24/12/2010

Mitizzazione della ‘Scienza Economica’

Sui ‘Media’ si assiste spesso al dibattito attorno ai problemi relativi all’Economia ed alle possibili soluzioni che quella ‘Scienza’ sarebbe in rado di predisporre per estrarre la società civile dai problemi stessi.

È evidente a qualsiasi persona dotata di ‘buon senso’ (l’unico prerequisito richiesto in liberal-democrazia per fruire del diritto politico attivo) come sia elevata l’inadeguatezza della ‘Scienza Economica’ in ogni epoca sia per ciò che concerne la sua capacità di ‘prevedere’ l’avvento e la struttura dei ‘problemi’, sia a forziori la sua capacità di definire ‘soluzioni’ capaci di porre rimedio ai problemi stessi.

L’abuso demagogico per uso politico del ‘mito’ della adeguatezza della programmazione economica è un problema discorsivo del corretto funzionamento della liberal-democrazia in quanto la diffusione mediatica di questo ‘mito’ tende a diffondere un ‘senso comune’ che affida alle capacità di un ‘sinedrio scientifico’ (gli esperti in ‘economia’ legittimati dallo status accademico e dall’attribuzione di riconoscimenti prestigiosi – il Premio Nobel) la ‘responsabilità’ di programmare i vincoli alle scelte praticabili quotidianamente dai singoli ‘consumatori’ che decidono di privarsi di porzioni del reddito personale ‘guadagnato’ col sudore della fronte per acquistare beni e servizi voluttuari, beni e servizi culturali oppure beni e servizi previdenziali assumendo la diretta responsabilità dell’eventuale errore di valutazione.

Sottrarre ai singoli ‘consumatori’ la responsabilità di decidere la composizione delle loro spese tra consumi, cultura e risparmio e sostituire quella responsabilità individuale e continua con una delega di responsabilità a sinedri oligarchici isterilisce il significato di ‘libertà’ e fa regredire le istituzioni ad assetti di stampo Ancien Regime. Per evitare il rischio di regressione della liberal-democrazia sarebbe sufficiente solo eliminare dalle comunicazioni sociali ad ogni livello le mistificazioni che le trasformano da strumenti destinati a costruire cittadini più consapevoli delle loro scelte in mezzi di un loro plagio dottrinario e costruzione di una società di sudditi. Il compito dei ‘Media’ deve essere quello di fornire conoscenze semplificate e non distorte al livello di astrazione necessario per assicurare una consapevolezza adeguata al grado di responsabilità ricoperto dai cittadini nelle loro specifiche mansioni. Questo è il senso della ‘divulgazione scientifica’ necessaria per dare agli elettori la capacità di discernere tra proposta politica e demagogia (missione svolta dai media di più generalisti e da quelli specialistici), per dare agli adolescenti la capacità di scegliere il futuro percorso di studi professionali (missione delle scuole fino al diploma), per dare ai futuri professionisti l’abilità di svolgere in modo corretto le loro responsabilità (missione degli studi accademici del tipo più diverso), per fornire agli accademici la capacità di svolgere ruoli di ricercatori alla ricerca di contribuire alla costante crescita delle conoscenze oltre i confini già consolidati – non ancora ‘divulgabili’ se non come illustrazione delle ipotesi alternative ancora da verificare).

In Fisica la ‘divulgazione’ del progresso scientifico e delle effettive capacità di questa Scienza alla data odierna è riepilogabile sulla base di pochi progressi concettuali: il riconoscimento dell’universalità della gravitazione come forza che rende conto del movimento ripetitivo e regolare di tutti i corpi pesanti ad ogni livello di scala (dalle micro-particelle ai loro più massicci macro-aggregati); la teoria della gravitazione universale di Newton/Leibnitz con la mirabile e semplice illustrazione matematica dell’effetto della forza di gravità sul moto dei corpi pesanti; la teoria di Faraday/Maxwell sull’importanza concettuale del descrivere i campi di energia responsabili dell’occasionale moto dei corpi pesanti rispetto al descrivere il movimento - un fatto occasionale e marginale come significato fisico; la teoria della relatività generale che formalizzò le caratteristiche dello spazio-tempo addebitandone la struttura topologica alla distribuzione d’un campo unitario d’energia primordiale - in continuo divenire; la teoria di Bohr/Dirac/Feynman che riuscì ad integrare tre dei quattro campi di forza in un’unica formalizzazione - la quantoelettrodinamica - capace di darne ragione come aspetti marginali dell’unico campo energetico primordiale in continuo e turbolento divenire; la teoria dei sistemi termodinamici complessi di Ilya Prigogine che ha chiarito come la struttura del campo unitario di energia primordiale sia in stato di costante caos animato da un’intrinseca tendenza a ristabilire la transizione di equilibrio instabile assumendo assetti quasi-stabili organizzati secondo strutture di forma analoga ma con passaggi prevedibili solo qualitativamente nel tempo, nella localizzazione e nella dimensione di energia coinvolta; la teoria matematica di Per Bak che descrive formalmente la dinamica delle transizioni dei sistemi complessi in modo unitario illustrando come le transizioni osservabili sul piano macro-scopico discendano da una accumulazione graduale e stocastica di eventi elementari sul piano micro-scopico che compongono aggregati ‘locali’ dotati da pseudo-stabilità destinate a manifestare cambiamenti improvvisi di forma – catastrofi – di prevedibilità qualitativa e non ‘prescrittiva’.

