28/01/2011

Politica e le ‘anime belle’

Non ci sarebbe necessità di alcun governo dell’economia in un mondo popolato esclusivamente da ‘anime belle’. L’esigenza di un governo è imposta dal fatto che ‘questo’ mondo non è popolato da ‘anime belle’.

Nel corso della storia umana abbiamo potuto constatare non solo che non esistono anime che siano sempre e solo ‘belle’, anche le più ingenue e probe spesso, se esposte a tentazione e se ‘libere’ di adeguarvi i propri comportamenti, manifestano devianze dal paradigma ideale e peccano o delinquono trasgredendo ai dettami del codice etico (secolare o trascendente) da essi liberamente scelto. Anche chi appartiene a comunità ‘votate’ in modo specifico ad aderire per libera scelta a comportamenti virtuosi.

La politica è l’arte di raggiungere accordi ragionevoli tra istanze potenzialmente configgenti sostenute da gruppi ben classificabili prima che esse li ispirino ad assumere comportamenti violenti e potenzialmente più perniciosi per l’interesse generale di quei gruppi che appartengono alla comunità legittimamente governata.

Comportamenti violenti interni oppure bellicosi verso l’esterno dei confini geo-politici ‘nazionali’.

Le istanze entrano in competizione tramite processi negoziali governati da esplicite procedure istituzionali che costituiscono la garanzia ‘formale-sostanziale’ della liberal-democrazia. Le ‘lobby’ sostengono le loro ragioni prima che le negoziazioni si formalizzino con decisioni che legittimano gli atti di pubblico interesse; scelte politiche, amministrative, legislative, giurisdizionali, etc.. Il significato di ‘legittimo’ si riferisce alle istanze che ispirano i comportamenti dei gruppi sociali organizzati, indipendentemente dalla legalità attuale di tali istanze. Il commercio di alcolici negli USA del proibizionismo era illegale e le istanze dei produttori e dei consumatori di superalcolici erano ‘legittime’ ma costrette ad agire in modo sommerso ‘moonshining’. Lo stesso vale oggi per il commercio di sigari cubani negli USA o per l’esercizio della prostituzione nella maggioranza degli Stati dell’Unione. Ogni ‘mercato nero’ soddisfa le istanze ‘legittime’ dei consumatori e crea aspettative di legalizzazione sostenute da specifiche azioni di lobbying legislativo. Le istanze vengono soddisfatte e le loro ‘legittime’ richieste vengono sostenute da un continuum di istituzioni tutte di interesse ‘pubblico’ dal momento che operano in funzione di esigenze collettive, legali o illegali che esse siano.

Si tratta di concetti resi ormai familiari dagli sviluppi della scienza economica che, con Ronald Coase ed il neo-istituzionalismo, ha permesso di attrezzare l’indagine delle scelte economiche sulla base di un metodo capace di prescindere dalla separazione tra gli ambiti aziendali e quelli sociali e tra gli ambiti economici ed i giuridici. La politica economica e l’economia politica possono essere studiate con una intrinseca unitarietà in piena analogia con i progressi scientifici realizzati nella scienza fisica che ha gradualmente esteso l’adozione di una teoria unitaria alle quattro forze note come aspetti settoriali di manifestazione dell’unico campo di energia primaria che, oltre ad animare l’evoluzione dei fenomeni studiati dalle tradizionali ‘scienze naturali’ assicura in continuità l’evoluzione dei sistemi complessi osservabili in ogni comparto naturale; biologia, biochimica, metabolismo, psicologia, economia, sociologia, etc..

Non tenere conto dei progressi dell’indagine scientifica in materia di evoluzione di tutti i sistemi complessi inibisce ogni possibile valutazione dei problemi e definizione delle soluzioni alternative per constrastarli.

La mancanza di adeguate conoscenze relativamente ai problemi e alle soluzioni confina il dibattito politico alla pura demagogia e la negoziazione politica ad una sterile formulazione di ricatti.

