23/04/2010

Ingegnerizzazione delle culture: la “superiorità” della civiltà ‘Occidentale’

L’innovazione crea le premesse per il progresso civile nella storia umana. L’innovazione è un fattore che è di esclusiva competenza della creatività artistica in ogni settore della cultura ed è il prodotto quindi di singoli individui dotati da immaginazione fantasiosa e da passione per il comparto industriale che risulta per essi il più carico di suggestioni tanto da polarizzarne le energie psichiche sullo studio e sull’applicazione pratica in laboratorio.

L’innovazione quindi è frutto dell’individualismo più creativo che viene gratificato dalla specifica dedizione dell’”artista” all’incarnazione delle sue concezioni fantastiche in prodotti comunicabili ai suoi simili. Si tratta di inventori, esploratori, pittori, filosofi, scrittori, architetti o di studiosi della natura accomunati tra loro per la ‘scuola artigiana’ che si raccoglie attorno alle loro intuizioni. Si tratta di ‘maestri d’arte’ e capi di botteghe nelle quali si sviluppano sinergie di pensiero e di abilità artigiane convergenti sugli scopi ipotizzati dal capo-scuola.

Ciò avviene in ogni comparto d’industria e costituisce la premessa necessaria per provocare altre fantasie creative in altri capi-scuola che, appassionati all’applicazione pratica delle innovazioni, ne inventino forme di ingegnerizzazione adatte a gratificare, grazie ad esse, aspettative sommerse o inespresse nella società più ampia in cui questi artisti-artigiani si trovano immersi.

L’invenzione di Townes della emissione elettromagnetica stimolata (Maser e Laser) sarebbe restata una pura verifica di laboratorio della teoria di Maxwell senza le sue successive applicazioni industriali negli apparati di ‘rilevazione e localizzazione via radio-onde’ (Radar) che hanno garantito la sicurezza civile e militare e il progresso stupefacente nella ricerca spaziale.

L’invenzione del tranfer-resistor (transistor) da parte di Shockley sarebbe restata un’innovazione scientifica di laboratorio se essa non fosse stata adattata alle esigenze pratiche dell’industria informatica che, grazie ad essa, ha innescato la attuale fase di globalizzazione del progresso industriale. 

Le molte invenzioni hard-ware e soft-ware emergenti negli anni ’70 in conseguenza dell’esplosivo progresso scatenato dell’industria informatica dall’originaria invenzione del transistor e sue successive invenzioni in fisica dello stato solido, sarebbero rimaste un confuso ed impraticabile insieme di pur eccellenti invenzioni di laboratorio senza l’apporto altrettanto creativo, artistico e ‘artigianale’ del fondatore della Microsoft che ne riuscì ad immaginare un’integrazione ricca di sinergie applicative tanto da industrializzarle in prodotti che hanno creato uno degli elementi-chiave dell’attuale fase della globalizzazione industriale in ogni comparto di industria. Ben al di là dell’originario mondo dell’industria informatica al cui servizio Bill Gates lavorava.

L’elemento-chiave quindi del progresso industriale (l’unico che riesce a ‘incarnare’ le innovazioni in beni e servizi di diffusa accessibilità e fonte di crescente benessere e libertà – oltre ogni confine - per tutti i mercati di consumo) è l’individualismo fantasioso e creativo che nasce nelle meno prevedibili ‘botteghe artigiane’. Taluni dei capi-scuola è appassionato di ingegnerizzare le innovazioni integrandole nei modi più creativi e fantasiosi in applicazioni industrialmente remunerative ed accessibili a fasce di consumatori sempre più ampie soddisfacendone aspettative di consumi intuite a prezzi stimati. La ‘passione’ artigianale del creatore industriale è gratificata dal successo riconosciuto dal libero-mercato alle sue intuizioni alle quali egli dedica le sue risorse personali (psichiche, comunicative e economiche) in pieno rischio individuale. Il successo delle sue intuizioni viene gratificato dall’adesione del mercato alle sue soluzioni industriali che tuttavia egli deve affinare per ottenere successo rispettando anche il paradigma che governa questa nicchia di ‘artigianato’ e ‘bottega d’arte’; il capitalismo-liberista.

Il capitalismo-liberista impone che la misura finale del successo non si limiti all’appetibilità diffusa per le soluzioni che l’industria propone ai consumatori misurata su un mercato in cui si manifestino libere scelte di ‘consumo’, esso impone anche che il successo derivi dalla competitività delle soluzioni proposte a fronte di altre alternative in un mercato di offerte in cui esse siano altrettanto libere di manifestarsi. La sfida della competitività tra offerte alternative viene misurata sulla loro redditività comparata. Una competitività che spesso si traduce in elementi di gratificazione per le aspettative dei consumatori tra i quali il prezzo è solo uno tra i molti; anche se quello che consente l’accessibilità di massa del benessere.

Siamo riusciti a giungere al punto-chiave che caratterizza la “superiorità” della civiltà ‘Occidentale’ rispetto a tutte le altre prodotte dall’uomo nella storia; l’artigianato creativo del capitalista-liberale.

Si tratta di un fattore-chiave altrettanto nobile e individualista al pari d’ogni altra forma d’arte che la civiltà ‘Occidentale’ è riuscita a porre in posizione egemone e privilegiata nel suo paradigma capitalismo-liberista; l’unico artigianato capace di ‘ingegnerizzare’ le più diverse originali invenzioni per animarne il potenziale di utilità a beneficio esteso della più ampia popolazione di consumatori tramite il libero-mercato competitivo.

