25/05/2008

Politiche energetiche

Sul tema energetico io non credo di condividere le analisi proposteci dai
media. Si tratta solo di sostegni che i pennivendoli organici alla politica
offrono alla demagogia ‘ambientalista’ (i ‘verdi’) o a politiche industriali
finanziate dai contribuenti e legittimate da campagne di vero e proprio
ecoterrorismo di demagogia politico-industriale (Al Gore e gli attuali
‘monopoli dell’energia’).
Il primo gruppo non è ‘ambientalista’ bensì puro irenismo ideologico paleo-
industriale ispirato al reazionario ‘ritorno a mai esistiti ‘tempi aurei’ in
cui si ipotizza vigesse la felice convivenza dell’uomo tra le altre specie in
un equilibrio di ‘evoluzionismo naturale’ in cui i feroci non sono ‘cattivi’
perché i loro comportamenti sono dettati da puro istinto di sopravvivenza e i
docili non sono ‘buoni’ in quanto ricoprono un ruolo nella ‘catena alimentare’
che giustifica tutti i comportamenti di ‘preda’ per i più predatori e di
‘predatore’ per le ‘prede’ anche a loro necessarie per la sopravvivenza delle
varie nicchie e specie ‘animali’. Si tratta insomma di vedere l’uomo come pura
‘specie animale’ cui si vorrebbe negare l’uso responsabile della mente come
elemento ‘naturale’ che ne caratterizza la ‘specie’ rispetto a tutte le altre
in quanto tale elemento si dimostra ‘incompatibile’ con la visione dell’’uomo-
animale’.
Anche qui si manifesta una delle incoerenze dell’’ideologismo scientista’ (che
si richiama a positivismo, relativismo, evoluzionismo, materialismo e
riduzionismo). Infatti una delle regole epistemologiche a base del pensiero
scientifico (e dell’associato progresso industriale) è che se un modello della
natura si dimostra inadeguato a ‘giustificare’ i fatti osservati; è il
‘modello’ e non la ‘natura’ ad essere errato. Inoltre se si ritiene legittimo
che la ‘scienza giuridica’ intervenga a codificare regole intese a tutelare i
diritti dei meno adatti si accetta contestualmente una dimensione umana che ne
‘trascende’ la pura realtà animale. Infatti se è vero che è una peculiare forma
di intelligenza a caratterizzare l’uomo, essa è responsabile di ‘inventare’
strumenti tecnologici che consentono a quella ‘specie’ di sopravvivere
attraverso le difficoltà ambientali. Ciò comporta indubbiamente l’apporto al
contesto ‘naturale’ di elementi apparentemente ad esso ‘alieni’ e quindi capaci
di sollecitarne reazioni ‘naturali’ che tentino di ripristinare le condizioni
originarie. Tale ‘degrado ambientale’ non può essere percepito solo in seguito
all’introduzione in ‘natura’ delle tecnologie ‘artificiali’. Si tratta di forme
di degrado che l’uomo ha creato sin dalle sue origini e che gli hanno creato
forme di disagio anche drammatiche. Tuttavia da sempre l’uomo, come reazione
intelligente ai nuovi disagi, ha sviluppato soluzioni tecnologiche correttive o
sostitutive di quelle che avevano provocato disagio. Dalla depurazione delle
acque a quella dell’atmosfera nelle città, dall’eliminazione della malaria a
quella della peronospora, dalla riduzione delle carestie alla lotta all’obesità
e riciclo dei rifiuti urbani, dalla carenza energetica agli inquinamenti
conseguenti.
In campo energetico esiste un problema di molteplici tipi di inquinamento in
quanto sono molti i tipi di soluzioni tecnologiche alla fame di energia che è
intrinseca al progresso della civiltà industriale e della associata liberal-
democrazia ‘Occidentale’.