In nessuna delle fasi della negoziazione si richiede un esame di idoneità alla partecipazione politica; anche i detenuti e gli illetterati devono potere partecipare non ostante il loro ruolo possa essere soggetto a minore grado di credibilità se misurato alla luce del ‘senso comune’. Il ‘buon senso’ suggerisce di conservare aperta la partecipazione al processo decisionale anche ai gruppi più ‘devianti’ per non rinunciare all’esercizio della legittima sovranità nell’ambito geo-politico in cui si svolge la negoziazione.

Nulla nell’ambito delle negoziazioni o istituzioni politiche autorizza alcun gruppo ad escludere altri sulla base di una presunta maggiore o minore ‘eticità’. Se si escludessero dalla partecipazione i soggetti o i gruppi classificati sulla base della loro percentuale di ‘anime belle’ si incorrerebbe ad un regime soggetto a ispezioni preliminari di concessione dei diritti civili sulla base d’una costante e totale ‘trasparenza’ degli atti più intimi e, soprattutto, valutati alla luce di criteri di ‘eticità’ definiti sulla base d’un paradigma di vigenza ufficiale, la essenza di ogni regime autoritario fondato sullo stato etico.

Una società libera deve potersi gestire anche tra soggetti pienamente ritenuti criminali. Anche i pirati (per non parlare dei corsari) possono formalizzare la scelta del capo o l’accettazione dei criteri di spartizione del bottino conquistato; pena il rischio di ammutinamenti. Anche in navigazione la ciurma può esprimere il proprio dissenso alle decisioni del comandante col diritto al ‘mugugno’ come è riconosciuto nelle più vecchie marinerie. Anche nelle carceri vige una doppia governance, quella esterna dettata dallo stato e quella interna dettata dalla gerarchia interna di autorevolezza che amministra ciò che è ritenuto interesse generale dalla società dei reclusi. Anche in economia vige una doppia governance in quasi ogni comparto dettata dalle peculiari aspettative dei soggetti che appartengono, per scelta o costrizione, ai più diversi gruppi sociali o territoriali; con motivazioni che possono o meno essere ritenute ‘eticamente’ fondate. I ‘fratelli della foresta’ di Sherwood contro l’oppressione dell’avidità fiscale dello sceriffo di Nottingham; pur legittimata dalle leggi vigenti di Re Giovanni. Analogamente si possono citare casi precedenti come l’esclusione dei ‘pubblicani’ in Palestina (empi servi di Roma) o il ‘tea party’ di Boston contro le leggi di Re Giorgio.

La causa primaria dell’instaurarsi d’una doppia governance in ogni epoca è ascrivibile alla visione irrealistica della politica che nutrono le più utopiche ‘anime belle’. Il pragmatismo, anche se illuminato da una visione di lungo respiro delle aspettative della società, ispira invece gli ‘statisti’ che lasciano una traccia nella storia al di la delle generazioni contemporanee.

È il caso di Abraham Lincoln che, pur possedendo schiavi per la coltivazione delle sue piantagioni, comprese le ragioni dello sviluppo dell’industria manifatturiera ed estrattiva e rilasciò la manovalanza meno istruita, i negri, che dal loro impiego nella produzione di reddito rurale nei latifondi del Sud poterono essere trasferiti a forme di produzione superiori di ordini di grandezza e non condizionate dai cicli stagionali naturali. Ciò elevò immediatamente il potenziale del prodotto interno lordo nazionale degli Stati Uniti; anche se significò un indubbio peggioramento delle condizioni di vita dei negri. Essi persero le abitudini associate alle mansioni rurali come l’aggregazione in comunità sociali di comuni lingua e tradizione, i ritmi stagionali di pause e di lavoro, la garanzia di alloggi in condizioni sanitarie accettabili - anche se non ottimali - e la disponibilità di abbondante alimentazione (elementi necessari per conservare in efficienza produttiva la manovalanza) per acquisire una ‘libertà’ solo formale a fronte di impieghi produttivi a ritmi intensivi, senza ciclicità stagionali privi di garanzie per la continuità di reddito e per la qualità delle condizioni di vita sia in miniera, in officina o negli ‘slum’ delle metropoli in cui la stessa acqua ed aria erano molto degradate rispetto alle piantagioni da cui erano stati ‘affrancati’. Lincoln non era un’anima bella ma fu uno statista illuminato e pragmatico che pagò con la vita le sue scelte a beneficio del paese.

