23/09/2009

Global warming strumento per un NOG demagogico

Tutti ma proprio tutti sanno che l’unica fonte di energia che alimenta l’universo discende dal big-bang che diede inizio alla graduale diversificazione del Creato verso un grado crescente di ordine rispetto all’originario caos indifferenziato. Ciò contro ogni “legge” scientifica che ci vorrebbe invece suggerire che, al trascorrere del tempo i fenomeni naturali (in un sistema chiuso come è l’Universo – almeno per gli scientisti) evolvano a spese dell’ordine precedente verso assetti caratterizzati da gradi di ordine inferiore.

Tutti ma proprio tutti sanno che, in conseguenza, le uniche fonti di energia che consentono di sviluppare la vita sui pochissimi pianeti che si trovano né troppo prossimi né troppo remoti da esse sono le stelle e gli oggetti stellari. Tutti sanno che dette stelle stiano bruciando materia per produrre energia radiante a ritmi calanti per l’esaurirsi graduale delle loro masse e che siano, pertanto, destinate a “spegnersi”. Quindi tutti ma proprio tutti sanno che, una volta spente quelle fonti di energia, la vita sui pianeti ove essa si è potuta sviluppare sarà destinata a estinguersi (o a colonizzare altri pianeti adatti alle loro esigenze in altri sistemi stellari ancora attivi).

In altri termini tutti sappiamo che il nostro pianeta sta lentamente ma inesorabilmente raffreddandosi per graduale “spegnimento” del Sole. Ogni previsione di lungo termine che ipotizzi un global warming è quindi irragionevole e scientificamente falsa. La Terra procede inesorabilmente verso un global freezing. Ciò su tempi di milioni di anni.

Tutti ma proprio tutti sanno che, nel corso delle centinaia di millenni, sulla Terra si sono manifestate epoche di maggiore calore alternate ad altre di raffreddamento (glaciazioni). Tutti sanno che, nel corso di queste epoche, la vita sul pianeta si è dovuta adattare alle mutate condizioni tramite mutazioni di specie, migrazioni e sviluppo di tecniche di sopravvivenza che hanno influito sullo sviluppo della società industriale organizzata come noi la conosciamo oggi. Le specie che non hanno avuto tempo o capacità di adeguarsi si sono estinte e sono state soppiantate da altre più adatte alle mutate esigenze ambientali. L’uomo essendo la creatura che, più di ogni altra, è riuscita a adattarsi grazie allo sviluppo di soluzioni tecnologiche, dapprima di tipo artigianale e fruibile limitatamente poi invece sempre più accessibili grazie alle tecnologie produttive e distributive industriali che conosciamo oggi. A spese dell’ambiente ma a beneficio della qualità di vita che si è allungata ed è diventata così comoda da permetterci di ridurre il tempo dedicato al lavoro per aumentare quello che possiamo dedicare alla cultura o al divertimento. Una qualità di vita che è migliorata proprio per la maggiore cultura e tempo libero che ha affinato la sensibilità dell’uomo spingendolo a chiedere tecnologie più rispettose dell’ambiente ed assumere perfino comportamenti meno attenti al superfluo e più interessati alle necessità altrui. Ciò è avvenuto in piena libertà di scelta e grazie all’eterogenesi dei fini che caratterizza i sistemi complessi e che dimostra indirettamente l’esistenza di un disegno intelligente che guida l’evoluzione in Natura. Anche il libero mercato più selvaggio e fondato sull’avidità che anima le scelte individuali, riesce ad aggregare le scelte egoistiche a comporsi in comportamenti virtuosi e capaci di sviluppare il progresso civile verso gradi sempre più ricchi di ordine morale rispettando la crescita delle diversità (ordine) sociali ed individuali. Ogni tentativo illiberale di imporre invece una semplificazione dei comportamenti individuali per cercare di costruire una società “giustificata” a canoni di virtuosità astratti (religioni trascendenti o secolari) ha invece generato lunghe stasi nello sviluppo industriale e nel progresso civile costate prezzi di sangue e sofferenze in tutte le minoranze più vivaci e creative.

