28/02/2008

Qualche definizione concettuale di civiltà liberal-democratica ‘occidentale’

  • 1.      ‘È il Trascendente a illuminare la ragione umana o la Ragione dell’Uomo a procurargli la trascendenza?’
  • 2.      ‘La carità è concessa per compassione personale, la solidarietà deve essere meritata con una storia di comportamenti personali’
  • 3.      ‘Se mi dai un dollaro e io ti do un dollaro conserviamo il nostro capitale, se ti do un’idea e tu mi dai un’idea lo raddoppiamo entrambi’
  • 4.      ‘La legge è uguale per tutti in quanto si tratta di testi narrativi, è la giustizia cioè la sua applicazione nella pratica ad essere permanentemente disuguale’

Occidentali: 1776 o 1789?

Sappiamo tutti che ogni ripartizione logica non può risultare definitiva né pienamente appagante in qualsiasi settore di discussione. Nessuno può ritenersi totalmente buono o cattivo, egoista o altruista, di sinistra o di destra. Tuttavia, al fine di sostenere un costruttivo dibattito di idee conviene classificare le due possibili e distinte posizioni cui si possono ispirare le proposte per la soluzione dei problemi di comune interesse. Problemi che sono tutti scientifici in quanto dibattuti sotto il profilo razionale ma che hanno conseguenze soprattutto politiche e istituzionali. A questo fine conviene condurre un breve escursus sui percorsi storici attraversati dalle diverse culture in cui avviene il dibattito politico. In Italia la politica dopo il crollo dell’Impero Romano, ha sempre svolto un ruolo secondario rispetto ai grandi movimenti ‘occidentali’ nei quali ha sempre giocato un ruolo da protagonista la Chiesa di Roma. In Italia infatti è invalsa la classificazione di ‘destra’ e di ‘sinistra’ che è totalmente inadeguata non solo a dibattere con chiarezza le proposte ma è persino sterile per ciò che concerne la conduzione oggettiva delle analisi storiche. In Europa invece prevale una lettura del concetto di ‘occidentale’ che è fortemente inquinato dal carattere storicamente oppressivo delle istituzioni nazionali della ‘res publica’ e, quindi, dall’altrettanto inquinante carattere ‘ribellistico’ dell’aspirazione al progresso civile delle istituzioni. In Europa si è infatti affermata la classificazione tra ‘progressisti’ e ‘reazionari’. Così in Italia si è sempre avuta una sequela di occasionali ‘ribellioni’ intellettuali spesso soffocate nel sangue da tipi di reazione delle abitudini tradizionali che hanno visto collaborare le vecchie elite illiberali e le masse dei diseredati alle loro dipendenze. Si tratta di una classificazione che, in quanto non riferita a chiare definizioni di riferimento, impedisce di chiarire a priori non solo il come ma anche cosa sia da ‘riformare’ rispetto a ciò che sia invece da ‘conservare’ negli assetti giuridici e istituzionali già consolidati per agevolare il presunto avvento del ‘buono’. Si è costretti a proporre il ‘meglio’ che, come è noto, è nemico del ‘buono’ in quanto si è smarrito ogni collegamento col pragmatismo attuativo cioè con la fattibilità pratica delle proposte. Negli USA e, in parte, nel Regno Unito, la frattura ‘ribellistica’ consolidata in Europa formalmente (e non sostanzialmente) nelle istituzioni liberal-democratiche con la Rivoluzione Francese, è stata evitata grazie a situazioni storiche occasionali. Nel Regno Unito la Magna Charta ha avviato un graduale processo di ‘riformismo’ connesso saldamente alla sua fattibilità pragmatica garantita dalla compatibilità economica assicurata dal progresso tecnologico-industriale (industria sia commerciale che manifatturiera). Tale fattibilità ‘riformista’ è stata sempre riferita alla ferma volontà di ‘conservare’ i principi dell’individualismo responsabile di pagare i costi dell’estensione delle libertà. Negli USA, la peculiare situazione geo-politica suggerì tanto le Colonie quanto Re Giorgio di giungere celermente (e pragmaticamente) a un accordo di reciproco interesse. Sono i principi illustrativi dello Spirito del ’76 (Costituzione USA) e quelli della Magna Charta a definire in modo comprensibile e chiaro in quei Paesi cosa si intende per ‘occidentale’ rispetto a ciò che ‘occidentale’ non è. Non per nulla tale divisione si è riflessa al di la della politica in senso più stretto anche nel sociale. È la frattura che si è prodotta nell’associazione più liberale nata e consolidatasi nei secoli in ‘occidente’: la massoneria. Da un lato le logge di obbedienza anglo-americana pretendono la collocazione della Bibbia al centro della Loggia. Dall’altro essa è stata sostituita dal Libro Bianco. Si è giunti a capire con chiarezza il nucleo della deviazione apportata dalla Rivoluzione Francese all’Illuminismo umanistico: la ragione e la tecnica (il sudore della fronte) ‘illuminate’ dal Creatore (il Grande Architetto dell’Universo) come guida al progresso umano oppure la Ragione e la Scienza come strumento per far ‘trascendere’ i limiti umani liberandolo dalla religione e dalla morte fisica. Il massone al suo ingresso in Loggia chiede ‘luce’ come Mozart e Beethoven. Conviene riferire ogni azione e proposta da sviluppare nell’agone politico ad un quadro di riferimento in cui sia identificabile con chiarezza la natura di occidentale o meno per poterne discutere non solo la fattibilità ma anche la compatibilità o meno con lo spirito occidentale e quindi nella legittimità delle sue istituzioni liberal-democratiche. Istituzioni tra cui, quella del libero intraprendere in competizione sul libero mercato, costituisce quella primaria su cui si fonda ogni valutazione di sostenibilità pragmatica del ‘progresso’ che troppo spesso è concepito da demagoghi o idealisti di ‘sinistra’.

