25/10/2008

Mavericks & Menti Sottili

Ciò che rende condivisibili o invece criticabili le ‘soluzioni’ ai problemi della società non è tanto da identificare nella scelta delle priorità e dei criteri prescelti per dar loro struttura ma è piuttosto da riferire al ‘contesto’ in cui viene collocato il problema e le sue possibili soluzioni.

Un contesto che risultasse troppo riduttivo, assicurerebbe la fattibilità delle soluzioni ma ne potrebbe isterilire gli effetti da esse generati.

Un contesto troppo inclusivo assicurerebbe invece una miglior comprensione dei problemi ma potrebbe evidenziarne una struttura che li rende estranei a qualsiasi possibile efficace misura correttiva in nostra disponibilità.

È per questo motivo che le ‘menti sottili’ amano illustrare i problemi nelle loro cause più remote analizzando quindi i problemi ‘a-monte’ e criticando le soluzioni sulla base di un ‘ben-altrismo’ che arricchisce le analisi ma isterilisce le decisioni. E si presta ad evidenziare il loro ruolo di ‘consulenti’ in approcci di governo ispirati a raggiungere le condivisioni più ampie tipici del ‘parlamentarismo’ più assembleare.

È per lo stesso motivo che, al contrario, i ‘maverick’ si concentrano a ricercare soluzioni dei problemi al livello più ‘locale’ e di carattere più ‘immediato’ tra quelle a loro diretta disposizione.

L’ottica ‘decisionista’ del ‘breve termine’ è destinata così a prevalere su quella ‘concordata’ e più ‘sistemica’ meno efficiente per prendere decisioni. La somma delle miriadi di ‘soluzioni locali’ si aggrega così in sempre nuove e imprevedibili forme di instabilità e disagio nel sistema complessivo collocandosi ‘a livelli’ gerarchicamente superiori. Questi aggregati di disagio creano tensioni interne al sistema destinate a scaricare i loro accumuli di energia psichica attraverso stadi di crisi e di riassetto degli equilibri per raggiungere gradi di stabilità compatibili colle esigenze dei programmi di investimento in innovazione industriale. Vere e proprie ‘valanghe’ previste dalla scienza per tutti i sistemi termo-dinamici instabili come è di certo quello della società industriale nel suo complesso.

Sono queste crisi interne che stimolano la creatività decisionale dei ‘maverick’ che inventa in ogni campo ‘soluzioni innovative’ a fronte degli aspetti ‘più locali’ dei problemi che emergono anche in seguito alle loro innovazioni tecnologiche ed organizzative.

Un sistema che venisse, invece, ‘programmato’ da decisioni ‘sistemiche’, risulterebbe molto più lento nel cambiamento interno ed incentrato su un minore tasso d’innovazione tecnologica ed organizzativa. Ciò in quanto le ‘menti sottili’ tenderebbero in piena ‘legittimità’ a definire la dimensione dei problemi e la struttura delle possibili soluzioni attorno ad analisi che tenessero in considerazione le capacità operative degli elementi già in loro disposizione. Una sorta di ‘conservatorismo’ operativo, istituzionale e tecnologico.

La vera ‘promozione del futuro’ e dello ‘sviluppo del progresso’ proviene quindi proprio dall’approccio pragmatico ed ‘anti conformista’ seguito dai ‘maverick’ all’insegna del motto di buon senso: “chi sa fa, chi non fa insegna”.

È la somma dei comportamenti ‘illegali’ (in quanto fuori da ciò che possa regolamentare la ‘vecchia’ legge) dei ‘maverick’, a creare il nuovo che è considerato invece un ‘fattore di disturbo’ dalle ‘menti sottili’.

Queste costanti ‘illegalità’ creano il nuovo ’stato di fatto’ e, solo in tempi successivi (una volta acquisita familiarità col nuovo), le ‘menti sottili’ possono provvedere a modificare le vecchie istituzioni per riportare ‘a legalità’ ciò che è ormai consolidato nella prassi e nella realtà operativa.

È questo ‘ruolo di servizio’ che il libero-mercato attribuisce allo Stato in un regime di vera liberal-democrazia. Al di là delle forme del gioco di ‘check & balance’ tra istituzioni.

In altri termini al di là della legislazione esistente il libero mercato (e la liberal democrazia) legittima i comportamenti ‘illegali’ (out-of-law in quanto mai prima previsti dalla legge) i soli che possono creare il nuovo che, in quanto tale, non può nascere nell’ambito di ‘norme precedenti’. È un progresso che procede dal basso (un bubble up del ‘futuro’).

La visione opposta invece autorizza solo ciò che è ‘legale’ e quindi tendenzialmente considera con sospetto e fastidio ogni deviazione dalle norme consolidate che, di per sé, è ritenuto fonte di ‘inutili’ problemi aggiuntivi. È quindi lo Stato in questa visione che deve legittimare il cambiamento ed indirizzare il nuovo in conformità con una visione olista del sistema. È quindi lo Stato che deve finanziare la ricerca scientifica nel contesto di programmi complessivamente coordinati a sviluppare un futuro armonico e previsto dai vertici di specialisti ‘illuminati’. Questa programmazione del futuro è garantita da ‘menti sottili’ che ispirano un organico sistema di ‘sviluppo’ che discende sulla società dall’alto (una sorta di discesa ‘top down’ del progresso) di decisioni solo formalmente ispirate al rispetto della liberal democrazia ma in realtà da uno Stato governato ‘assemblearmente’ dai ‘migliori’.

La scelta è quindi tra ‘legittimare a posteriori’ il progresso generato da un caotico insieme di innovazioni ‘illegali’ oppure ‘legittimare’ una programmazione del progresso previsto dalle elite di governo. Legittimare la creatività dei ‘maverick’ contro l’ordine delle ‘menti sottili’.

Entrambe le possibilità possono poi essere formalmente nel più stretto rispetto del gioco di ‘check & balance’ liberal democratico oppure derogare da esso in modi più o meno chiari e percepiti.