30/04/2010

Le Istituzioni su cui si fonda la Civiltà Occidentale

Si parla troppo spesso di istituzioni con riferimento solamente a quelle dello stato. Così come si tende spesso a distinguere in modo artificiale e privo di contenuto concreto tra istituzioni di interesse pubblico ed altre di interesse privato. Tutte le aggregazioni esterne alla coppia, anche la famiglia, sono istituzioni e cioè dotate di una personalità giuridica non individuale ma di un interesse pubblico in quanto le scelte che assumono si traducono in costi, rischi e benefici che si distribuiscono su una popolazione e non su un soggetto isolato.

In realtà nessuna istituzione è di interesse privato, neanche quella più ristretta della famiglia. Il suo scopo infatti è quello di provvedere alla evoluzione della psiche ed alla educazione dei figli perché possano inserirsi in autonomia nella piena assunzione di responsabilità sociali.

Attorno a quella prima istituzione sono nate poi nel tempo altre istituzioni tutte di pubblico interesse, a suo sostegno; la parrocchia, le botteghe, gli asili, le misericordie, le associazioni sportive e del tempo libero, etc..

Solamente in tempi successivi l’organizzazione delle istituzioni ha assunto una struttura gerarchica sempre più distante dalle concrete possibilità di scelta della famiglia; cui venivano tuttavia sempre fatti gravare gli oneri sulla base di prelievi decisi altrove e legittimati da procedure aliene al controllo diretto dei contribuenti.

Il comune è stata la prima istituzione statale i cui criteri di gestione erano sempre sottoposti a un controllo che obbligava alla trasparenza di costi e risultati.

L’ente principe della civiltà ‘Occidentale’ quindi è la famiglia al cui servizio si organizzarono altre istituzioni con fini direttamente verificabili in quanto all’adeguatezza delle prestazioni.

La peculiarità della civiltà ‘Occidentale’ risiede nell’avere garantito la conservazione di contenuti umani in tutte le istituzioni che si sono concepite nel corso dei millenni e si sono strutturate nelle mutue relazioni al fine di aumentare la produttività del sistema industriale riuscendo a trasformare la creatività dei singoli in innovazione tecnologica e in organizzazione auto controllata dal libero mercato.

Il cuore peculiare della civiltà ‘Occidentale’ è quello della ‘bottega artigiana’ che è riuscita a conservare il terreno di coltura della creatività professionale in ogni comparto di industria sia nelle arti che nel pensiero o nelle professioni e mestieri sviluppando una gerarchia di sempre più raffinate “botteghe artigiane” fino alle odierne scuole di management aziendale. Vere e proprie ‘scuole accademiche’ di discepoli raccolti attorno al capo-scuola che conduce ricerche innovative da applicare poi sul campo in gruppi di consulenza come free-lance o inseriti in azienda con contratti di dipendenti fissi ma tuttavia composta da apprendisti raccolti in modo selettivo dal ‘capo bottega’ che cerca di applicare le innovazioni filosofiche apprese dal maestro in accademia a soluzione altrettanto innovativa dei problemi affrontati dall’azienda. Questa gerarchia di ‘botteghe artigiane’ sempre più ‘virtuali’ anche se spesso assunte contrattualmente in un unico contesto organizzativo aziendale, sono riuscite a conservare nei secoli i patrimoni dell’umanesimo e della fertilità creativa rinascimentale proprio grazie alla capacità di tutelare integra la ‘gestione privata’ nelle istituzioni anche in quelle che curano interessi pubblici e di beneficio sempre più diffuso nella società.

È il contesto sociale e umano della ‘bottega artigiana’ a sollecitare la motivazione individuale a perseguire le proprie aspettative di ricevere gratificazioni inserite nel gruppo di lavoro e al suo esterno. È il radicamento al contesto “locale” (il clan, la loggia, il comune, la provincia) che ha consentito di capitalizzare gli apporti che le diversità culturali più “locali” sono riusciti a trasformare in profonde innovazioni culturali e produttive in reciproca sinergia di stimoli alla crescita civile e in suggestioni utili a sviluppare soluzioni tecnologiche ed organizzative sempre più adatte a diffondere il benessere economico e la libertà individuale nella società più vasta abbattendo autonomamente ogni difesa di privilegi ed ogni forma di parassitismo sociale.

La bottega era misurata sul grado di qualità e costo delle sue forniture di beni e servizi ma anche sulla sua capacità di assicurare la formazione e inserimento al lavoro degli apprendisti (i figli si mettevano a bottega dal migliore maestro d’arte e la famiglia pagava la retta di mantenimento purché il maestro assicurasse al nuovo apprendista un’appropriata formazione alla sua scuola professionale).

La bottega artigiana quindi è stata la prima istituzione di interesse pubblico che garantiva il raccordo dei nuovi cittadini all’uscita dal nucleo dell’evoluzione da infanzia ad adolescenza nell’ingresso alla società civile con l’assunzione di formazione professionale e di responsabilità adulte.

Anche le istituzioni politiche sono nate da una sorta di botteghe artigiane che erano in origine chiamate arti e professioni liberali. Gli studi di avvocato, le banche d’affari, le casse di risparmio, le cattedre universitarie, le testate giornalistiche, le corporazioni di arti e professioni tutte queste istituzioni private ma di interesse pubblico esprimevano al loro vertice i professionisti che potevano negoziare accordi intersettoriali utili al reciproco sviluppo industriale. Sono stati quei professionisti a costituire i primi parlamenti nazionali in cui aveva voce chi produceva censo.

