22/04/2011

Eterogenesi dei fini ‘de sinistra’

Ancora una volta in Italia dobbiamo riscontrare un fenomeno involontariamente ‘positivo’ che emerge da iniziative ispirate da ‘finalità extra-istituzionali’ intraprese dalla ‘sinistra’ con un uso perverso e sofisticato dell’intellettualità nel tentativo di supplire alla sua permanente sterilità operativa sul piano culturale; solo in quanto non riesce ad accettare la corretta via liberal-democratica al governo grazie alla negoziazione politica di programmi che risultino accettabili forme di graduale progresso civile – non del ‘rivoluzionarismo’ che da sempre costringe le ‘sinistre’ all’impotenza.

Questa storia della vita politica istituzionale in Italia presenta costanti esempi in ogni epoca e regime tanto da sollecitare un’analisi sulla presenza di una peculiarità antropologica nella cultura italiana.

Una seconda analisi viene suggerita attorno alle vicende ‘rivoluzionario farsesche’ della ‘sinistra’; la prova che la Storia (in assenza di comportamenti responsabili e razionali ascrivibili a carenze nel ‘senso comune’), viene scritta in modo inconsapevole da scelte ‘occasionali’ che sono dettate dal ‘buon senso’ innato al di la di ogni livello di educazione formale e istituzionale.

Insomma l’analisi potrebbe concorrere a rassicurarci sull’esistenza d’un ‘disegno intelligente’ che si riesce a servire perfino della costante impotenza dei ‘programmi’ dei ‘migliori intelletti’ (la superiorità intellettuale è ‘de sinistra’ – dall’egemonia ‘culturale’ gramsciana per inoculare dosi d’un ‘senso comune’ capace in ipotesi di ‘dirigere’ la società verso ‘avvenire luminosi’, fino all’uso perverso di media e giustizia per ‘conquistare il potere’) per costruire sulla base delle doti ‘innate’ del buon senso in progresso civile in modo più accettabile.

Le prove della ‘Serendipity’ dei percorsi sollecitati dalla ‘sinistra’ in Italia sono molteplici e recenti o attuali.

Il tentativo del ‘fronte popolare’ sostenuto dal totalitarismo sovietico e dalla fallimentare ideologia marxista di conquistare il potere in Italia ha suggerito i ‘reazionari clericali’ a istituire il suffragio universale dal 1946 col referendum monarchia-repubblica; vinto in modo criticabile e sospetto di brogli ed esclusioni dal voto.

Quella ‘riforma’ concessa alle donne riuscì a distruggere il tentativo ‘rivoluzionario’ delle ‘sinistre’ e a creare l’Italia del miracolo economico libera dall’asservimento politico e dalla povertà che ha invece afflitto per più di quarant’anni tutta l’Europa dell’Est; e la Russia stessa dominata dal regime più sanguinoso della storia.

Un vero ‘miracolo’ che fu regalato all’Italia dal ‘buon senso’ popolare contro il ‘senso comune’ egemone tra i circoli dominati dalle ‘menti sottili’ dei partiti accettati nell’agone politico di allora; poi esclusi da illiberali ‘archi costituzionali’ fino alla ‘liberazione’ del MSI da parte di Berlusconi.

Montanelli emarginato dai media di ‘sinistra’ e gambizzato dalle Brigate Rosse, nella tornata elettorale del 1976 riuscì con l’appello al ‘buon senso’ popolare all’insegna di ‘turiamoci il naso e votiamo DC’, ad evitare che si fornisse al perverso disegno del consociativismo di ‘sinistra’ tra la DC di Moro-Zaccagnini ed il PCI di Berlinguer la condizione formale per concludere quel patto istituzionale illiberale che soddisfaceva l’interesse politico di due partiti ‘giustificati’ da dottrine sociali incompatibili col capitalismo-liberista e funzionali con la para-fascista ‘programmazione dell’economia’. Da quel momento il PCI fu costretto a perseguire la via al potere di ‘mani pulite’, perse gradualmente egemonia sui socialisti che con Craxi tentarono di supplire in Italia con una Bad Godesberg socialista prima del ‘crollo del muro’ a Berlino nel 1989 (fine della storia – del marxismo).

Berlusconi dopo l’esilio di Craxi - che aveva tentato di convertire anche in Italia la ‘sinistra’ al riformismo in sostituzione del fallimentare massimalismo del fronte popolare – si inserì nell’agone politico solo pochi mesi prima d’una tornata elettorale dominata dal ‘senso comune’ della ‘gioiosa macchina da guerra’ condotta dal solo partito ‘risparmiato’ dall’uso unilaterale (politico) di ‘mani pulite’ (il PCI-CGIL) con un Occhetto-who? che si vide battuto alle urne. Da quella chiamata alle urne di un elettorato disorientato dagli eventi ‘politici’ ma guidato dal diffuso ‘buon senso’, l’homo novus’, il ‘self made man’, il ‘tycoon’ è stato sempre sostenuto dal consenso popolare contro ogni tentativo di escluderlo per via giudiziaria dall’agone politico. Il risultato è stata l’indifferenza sostanziale dei comportamenti elettorali in un ventennio alle sirene ‘etiche’ delle ‘sinistre’ (da Di Pietro a Fini). Ebbene anche in questo contesto le riforme della giustizia, pur sollecitate da ‘naturali’ reazioni di tutela individuale da un piano politico-giudiziario illiberale, stanno producendo almeno tre esiti virtuosi grazie a leggi più rispettose del cittadino inerme contro uno stato ancora para-fascista e dirigista pur nel contesto del tradizionale stile legislativo italiano di mere ‘grida’ inapplicabili.

