20/08/2010

Economia: produzione e distribuzione


È strano come, di fronte ai meccanismi che regolano le scelte (convenienze) dell
o sviluppo industriale dal quale dipende la capacità di soddisfare le aspettativ
e di maggiore benessere degli esseri umani, venga a cadere ogni astrazione intel
lettuale che ambisca a governare l’economia in modo ‘esogeno’.
Esistono invero i parametri psicologici che concorrono a produrre effetti non se
condari rispetto a quelli puramente strumentali sul funzionamento dei meccanismi
 della produzione e della distribuzione del reddito prodotto. Si tratta di eleme
nti che caratterizzano una sola delle risorse che concorrono al buon funzionamen
to dei sistemi tecnologici disponibili in ogni epoca. Si tratta di fattori che l
a scienza cerca di capire sempre meglio al fine di migliorare l’organizzazione d
el lavoro che risulti meno esposta ad azioni di quei particolari ‘attriti’ che l
ogorano la fluida cooperazione interna alla catena delle ‘risorse umane’ impegna
te nell’efficiente esecuzione dei compiti produttivi organizzati dalle procedure
 manageriali che sono personalizzate alle esigenze degli strumenti tecnici a dis
posizione dell’azienda.
Pur tenendo in debita considerazione questo peculiare tipo di ‘risorsa’ aziendal
e (la ‘risorsa umana’) coi suoi specifici elementi costitutivi (aspettative, mot
ivazioni, avidità, flessibilità, creatività, opportunismo, apprendimento, logora
mento, etc.), occorre accettare che anche questa ‘risorsa’ aziendale segue le le
ggi dell’economia per le quali è l’abbondanza dell’offerta che definisce il suo
valore sul mercato.
Un’abbondanza di offerta in ogni specifica professionalità diminuisce il prezzo
al quale essa può sperare di ottenere acquirenti. La crescente rarità di reperir
e una certa professionalità sul mercato, alza il prezzo del suo ingaggio fino a
stimolare investimenti che riescano a supplirne la domanda con altri servizi che
 risultando ‘sostitutivi’ possano ‘calmierarne’ il prezzo di mercato. Così nasco
no le macchine (i ‘robot’) che gradualmente sostituiscono la ‘risorsa umana’ nel
le sue mansioni più disumanizzanti (‘di fatica’ ed ‘a rischio’) ‘liberandolo’ af
fidandogli ruoli non ancora supplibili dal livello raggiunto al momento dalla te
cnologia. Certo, nella fase di introduzione sul mercato delle tecnologie ‘sostit
utive’, la ‘liberazione’ dai vecchi compiti avviene a costo di una congiunturale
 ‘disoccupazione’ con le connesse tensioni sociali e individuali che costituisco
no un costo economico tramite i comportamenti conseguenti al disagio che è vissu
to sul piano psicologico dalla risorsa umana sia singolarmente che nelle sue agg
regazioni più fantasiose. La scienza economica ha sviluppato a questo proposito
i programmi assicurativi, apposito rimedio tecnico dimensionato a sostenere dura
nte il manifestarsi delle ‘congiunture’ l’azienda e quegli addetti che vengono ‘
liberati’ dalle vecchie mansioni disumane e sostituibili dai disagi economici ch
e esse attraversano. I programmi assicurativi costituiscono solo un ammortizzato
re dei costi e dei disagi ed il loro costo deve risultare inferiore ai costi che
 altrimenti dovrebbero essere sostenuti solo da chi venisse colpito direttamente
 dalla congiuntura. Per queste ragioni i programmi assicurativi della previdenza
 sociale devono essere ‘responsabilizzati’ alla luce delle leggi dell’economia.
Indipendentemente da chi li gestisca; stato o privati. Deve essere sempre data c
entralità alla convenienza economica del servizio.