Quella aggregazione di elite intellettuali riusciva a esprimere le esigenze di crescita industriale nutrite dai produttori delle rispettive circoscrizioni elettorali. Lo spirito della “provincia” che era sempre stato il motore dello sviluppo della civiltà industriale, unito al carattere “artigianale” dei capi-scuola in qualsiasi settore essi ricoprissero il loro ruolo manageriale riuscì a conservare intatto il potenziale di creatività e di continuità della cultura nel corso dello sviluppo industriale.

Questo processo “artigianale” e “provinciale” ha creato l’umanesimo e da esso il rinascimento nella civiltà ‘Occidentale’. Le sue manifestazioni storiche più eclatanti sono in Italia ma in tutta Europa si sono venute manifestando in modo analogo prima ed anche dopo la nascita degli Stati Nazione. Le università medievali, le gilde delle arti e mestieri, gli ordini religiosi, le confraternite secolari, le botteghe artigiane, le scuole delle ‘baronie’ accademiche, le aziende familiari delle produzioni di nicchia e spesso di eccellenza, le scuole della consulenza aziendale tutte hanno creato i contesti locali attorno al fondatore-animatore sulla traccia delle classiche ‘scuole’ dall’antica Grecia, al medioevo, al rinascimento, alle banche d’affari, alle aziende di rating.

Le Repubbliche Marinare (Venezia, Amalfi, Genova, Noli, Pisa, etc.) hanno caratterizzato la civiltà lungo il periodo tra il crollo dell’Impero Romano e la nascita degli Stati Nazione. Ma anche al di fuori dell’Italia nel mondo ‘Occidentale’ si sono organizzate analoghe forme “locali” di vitalità produttiva animate di spontanea aggregazione nella consapevolezza che, al di la delle reciproche competizioni commerciali, esisteva una base di comune appartenenza ai valori della civiltà ‘Occidentale’ che Roma Imperiale aveva diffuso in tutt’Europa i valori greco-romani-cristiani.

La Lega Anseatica infatti ha seguito tale analogo percorso culturale e industriale dal 1100 a tutto il 1600. Della Lega Anseatica fece parte anche Napoli nel 1164 al tempo dei Normanni.

Generalmente l’apporto della componente celtica alla civiltà ‘Occidentale’ è trascurato come è sconosciuta la dimensione e la persistenza culturale coi quali gli insediamenti celti hanno arricchito di diversità “locali” le culture “provinciali” in Italia, in Germania, in Francia, nel Regno Unito ed anche in Russia dove la catena delle “rus” stabilita dai celti lungo le vie fluviali che collegavano il Baltico al Mar Nero ha creato l’ossatura portante della Russia medievale. Ciò sin dall’epoca pre-romana in Grecia con i “galati” citati dalle lettere di San Paolo, in Italia coi “dori” insediati nella loro colonia di Ancona (ankòn) e ancora in Sicilia coi Normanni già citati per l’adesione di Napoli alla Lega Anseatica.

Solo per provocare una riflessione la Lega Anseatica collegò tra loro per oltre quattrocentocinquanta anni in una solida associazione politica soprannazionale un insieme di autonome repubbliche marinare tanto ricche e potenti da stabilire accordi commerciali e difenderli sul piano militare contro gli interessi dei nascenti Stati Nazione dalla Danimarca, al Regno Unito. Per stimolare a ricercare di eventuali approfondimenti riportiamo un elenco forse incompleto delle 166 città-stato che fecero parte della Lega Anseatica tra il 1157 e il 1669:

Amsterdam, Amburgo, Anklam, Anversa, Arnhem, Aschersleben, Bergen, Berlino, Bielefeld, Boston, Brandenburg, Braunschweig, Brema, Brugge, Buxtehude, Bolsward, Brandeburgo sulla Havel, Braniewo, Breslavia, Buxtehude, Canterbury, Cesis, Chełmno, Coesfeld, Colonia, (Germania), Coesfeld, Copenaghen, Cracovia, Darlowo, Danzica, Daugavpils, Demmin, Deventer, Dortmund, Duisburg, Dinant, Dordrecht, Dortmund, Duisburg, Einbeck, Emden, Erfurt, Elbląg, Emden, Erfurt, Essen, Falsterbo, Francoforte sull'Oder, Gent, Goleniow, Goslar, Gottinga, Greifswald, Grimsby, Groninga, Halle (Saale), Hameln, Hannover, Harderwijk, Herford, Hildesheim, Halberstadt, Havelberg, Helmstedt, Höxter, Hull, Ipswich, Limbazi, Kalmar, Kaliningrad/Königsberg, Kamien, Kampen, Kaunas, Kiel, Kolobrzeg, Kyritz, Klaipėda, Koknese, Kuldiga, Lemgo, Liegi, Lippstadt, Londra, Lüneburg, Lubecca (prima capitale e luogo di fondazione), Lynn, Magdeburgo, Malbork, Malmö, Malmö, Merseburg, Minden, Münster (NordReno-Westfalia), Mühlhausen (Thüringen), Narva, Naumburg, Neuss, Nimega, Nordhausen, Northeim, Novgorod, Oslo, Osnabrück, Paderborn, Pärnu, Polack, Polock, Prenzlau, Pritzwalk, Pskov, Quedlinburg, Riga, Roermond, Rostock, Salzwedel, Schwerin, Seehausen, Skanör, Slupsk, Soest, Stade, Stargard, Stavoren, Stendal, Stettino, Stoccolma, Stralsund, Szczeciński, Tallinn, Tangermünde, Tartu, Toruń, Tönsberg, Uelzen, Uetersen, Utrecht, Valmiera, Venlo, Ventspils, Vicebsk, Vitebsk, Viljandi, Vilnius, Visby, Warburg, Wesel, Wismar, Wolgast, Zutphen, Zwolle, Yarmouth, York, Aalborg.