24/09/2010

Anniversari: 1400, 1500 – storia e finzione

Alla luce delle celebrazioni dei cento quarant’anni (20 Settembre 2010) e dei cento cinquant’anni (17 Marzo 2011) della costituzione dell’unità d’Italia e dell’istituzione di Roma come sua Capitale, si può segnalare la permanente assenza di orgoglio nazionale in una nazione che invece è ispirata da un profondo orgoglio (che è forse spesso connotato da uno snobismo nazional-popolare nei confronti di ogni altra ‘cultura’ – spesso considerata ‘barbara’) per ogni aspetto della cultura italiana.

Una cultura da sempre effervescente, creativa ma certamente connotata da un ‘provincialismo’ che si nutre delle profonde contaminazioni ricevute grazie alle continue invasioni (tutte assimilare nella provincia più profonda) che si sono avvicendate in Italia sin dal crollo di Roma Imperiale. Invasioni ed assimilazioni che hanno caratterizzato l’universalità della cultura italiana e, in modo particolare, hanno consentito all’unica istituzione ‘italiana’ che ha garantito la continuità di sviluppo culturale alle molte ‘province’ italiane dopo il crollo di Roma ma garantendone l’universalità (il ‘cattolicesimo’), l’etica cristiana (anche degli anti-clericali) e riuscendo con ciò a ‘giustificare’ idealmente e intellettualmente la crescita in ogni epoca post-Imperiale. Dall’Italia dei Comuni (guelfi o ghibellini che fossero le loro partigianerie), all’Italia delle Signorie (che spesso esprimevano i Principi della Chiesa ed i Pontefici di Roma anche se erano divise sul piano del potere secolare). La Curia di Roma, dopo essere stata un faro della civiltà ‘Occidentale’ sul piano secolare (‘laico’), è restato il faro della stessa civiltà ‘Occidentale’ sotto il profilo dell’ispirazione etica del diritto romano (la common law) ed il faro della civiltà ‘Occidentale’ in ogni piano della creatività artistica e scientifica sotto l’affettuosa guida della Curia Vaticana e il suo ruolo di ‘mecenate’ di arte e scienza patrocinato dai ‘principi’ radicati nelle più varie culture della ‘provincia’ in tutta Europa. L’Italia restando privilegiata dalla sua prossimità con la Sede di Roma, dalle sue condizioni climatiche e dalle sue continue peripezie al variare dello scenario geo-politico nel corso dei duemila anni di storia dal crollo di Roma.

La Chiesa di Roma è certamente universale in quanto cattolica ma è altrettanto certamente ‘italiana’ in quanto radicata da sempre alla storia d’Italia dal crollo dell’Impero di Roma, con la continuità nell’uso del latino, con la sua sede a Roma, col suo uso della lingua italiana in Curia e con tutta la potenza dei simboli storici che ‘Roma’ proietta nel mondo da due mila e settecento anni. Tutto ciò è riconosciuto da ogni italiano una realtà che caratterizza l’Italia ben oltre i confini dello Stato Nazione e ben oltre i 150 sofferti anni della unità istituzionale. Il Canton Ticino, la Dalmazia, l’Istria, Rodi e l’arcipelago Mediterraneo di Venezia era italiano come ‘provincia’ della Serenissima per la continuità storica che Aquileia (e l’operosità dei suoi legionari) ha prodotto nel mondo d’allora dal crollo dell’Impero a Roma fino alla nascita dello stato unitario centocinquant’anni fa. Ogni singola Provincia ha prodotto nei secoli, con orgoglio, dosi permanenti di cultura italiana nell’epoca dei Comuni e in quella successiva delle Signorie sommergendo di ‘Italia’ ogni povero Stato Nazione nato dopo il crollo dell’Impero a Roma. Il mondo ammira l’Italia da ben prima che lo stato unitario nascesse. Dopo la nascita dello stato unitario sono scarse (se non assenti) le tracce che lo Stato Nazione ‘Italia’ ha saputo consolidare al suo interno o all’estero; in quanto istituzione. Talune realizzazioni di quei cento cinquant’anni, e caratteristiche d’ogni Stato Nazione (strade ferrate, poste, scuole, carabinieri, prefetture, ambasciate, bonifiche, etc.) anzi, sono state etichettate di ‘male assoluto’ dalle istituzioni stesse.

L’Italia invece ha proseguito, sulla traccia della ‘sua civiltà e tradizioni culturali’, ad esprimere ‘cultura italiana’ nel mondo ‘nonostante’ le goffaggini delle istituzioni unitarie (che raramente sono state apprezzate universalmente né all’interno né all’estero). Così Mattei ha creato (sulla traccia dell’Agip fascista, ‘contro’ il mandato affidatogli dalle ‘istituzioni repubblicane’) una delle realtà industriali che crea cultura industriale italiana nel mondo (in autonomia – come giusto per un gruppo industriale – da indirizzi istituzionali). Così Del Vecchio, Armani, Valentino o la stessa Fiat (liberatasi dal servaggio alle istituzioni post-fasciste) con Marchionne, don Verzè, Berlusconi con il gruppo Fininvest, la Finmeccanica coi suoi armamenti militari e reti di comunicazione ma anche l’IRI con i suoi capi-scuola di stile rinascimentale da Natta agli studiosi che in ogni disciplina onorano l’Italia (extra istituzionale e spesso non-ostante le istituzioni) nel mondo.

