24/04/2009

 

Ristrutturazione e risorse finanziarie

Accertato ormai che:

  • ·         le due ‘crisi globali’ che ci volevano spacciare i demagoghi statalisti al solo fine di godere l’egemonia culturale nella ‘ridefinizione’ del Nuovo Ordine Globale, non sono mai esistite come. Infatti sia la ‘crisi’ del sistema ‘capitalista-liberista’, sia quella del ‘man-made-global-warming’ da essi indicate ormai non sono più ritenute credibili né sotto un profilo previsionale-scientifico (in barba al Nobel e allo Oscar di cui è stato gratificato il politico-fallito USA - Al Gore), né alla luce dei segnali di ripresa che i leader e gli indicatori segnalano su base planetaria per tutto il sistema economico industriale (ricordando che gli annunci di un ‘nuovo-1929’ sono datati solo a tre mesi fa e che i finanziamenti finora erogati, e solo parzialmente, siano stati destinati a pochi gruppi finanziari - tra cui taluni di Stato),
  • ·         la ‘crisi’ che stiamo ormai superando non era altro che una fisiologica crisi di ristrutturazione dei processi di produzione industriale ripartendone le fasi tra quelle ‘man-power-intensive’ (per dare da mangiare alle masse di derelitti nei Paesi del Sud) e quelle ‘capital-intensive’ (per ottimizzare i ritorni sugli investimenti produttivi riducendo i costi di beni e servizi e massimizzando la redistribuzione del reddito prodotto). Una ‘crisi’ che proclama il ‘successo finale’ del sistema liberista-capitalista industriale insomma in luogo della ‘morte dell’Occidente’ ipotizzata dai demagoghi-statalisti di cui sopra. Una ‘crisi’ che infatti illustra le sue enormi opportunità di crescita sui mercati da parte delle aziende più competitive (leggi l’acquisizione di Chrysler e di parti della GM da parte di Fiat e leggi la delocalizzazione di IBM in Cina) a fianco degli inevitabili fallimenti delle aziende parassitarie o meno competitive,
  • ·         la ‘crisi’ che stanno vivendo le istituzioni e le procedure che presiedevano alla vecchia ‘governance’ del sistema industriale internazionale non è altro che una negoziazione tra vecchi protagonisti della politica e quelli emergenti per concordare i nuovi accettabili ruoli e pesi e una transizione dai vecchi ai nuovi assetti che risulti condivisibile e ‘morbida’ per tutelare i comuni interessi globali. Una crisi fisiologica di ‘adattamento’ alla nuova realtà della globalizzazione ormai consolidata dal capitalismo liberista ‘Occidentale’ (in barba alle ‘legittime’ resistenze che altrimenti avrebbero opposto le vecchie ‘caste’ all’avvento di questo drammatico ‘successo finale’ del liberismo-selvaggio della finanza),
  • ·         la ‘crisi’ finanziaria ancora in corso non è altro che il mezzo di pressione ed il sintomo di sviluppo della negoziazione politica relativamente alla ridefinizione dei nuovi, reciproci pesi politici. Una crisi che si riduce alla assunzione di porzioni percentuali dell’enorme debito contratto dai Paesi del Nord industriale (USA ed UE) per finanziare nel corso delle tre decadi passate l’industrializzazione di Paesi del Sud (Cina e India tra i mercati più massicci). Una assunzione di costi finanziari che si dovranno addossare soprattutto Cina e India per non veder evaporare il valore delle riserve da essi accumulate grazie al successo della ‘globalizzazione’ consolidata,
  • ·         la ‘crisi’ cui stiamo assistendo in relazioni internazionali non è altro che l’inevitabile ridefinizione dei confini delle aree geografiche di competenza nel contesto del nuovo Nuovo Ordine Globale. Un lento ma inesorabile processo di riscrittura della mappa geo-politica mondiale alla luce degli accordi di cui sopra.

Detto ciò e per cercare una parziale conferma di quanto sostenuto, cerco di attrarre l’attenzione dei lettori su un fenomeno tanto massiccio e costante quanto trascurato dai mezzi di comunicazione sociale e dalle ‘menti sottili’ organiche alle politiche degli Stati Nazione: i costanti successi nella lotta alla droga.

