25/06/2010

Morte della politica: la tragedia dell’Unità d’Italia nell’U.E.

Insomma chiunque, tranne i ‘politici’ può assistere alla ‘morte della politica’ in Italia (ma il problema investe tutti i morenti Stai Nazione e le loro vecchie oligarchie istituzionali) osservando gli eventi di ogni giorno riportati dalla stampa a lettori sempre meno interessati ai temi proposti dai media ‘organici’ alla politica d’antan che, anch’essi, dimostrano di essere una delle corporazioni in agonia.

Cercando di riepilogare si può dire che l’Italia è una nazione unita a difesa della sua storia in quanto:

  • ·         la ‘Padania’ - contro le evidenze intellettuali (Gianni Brera, Indro Montanelli, ), giuridico-scientifiche (Miglio, De Rita), linguistico-scientifiche (Hull, Salvi) politiche (Fanti, Bossi, Lega Nord) - non esiste per affermazione ufficiale della terza carica di uno Stato Nazione in via di graduale devoluzione (verso l’UE e verso gli organismi ‘federali’ all’interno del paese); un vero e proprio ‘ipse dixit’ di senatori in attesa dei ‘barbari’!
  • ·         l’Italia – contro l’evidenza della realtà storica (unificazione come invasione e piemontizzazione del paese, brogli nel referendum monarchia/repubblica, guerra civile, soppressione degli eventi post-bellici dalle foibe al triangolo-rosso, frammentazione del paese tra sostenitori anti-NATO dell’URSS e catto-fascisti quando fu perfino proibito sostenere l’esposizione della bandiera e celebrare la giornata delle forze armate con relativa sfilata ai Fori Imperiali, esclusione illiberale dei partiti fuori dell’arco costituzionale’ che sono poi rientrati in gioco per graduale, libera adesione degli elettori, celebrazione di una carta costituzionale nata-morta, tardivamente e incompletamente applicata e dimostratasi comunque obsoleta alla luce dei cambiamenti geopolitici - è unita e solidale attorno ai sempre vivi suoi simboli storici; bandiera, inno nazionale (che data solo dal ’47), forze armate di cui ‘l’Italia rifiuta l’uso della forza’, istituzioni statali del cui degrado e inefficienza l’economia italiana soffre da sempre. Una vera e propria affabulazione di comodo!
  • ·         l’Italia è solidale attorno ai tradizionali simboli istituzionali – contro l’evidenza dell’assenza di consenso verso i sindacati, i partiti fondatori della repubblica fondata sul compromesso storico, le due camere dei loro eletti/nominati, la fiscalità e le sue destinazioni parassitarie (evasione-elusione crescenti), i disegni del rilancio industriale ancorati alla non più sostenibile conservazione dei ‘diritti acquisiti’ che risultano intoccabili in quanto definiti parametri indipendenti dalla realtà economica da leggi solo fondate su base di ideologie morte nel 1989, etc.
  • ·         l’Italia si appassiona unitariamente attorno a simboli tradizionali anche se non istituzionali – contro la evidenza della composizione non-nazionale della ‘nazionale di calcio’ e squadre di maggiore popolarità, della ignoranza tuttora viva dalle scuole alle manifestazioni pubbliche per l’inno nazionale,
  • ·         gli italiani danno elevato consenso alle storiche istituzioni nazionali – contro l’evidenza che, al di la di un’elevata partecipazione elettorale erede del settarismo tifoso, le istituzioni tradizionali che godono di spontaneo, ampio consenso sono: la Chiesa Cattolica, gli USA o la Russia, i Carabinieri e perfino molte Mafie che sono sostenute anche dal consenso locale popolare come dimostra la resistenza alla cattura dei mammasantissima da parte del popolo del quartiere e perfino istituzioni soprannazionali quando offrono segni di ‘liberazione’ dalla stagnazione nazionale (UE, Fiat, Angela Merkel, etc.), mentre le istituzioni che sono afflitte dal massimo dissenso e disaffezione popolare sono: la giustizia penale e civile in tutte le sue branche, i sindacati, i partiti (anche quelli recenti), le due camere, la gerarchia di cariche istituzionali, la stampa, la scuola, la ricerca, le università, etc.,
  • ·         il successo della Lega Nord e del PdL è un elemento ‘transitorio’ senza alcuna base di connessione con le reali aspettative politiche, economiche e sociali – contro l’evidenza del fallimento di qualsiasi tentativo (anche ‘localmente’ riuscito) di ostacolare l’avvento di nuovi esponenti politici purché ‘dissociati’ dalle tradizionali oligarchie conservatrici dell’intangibilità della ‘prima parte’ della costituzione nata dal compromesso storico; i riformisti socialisti con Craxi troppo coinvolto storicamente col PSI del Blocco Popolare, Berlusconi, Fini in quanto esponente di un partito escluso dalla greppia costituzionale, Bossi di cui tutti deprecano l’idea di un ‘federalismo’ associato a scelte legittimamente referendarie e liberali sull’autodeterminazione in ispecie in un’epoca di celere globalizzazione e di devoluzione di competenze dagli stati nazionali verso le istituzioni soprannazionali e verso quelle interne ai paesi coinvolti, Vendola, Grillo e Di Pietro,

Si tratta di un’evidente azione di disinformazione politica che cerca di distorcere il maturarsi di tendenze politiche associate alla trionfante globalizzazione per una sterile tutela dei privilegi corporativi e ideologici ormai non più sostenibili sul piano della realtà industriale. Una strategia che continua a bloccare il paese creando una interdizione all’innovazione delle istituzioni organizzative e legali del paese proibendone anche una necessaria ricomposizione interna che potrebbe presentare più attraenti alternative rispetto a quelle che altrimenti provengono da altri sistemi industria-paese più compatibili con il nuovo scenario geopolitico.

I nostri senatori continuano a discettare sul sesso degli angeli o su quanti di essi possono entrare sulla punta di un ago in attesa passiva dell’avvento dei ‘barbari’. Sappiamo come andò a finire!