25/03/2009

Evasione fiscale

Mi sembra sia opportuno stroncare sul nascere ogni mistificazione relativa al tema della ‘evasione fiscale’. Concetto che troppo spesso è abusato dai politici di ogni colore e dalle ‘menti sottili’ che con essi collaborano nella gestione dello Stato. In modi spesso ‘illiberali’ anche nell’ambito di ordinamenti pienamente ‘liberal-democratici’.

La cosiddetta ‘evasione fiscale’ si compone per grandi linee di tre distinte fasce. Esaminiamole.

La prima fascia è quella ‘di vertice’ curata dai grandi gruppi in ogni comparto di industria. Gruppi aziendali che preferiscono ottenere ‘leggi fiscali’ favorevoli alle loro esigenze congiunturali grazie ad azioni di lobbying (che spesso avvengono secondo modalità molto poco specificate sul piano legale – il ché rende il ‘lobbying’ la vera fonte dell’evasione/elusione legale) e che si servono di forme ‘interpretative’ di comodo delle leggi vigenti affidandosi all’elusione fiscale più che non a vere e proprie forme ‘illegali’ di evasione. Questa fascia inoltre investe le proprie risorse finanziarie all’estero per garantirsi un successo competitivo sui mercati internazionali e quindi, qualora venisse tassata in modo ritenuto ‘eccessivo’, troverebbe più conveniente trasferire i propri impianti produttivi in Paesi in cui la fiscalità fosse più commisurata al livello dei servizi erogati dallo Stato. In altri termini questa fascia di ‘evasione fiscale’ è difficilmente comprimibile senza rischiare riverberi anche drammatici sul sistema produttivo del Paese ed è forse responsabile di un ridotto 20% dell’evasione complessivamente denunciata dai demagoghi.

La seconda fascia è quella ‘di base’ addebitabile all’arrangiarsi quotidiano della famiglie per assicurarsi una migliore qualità di vita a costi contenuti. Essa consiste di veri e propri servizi offerti dalla libera contrattazione per risolvere problemi che sarebbero soddisfatti in modo troppo lento o troppo oneroso da ‘servizi’ fiscalmente legali. Servizi che vanno dalla riparazione minuta a domicilio di impianti (elettricista, idraulico, muratore, etc.) per i quali è sufficiente pagare al portiere un compenso ‘al nero’ veloce e soddisfacente invece di ottenerne la fatturazione e il successivo e improbabile scarico dei costi sulla dichiarazione dei redditi. Servizi che compensano personalmente la buona volontà del prestatore d’opera a prezzi bassi purché questa integrazione del suo reddito più formale non gli costi ulteriori intralci di legge o oneri fiscali. Si tratta di servizi che integrano salari e pensioni troppo ridotte erogate sia da enti pubblici che privati a mansioni sindacali operaie e che consentono a quelle maestranze di integrare in modo considerevole il loro reddito familiare ‘esentasse’ e quindi a ‘costi fissi’. Qualcuno di questi servizi è poi connesso alla terza fascia della cosiddetta ‘evasione fiscale’. Ad esempio un operaio qualificato che lavora nell’officina di manutenzione veicoli dell’azienda municipale con salario ed orario ridotti rispetto alle loro aspettative di guadagno e alle loro disponibilità a lavorare, prima di rientrare a casa e nei fine settimana è disponibile a dare servizio nell’officina ‘privata’ del collega, parente o amico pur di integrare ‘fuori busta’ il proprio reddito ‘esentasse’. Questa fascia è integrata alla terza fascia dell’evasione fiscale e costituisce forse il 40% della cosiddetta ‘evasione fiscale’ ma assicura alle famiglie quella elasticità ed accessibilità a servizi che migliorano il reddito delle famiglie soprattutto a reddito più basso. Il consenso sociale attorno a questa forma di ‘evasione fiscale’ è altissimo anche presso gli ‘evasori’ di prima fascia.

La terza fascia è quella intermedia che costituisce in gran parte l’indotto produttivo dell’’economia nera’ oppure ne garantisce la sopravvivenza economica. Le libere professioni, le piccole aziende commerciali, le piccole aziende artigiane, oppure le aziende familiari occupate in lavorazioni e servizi ‘stagionali’ (quali il turismo o la raccolta delle patate e delle ciliege) che spesso garantiscono servizi accessibili e di qualità nell’esecuzione di lavori di interesse per le famiglie ma anche per le aziende di maggiori dimensioni costituendone l’’indotto industriale’ e il tessuto territoriale della ‘su-contrattazione’ nell’esecuzione dei lavori spesso commissionati dallo Stato (e sui quali incombono i cosiddetti ‘costi della politica’). Il ‘lavoro nero’ della seconda fascia (studenti, pensionati, dipendenti extra-orario) è più che lieto di prestare opera a sostegno di questa terza fascia di ‘evasori fiscali’ che costituisce forse il 40% dell’evasione denunciata ma che coincide all’incirca con quell’’economia nera’ che è il vero ‘libero mercato’ nel quale si riesce a rifugiare chi non fa parte di clientele o corporazioni privilegiate o chi ne fa parte marginale e sotto-remunerata. È insomma la fascia responsabile del 40% della produzione di ricchezza nazionale il famoso 40% del PIL nel quale è anche occupata la maggioranza degli immigrati clandestini o meno non fa differenza, tanto fanno parte di un ‘mercato nero’ e quindi comunque già ‘illegale’.

Insomma di che stiamo parlando? Di eliminare il 40% del PIL nazionale? Di ridurre le fonti di reddito integrativo ai meno ricchi? Di ridurre la qualità di vita alle famiglie nelle loro necessità quotidiane?

Auguri a chi Franceschini, Visco o Robin Hood di Stato volesse ‘scatenare’ le forze repressive dello Sceriffo di Sherwood contro la vera economia libera accessibile ai meno privilegiati.