VENTO SOLARE

 

Gocce  di sudore scendevano sugli occhi di Kean :stivare il kit di sopravvivenza per 900 giorni anziché quello previsto per 100 giorni nell’esiguo spazio tra la cuccetta e lo scafo della navicella spaziale di salvataggio, si stava dimostrando impresa quasi impossibile. Pensò che, comunque, era stato molto più faticoso e rischioso sottrarre il kit dal magazzino della polizia. Senza l’aiuto dell’amico Ramirez, non avrebbe potuto tentare di fuggire dal piccolo e cupo regno di Ho Ciang, lo scienziato, il genio organizzativo che era riuscito, per conto dei governi della terra, a progettare e realizzare la prima base

di ricerca extraterrestre autosufficiente.

Fu scelto Callisto, uno dei satelliti di Giove. Una cupola enorme, dal diametro di una decina di chilometri , fu assemblata e inserita perfettamente nei poco profondi orli di uno delle centinaia di  crateri della tranquilla superficie di Callisto. All’interno della cupola furono costruiti edifici per i ricercatori, astronomi, specialisti in idrocolture, tecnici spaziali ed altri edifici per le loro famiglie, In tutto una cittadella di 15.000 persone che si occupavano di studi e ricerche sulla possibilità dei terrestri di espandersi e vivere stabilmente su altri pianeti .

Nel 2.250, due anni dopo la definitiva autonomia di vita della stazione sul satellite, l’esperimento poteva dirsi riuscito e si poteva programmare la colonizzazione di altri pianeti. Ma un disastroso  sconvolse ogni piano: le comunicazioni con Callisto, dopo la segnalazione che un enorme asteroide era in rotta di collisione con la Terra, cessarono improvvisamente. L’impatto sembrava avere cancellato ogni forma di vita sul pianeta. Ho Ciang , dopo pochi anni dall’avvenimento tragico sulla Terra, cominciò a dare segni di megalomania. Riteneva di avere il potere di un Dio. L’equipe che aveva collaborato con lui per la scoperta del famoso “fattore E” , l’antiossidante , era rimasta sulla terra, quasi sicuramente scomparsa nell’ecatombe ; Ciang era l’unica persona a conoscenza della formula per la preparazione del fattore E, il medicinale che bloccava l’invecchiamento delle cellule. Distribuendo personalmente una volta all’anno la dose dell’antiossidante aveva soggiogato la piccola popolazione di Callisto. Con il conseguimento di una giovinezza perenne, teneva praticamente in schiavitù gli abitanti della piccola città, con l’aiuto della polizia personale, un gruppo di duecento pretoriani ai quali aveva fornito armi e la facoltà di qualsiasi sopruso. Nessuno invecchiava e moriva da cento anni. Erano esclusi dal medicinale coloro che commettevano la minima infrazione agli assurdi, pazzeschi regolamenti inventati Ho Ciang.  Il suo delirio di potenza progrediva, assieme alle violenze della sua polizia. Ormai le ricerche scientifiche erano cessate da tempo ed il lavoro era solo quello dei tecnici per mantenere la vita sotto la cupola.

Kean, tecnico delle colture idroponiche e pilota spaziale aveva preso in consegna la capsula di salvataggio spaziale n. 5 perfettamente uguale alle altre 20 : erano state trasformate in imbarcazioni da regata aggiungendo un cilindro saldato sul fianco, in cui  era avvolto un grande spinnaker , 6000 metri quadri di leggerissimo Xelon.

Quella regata  era l’unica occasione in cui la camera stagna della cupola veniva aperta . Fuori, il vento solare, formato da particelle di elettroni e protoni che sfuggono dalla corona solare, avrebbe gonfiato le vele ed i regatanti avrebbero  percorso il campo di regata, posto al limite della attrazione gravitazionale di Callisto e delimitato dalle coordinate spaziali di tre boe. Ho Ciang trovava appassionante la regata velica annuale e avrebbe tenuto il solito  discorso sulla sua liberalità nel favorire lo sport. L’unica astronave della base era messa in funzione per trainare fuori dalla cupola le navicelle.

Per Kean questa era la sola occasione, l’unico tentativo possibile di guadagnare la libertà.

Il suo amico Ramirez tentava ancora, poche ore prima della partenza della regata di farlo desistere : “Lo so che con te è come parlare al vuoto, ma ci sono tre grosse incognite sul tuo progetto di evasione . Prima : al controllo di partenza, la polizia di Ho Ciang può scoprire che il kit di sopravvivenza non è quello dei 100 giorni. Saresti immediatamente portato nel lazzaretto dei vecchi a morire.