Sistemi complessi che comprendono sia fenomeni fisici, chimici, geologici o fenomeni generati da soggetti animati di proprie dosi di vitalità – biologica, psichica, razionale. Ciò ‘unifica’ la descrizione ‘scientifica’ di tutti i sistemi in cui si manifesta il campo primordiale di energia in forme incomprensibili al livello macro-scopico osservabile sperimentalmente ma tutti animati dai medesimi componenti al livello micro-scopico molecolare: geologia, botanica, istologia, genetica, fisica, chimica, economia, psicologia.

In Economia una analoga ‘divulgazione’ scientifica può essere riepilogata con l’illustrazione di: Legge di Say che stabilisce come in un libero mercato ‘perfetto’ la domanda e l’offerta di qualsiasi scambio raggiungano in piena autonomia il loro equilibrio tra i rispettivi rapporti di valore che derivano dalla sequenza di libere scelte espresse dai consumatori, risparmiatori e produttori; il riconoscimento dell’esistenza di differenze sostanziali tra i criteri che ispirano le scelte di consumo nei due mercati, il privato (in cui è la domanda espressa dai consumatori a sollecitare gli imprenditori a soddisfarne le aspettative con l’offerta di tipi di beni e di servizi tra loro in competizione sulla cattura della preferenza d’acquisto da parte dei consumatori; l’esigenza di garantire al libero mercato la stabilità monetaria che riesca a stabilizzare il valore di scambio tra i beni e servizi in competizione; la struttura del libero mercato in due campi in reciproca integrazione, la parte che cura l’offerta dei beni e dei servizi da proporre al consumo e la parte che costituisce la domanda dei beni e dei servizi corredando la domanda di aspettative più o meno palesi che caratterizzano la propensione all’acquisto e quindi la scala di desiderabilità e surrogabilità tra beni e servizi alternativi in tipo e prezzo; la teoria di Keynes che assume la costante ‘imperfezione’ del libero mercato e l’esigenza dello stato come terza parte in carico di garantire la conservazione di livelli di consumo elevati al punto da stimolare la produzione di beni e servizi (tramite incentivi fiscali, mantenimento di bassi tassi di sconto, immissione di alte dosi di liquidità sul mercato, etc.; neo-marxismo che ipotizza l’uso dell’inflazione come mezzo per la redistribuzione del reddito tra le varie fasce reddituali; legge di Laffer/Say che dimostra come l’intervento dello stato dalla parte della domanda non riesca a garantire la crescita e la redistribuzione stabile del reddito mentre la crescita globale del reddito possa essere agevolata se lo stato si conserva con un compito esterno al libero mercato stimolando eventualmente solo la parte dell’offerta con agevolazioni fiscali ex-post rispetto agli investimenti decisi in piena responsabilità dai produttori; la teoria psico-economica che dimostra come il libero mercato sia soggetto solo marginalmente a scelte logiche e razionali mentre i suoi comportamenti di consumo dipendano precipuamente da fattori psicologici che, dal livello individuale (micro-decisioni) si amplifica in comportamenti di massa (macro-decisioni) che sono quindi scarsamente prevedibili e correggibili con misure di natura tecnica e razionale; le teorie sul comportamento dei sistemi complessi in Natura di Prigogine e Bak e sulla loro intrinseca imprevedibilità ‘prescrittiva’ - il che rende la ‘Scienza Economica’ solamente pseudo-quantitativa e orientativa in chiave sia preventiva che correttiva al servizio delle applicazioni in Macro-Economia (che è oggetto e presunzione della ‘programmazione’ politica ed illiberale della economia industriale).