Si può citare anche il caso di Alcide De Gasperi che fu avversato dal suo stesso partito oltre che odiato dalle opposizioni per le poche decisioni ‘liberiste’ che riuscì a imporre al paese avviando il ‘miracolo economico’ e l’abbattimento delle frontiere degli Stati Nazione in Europa dopo oltre mille anni dalla caduta dell’Impero di Roma.

Più di recente si possono citare Erich Ollenhauer in Germania, Margaret Thatcher nel Regno Unito, Ronald Reagan negli USA e Tony Blair nel Regno Unito che hanno imposto scelte anticonformiste al loro paese che si sono dimostrate fertili di conseguenze nei decenni successivi alla loro uscita di scena.

Tra gli esempi perversi dei risultati generati dalle ‘anime belle’ in politica si possono citare la stragrande maggioranza dei tentativi di ‘accelerare’ la storia oppure la loro frequente ricerca di affrontare il futuro con puri strumenti di ‘pace’, ricercando cioè un incontro ad ogni costo con ogni interlocutore anche se ispirato da ideologie incompatibili con quella del proprio paese. Una filosofia negoziale che obbliga gli interlocutori ad aderire al ‘relativismo’ culturale ed affidare il successo delle proprie scelte negoziali a una visione fatalista e ‘provvidenziale’ del futuro.

San Francesco col suo tentativo fallito di pacificazione con l’islam nella sua fase più aggressiva ed espansiva.

Gambetta con il patetico tentativo di Comune a Parigi e fuga in pallone dopo pochi giorni di lotta sanguinosa.

La patetica e farsesca sequela di colpi di stato inaugurati dalla rivoluzione di Pancho Villa in Messico che ha assicurato fino ad oggi al paese un’arretratezza e un immobilismo politico condannandolo a un immeritato stato terzomondista.

Caballero e la Repubblica Spagnola col fallimento dell’accelerazione anti-clericale e marxista del regime.

La Pira coi suoi tentativi falliti di instaurare una stabile relazione inter-confessionale con le religioni più distanti dal cristianesimo.

Castro e la sua dittatura para-marxista che ha condannato il paese ad una sopravvivenza fondata su forme degradanti di pauperismo autarchico para-fascista integrate da dosi di prostituzione a un turismo spesso pedofilo.

Aldo Moro con la sua politica dell’incontro col marxismo nella convinzione fatalista che quella ideologia avrebbe avuto lunga vita e l’egemonia sul piano delle politiche secolari nel mondo industriale.

Allende col suo tentativo di imporre una gestione socialista al Cile senza disporre di alcun prerequisito sociale a sostegno del suo sterile tentativo.

Le ‘buone intenzioni’ che hanno ispirato la maggioranza di questi esempi politici non ne hanno evitato il fallimento e le conseguenze più deteriori a spese degli stessi soggetti che nelle intenzioni avrebbero dovuto ricevere il massimo beneficio.

Ogni accelerazione politica soprattutto se ispirata da ragioni ideologiche e non da convenienze pragmatiche, si è sempre dimostrata fallimentare e causa di temporanee fasi di regresso umano sia in termini di ricchezza che di libertà individuali.

La prima regola in politica dovrebbe essere diffidare delle anime belle: ‘timeo pulchras animas, et bona proposita ferentes’