo, ma, sprovveduto, non s’avvedeva della trappola politica ordita dai comunisti, che cercavano e ottenevano il morto, il massimo di devastazione della città e il massimo clamore antigovernativo anche e soprattutto in sede internazionale.
Tanto che più d’uno, guardando i moti da un lato e il cardinale dall’altro, s’è chiesto: ma dove recluta il Vaticano i suoi generali?
Proposta degli anni ’70 di tassare le operazioni finanziarie di borsa per costituire fondi a favore dei paesi affamati. Il suo punto debole è nella impossibilità tecnica di imporla a tutti paesi che “giocano” in borsa (quindi con grave rischio di un improvviso e immeritato vantaggio per paesi asiatici industrializzati, in danno degli europei e occidentali che eventualmente applicassero la T. T.), ma anche nel ritenere che il problema fondamentale dei paesi poveri sia nella scarsità di fondi, quando invece (vedi Aiuti e Fame nel Mondo), il problema fondamentale è nell’abuso di dette risorse, nonché nella mentalità passiva di molti popoli interessati.
Non
per nulla i più focosi fautori della T.T. appaiono gli esponenti di
associazioni umanitarie e No-global, vedi (tutti rigorosamente
occidentali), che con tale tassa potranno viaggiare perennemente in prima
classe.
Virtù che manca molto a numerosi paesi e culture non occidentali, lasciando facilmente immaginare che la polizia cinese o la polizia iraniana o la guardia del corpo del re del centr’Africa risolverebbero eventuali problemi di Black Bloc (vedi) ed affini in due minuti di mitraglia.
Moda
recente di taluni manifestanti detti No-global (vedi), aderenti in massa
al Movimento (vedi), consistente nell’indossare una tuta bianca (nelle
settimane anteriori a Genova il suo prezzo era di molto lievitato, dopo tutto
seguendo la semplice Logica del mercato -vedi-, ma la mamma gliel’ha
comprata lo stesso) e una maschera antigas. Largamente inquadrati nelle schiere
dei Centri sociali (vedi) facenti capo a Casarini o non, protagonisti di
scontri violenti con la Polizia (vedi) sia a Napoli -marzo- che a Genova
-luglio-. Le cosiddette T. B. nobilitano le proprie gesta con argomenti
di tipo Ambientalista (vedi) e Terzomondista (vedi).
Tute
nere
Abbigliamento
dei Black Bloc (vedi).
Variante
di valico
Nuovo tronco autostradale da affiancare all’esistente Firenze-Bologna. Se ne parla da trent’anni. Anche se l’Italia conquistasse un positivo riequilibrio tra gomma, ferro e acqua (strade, ferrovie e navi), la quota fisiologica di autoveicoli in circolazione richiederebbe anche in tale nuovo e positivo scenario un raddoppio dell’attuale dotazione di attraversamento automobilistico dell’Appennino.
Gli
oppositori della V. di V. dimenticano, accampando preoccupazioni per
l’equilibrio ambientale dell’Appennino tosco-emiliano, che oggi esistono
tecniche di costruzione delle infrastrutture viarie (strade e ferrovie) in
grado di salvaguardare gli habitat animali, le risorse idriche, le qualità
paesaggistiche e quant’altro dei territori attraversati.
Partito politico che in Italia non è mai riuscita a decollare per il semplice motivo che le tematiche dell’Ambiente (vedi) usate dall’Ambientalismo (vedi) nostrano, sono state più che altro pretesto e motivo per lotta politica di sinistra contro la destra, o di parte della sinistra contro altra della sinistra.
Vedi
Stato Sociale.
W.T.O.
World
Trade Organizzation (organizzazione mondiale del commercio). Stabilisce regole
tra le nazioni per ordinare gli scambi commerciali. Tutti i paesi poveri ancora
fuori del W.T.O. "fanno carte false" per entrarci, perché ciò
significa beneficiare dei circuiti dell'economia mondiale, che in ogni caso,
qualsiasi siano le iniquità e gli aspetti negativi, portano Sviluppo
economico (vedi), incremento della Ricchezza (vedi) nazionale e del
relativo Pil (vedi).
Sigla
diventata familiare in occasione dei fatti di Seattle (vedi).