Ciò avviene anche nella ‘sostituzione’ di vecchie soluzioni, tecniche o tecnolog
iche, sul mercato per dare scelte alternative e calmierare i prezzi. I ‘robot’ g
radualmente sostituiscono la risorsa umana nelle sue mansioni anche di controllo
 in processi ripetitivi e logoranti che rischiano altrimenti di generare alti ri
schi di malfunzionamento e i costi relativi. Le soluzioni ‘usa e getta’ o quelle
 ‘do it yourself’ invece liberano gli utenti dai costi della manutenzione a domi
cilio o della manutenzione tout court. Così gli ammortizzatori assicurativi devo
no avere durata certa e compensi ridotti al minimo al fine di evitare che gli as
sistiti siano invogliati a prolungare la durata della congiuntura e della loro p
ermanenza nello stato di assistiti nullafacenti come è illustrato dai molti casi
 di prolungamento a spese della fiscalità generale dell’assistenza ad aziende or
mai irrecuperabilmente non più competitive e quindi destinate a generare perdite
 finanziarie invece che reddito produttivo. Alitalia, Tirrenia ma anche Rover e
Chrysler.
D’altronde esiste un meccanismo virtuoso generato dall’economia industriale per
abbattere ogni forma di privilegio e le sue possibili difese corporative (i prot
ezionismi). Il meccanismo è sempre quello della sostituzione tecnologica nei pro
cessi industriali. Si tratta di una forma di ‘sostituzione’ che consente di ‘del
ocalizzare’ gradualmente fasi della catena produttiva in aree geo-politiche più
favorevoli a garantire l’economicità dei processi industriali (manifatturieri, d
istributivi e servizi). La ‘delocalizzazione’ segue anch’essa il criterio della
‘liberazione’ degli addetti dalle mansioni più onerose nelle aree in cui ad essi
 potrebbero essere assegnate mansioni più umanamente elevate (il costo orario de
ll’ingegnere nei paesi più industrializzati è minore del costo corrispondente de
ll’ingegnere nei paesi in via di sviluppo) per dare invece nuove opportunità di
reddito alle risorse umane sovrabbondanti e disoccupate nei paesi in cui gli imp
ianti industriali vengono ‘delocalizzati’. I costi orari delle manovalanze meno
specializzate nei paesi in via di sviluppo sono assolutamente inferiori rispetto
 ai costi corrispondenti in vigore nei paesi più industrializzati. Questi meccan
ismi di trasferimento delle fasi produttive stimola una costante ricerca applica
ta di soluzioni di ingegneria industriale e di sviluppo di apposite soluzioni te
cnologiche che li renda praticabili sul campo non ostante gli elementi di rischi
o industriale che la loro adozione impone.
La delocalizzazione a spese dei risparmiatori del Nord genera l’economia industr
iale globalizzata che garantisce la crescita di benessere sia al Nord (anche se
a tassi di crescita inferiori a quelli sperimentati un tempo) e al Sud (anche se
 la sua elevatissima crescita di benessere economico dovrà subire inevitabili fa
si di rallentamento per permettere alle sue istituzioni e reti infrastrutturali
di adeguarsi alle mutate esigenze della cultura industriale di capitalismo-liber
ista e di quella istituzionale liberal-democratica.
Il progresso industriale all’insegna del rispetto delle leggi dell’economia ha i
l merito quindi di offrire ai disoccupati residenti in aree più povere nuove opp
ortunità di reddito e costringere gli addetti a mansioni troppo poco qualificate
 rispetto al livello culturale da essi raggiunto nelle aree più ricche, ad appre
ndere nuove e più gratificanti professioni che fino a ieri non sarebbe stato nea
nche possibile concepire. Abbatte i vecchi privilegi fondati sul nazionalismo pr
otezionista e sulle corporazioni ottocentesche proprie degli Stati Nazione e del
 loro paradigma del welfare state.