Tutti ma proprio tutti sanno che, nel corso dei secoli, si sono alternati periodi di aumento della temperatura della Terra e di suo raffreddamento di durate variabili di qualche decennio ed in corrispondenza dei cicli di maggiore o minore emissione termica dal Sole. Tutti sanno che, queste variazioni periodiche possono essere compensate ormai grazie alle tecnologie disponibili senza imporre all’uomo le drammatiche conseguenze di altre epoche. Perfino le siccità, gli isterilimenti temporanei, carenze o eccessi di precipitazioni possono essere corretti con un uso intelligente delle soluzioni industriali disponibili. Dall’irrigazione del deserto in Israele ai desalinizzatori a Dubai abbiamo la dimostrazione che la civiltà industriale ‘Occidentale’ ha ormai le capacità di adeguare la Natura alle esigenze di grandi concentrazioni di uomini anche nelle località più ostili. Ciò che è necessario è rendere disponibile ovunque a prezzi accessibili l’unica fonte che sarà sempre meno disponibile sulla Terra e nell’Universo: l’energia.

L’esaurimento inevitabile di talune fonti deve essere sostituito dall’impiego di altre che consentano il rispetto della clausola aggiuntiva di maggiore tutela dell’ambiente. Nello sviluppo della civiltà si è partiti dall’energia eolica (i mulini a vento per macinare il grano o per pompare acqua da pozzi artesiani o in canali di bonifica che non producono scorie ma dipendono dalla stravaganza dei fenomeni meteorologici) e dall’energia solare (riscaldatori o bollitori solari aiutati da specchi che dipendono dai periodi di insolazione locale ed erogano quantitativi di energia limitati alla capacità di accumulazione di energia termica dei contenitori di acqua e dai loro isolamenti termici) per passare alla combustione di legna e di carbone (con la produzione di scorie sia solide che atmosferiche). Gli impianti industriali capaci di impiegare queste fonti sono abbondantemente ammortizzati e sono quindi accessibili anche ai Paesi più poveri di nuova industrializzazione che, accanto ai livelli di inquinamento ambientale presentano tassi di sviluppo assolutamente inimmaginabili nel passato. Si inquina per elevare il benessere di popolazioni umane che, fino a ieri, erano falcidiate da carestie di biblica memoria per i Paesi che hanno generato e diffuso la civiltà ‘Occidentale’ su base globale. Successivamente si sono integrate quelle fonti energetiche con altre altrettanto “primitive” ma più efficienti industrialmente e più facili da diffondere come localizzazione degli impianti: l’energia nucleare nelle sue versioni di fissione e di fusione nucleare. L’energia nucleare “brucia” risorse di materia prima (uranio o plutonio rari in natura ma già ammortizzati sul piano industriale o idrogeno pesante meno raro ma in impianti che non sono stati ancora realizzati) in impianti analoghi a quelli in cui si “bruciavano” i combustibili fossili tradizionali. Essi non producono inquinamento atmosferico ma solo termico nelle acque di raffreddamento e presentano un nuovo, anche se solo ipotetico sul piano concreto, rischio di inquinamento per l’emissione di radiazioni da parte delle scorie con lunghi tempi di decadimento della diminuzione della loro pericolosità. I primi impianti nucleari impiegavano tecnologie “primitive” e cioè costrette a produrre scorie a tempi di decadimento molto lunghi. Il progresso industriale ha affinato quelle tecnologie così che oggi è possibile progettare impianti che producono scorie nucleari caratterizzate da tempi di decadimento e intensità di emissione radiante molto più accettabili rispetto alle originarie soluzioni. È la storia del progresso della civiltà ‘Occidentale’ che si ripete anche in questo comparto di industria. Se non fosse per il rischio di abusi dell’energia nucleare per fini di terrorismo sarebbe possibile garantire fonti di energia in pieno deserto, in Antartide, al fondo dei mari o nello spazio. Esistono poi progressi continui in fisica nucleare che consentono di poter contare su un nuovo salto di qualità definitivo sulla traccia delle intuizioni che Nicola Tesla suggerì nell’arco della sua vita come applicazioni pratiche della teoria elettromagnetica di Faraday-Maxwell: cogliere “gratuitamente” l’energia erogata continuamente dalle stelle nella quale siamo letteralmente “immersi” dalla nascita del pianeta fino alla sua morte per “spegnimento” di quella fonte (anch’essa esauribile).