Seconda : potresti sbagliare la rotta per la Terra, data la complessità dei calcoli sui movimenti dei pianeti, calcoli eseguiti di nascosto senza usare il computer. Terza : la vita sulla Terra sarà di nuovo possibile dopo la caduta del grande asteroide che  probabilmente ha causato l’estinzione di qualsiasi forma di vita ?  Nessuno segnale è giunto a noi da ben 100 anni”.  Kean scosse la testa deciso :

“Ramirez, ho messo in conto anche l’aumento improvviso di velocità : senza il rallentamento della virata alle boe il vento solare aumenterà enormemente la  velocità della mia navicella dato che il flusso delle particelle è a spirale archimedea. Ma il solo pensiero di avere una probabilità su cinquanta di vivere senza dover ogni giorno prostrami a terra per adorare quel criminale, pazzo e megaloname,  mi fa gioire.

Lui dice che ci regala una volta all’anno la pillola della  giovinezza ma pretende da tutti noi una devozione illimitata ; ci sottopone ad umiliazioni tali da avere indotto molti al suicidio. In pratica  lui ed i suoi scagnozzi sono giovani da 100 anni. Come molti di noi. Ma fino a quando ed a quale prezzo ? Dai  giorni dai mancati collegamenti con la Terra, il suo delirio di onnipotenza è continuato ad aumentare : una mancata riverenza da parte nostra, un troppo lento prostrarsi con la fronte sul suolo quando passa, o quando suona la campana che ha fatto istallare sulla sua ”chiesa”, viene punito con  almeno 10 anni senza la pastiglia del fattore E di conseguenza l’invecchiamento di dieci anni.

Vale forse la pena di vivere molti anni , sotto questo maledetto cupolone, ossessionati dalla paranoia di uno scienziato pazzo ? Sembra che ora voglia istituire una funzione religiosa quotidiana per essere  adorato, nella specie di tempio che stanno costruendo.

Ramirez, non temere per me. Il mio allontanamento dal campo di regata apparirà come un incidente di gara, un errore nel maneggiare la vela. Tutti gli anni almeno un paio di  regatanti si perdono nello spazio. Nessuno verrà a cercarmi. Nessuno saprà che mi hai aiutato, amico mio”.

Il giorno della partenza  l’astronave, come una chioccia con i pulcini, trascinava  verso il culmine della cupola la fila delle navicelle legate una all’altra. Ho Ciang, sul trono con una corona d’oro in testa assisteva compiaciuto e tutti gli abitanti applaudivano rivolti a lui.

Le telecamere inquadravano la scena .Un solo suddito che non avesse applaudito sarebbe stato subito identificato. I controlli a bordo delle navicelle fu superficiale e Kean tirò un sospiro di sollievo. Ora la salvezza era solo nelle sue mani. La camera stagna per comunicare con l’esterno della cupola si aprì e ogni navicella venne posizionata  alla distanza di qualche chilometro l’una dall’altra : l’apertura della 6.000 metri quadrati della vela poteva ostacolare le  manovre delle altre. La voce urlante di Ho Ciang entrò negli abitacoli dei velisti : per il piacere del vostro RE, e la dovuta devozione datevi da fare ! !. Dal sacco- vela di ogni navicella uscì una lunga calza che si stese ondeggiando nello spazio come una serpe . Poi all’improvviso, quasi simultaneamente , 21 grandi fiori sbocciarono a prua, trattenuti da fili argentei che collegati alle imbarcazioni cominciarono a muoverle. Il vento solare le spinse sempre più velocemente nello spazio. I velisti migliori cominciarono a staccarsi dal gruppo. La navicella di Kean fu tra le prime fino alla boa numero 1, segnata con le coordinate spaziali sui monitor delle imbarcazioni e quello della giuria su Callisto. Poi mentre le altre venti barche si disponevano alla virata variando l’angolo della vela, Kean continuò il bordo di prima  ed imprecò ad alta voce. La sua imprecazione fu commentata da uno dei poliziotti giudici di gara che sghignazzò : ” questo è il primo fesso di quest’anno che andrà a zonzo nello spazio”.

Kean sorrise e lascò del tutto le sottili scotte argentee : la sua navicella raggiunse presto la velocità di 2000 nodi e la vela resistette . Il pilota automatico gli permise finalmente di rilassarsi. Se i suoi calcoli erano  esatti sarebbe giunto nell’orbita della terra fra una ventina di mesi. Il kit di lunga sopravvivenza comprendeva le capsule di Epsonil, la sostanza che induce al letargo. Usandolo avrebbe avuto meno bisogno di cibo e sopportato meglio l’isolamento dei mesi di navigazione in solitario.

