25/05/2009

Top-down o Bubble-up decisionale

La gestione della res-publica in ogni regime deve scegliere per le istituzioni ruoli distinti tra due opposte ispirazioni filosofiche: liberismo o autoritarismo.

Esistono poi diverse sfumature nei regimi concretamente operativi, sfumature che attuano miscele delle due opposte filosofie al fine di offrire alle istituzioni efficaci capacità di intervento nel corso delle emergenze che si presentano come minacce per gli interessi comuni e che risultano essere di provenienza esterna al sistema nazionale da cui le istituzioni ricevono legittimità all’uso del potere.

Tali miscele tuttavia non possono cancellare neanche nel corso delle emergenze il tipo di ispirazione filosofica predominante scelto per la gestione del potere di governo: centralista-programmatore, il top-down e il liberista-decentrato quello bubble-up.

La visione bubble-up assegna alle istituzioni dello stato un mero ruolo di-servizio alle esigenze che vengono generate sul libero mercato in modo totalmente libero e responsabile dalla creatività e dalla imprenditorialità dei suoi produttori, risparmiatori e consumatori. Ruolo di-servizio che consiste solo nel concorrere a dotare a-posteriori al sistema in costante e turbolenta crescita una complessiva logica sistemica che ne garantisca coerenza interna e sinergia di competitività nei confronti dei sistemi esteri.

La visione top-down invece delega alle istituzioni dello stato il ruolo di guidare la creatività degli amministrati secondo una visione ordinata che sia giustificata da una organicità definita a-monte col compito quindi di programmare il progresso economico e sociale del sistema umano da esse amministrato secondo una gerarchia di valori che la libera iniziativa deve perseguire e che sia giusta in termini di priorità, di pesi reciproci e di criteri di sostituzione e sussidiarietà.

I restanti formalismi che caratterizzano la partecipazione democratica alle istituzioni di pubblico interesse (libere elezioni, libertà di parola, diritti politici attivi e passivi, etc.) sono aspetti secondari dei regimi che possono ostacolare o agevolare la partecipazione in modo da non nuocere alla prima e più importante scelta filosofica di ‘servire il bubble-up delle esigenze’ oppure di ‘prevenire col top-down i rischi di devianza’ che si manifestano spontaneamente nel sistema governato.

Il fatto stesso che entrambe le filosofie di governo accettino di porre il proprio ruolo ‘al servizio’ o ‘a indirizzo’ delle autonome capacità di crescita che caratterizzano il sistema governato dovrebbe suggerire che l’autonomia del sistema costituisce il vero motore dello sviluppo. Si tratta quindi di due distinte scelte, quella di esercitare un umile ruolo di cooperazione ex-post a dotare il nuovo di elementi utili per la stabilità e la competitività complessiva, oppure di esercitare un arrogante ruolo di tutoraggio ex-ante di un sistema ritenuto a rischio per i suoi attributi di ignoranza e di passione infantile. Due ruoli che connotano le elite intellettuali da sempre e che vengono ben sintetizzate dal detto di saggezza popolare: “chi sa fa, chi non sa insegna”. Due ruoli emblematici nella storia della cultura umana: Pitagora, Campanella, le Reducciones, tra i tutor-top-down contro i Gesù Cristo, gli Adam Smith, i Pionieri nella conquista del West ed i Milton Friedman e Jack Kemp di oggi.