Infatti esistono tecnologie capaci di assicurare sopravvivenza alle più
isolate e remote comunità che non possono attingere alla erogazione propria
delle reti distributive più densamente popolate, esistono territori
caratterizzati da concentrazioni urbane prive di soluzione di continuità,
esistono insediamenti densi di popolazione tra essi molto distanti ed esistono
tipi di consumi energetici caratterizzati da cicli diversissimi sia nel tempo
della domanda sia nell’intensità della stessa. L’intelligenza umana ha saputo
creare soluzioni tecnologiche che soddisfano ciascuna di quelle esigenze. Dai
mulini a vento, alle celle fotoelettriche, ai pannelli solari, alle turbine
idriche, alle turbine a vapore alimentate dalla ossidazione di combustibili
fino alla loro alimentazione con trasmutazioni nucleari. Ciò che distingue tali
tipi di fonti energetiche non è la abbondanza delle materie prime che le
alimentano (l’esaurimento estingue ovviamente la possibilità di ricorrervi e la
scarsezza ne rende alternativa l’adozione) ma piuttosto i tipi di inquinamento
che vi sono associati e la costanza delle risorse che li alimentano. La
combustione per ossidazione produce anidride carbonica ed altre scorie
riversandole in dosi crescenti nell’atmosfera e nei cicli biologici. La
trasmutazione dei nuclei produce scorie radioattive che preesistevano in natura
l’epoca in cui l’uomo apparve tra le altre specie animali. I flussi idrici ed
eolici sono condizionati dalle periodicità ed ubicazioni in cui essi si
manifestano in natura in modo strettamente collegato ai cicli di irradiamento
termico solare.
Si tratta di fonti che hanno tutte degli specifici limiti di disponibilità
nello spazio e nel tempo di cui occorre tenere dovuto conto per poter
soddisfare la domanda di erogazione che, il progresso della civiltà
industriale, pone in un modo variegato.
L’unica fonte che presenta una durata ‘illimitata’ se misurata a fronte della
sopravvivenza della vita sulla Terra, è quella del Sole (e in misura non
indifferente dalle stelle più distanti). Tutti infatti sanno che l’universo che
conosciamo di è venuto a formare a partire dal un ‘big bang’ iniziale che lo ha
dotato di un ammontare di energia iniziale che, sotto forme diverse, è
destinato a espandersi restando costante nella misura complessiva. Certe stelle
si spengono altre ne nascono ma l’energia complessiva resta la stessa. Forse la
fase finale dell’universo non avverrà mai ma la fase finale del nostro sistema
planetario che orbita attorno al Sole sarà quella in cui, spentasi questa
stella, tutto congelerà per mancanza del calore di cui essa ci irradia e ogni
forma di vita inevitabilmente verrà a mancare del sostegno necessario alla sua
sopravvivenza. Contrariamente a quanto suggeriscono i demagoghi stiamo
viaggiando verso un’era di ‘glaciazione’ e non di ‘global warming’. Le fasi
intermedie di ‘glaciazioni’ e ‘warming’ sono solo temporanee e dipendono dalle
variazioni pseudo-periodiche dell’attività del Sole. Queste sono di due durate
cicliche, l’una di durata di millenni, l’altra di durate di centinaia di anni.
L’uomo non può fare nulla per ‘esercitare controllo’ su queste oscillazioni di
attività. In barba alla pretesa di Al Gore di porre rimedio sottraendo per via
fiscale risorse ai contribuenti e distribuirle clientelarmente a gruppi
industriali che gli finanziano l’attività politica.