La produzione globale di ricchezza cresce rispetto a quanto non sarebbe potuto a
vvenire conservando i privilegi al Nord. Il Sud riceve opportunità mai speriment
ate in precedenza di crescita del benessere e di conseguente elevazione della qu
alità di vita e di libertà civili interne. Il Nord subisce un calo temporaneo di
 crescita rispetto al Sud e rispetto ai tempi in cui avveniva il ‘miracolo econo
mico’ in Europa ma apre la propria influenza su mercati di dimensione decupla ri
spetto al vecchio stagno. La ‘crisi’ è insomma di tipo classico ‘congiunturale’
ed apre un’era di crescita universale mai vissuta in precedenza. Contro ogni cat
astrofismo suggerito dagli ‘scientisti’ che predicano il classico ‘limite allo s
viluppo’ maltusiano o dai ‘pauperisti’ religiosi che predicano il paradigma alte
rnativo all’insegna della spartizione fraterna della povertà senza tener conto c
he ciò ha condannato per millenni i poveri all’indigenza e i ricchi alle guerre.
 
La Chiesa di Roma si trova in situazioni paradossali in cui predica l’’accoglien
za’ non ostante ciò crei le premesse di scontri sociali, di impoverimento delle
comunità locali e di sfruttamento e stragi dei pochi che osano affrontare esodi
invisi a tutti e sfruttati da tutti, invece di agevolare la delocalizzazione deg
li impianti al Sud proprio per evitare lo sradicamento di culture diverse e prez
iose per il futuro della stessa Chiesa. All’insegna dello stesso ‘multiculturali
smo’ sostenuto dagli agnostici e relativisti come dai più atei tra gli ‘scientis
ti’.
La Cina può gloriarsi di essere riuscita (grazie alla propria operosità – e ai c
apitali degli hedge funds più speculativi) a diventare la seconda potenza mondia
le da quando si è convertita al ‘capitalismo’ sul libero mercato globale. In rea
ltà il suo peso geo-politico è assicurato oggi dalla sua popolosità ma diverrà u
na realtà in quanto a potenza economica solo tra molti decenni di costante cresc
ita che le assicureranno un livello di reddito-pro-capite di livello superiore.
Infatti fintantoché la Cina misurerà la sua ‘potenza’ (come un tempo l’URSS e og
gi la Russia) in termini di reddito nazionale complessivo non valuterà né i risc
hi politici legati alla disparità della distribuzione di ricchezza e alla qualit
à di vita al suo interno, né il l’inadeguatezza delle sue istituzioni pubbliche
a concorrere ala competitività sui mercati, né il risicato e diffuso margine di
reddito investibile pro-capite in ricerca industriale per alimentare il costante
 livello di aggiornamento capillare del sistema industriale nazionale. Come l’UR
SS e la Germania nazista anche la Cina dovrà accertare che molti cannoni non bas
tano a conquistare il ruolo egemone. Neanche il sistema più ricco e egemone mili
tarmente come gli USA (di reddito pro-capite superiore di quindici volte rispett
o a quello cinese pari a quello dell’Albania) riesce più ad esercitare uno stabi
le ruolo di traino sul mercato globalizzato. È iniziata l’era della liberazione
dei diseredati dall’indigenza purché sappiano assumere le conseguenti dosi di re
sponsabilità nei comportamenti economici e politici. L’avvento della ricchezza è
 un facile risultato dell’economia industriale, la stabilità del benessere è un
risultato della coerente modifica di comportamenti politici nel senso della libe
ral-democrazia. Prima di migrare da Roma a Londra e poi da Londra a Washington D
C, la liberal-democrazia ha atteso che si stabilizzasse il sistema politico dell
’epoca. Prima che da Washington DC la liberal-democrazia si sposti in Asia occor
rerà attendere la piena ‘conversione’ della Cina al capitalismo-liberista. Sotto
 pressione della sua opinione pubblica che chiede meno piazze Tien-an-men e più
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