23/01/2010

Obama, Sanità e Socialismo

Non c’è dubbio che la sanità sia uno dei tanti comparti industriali. Altrettanto fuori di dubbio è che la sanità sia uno dei comparti industriali di più diffuso interesse sociale. Tutti infatti sono suoi utenti potenziali. È inoltre certo che, al crescere delle conoscenze, il comparto della sanità riesce a garantire aspettative di vita più lunghe e migliore qualità di vita anche a chi non può essere totalmente risanato da particolari forme di afflizione sanitaria.

È accertato che le forme di morbilità affliggono in misura pressoché omogenea ogni strato sociale e che la crescita del benessere e l’allungamento della vita aumentano il numero di tipi di morbilità che affliggono la società e ne aumentano le aspettative di qualità di servizio che essa si attende dal comparto sanità.

Queste considerazioni spiegano i motivi per cui ogni politico che aspiri a conseguire ampio consenso solleciti grandi aspettative di migliore assistenza sanitaria presso la generalità dell’elettorato.

Come ogni comparto di industria, anche la sanità presenta dei costi che rendono sostenibile e credibile ogni offerta di servizi anche se tecnicamente erogabili. Non è cioè possibile offrire tutti i servizi a tutti gli utenti. Non esiste alcun bilancio che potrebbe rendere sostenibile un simile approccio. Né, d’altronde, il costo di “tutto a tutti” potrebbe essere compensato da un ritorno economico derivabile dopo il periodo di cura e di riabilitazione al lavoro in misura e celerità tali da potervi alimentare un project financing che si fondasse sull’anticipazione non inflattiva di capitali.

Ogni “politica” deve fare i conti con la praticabilità industriale delle soluzioni che siano praticabili alla luce delle tecnologie disponibili, e non di quelle futuribili. Ciò per non scadere nella demagogia, nella successiva frustrazione delle aspettative, delle inevitabili cacce alle streghe e guerre civili cui inevitabilmente potrebbe condurre ogni imprudente tentativo di accelerare l’avvento del futuro. Il vero, eterno torto del “socialismo”.

Come già illustrato in questa rubrica, le soluzioni sanitarie, per essere compatibili col bilancio spendibile, devono prevedere tre fasce di servizio (A, B e C). La prima gratuita erga omnes contro i “grandi interventi” (rari e potenzialmente letali o invalidanti permanentemente). La terza a totale carico economico dell’utente per il costo ridotto e i disagi contenuti ma diffusi che li caratterizza e per l’impossibilità di discriminare usi da abusi dei servizi offerti. Quella intermedia addebitata parzialmente all’utente tramite polizze assicurative, con controlli mirati sulle prestazioni e, soprattutto, impostata sul criterio della prevenzione primaria e secondaria del progredire dei quadri sindromici.

La parte di gran lunga più ampia di costo globale e di intensità dei disagi essendo quella intermedia, è su quella che occorre migliorare i servizi dell’industria sanitaria. D’altronde l’innovazione delle conoscenze diagnostiche (genetica, analisi, rilevazioni non intrusive, analisi a distanza) e quella tecnologica aiutano ad abbattere ogni anno i costi non strettamente sanitari dei servizi di quel comparto di industria eliminando la durata dei ricoveri, riducendo gli spostamenti fisici degli utenti per ricevere l’assistenza, aumentando il grado di accuratezza diagnostica dei sistemi di rilevazione.

Questi progressi sono dovuti alla costante disponibilità di nuove soluzioni che sono già state ammortizzate nei loro costi di ricerca e sviluppo in altri comparti industriali come i satelliti, la difesa, le comunicazioni industriali (per gli investimenti più innovativi ed anticipatori) oppure l’informatica, le reti pubbliche e l’entertainment (per l’accelerato ritorno sugli investimenti più innovativi) e i più suggestivi gadget del più diffuso consumismo come cellulari, palmari, video-giochi, wi-fi, foto e movie digitali (per la raccolta di alto profitto di risorse “spalmata” su un mercato tanto diffuso da creare più crescita industriale che inflazione).

Una volta che siano diventate disponibili a basso costo i gadget ed i collegamenti su tutto il territorio con la conseguente maturazione di una cultura commerciale adeguata sul mercato più diffuso, diventa sempre più possibile “portare” l’offerta di servizi presso l’utente potenziale invece di “portare” l’utente offeso al centro di servizio. Un ribaltamento dell’organizzazione logistica e commerciale che costituisce il prerequisito tecnologico per impostare il comparto della sanità dai vecchi assetti accentrati a nuovi sempre più decentrati e organizzati secondo una maggiore flessibilità della gerarchia dei servizi necessari a garantire efficacia al comparto industriale. Una gerarchia di servizi di assistenza che miri a massimizzare le capacità della prevenzione e riduca la necessità di tardivi interventi correttivi e di conseguenti più onerose riabilitazioni dai danni subiti. Sempre conservando stabile l’approccio A-B-C garante della sostenibilità dei costi assicurativi globali.

Questo graduale processo di abbattimento dei costi rende gradualmente fruibile ogni servizio a fasce sempre più vaste di utenti.

Questa è la strada di libero mercato ai servizi sociali che la storia della civiltà ‘Occidentale’ ha reso realtà in ogni comparto di industria (dal cinema, all’automobile, al turismo, al divertimento) e che potrà replicare, quindi, i suoi successi anche in campo sanitario. Senza scomodare le fallimentari accelerazioni a-la-Obama. È il solo “socialismo” che risulti compatibile con la liberal-democrazia e col progresso industriale: la via di mercato al socialismo.