Insomma sembra realmente paradossale che la celebrazione dell’orgoglio italiano si arrocchi sui cento cinquant’anni unitari e istituzionali (diffusamente deprecati nella fase iniziale, in quella dei ‘notabili’, nel ventennio fascista, e (tranne la parentesi del ‘miracolo economico einaudiano’) nel corso della prima repubblica del consociativismo, dell’arco costituzionale e del terrorismo e dell’ancora non conclusa (ma contestatissima) seconda repubblica mentre si ostini a considerare estraneo all’orgoglio italiano sia la Chiesa di Roma (con tutta la genia di pensatori e missionari che tracciano il futuro del mondo) sia gli aspetti ‘provinciali’ (e spesso extra-territoriali) della cultura italiana ovunque essa s’esprima nel mondo e spesso non-ostante le istituzioni parassitarie, resistenti e inadeguate alle esigenze del tempo sin dalle origini dello Stato Nazione.

L’Italia 'unitaria' ha prodotto: 1) occupazione manu militari del Sud, 2) connesse reazioni del Sud con mafia e brigantaggio, 3) rifiuto delle masse dell’egemonia ‘laica’ che ha estromesso la Chiesa di Roma dalla cultura dello Stato Unitario, 4) quindi fallimento organizzativo e culturale dello Stato Nazione da parte di un'Italia del Notabili ispirati alla massoneria agnostica o atea di genesi illuminista e invisa alle masse cattoliche, 5) avvio d’un nuovo 'colonialismo' alle soglie del crollo degli Imperi Coloniali sin da Crispi, 6) fallimento della diplomazia e avvio dell’inaffidabilità politica dell'Italia nel conflitto del 1915-'18 cui avremmo potuto evitare di incappare negoziando la neutralità con la cessione delle terre irredente, 7) successo del ventennio fascista che ha costruito le strutture dello Stato Nazione ma in epoca tardiva cioè alle soglie della fine degli Stati Nazione inaugurata dal conflitto 1940-'45 e contestato ampiamente dalla repubblica co-belligerante, 8) varo fallimentare della costituzione repubblicana coi brogli al referendum e colla truffaldina incompatibilità tra le due dottrine sociali che la ispirano (tutte e due incompatibili coll'economia industriale globalizzata di mercato d’oggi) ed infine mai pienamente applicata e mai rispettata nello spirito, 9) consociativismo catto-comunista e produzione di quegli enormi debito e deficit che rendono l'Italia non competitiva nel mondo globalizzato, 10) resistenze, resistenze, resistenze perduranti all’insegna dell'anti- (Craxi o Berlusconi) che sta impedendo l'aggiornamento della giustizia, dello statuto dei lavoratori, dei poteri dell'esecutivo etc. che lasciano libero ogni Marchionne di imporre l'innovazione senza una visione 'italiana' delle esigenze in fieri e in divenire.

Orbene le prime avvisaglie delle celebrazioni ci hanno presentato in data 20 Settembre 2010 una serie di emblematici sconfitti al fianco di un emblematico vincitore storico. Napolitano (ex-sacerdote dell’ortodossia dottrinaria della religione comunista, plaudente all’intervento repressivo dei carri armati URSS in Ungheria) come esponente dello stato laico e liberale al fianco di Alemanno (ex-fautore della RSI e dell’associata Carta di Verona) come esponente della cittadinanza ‘liberata’ dall’odiato dominio della Chiesa con la benedizione di Bertone (Segretario di Stato Vaticano emblema della credibilità della Chiesa di Roma come protagonista negli equilibri geo-politici nazionali e internazionali dopo 140 anni dalla Breccia di Porta Pia). Gli unici residui di quell’Italia Unitaria erano i soliti ‘rosiconi’ libertari radicali che, un tempo carbonari, massoni anti-clericali e ‘repubblicani’ contestavano i tre protagonisti di cui sopra per il ‘tradimento’ storico perpetratosi durante i 140 anni.

A ciò possiamo aggiungere che Bertone era reduce dal primo viaggio di un Papa cattolico al Regno di Enrico VIII con una Chiesa Anglicana che la fine dello Stato Nazione in quel paese ha ridotto ai suoi minimi storici di credibilità per le stesse sue radici storiche e che si sono tradotti nella cessione della parte più religiosa dei suoi fedeli alla Chiesa di Roma. La celebrazione più emblematica della fine dello Stato Nazione anche nel Regno Unito si è avuta con la cerimonia di beatificazione del primo Cardinale anglicano convertitosi al cattolicesimo e la relativa omelia proferita dal Pontefice di fronte a Elisabetta II e a Blair anch’egli di recente convertitosi.

Dopo questi exploit iniziali attendiamo con ansia le future esibizioni relative alla celebrazione clou dei 150 anni dell’Italia Unita in cui potremmo assistere all’incoronazione dell’Imperatore del 2000 (Obama) per dare inizio al nuovo ordine globale da parte del Pontefice (Benedetto XVI) in San Pietro alla presenza dei ‘barbari’ domati venuti dalle province della Cina (Hu), di Grecia (Bartolomeo) e della Russia (Putin e Kirill) ai confini dell’Impero ricostituito dopo duemila anni d’attesa. Con possibile recupero della ‘corona ferrea’.

Viva le botteghe d'arte rinascimentali dell’Italia delle Signorie e viva Santa Madre Chiesa cattolica-romana.