La prima delle tre conseguenze è l’isterilimento della ‘naturale’ tendenza italiana alla conflittualità legale. La durata dei processi è ridotta in modo da estinguere ogni speranza di poter vedere concluse le cause. Ciò aiuta a sollecitare il ricorso degli italiani a forme di negoziazione extra-giudiziaria dei conflitti sulla traccia di ciò che accade nei paesi di diritto anglosassone; offrendo ruoli più produttivi e redditizi alla casta degli avvocati.

La seconda delle conseguenze è quella di sollecitare la casta giudiziaria ad accelerare il lavoro organizzandolo meglio, filtrando le cause in un ordine di concordata priorità che l’obbligherà a ricercarne i criteri in accordo con la ‘politica’ sulla traccia di ciò che avviene nei paesi ‘Occidentali’ ed al di fuori del presunto rispetto della ‘obbligatorietà’ dell’azione penale.

La terza conseguenza è quella di isterilire l’ennesimo tentativo delle ‘sinistre’ di accedere al potere per via surrettizia a quella che legittima il potere esecutivo nel mondo ‘Occidentale’. Sulla traccia delle Costituzioni liberal-democratiche che rifiutano criteri di stato etico; sia se ispirato a dottrine sociali secolari (marxiste) o trascendenti (cristiane o islamiche). Ciò agevola la sostituzione della più sterile, para-fascista ed inapplicata costituzione tra quelle vigenti in Europa ‘Occidentale’. È l’ennesimo fallimento dei tentativi di ‘sinistra’ con i ‘fronti popolari, gli ‘archi costituzionali’, i ‘governi di unità nazionale, le ‘gioiose macchine da guerra’ fino all’unilaterale invenzione di ‘mani pulite’ e sue appendici.

In Italia la politica è condannata a svilupparsi attorno a due visioni ideologiche (entrambe errate sia come metodo che come obiettivi – dottrina e valori); di ‘sinistra’ e di ‘destra’. L’una prospetta confusamente una meta futura sempre luminosa ma sempre dilazionata per colpa delle resistenze reazionarie (il famigerato ‘sol dell’avvenire’ da conseguire come compenso dell’uso stakanovista di falci e martelli – o libri e moschetto - dopo avere educato all’ortodossia comportamentale le cricche dissidenti in gulag o lager ‘di Stato’) e propone di accelerarne l’avvento grazie a una ‘rivoluzione’ capace di abbattere ogni resistenza reazionaria.

L’altra prospetta invece un passato (sempre aureo in quanto illuminato dai ricordi giovanili) che, nel mito della ‘Tradizione’, permetterebbe di conservare il bene del passato estendendone l’accesso agli esclusi grazie ad un sapiente paternalismo dei ‘migliori’ al governo (paternalismo che adotta sia a ‘sinistra’ o a ‘destra’ il ‘welfare state’). Uno strumento di governo del consenso che Bismarck ha portato a perfezione politica dopo una lunga congerie di esperienze storiche di Sovrani Illuminati che data dalle più antiche satrapie, alle monarchie assolute fino ai regimi monocratici d’oggi in Asia e nel Medio Oriente.

Nel mezzo si colloca la ‘massa apolitica’ (maggioranza silenziosa) che è oggetto di ‘educazione politica’ da parte dei protagonisti ‘rivoluzionari’ (di ‘destra’ o di ‘sinistra’) o ‘conservatori’ (di ‘destra o di ‘sinistra’) per puri fini di potere istituzionale. Massa da affrancare dalla schiavitù o da gratificare con elargizioni (sempre dall’alto di illuminate oligarchie). Massa cui si chiede nel frattempo di ‘produrre’ per sostenere con le ‘tasse’ la gerarchia di destinazioni decise da ‘destra’ o da ‘sinistra’ (sempre dall’alto di oligarchie illuminate il cui compito è quello di ‘programmare i redditi’ in modo da garantire il consenso (politico) dopo avere destinato congrue porzioni del reddito prodotto ad alimentare i sinedri ed i satrapi (di ‘destra’ o di ‘sinistra’).