Se sono vere le affermazioni relative al ‘successo’ del liberismo-capitalista cui stiamo assistendo, si deve anche concentrare l’attenzione sulla velocità in cui è necessario si concludano le negoziazioni tra i Paesi alla ricerca di un reciprocamente accettabile Nuovo Ordine Globale.

Abbiamo suggerito che il vero sintomo e mezzo di accordo è quello dell’assunzione di porzioni di debito accumulato e incombente su tutti i Paesi che partecipano alla globalizzazione industriale e che trovano in essa proprie e diversificate opportunità di crescita. L’assunzione del debito deve essere rapida e ciò non consente di migrare dal dollaro USA (la valuta egemone di oggi) a altri, futuri strumenti di scambio che richiederebbero altrettanto lunghi processi di negoziazione tra Organi di Emissione dei Paesi coinvolti.

La celerità contrasta con l’accettabilità alla luce dei sacrifici che ogni Paese sarebbe costretto a chiedere ai propri risparmiatori (sia famiglie che aziende) e alla luce delle stasi di sviluppo che ne conseguirebbero. Ciò conduce tutti i Paesi più interessati a svolgere ruoli da protagonista a limitare l’apporto di risorse a spese dei contribuenti sostituendole con risorse sottratte ai canali extra-istituzionali. Questi sono di due tipi fondamentali: la ‘speculazione finanziaria’, e la ‘criminalità organizzata’. Entrambi quei canali si servono dei ‘paradisi fiscali’ per ricollocarsi o per riciclarsi. Tuttavia agire in modo indiscriminato sui ‘paradisi fiscali’ chiudendoli non terrebbe conto dell’interesse diversificato che hanno i Paesi negoziatori ad impiegarne i servizi per ragioni di Stato e d’altronde contrasterebbe nell’immediato colla fonte stessa dei finanziamenti necessari per alimentare la globalizzazione corrente.

Resta quindi aperta la sola possibilità nei tempi brevi di sottrarre risorse finanziarie al canale della criminalità organizzata. Ciò significa porre a disposizione dell’economia industriale di USA, UE, Cina e India le risorse costanti che fluiscono dalle tasche dei consumatori (eminentemente negli USA e nell’UE) a quelle dei trafficanti (criminalità est-europea, asiatica, medio-orientale e messicana) e ai leader corrotti della politica sud-americana, est-asiatica e centro-asiatica. Si tratta di benefici per l’economia industriale di USA, UE, Cina, India contro gli interessi di leader politici corrotti e finanziatori di terrorismo, narco-traffico e della manovalanza più criminale che interessano principalmente triangolo d’oro, Colombia e Messico e Afghanistan.

Ciò ‘giustifica’ molti fatti geo-politici recenti (ovverossia consente una loro lettura logica) dal conflitto USA in Iraq, al suo travaso con Bush  ed Obama in Afghanistan-Pakistan, all’apertura USA a Chavez, ad Iran e Cuba, ai costanti successi nella lotta anti-mafia in Italia (sia in Calabria, che in  Sicilia e Puglia e nelle Regioni italiane ed europee in cui la criminalità organizzata stava cercando di riciclarsi, alla lotta alla immigrazione clandestina ai confini USA-Messico di Bush e ora di Obama. Un indicatore di grande interesse a proposito è la recente ‘conversione’ di Santa Madre Chiesa dal sostegno all’accoglienza agli immigranti di ogni tipo e quantità in Occidente e al Nord al sostegno invece all’’adozione di un papà’ nel Sud per impedirne lo sradicamento e l’emigrazione insostenibile se di dimensioni da vera e propria ‘Volkswanderung’ come sarebbe quella delle popolazioni di Cina e India in Europa.

Sarebbe interessante che gli ‘specialisti’ ci aiutassero ad avere una lettura quantitativa di questa massa di risorse finanziarie fresche e improduttive se travasate rapidamente a bilanciare il debito accumulato per finanziare il ‘successo finale’ del capitalismo-liberista della civiltà ‘Occidentale’.