Programmò il suo risveglio ogni settimana perla  revisioni dei calcoli di rotta, non si fidava ciecamente dei calcoli fatti prima della partenza ed immessi nel computer di bordo.

All’ultimo risveglio dopo la ginnastica isometrica, con un tuffo al cuore constatò che i calcoli erano esatti : vide dall’oblò il pianeta azzurro e si commosse .

Le striature bianche delle nubi mettevano in risalto la superficie azzurra del mare e le macchie ocra dei continenti. Nato su Callisto, non aveva mai vista la Terra coi suoi occhi. Era come ammirare una gemma appoggiata su un velluto nero. Presto doveva entrare nell’atmosfera e cercò di usare la vela come un grande paracadute. La navicella non aveva scudi termici e comunque aveva bisogno di un atterraggio morbido. Sotto di lui l’oceano si avvicinava : vide a ovest l’istmo di Panama. E cominciò a lavorare con le scotte per andare più a est, per atterrare possibilmente in Europa, dove erano nati i suoi genitori. Il vento lo portò sul continente ma era troppo vicino alla terra per sapere in quale zona dell’Europa fosse diretta la sua navicella. Aveva studiato fin da ragazzo i contorni dei continenti e le città principali. Era estasiato. Sotto di lui il verde delle foreste e colline e fiumi. Dovette ritirare con un verricello parte della vela nel ”sacco” e allora la sua imbarcazione, che prima galleggiava nell’atmosfera cominciò a scendere. Lentamente. Poi sfiorando una macchia di grandi alberi si adagiò indenne su una radura. Il suo cuore batteva all’impazzata dalla gioia. La “sua” terra lo aspettava. Tremante cominciò a sbloccare la chiusura ermetica del portello, spinse il battente e respirò con fiducia l’aria tiepida. I suoi polmoni , abituati da sempre all’aria di serra di Callisto , si dilatarono fino a dolere. Pianse per qualche minuto. Si riscosse e seppe che la Terra era tornata vivibilissima. Sperava solo di non essere l’unico umano sul pianeta . Si tenne addosso la leggera  tuta spaziale, prese un sacco con le scorte di viveri e si ricordò di prendere la bussola che si era costruita su Callisto, dove era sconosciuta. Ma non a lui. Avrebbe potuto orientarsi per tornare ala navicella come rifugio in caso di necessità. Avrebbe potuto imbattersi in animali pericolosi o uomini sopravvissuti al disastro, forse inselvatichiti. Non vide un gruppo di persone che lo osserva nascoste da una roccia  ai margini della radura. Solo quando si fu allontanato dalla navicella il gruppo corse verso di lui, gridando parole in una lingua che a lui parve simile allo spagnolo. Erano coperti da una specie di tela di sacco, come la juta. Non parevano aggressivi. Parlavano tutti assieme e capì che gli rivolgevano domande indicando la navicella.

Sorrise e cominciò a parlare, piano e sempre sorridendo. Cercò di ricordarsi le parole di lingua spagnola che aveva imparato dal suo amico Ramirez, con grande rischio di punizioni, perché la sola lingua ammessa su Callisto era il Cinese. Riuscì a dire che veniva da un altro pianeta, ma il concetto di pianeta sembrava non esistere nella loro cultura. Indicò il cielo che ora cominciava ad imbrunire e si vedeva Venere. Quelli mostravano ora un po’ di timore reverenziale e cominciarono a cantare, seduti attorno a lui, immobile e stupito al centro. Il canto era come un inno di gioia e di nostalgia insieme e Kean lo ascoltava con un grande piacere. Osservò i loro volti : persone anziane, fanciulli e giovani, uomini e donne. Erano una decina, e sembravano costituire una famiglia . Concetto che lui aveva imparato sui libri, perché su Callisto in pratica non esistevano famiglie. Erano tutti giovani, padri e figli. I vecchi erano solo i puniti dal tiranno, ed il contro delle nascite impediva l’aumento della popolazione sotto la cupola. Vide alcuni anziani, bambini e giovani. Una ragazza lo guardava con occhi ridenti. Le chiese il nome. “Marisol”, rispose timidamente. Gli spagnoli lo invitarono a seguirli e lo condussero alla luce di torce su un sentiero : dopo un’ora di cammino, per lui faticosissimo per la immobilità prolungata nella capsula, apparvero delle costruzioni in pietra, con tetti di pali e frasche. Pensò che  i terrestri fossero tornati all’eta della pietra. Ma dentro la capanna in cui l’accompagnavano vide tavoli di legno, con le sedie, utensili di acciaio inox, lisi dall’uso ma funzionali. Erano quelli costruiti ante catastrofe. Mangiò frutti che su Callisto aveva visto solo sui video, sentì per la prima volta il sapore della carne. Poi una stanchezza improvvisa lo assalì e dovette sdraiarsi in terra.