L’unico strumento in mano a questa ‘massa incolta’ e apolitica è il ‘libero mercato’ che è sempre odiato da ogni satrapia e sinedrio in quanto minaccia quotidianamente la loro ‘programmazione economica’ (sempre fallita sia se di ‘destra’ che di ‘sinistra’). Del ‘libero mercato’ fa parte il risparmio sottratto all’avidità delle istituzioni statali (evasione, fuga all’estero), i consumi illegali (Radio-TV ‘libere, contrabbando, mercati neri, servizi esteri) ed il lavoro illegale (lavoro nero, aziende ‘non autorizzate’, distribuzione ‘abusiva’ di generi di Monopolio). Questo ‘paese reale’ legittima perfino una serie di istituzioni, ‘private’ ma di diffuso ‘interesse pubblico’, cui ricorrere per sussidiare la dannosità, l’inutilità o l’inefficienza dei servizi istituzionali offerte dal ‘paese legale’; dalle ‘mafie locali’, alle ‘carbonerie nazionali’, agli studi di ‘medicina eterodossa’, alla risoluzione di contrasti legali stragiudiziale, etc..

Siamo allora destinati a ‘tollerare’ lo Stato e gli opportunismi demagogici di ‘destra’ e di ‘sinistra’?

Nel modo più assoluto non è questa la realtà ‘storica’. Il ‘libero mercato’ è quello che ‘illegalmente’ e mal tollerato da ogni regime è riuscito a produrre creativamente il vero ‘futuro’ quello creato dalle applicazioni innovative del progresso scientifico (altrimenti patrimonio sterile dell’’Accademia’) da parte di tecnologi che, finanziati da avidi ma lungimiranti ed audaci imprenditori, abbattono i costi di beni e servizi rendendoli accessibili a fasce sempre più ampie di consumatori (sia di ‘destra’ o di ‘sinistra’) gratificati da offerte spesso aliene ai ‘panieri’ politicamente corretti programmati dall’ortodossia dottrinale (sia di ‘destra’ o di ‘sinistra’) realizzando in modo, libero, consensuale ‘eterodosso’ ma pragmatico la ‘via di mercato al socialismo’.

Ringraziamo il ‘disegno intelligente’ e il suo progettista che hanno equipaggiato il ‘buon senso’ innato degli strumenti ‘naturali’ a tutela delle perverse distorsioni che l’uso maligno dell’intelligenza tenta di iniettare sotto forma di ‘avatar’ logici tramite una razionalità politicamente corretta sotto veste di ‘senso comune’. 

La superiorità della liberal-democrazia si fonda proprio su questo meccanismo egemone nelle scelte diffuse all’universo dell’elettorato il ‘buon senso’ naturale preclude ogni tentativo di pilotare dall’alto le scelte e di coartarlo con astratte forme di ‘senso comune’ propalato con astuta pazienza e machiavellica intelligenza da sinedri ‘organici’ ai satrapi del momento.

La superiorità del libero mercato rispetto a qualsiasi forma di programmazione economica è quella di privilegiare le naturali ‘creatività’ ed ‘imprenditorialità’ dei singoli rispetto alla capacità ‘previsionale’ degli ‘accademici’; la creatività e imprenditorialità richiedono notevoli dosi di audacia che si può fondare solo su fiducia e ottimismo delle menti più giovani ed eterodosse, la capacità ‘previsionale’ è limitata dalla costante inadeguatezza delle conoscenze ed è costantemente viziata dalla prudenza e dalla pavidità degli accademici di non rischiare nuove sconfitte personali e professionali intrinseche ad usi non ortodossi della teoria.

Anche in materia economica il ‘disegno intelligente’ affida al libero mercato (tollerato, legale o illegale che sia) il compito di produrre innovazioni e di abbattere i vecchi confini dei privilegi oligarchici di corporazioni parassitarie e degli associati poteri istituzionali che ne gratificano le aspettative edoniste e di status.

Ilya Prigogine, Per Bak e Ronald Cause hanno descritto l’impossibilità di ogni previsione ‘prescrittiva’ in materie concernenti sistemi complessi come la politica e l’economia o la meteorologia, la climatologia o la sismologia. È stato illustrato anche sul piano fisico e matematico il costante stato instabile dell’equilibrio in cui vivono quei sistemi le cui dinamiche macroscopiche dipendono dal libero aggregarsi di azioni al livello delle loro celle microscopiche che, grazie alle complesse interrelazioni che ne regolano gli scambi, instillano in modo diretto o mediato da istituzioni (tutte ‘pubbliche’ indifferentemente se a livelli di efficienza statali o privati) graduali ‘provocazioni locali’ stabilendo un libero processo di iniziative dal basso che raggiungono e superano i limiti di sopportabilità dei meccanismi istituzionali della vecchia governance per conservare una coesione macroscopica del sistema. Superato il limite di tolleranza, si innesca una valanga di catastrofi locali la cui riverberazione su sottosistemi circostanti prosegue fino al raggiungimento di nuovi assetti e relazioni che risultino di mutua soddisfazione; il processo inizia una nuova fase di ‘quasi stabilità’ autoregolata che il progresso della civiltà definisce con etichette intellettuali della più suggestiva denominazione.

La realtà è ‘semplice’ da leggere, i suoi meccanismi operativi sono di comprensione scientifica difficile (e spesso impossibile al livello di utilità che ci proporremmo di impiegarla per ‘dirigerne’ l’evoluzione).