30/04/2008

Stato liberal-democratico, dirigista o anarchia?

Una recentissima ‘esternazione’ del capo del nuovo potere ‘esecutivo’ in merito al dovere dello stato di garantire il senso di sicurezza ai suoi cittadini ha riaffermato la sovranità decisionale in temi relativi alle ‘infrastrutture tecnologiche’ di grande importanza per la stabilità nel corso dello sviluppo della economia nazionale sottoposta alle turbolenze della competizione industriale nel contesto geo-politico odierno. Come avviene in liberal-democrazia, la sovranità si fonda sul ‘mandato elettorale’ espresso dai cittadini in ogni Stato. ciò avviene secondo precisi criteri costituzionali anche nell’unico Paese che ha preceduto, anzi ha trascinato, tutti gli altri (ancora in misure differenti più o meno ‘Occidentali’) sulla strada dell’epoca post-Stati-Nazione della globalizzazione industriale. Infatti anche negli USA lo stato federale deve rispettare l’espressione della legittimità elettorale espressa nei singoli stati del Paese. È una pericolosa ‘involuzione’ illiberale quella di ‘emendamenti costituzionali’ che, anziché essere confermati dall’espressione elettorale a-maggioranza numerica degli stati federati, viene assunta ‘a maggioranza’ da un club non elettivo come la Corte Suprema composta da dodici nominati a-vita dal potere esecutivo il quale esprime ‘illuminate interpretazioni’ di ciò che i padri fondatori hanno voluto esprimere con le ‘generiche formule’ da loro scritte nella costituzione del 1776. Tornando allo stato come sede della sovranità liberal-democratica, la tendenza verso il ‘federalismo’ proprio all’avanzare della globalizzazione esprime il mandato agli esecutivi per ricercare nuove forme istituzionali che siano garanti dei due concetti di ‘cambiamento’ e di ‘sicurezza’. Liberal-democrazia non ha mai significato la cancellazione dello stato; questa è la linea di demarcazione tra il pragmatismo liberal-democratico e l’utopia anarchica. La liberal-democrazia ‘Occidentale’ al contrario del paternalismo religioso o ateo dà allo stato il compito riduttivo di ‘provvedere alle temporanee inadeguatezze’ delle vecchie strutture e istituzioni che vengono ‘destabilizzate’ costantemente proprio dalla creatività innovativa industriale prodotta in competizione dai cittadini sul libero-mercato. Si chiede allo stato di togliere i vecchi vincoli normativi che impediscono ai cittadini di risultare competitivi sul mercato in costante estensione. Tale ruolo dello stato ne vuole solamente limitare l’ingerenza nello sviluppo industriale che viene delegato a totale responsabilità dei cittadini, sia produttori che consumatori. L’opposto ruolo dello stato illiberale anti-‘Occidentale’ è invece quello di ‘programmare i redditi’ dall’alto e di anticipare grazie a illuminate ‘menti sottili’ cui viene delegato il ruolo egemone  nella ‘pianificazione del futuro’. Il concetto espresso da Berlusconi ha voluto riaffermare il ruolo, pienamente liberal-democratico, dell’esecutivo nel guidare lo stato; la tutela e ristrutturazione delle reti tecnologiche infrastrutturali. Queste sono i veri e propri pre-requisiti di qualsiasi iniziativa produttiva, in piena analogia con lo stampare moneta o la difesa dei diritti civili tramite polizia, forze armate e giustizia. Lo stato liberal-democratico si spinge poi ad auspicare che anche quei comparti industriali vengano ceduti ad un’offerta di servizi affidati alla libera competizione industriale. D’altronde è così che è nato il servizio postale e trasporto merci in Germania (i Thurn und Taxis) e negli USA (i Pony Express e Pullman). È anche chiaro che lo specifico tema in questione, quello dei trasporti, attraversi una drammatica crisi di inadeguatezza dei suoi vecchi assetti incapaci di soddisfare le nuove aspettative poste dall’epoca egemone della globalizzazione. Ormai da tempo infatti si parla di integrazione multimodale e di innovazioni logistico-industriali che hanno indotto grandi innovazioni in quel comparto industriale. Innovazioni caratterizzate da crisi spontanee e dolorose dovute alla totale assenza e insipienza delle ‘menti sottili’ al governo ma talvolta con più morbide transizioni che, pur in piena libertà e responsabilità del mercato, sono sostenute nei loro più critici passaggi da interventi di istituzioni statali; come avviene sia negli USA che nel Regno Unito ed in Germania con l’intervento garante e temporaneo dell’organo di controllo finanziario centrale. Mi sembra un ottimo inizio di un governo finalmente sovrano rispetto alla irresponsabile rigidità imposta in modo selettivamente arbitrario dai burocrati di Brussels alla soluzione della ristrutturazione che è ormai necessario agevolare in Italia nel comparto integrato del trasporto; ferroviario, aereo, navale e su strada. Con la successiva rivoluzione della logistica industriale su piano nazionale che avverrà poi nei tempi e nei modi dettati dalle convenienze ed esigenze dello sviluppo economico di uno dei Paesi più potenzialmente dotati dell’’Occidente’.