I suoi ospiti lo posero su un giaciglio e intonarono un canto gioioso e nostalgico nello stesso tempo. Kean si addormentò sereno. Trascorse i primi giorni sulla terra scoprendo sapori e profumi a lui sconosciuti, mentre una nuova forza veniva assorbita da tutto il suo corpo. Cominciò ad impadronirsi della lingua e dai suoi nuovi amici seppe cosa avvenne 100 anni prima . I pochi sopravvissuti alle polveri sollevate dall’impatto dell’asteroide si unirono in quella zona della Spagna chiamata Andalusia, dove lo strato di polvere era meno intenso, forse perché agli antipodi del grande cratere causato dall’asteroide.

Non avevano tentato di ricostruire strade, macchine, ridare inizio ad una civiltà industriale. I pochi avi si unirono  in tribù e vivevano delle scarse risorse lasciate dal cataclisma. Dopo decenni di piogge la terra ricominciò a dare frutti e le poche persone ebbero modo  di vivere con l’agricoltura, abbastanza primitiva ma ricca di esperienza tramandata dai superstiti. Kean pensò che quello era il  periodo d’oro dei terrestri. Era trascorso quasi un anno e lui si era “accasato” come dicevano gli spagnoli con la dolce Marisol. I terrestri non seguivano leggi scritte, ma vivevano in semplicità , avevano sperimentato la gioia di donare di ricevere : in pratica avevano realizzato l’utopia, quel tipo di vita che tutti pensavano impossibile realizzare.

Un giorno sentì gridare gli abitanti del villaggio, si affacciò alla soglia della capanna e vide angosciato l’astronave di Callisto in fase di atterraggio. Un minuto dopo scesero due poliziotti di Ho Ciang spingendo avanti il suo amico Ramirez, pallido e spaventato : “perdonami Kean, ho dovuto svelare la tua fuga verso la terra. Hanno scoperto solo da poco il furto del kit e mi hanno torturato e fatto salire sull’astronave. Sono riusciti a localizzare la massa della tua navicella. Ora ....” Il poliziotto intervenne :  “Basta, stai zitto.  Kean, vedo  che non occorre minacciare la vita del tuo amico per riportarti fra noi, nell’abbraccio del Re.

Sei completamente disarmato ed i tuoi amici sono spaventati come pulcini. Basta questo per sistemarti”

Il poliziotto estrasse una pistola ed una rete di Xelon avvolse Kean in un secondo, immobilizzandolo.

L’altro poliziotto fulminò Ramirez con una pistola laser e il suo corpo si dissolse in una nuvola di materiale che sapeva di bruciato.

Assieme i due sollevarono di peso Kean impacchettato nella rete e si avviarono verso il portello aperto dell’astronave. Marisol, con l’agilità di una pantera arrivò alle spalle  di uno dei rapitori e gli vibrò una martellata sull’occipite. Quello lasciò la presa e rimase un attimo eretto, poi si accasciò di colpo in terra.

L’altro estrasse la pistola laser lasciando cadere Kean e la puntò su Marisol ma,. nello stesso istante

un sasso scagliato con precisione dalla fionda di Pablo, il padre di Marisol, lo colpì fra gli occhi ed il raggio laser si perdette in alto, bruciando un ramo. Pablo sorrise fiero : l’emergenza lo aveva reso preciso e veloce. Il poliziotto assassino cadde di schianto. Il povero Ramirez era vendicato. I coltelli della tribù faticarono non poco a sciogliere  Kean dalla rete. Lesse il nome in codice sulla piastrina di uno dei due poliziotti  ed entrò nell’astronave. Digitò il  codice del poliziotto sul computer della radio e poi il testo : “la terra è inabitabile perché la sua atmosfera è velenosa. La falla prodotta nell’atterraggio ha fatto morire gli altri ed io sto......”

Premette il tasto di invio. Con quel messaggio interrotto, che significava la perdita dell’astronave, il tiranno di Callisto non era più una minaccia.

Disattivò il codice di accensione dei razzi e lo rifece cambiandolo con un nuovo numero che memorizzò. Era il massimo della prudenza. Poi chiuse il portello . Kean pensò che forse, un giorno sarebbe potuto tornare su Callisto, eliminare Ho Ciang e liberare i suoi schiavi. Forse, solo forse, pensò.

Valeva la pena, trasportandovi tanta gente, rovinare quell’Eden in cui gli era capitato di vivere, anche se

la vita sarebbe stata breve ?   

 

       Bruno Roversi