Zona
Rossa
Contrariamente allo stupore perfino di un magistrato della repubblica italiana (pensa un po’ tu in che mani siamo), che accodandosi a ben altra canea (di politici, professori, giornalisti e perfino preti) strillò anche lui, poche settimane prima del G8 (vedi) di Genova, che la linea rossa era illegittima poiché la costituzione garantisce la libertà di manifestazione, giova ricordare che tutti gli stati liberali moderni riconoscono da sempre nella garanzia dell’ordine pubblico un motivo sufficiente per limitare temporaneamente la predetta libertà (quante manifestazioni furono vietate negli anni ’70 ad extraparlamentari e missini?).
A Genova la Zona Rossa (vedi) segnava l’area di svolgimento del vertice, che molti manifestanti e i loro organizzatori dichiaravano da mesi di voler “pacificamente” violare e forzare, come del resto già fatto a Seattle, a Praga ed in altre città ospitanti vertici internazionali; ne consegue che il motivo di ordine pubblico, nel caso del G8 di Genova, fu più che giustificato; il suo assalto fu preordinato al fine di farci scappare il morto.
INDEX
Premessa
Acqua
Agnoletto
Agricoltura Biologica
Aids
Aiuti
Alta Velocità
Ambiente
Ambientalismo
Americanismo
Ammortizzatori Sociali
Anarchici
Ancient Règime
Animalismo
Annullamento del Debito
Antiamericanismo
Antioccidentale
Art. 18
Assistenzialismo
Autoritarismo
Banche
Benessere
Biotecnologie
Black Bloc
Borghesia
Bovè
Bretton Wood
Brevetto Industriale
Burocrazia
Capitalismo
Carabinieri
Cariche della Polizia
Cattocomunisti
Cattolici
Celere
Centro Sociale
Cileno
Classe Operaia
Clientelismo
Clientes
Clonazione
Colonialismo
Competizione
Comunismo
Conflitto d’Interessi
Conflitto Sociale
Consociativismo
Consumismo
Coop
Credito
Debito
Deficente Organico
Deforestazione
Democrazia
Denaro
Deregolation
Deriva Plebiscitaria
Destra
Devolution
Diaz
Dio Denaro
Dipendenti Pubblici
Disagio Giovanile
Disoccupati/zione
Economia
Elettrosmog
Energia
Extracomunitario
Fame nel Mondo
Familismo
Fascismo
Federalismo
Fisco
Forbice
G8
Genoa Social Forum
Globalizzazione
Gregge
Kioto
Illuminismo
Immigrazione
Imperialismo
Impresa
Informazione
Inquinamento
Internazionalismo
Investimento
Islam
Lavoro
Lavoro Dipendente
Lavoro Interinale
Liberalismo
Liberismo
Logica del Profitto
Logica del Mercato
Lotta di Classe
Mafia
Magliette a Strisce
Marxismo
Materialismo
Medio Evo
Mercato
Meridionale
Meridione
Meritocrazia
Mose
Movimento
Multiculturale
Multietnico
Multinazionale
Nato
Nazione
Neoliberismo
New
Economy
Nobiltà
No Global
Nordest
Occidente
Ogm
Oligarchie
Opposizione Sociale
Pacifisti
Paesaggio
Paese
Paese Normale
Paesi Ricchi
Pauperismo
Pensiero Unico
Pianificazione
Piccolo-borghese
Pil
Plutocrazia
Politicamente Corretto
Polizia
Ponte sullo Stretto
Popolo
Popolo dei Fax
Popolo delle partite Iva
Popolo di Seattle
Potere
Poveri
Proletariato
Protezionismo
Principio di Precauzione
Privato
Profitto
Progresso
Pubblico
Pubblica Amministrazione
Pubblico Impiego
Razzismo
Rendita
Repressione
Ricchezza
Ricchi
Rifiuti
Risorse del Pianeta
Rivoluzione Borghese
Rivoluzione Francese
Rivoluzione Industriale
Scandalo
Schiavismo
Scientifico
Scientismo
Scienza
Scuola Privata
Seattle
Sesso-Soldi-Successo
Sfruttamento
Sindacati
Sinistra
Socialismo
Solidarietà
Speculazione Edilizia
Statalismo
Stato
Stato Sociale
Sviluppo
Sud Italia
Tasse
Tecnologia
Terrone
Terzomondismo
Tettamanzi
Tobin Tax
Tolleranza
Tute Bianche
Tute Nere
Variante di Valico
Verdi
Welfare
W.T.O.
Zona Rossa