Tornando alla fonte ‘illimitata’ del Sole (e delle altre stelle anche se più
distanti), usare quella risorsa energetica avrebbe il vantaggio unico su ogni
altra di non generare ulteriori dosi di calore sulla Terra, infatti l’energia
stellare pervade già da sempre e fino alla fine della vita terrestre ogni
località del globo, raccoglierla e trasformarla in energia utilizzabile a scopi
diversi da quello originario solamente termico non ne modificherebbe la
quantità contrariamente a ciò che accade nella combustione per ossidazione o
per trasmutazione nucleare. Tuttavia purtroppo le conoscenze scientifiche in
tale direzione hanno fino ad oggi prodotto due sole tecnologie ‘solari’; una è
primitiva e consiste nel riscaldamento di fluidi con i ‘pannelli solari’ e l’
altra è invece affidata a un processo quantistico scoperto relativamente di
recente col fenomeno fotoelettrico che, con le ‘cellule fotoelettriche’,
converte direttamente in elettricità una ristrettissima porzione delle
radiazioni stellari. Occorrerebbe che la ricerca pura fosse finanziata con
risorse adeguate a consentire ai fisici teorici di approfondire le conoscenze
relative ai processi che si sviluppano tra le ‘particelle elementari’ (di cui
si hanno ancora conoscenze primitive) per identificare e descrivere i fenomeni
analoghi a quello fotoelettrico. Solo quando la ‘scienza’ avesse consolidato le
sue conoscenze teoriche in materia, la ricerca applicata da parte dell’
industria del comparto energetico potrebbe sviluppare tecnologie analoghe alle
‘cellule fotoelettriche’ per catturare, in modo altrettanto gratuito, l’energia
delle altre porzioni dello spettro energetico irradiate dalle stelle. Si tratta
di dosi di energia che superano quella fotoelettrica in un rapporto milioni di
volte superiore.
L’energia solare presenta l’unica limitazione di essere distribuita
uniformemente sul globo (anche la non luminosa che viene inoltre resa più
aleatoria in quanto è intercettata dal filtro atmosferico). La sua intensità
comunque è tale da consentire una produzione di energia utile sul piano
industriale adeguata alle esigenze di piccoli impianti industriali locali in
qualsiasi località. I meccanismi per la conversione dell’energia solare in
energia utile garantirebbero all’uomo una effettiva (e gratuita) autonomia
nello scegliere l’insediamento produttivo riducendo drasticamente i costi di
trasporto energetico e quelli di trasporto delle materie prime agli impianti di
trasformazione. Grazie a questa disponibilità costante e gratuita di energia
sarebbe inoltre possibile estrarre ovunque ed economicamente acqua dal
sottosuolo e dalla atmosfera. Ciò consentirebbe insediamenti rurali in
vastissime aree oggi non coltivabili benché caratterizzate da condizioni
atmosferiche e irradiazione solare appropriate a garantire produzioni di grande
quantità. Un’ulteriore smentita ai ‘catastrofisti scientifici’ di stampo
Maltusiano.
In definitiva, l’energia solare è gratuita, non produce scorie, è enorme (se
si tiene conto sia dei processi quantistici utilizzabili, sia reali – fotoni –
che virtuali) e disponibile liberamente ovunque e in qualsiasi momento. Tutto
ciò è certamente possibile ma dipenderà dalla velocità con cui la scienza
fisica sarà in grado di impadronirsi delle conoscenze teoriche necessarie prima
di permettere all’industria privata di investire in ricerca applicata che
sappia inventare i nuovi apparati produttivi (fondati su quegli, ancora ignoti,
fenomeni quantistici). Si tratta di ‘pura poesia’ per quanto concerne le
alternative che l’energia solare può oggi offrire alle tecnologie tradizionali.
Con buona pace per le aspettative o per le affermazioni dei Verdi eco-
catastrofisti.
Ciò che oggi l’industria può offrire in concreto è una gamma di tecnologie
caratterizzate ciascuna da specifiche destinazioni di impiego, scorie prodotte
e convenienze economiche. Il loro insieme offre la possibilità di soddisfare in
modo diversificato le più diverse esigenze della domanda di consumo.
Oasi nel deserto o isole piccole, poco abitate e distanti dal continente
possono soddisfare la propria domanda con forme integrate di ‘pannelli
termici’, ‘celle solari’ e mulini a vento (energia eolica). Grandi impianti
industriali o abitativi richiedono grandi erogazioni di energia in tempi e
durate molto diversificati. Gli impianti industriali non operano in maggioranza
a ritmi costanti durante le 24 ore e le abitazioni richiedono maggiore energia
in orari ristretti a mattina e sera mentre riducono le esigenze nel corso delle
altre ore. Le concentrazioni umane più dense che richiedono maggiori dosi di
energia sono ubicate in ristrette zone del globo per ragioni dettate dalla
diversa ospitalità ambientali. Zone di grande dimensione del globo risultano
deserte soprattutto per l’impossibilità di assicurarvi adeguata disponibilità
di energia che potrebbe altrimenti consentirvi la produzione di acqua,
fertilizzanti e di macchinari necessari alla produzione industriale e rurale.