Non c’è dubbio che la civiltà cinese (come ogni altra etnia e diversità genetica o antropologica), abbia saputo inventare altrettante mirabili concezioni di elevata creatività e sensibilità culturale. Non c’è dubbio che, in analogia, gli Hutu, i Watutsi, i Pigmei, i Maori, i Dakota, i Chiricahua, i Navajo, gli Esquimesi, gli Arabi e tutte le altre etnie caratterizzate da diversità genetiche o culturali abbiano espresso nella loro storia originali concetti di contenuto innovativo e di potenziale rivoluzionario per i possibili apporti al comune progresso umano. Ciò che è loro mancato tuttavia è l’incapacità di inserire ‘a pari dignità’ dei contenuti in un comune contesto organizzativo capace di integrarne il potenziale suggestivo e sinergico. Un servizio di integrazione che solo il paradigma ‘ingegneristico’ del capitalismo-liberista è riuscito a costruire con l’offerta all’umanità della civiltà ‘Occidentale’.

L’unica civiltà che è riuscita a rispettare le unicità individuali e l’originalità creativa delle più disparate culture ponendole in reciproca competizione sinergica è la civiltà ‘Occidentale’ grazie al suo paradigma originale del capitalismo-liberista. È grazie ad esso che le diversità razziali, genetiche, etniche, culturali riescono a conservare gelosamente il loro patrimonio di originale e irripetibile creatività mettendone in evidenza tutti gli apporti di pratico beneficio che solo attraverso la competizione sul libero mercato (nella tutela delle istituzioni della liberal-democrazia) riescono ad emergere ed affermarsi in responsabilità individuale piena e libera senza l’umiliante tutela di privilegi legislativi.

Il progresso umano in questo modo riesce ad arricchire di contenuti artisticamente e artigianalmente originali senza perturbare il comune contesto sinergico che solo il paradigma della civiltà ‘Occidentale’ ha prodotto al servizio dell’umanità. Roma ha istituzionalizzato la creatività ‘artigianale’ che è stata capace di ‘ingegnerizzare’ in modo sistemico e al di là di ogni contenuto ideologico ogni concezione artistica con cui entrava in contatto nel corso della sua espansione territoriale. Questa peculiarità della civiltà ‘romana’ si è appropriata delle scoperte e invenzioni della civiltà ‘greca’ e ne ha assorbito le forme culturali mentre ha tradotto il potenziale applicativo di quelle scoperte e invenzioni in soluzioni di grande accessibilità e vasta partecipazione da parte di etnie caratterizzate da forme culturali e abitudini sociali anche molto diverse, purché quelle diversità non limitassero il corretto funzionamento del contesto organizzativo che costituiva il fatto innovativo che Roma poneva a disposizione del comune progresso civile; il paradigma tecnologico e organizzativo della cultura non-ideologica e altamente pragmatica che avrebbe gradualmente costruito con l’apporto di ogni innovazione culturale il comune sistema industriale del capitalismo-liberista e dello stato liberal-democratico.

La primissima e irremovibile diversità genetica e psico-culturale è quella di genere che gradualmente si apre ad apporti innovativi derivanti dalla creatività femminile in ambiti fino ad oggi ristretti al genere maschile. Non saranno certamente le leggi di ‘affirmative action’ ad esaltare e portare al successo le innovazioni che la psiche femminile riuscirà certamente a inserire nei più ‘maschili’ contesti organizzativi e relazionali. Così come hanno inserito le loro innovazioni più originali anche altre diversità culturali addebitabili a ragioni diverse da quella genetica; la più insormontabile e peculiare tra le diversità genetiche e antropologiche che arricchiscono la specie umana.

Il successo agli apporti creativi e innovativi del genere femminile verrà tuttavia assicurato dalla spontanea e fertile adesione del mercato di entrambi i generi senza tenere troppo conto delle leggi ‘politically correct’ che vorrebbero invece scavalcare la tradizione di libertà di scelta che rende il paradigma del capitalismo-liberista così insuperabilmente egemone nel mercato industriale ed istituzionale. Ogni distorsione della competizione libera tra la creatività femminile rispetto alla più scontata forma in cui si esprime la creatività maschile nelle relazioni produttive, sarebbe destinata a creare solamente intralci e quindi improduttività economiche che rallenterebbero l’avvento di una nuova fase dello sviluppo industriale che ha ormai abbattuto ogni frontiera razziale, nazionale, etnica e culturale e che potrebbe abbattere finalmente anche quella più resistente della diversità di genere; la meno manifesta ma la più arroccata sulla limitatezza dei modi che fino ad oggi hanno offerto la tecnologia e l’organizzazione istituzionale alla possibilità di manifestare le energie psichiche più innovative al servizio del progresso civile, sia economico che sociale.

Così come l’unica via alla liberazione dei diseredati non proverrà dalle ideologie secolari o religiose attuando il ‘socialismo di libero mercato’ grazie al costante arricchimento d’apporti culturali del capitalismo-liberista, così anche la liberazione del progresso civile avviene ‘conservando’ (e non ‘annullando’ ope legis) le diversità razziali, etniche, culturali e di genere ipotizzando illiberali forme di ‘melting pot’ imposti dall’alto con quote di pari ruoli, stili professionali e mansioni. 

È questo uno dei motivi per cui la nostra civiltà ‘Occidentale’ è giunta alle soglie di un trionfo finale, quello che accorpa ogni diversità di espressione della creatività in un comune contesto globalizzato capace di dare valore aggiunto a ogni diversità grazie all’offerta di un comune, non esclusivo e gratificante libero mercato competitivo fertile di conseguenze di: elevata produttività, crescente libertà, generale tolleranza ideologica e offerta di pari opportunità di verificare l’eccellenza delle proprie diversità misurata dalla spontanea adesione sul libero mercato espressa dalle responsabili, individuali scelte dei consumatori. Qualsiasi siano le diversità di razza, etnia, genere, cultura o ispirazione ideologica che caratterizzano ogni singolo consumatore.