 

Ribellismo: malattia infantile

Come è ben sintetizzato da un corrente libro USA: ‘se i Democratici usassero la testa voterebbero Repubblicano’, si può parafrasare affermando che ‘per affermarsi, le idee evangeliche devono sapersi servire di gambe economiche’. Ogni idea politica propone all’elettore la fruizione di migliori condizioni di vita. Sono le proposte pratiche a presentare carattere di maggiore o minore fattibilità. Le rivoluzioni in Europa hanno sempre promosso l’’utopia al potere’ ma hanno sempre subito frustranti verifiche storiche dovendo fare i conti coi costi (tra cui il tempo) dei benefici promessi. Il pragmatismo è la caratteristica fondante della civiltà ‘occidentale’ da Roma ieril’altro, al Regno Unito ieri e agli USA oggi la sua perdita è stato il fattore inquinante introdotto nel corpo costituzionale liberal-democratico dal ‘ribellismo’ frustrato in Europa. Fattore incompatibile e corrosivo che si è riuscito a istituzionalizzare a partire dallo ‘scientismo’ e dalla Dea Ragione che ha distorto l’Illuminismo con la rivoluzione laicista francese. Questa perdita di pragmatismo delle proposte politiche ha sempre condotto i movimenti di ‘sinistra’ a subire frustranti fallimenti senza nemmeno richiedere interventi armati (o ‘reazionari’). Dalla Rivoluzione Francese (con la restaurazione Metternichiana), alle varie Comuni e Fronti Popolari per non parlare del fallimento per auto-consunzione della Rivoluzione Comunista trascurando le più risibili esperienze come quella del ’68. Come afferma il citato libro USA tutti gli ‘intellettuali’ che, al tempo, erano di ‘sinistra’ e promuovevano un ‘ribellismo utopista’ si sono gradualmente maturati e sono diventati di ‘destra’, pragmatici ed occidentali. Ora hanno imparato a usare la testa direbbe Ann Coulter. È naturale osservare l’evoluzione subita da molte ‘menti sottili’ che hanno maturato i principi liberal-democratici occidentali dopo origini intellettuali di ‘sinistra’. Giuliano Ferrara è un attuale caso eclatante ma non solitario in quanto replicato anche in G.P. Mughini e Paolo Liguori. Per non parlare di ‘convertiti’ di taglio più politico come Sandro Bondi, Walter Veltroni o Francesco Rutelli. È sempre confortante constatare che il pensiero ‘occidentale’ trionfa da solo nella storia dei singoli e dei gruppi di opinione. Tuttavia, per limitare nel futuro i gravi rallentamenti del progresso della civiltà e le enormi sofferenze umane afflitte dalla storia a tutta l’umanità per assenza di adeguate resistenze alle ‘sinistre’ da parte dei conservatori dei principi della civiltà ‘occidentale’, conviene chiarire i termini del dibattito per denunciare le incompatibilità delle proposte nei confronti della liberal-democrazia.