Nessuno può pensare che i cicli di riscaldamento e di raffreddamento periodici della Terra siano ascrivibili alle attività umane (vera e propria “formica” sulla schiena di un dinosauro che crede di guidare). Né egli può ritenere di poter dirottare questi cicli periodici tramite azioni umane quali la riduzione dei consumi e l’arresto dello sviluppo del benessere nei Paesi più popolosi. Ma possiamo perfino aggiungere che nessuno che sia sano di mente può “scientificamente” dimostrare né che la Terra stia riscaldandosi, né raffreddandosi in quanto la Terra non è un bambino nel cui sederino possa inserirsi un termometrino per un tempo di durata prefissata a poter dedurre che: “Sì, il bimbo ha una temperatura più alta di due gradi!”. Non esiste una rete di sensori di distribuzione adeguata a definire la “temperatura del globo”, e anche se esistesse non esisterebbe una serie consolidata di dati storici sulla cui base poter confrontare l’evoluzione del valore della “temperatura del globo” (roba da matti!). esiste d’altronde una recente tecnologia di rilevazione termica dallo spazio che, in ipotesi, potrebbe consentire di dare una definizione di “temperatura del globo” e di raccogliere in coerenza e in modo ripetitivo ed economico le serie di rilevazioni termiche idonee a definire un valore scientifico di quell’entità. Una tale rete satellitare esiste tuttavia solo da pochissimi anni e mai è stata concordata da autorità scientifiche (cioè indipendenti dalla politica) per riuscire a svolgere quel suo servizio possibile. Comunque, una volta si disponesse di una rete scientificamente in grado di definire, di misurare e di confrontare la tendenza della “temperatura del globo” (roba da pazzi!) non esisterebbe alcun modo per ascrivere la “causa” del raffreddamento o riscaldamento tendenziale all’azione dell’uomo piuttosto che non ad altri parametri “naturali” (incendi naturali, eruzioni vulcaniche, emissioni di biomasse dai mari o dagli esseri viventi – piante e animali) che anch’essi seguono cicli di comportamento non noti, né misurati su base “scientifica”, né confrontati su tempi adeguatamente lunghi. Esiste inoltre una evoluzione di emissioni solari a cicli periodici che hanno storicamente un impatto sulle reazioni indotte necessariamente sulla Terra.

Da quanto si è cercato di segnalare occorre raccomandare ai lettori più curiosi e smaliziati di tenere presente che la comunità scientifica non è assolutamente unanime sul presunto riscaldamento o raffreddamento né tampoco sulla causa dell’eventuale fenomeno. Inoltre i rapporti all’ONU e ai vari governi nazionali sono dei documenti finanziati dal potere politico (lo stesso che cerca sempre disperatamente motivi per imporre tasse per finanziare investimenti controllati da loro a spese del contribuente e i cui esiti siano solo definibili dai politici stessi – eventualmente assistiti dai loro team di scienziati). Documenti fondati su “maggioranze di opinioni” di scienziati di disparate specializzazione infine non sono assolutamente “scientifici” solo per il fatto di essere stati raccolti intervistando studiosi autodefinitisi scienziati (o premi Nobel ma in materie che nulla hanno a che fare con la climatologia – scienza ben più fallace della semplice ,meteorologia già così imprecisa e meschinella). Inoltre quegli studi “politici” sono finanziati dai gruppi industriali dell’energia!

L’unica conseguenza che si può trarre ragionevolmente dalle affermazioni così eco-terroriste dei vari Obama che stanno alla ricerca dio negoziare un Nuovo Ordine Globale è che essi stiano cercando di venderci l’imminenza di un pericolo inesistente ed utile solo per riuscire a imporre un regime illiberale dall’alto per gestire le scarse risorse disponibili su programmi di lungo termine di sviluppo industriale ispirati alla solita ideologia pianificatrice che è risultata sempre fallimentare sul piano industriale e deteriore su quello liberale.

Riflettiamo e dubitiamo ragazzi! Le vecchie “elite” illiberali tentano di irreggimentare il “libero mercato” e di chiedere legittimità elettorale per imporre uno sviluppo “politically correct” handicappando lo sviluppo dei più intraprendenti (Occidente, India e Cina) per redistribuire reddito ai meno competitivi (Sud America e Est Europa). Gli Al Gore e le Hillary ci hanno provato più volte. Gli Obama ed i Chavez stanno provandoci oggi!