Come dimostra la capacità di mettere a coltura zone desertiche in Israele. La
potenziale capacità della Terra di produrre derrate alimentari per l’umanità è
enorme e la potenziale ospitalità offerta dalla superficie terrestre è enorme
rispetto a quella attuale solo in quanto le tecnologie oggi disponibili non
consentono un’economica sopravvivenza in aree il cui clima richiederebbe
correttivi tecnologici adeguati. Se si concentrasse la popolazione totale di
oggi nel solo Stato USA del Texas si giungerebbe a densità non troppo diversa
da quella dei Paesi più densamente popolati.
Questa disponibilità ‘primitiva’ di soluzioni tecnologiche ottocentesche
impone ai fornitori di energia di provvedere a una gamma diversificata di
domanda di quel tipo di consumi. Uno ‘zoccolo’ di base che resta costante nel
corso delle 24 ore e dei 365 giorni dell’anno al servizio di tutti i centri
abitati in modo indiscriminato. Ciò suggerisce tipi di forniture affidate a
grandi centrali alimentate da energia a rendimenti costanti come le centrali
nucleari la cui produzione di scorie è limitata a quella termica e a residui
radioattivi il cui decadimento richiede la conservazione protetta in siti che
ne impediscano la dispersione per causa di eventi catastrofici. Una erogazione
di grandi dosi energetiche con grande discontinuità nel tempo stagionale e
quotidiano alle stesse utenze. Ciò indica le centrali termiche più tradizionali
come più economiche a variare in modo efficiente i loro regimi di
funzionamento. Tali centrali sia che brucino carbone, gas o petrolio producono
massicce scorie di anidride carbonica ed altri gas inquinanti oltre a dosi
massicce di scoria termica rispetto a quelle irradiate dai processi naturali.
Una erogazione di medie e piccole dosi energetiche in siti remoti rispetto ai
grandi concentrati urbani siti in cui i consumi attuali sono limitati in genere
ad applicazioni abitative militari, scientifiche o a beneficio di piccole
comunità (oasi nei deserti o isole ed arcipelaghi). Ciò propone come fonti di
energia impianti autonomi locali che garantiscano a tali comunità che la
necessaria disponibilità non dipenda dai collegamenti fisici (rete elettrica o
consegna di combustibili). In questo caso in funzione delle condizioni
ambientali si può ricorrere alla disponibilità di fonti eoliche, geo-termiche,
solari termiche o fotoelettriche la cui produzione di scorie anche termiche è
nulla. In caso di insufficienza di tali fonti si deve ancora ricorrere a
centrali a combustione tradizionali.
Per assicurare una piena libertà di insediamento industriale e abitativo all’
uomo occorre in definitiva che si concentrino massicci investimenti non-
industriali nella ricerca pura in fisica quantistica sperando che essi
producano un’accelerazione delle conoscenze talmente rapida da offrire alle
industrie private opportunità di investimenti di rischio nella ricerca
applicata in materia di innovazione tecnologica. Ogni altra soluzione statale e
per via fiscale in materia non potrebbe che risultare in due scelte sterili e
demagogiche. Un contenimento della crescita industriale in chiave ‘pauperista’
che danneggerebbe il progresso della civiltà industriale ‘Occidentale’ e si
riverberebbe maggiormente sugli strati più poveri della popolazione globale.
Una riduzione di efficienza produttiva a causa dei vincoli dirigisti imposti
all’industria energetica in chiave ‘eco-terrorista’ con analoghe ripercussioni
sulla crescita di ricchezza disponibile incidendo principalmente sugli strati
più poveri della popolazione.