21/02/2009

1. Abbattere i miti scientisti

la storia è scritta dal lento progresso delle tecnologie con le loro applicazioni innovative al servizio dei ‘consumatori’ che ne coprono i costi di impianto e di gestione. Chi non è ‘consumatore’ per ragioni di censo viene escluso dal ‘mercato’ di chi con le sue aspettative segnala ai nuovi imprenditori quali siano le propensioni a spendere a fronte di un’attuale carente offerta di beni e di servizi. Carente in qualità o in quantità disponibili.

Col crescere del reddito pro-capite si aprono nuove fasce di ‘consumatori’ potenziali le cui aspettative meritano di essere soddisfatte in quanto possono remunerare gli investimenti produttivi o distributivi che nuovi imprenditori dovranno rischiare di anticipare per poter offrire nuove offerte alle domande emergenti.

Le infrastrutture già esistenti al momento permettono ai nuovi imprenditori di dimensionare i nuovi impianti che è necessario organizzare per realizzare le nuove produzioni e distribuzioni di beni e di servizi. Se le infrastrutture agevolano la economicità dell’innovazione, esse per contro inevitabilmente condizionano il modo in cui il nuovo viene realizzato nella pratica. Si tratta di un’inevitabile medaglia a due facce che è responsabile dei percorsi storici che assume il progresso della civiltà e la sua diffusione su un mercato sempre più ampio di ‘consumatori’. Le ‘infrastrutture’ esistenti in definitiva riescono a comporre una sorta di ‘alveo’ che esclude o attrae le innovazioni che la creatività umana concepisce in due ambiti che ne anticipano l’adozione industriale: la ricerca scientifica e la ricerca applicata.

La storia della scienza e della tecnica offrono molti e curiosi esempi di questo ‘condizionamento’ che la civiltà umana ha creato inconsapevolmente allo sviluppo del progresso e alla sua celerità di innovazione più che non alla sua ‘direzione complessiva’. Si tratta di un’inconsapevole ‘disegno intelligente’ che si potrebbe studiare per le caratteristiche di ‘autonomia’ ma anche di crescente ‘ordine’ che esso presenta.

La ‘scienza’ a sua volta si serve di linguaggi sempre più adeguati ad etichettare i concetti settoriali in modi sempre più precisi e selettivi. La logica è stato sempre lo strumento infrastrutturale che la ricerca ha creato per agevolare la sua velocità di crescita e di diffusione sul ‘mercato’ di sua competenza. La ‘logica’ in definitiva è una ‘infrastruttura’ che se da un lato ha agevolato il progresso scientifico con lo sviluppo dei linguaggi matematici, d’altro lato inevitabilmente ha condizionato il progresso incanalando i modi in cui le nuove intuizioni scientifiche hanno potuto esprimersi nei momenti in cui sono maturate.

Vorrei proporre due ‘casi di studio’ tipici del condizionamento esercitato dalle ‘infrastrutture’ disponibili sulle direzioni e modalità in cui si è prodotto il progresso della civiltà. I due casi sono tra loro correlati dal prevalere del ‘mito politico’ egemone nel loro tempo: la ‘civiltà imperiale’ e la ‘rivoluzione francese’.

Il primo mito suggeriva ai responsabili delle politiche dell’epoca di ‘conservare’ con le nuove scelte tutte le infrastrutture ereditate dall’Impero per antonomasia: Roma Imperiale e Cristiana. La trasmissione del sapere rispettava tutto quanto ereditato da Roma sia in filosofia che nelle infrastrutture di interesse per la comune convivenza (giurisprudenza, acquedotti, viabilità, organizzazione militare dello Stato).

Il secondo imponeva ai politici di rompere tendenzialmente coi vincoli ereditati dal passato adottando nuovi criteri fondati sul potenziale ‘rivoluzionario’ delle più avanzate conoscenze raggiunte dall’uomo: la matematica, la fisica, la chimica. Conoscenze attribuite al ‘libero pensiero’ finalmente raggiunto con la fine dei poteri condizionanti e conservatori emblematicamente rappresentati all’epoca dalla Chiesa (religione) e dall’Impero Britannico che era potenza egemone su scala mondiale.

Il primo ‘caso di studio’ è solo emblematico del persistere di quei condizionamenti al progresso anche nel contesto delle tecnologie più avanzate: le applicazioni tecnologiche alla conquista dello spazio.

Il secondo ‘caso di studio’ invece è solo una rilettura della marginale importanza delle ‘rivoluzioni’ che l’uomo cerca di ‘programmare a tavolino’ nella convinzione di potersi sostituire al ‘disegno intelligente’ di cui la Natura è dotata e che si viene manifestando lentamente ma con graduale crescita pur tra molte ‘deviazioni’ che l’uomo inconsapevolmente trasmette tra le generazioni che si susseguono nel progredire della civiltà ‘Occidentale’.

Primo ‘caso di studio’: il peso della storia e della burocrazia sul progresso scientifico e tecnologico

Lo standard USA della distanza tra le rotaie ferroviarie è di 4 piedi ed 8,5 pollici.

Si tratta di una quantità un po’ strana!

Perché la si scelse?

Essa venne scelta in quanto costituiva lo standard nel Regno Unito e furono gli emigranti inglesi a costruire la rete ferroviaria americana.

Perché però gli inglesi scelsero quella misura?

Essi la scelsero in quanto le prime line ferroviarie furono costruite dalle stesse maestranze che avevano costruito i tram precedenti l’epoca ferroviaria e quello era lo standard che era usato da esse.

Ma allora, perché esse usavano quella misura?

Perché le maestranze che costruivano i tram usavano gli stessi utensili ed apparati che usavano per costruire i carretti che usavano quella distanza tra le ruote.

Ma allora, perché i carretti avevano scelto quella misura particolarmente strana di spazio tra le ruote?

Ebbene qualora essi avessero scelto di usare qualsiasi altra distanza, le ruote dei carretti si sarebbero rotte su qualcuna delle vecchie strade inglesi di lunga percorrenza perché quella era la distanza tra i solchi lasciata dal consumo dei veicoli che le avevano tracciate nei secoli precedenti.

Allora, chi aveva creato quei condizionanti solchi sulle strade?

Roma imperiale aveva costruito le prime reti viarie di lunga percorrenza in tutta Europa (ed in Inghilterra) per le esigenze logistiche delle sue legioni e del commercio. Quelle strade erano restate in uso sin da allora.

E, i solchi sulle strade?

I carri da guerra dei romani formarono i solchi iniziali, con cui chiunque altro poi dovette adeguarsi per evitare di distruggere le ruote dei propri carretti. Siccome i carri erano fatti per la Roma Imperiale, essi erano costruiti tutti uguali tra loro come distanza tra le ruote. Pertanto la misura standard delle ferrovie USA di 4 piedi e 8,5 pollici discende dalle specifiche originarie dei carri da guerra di Roma Imperiale.

Prima lezione: le burocrazie vivono in eterno.

Quindi la prossima volta che studiamo una Specifica Tecnica, una Procedura, un Processo e ci chiediamo 'chi è quel faccia di culo di asino che l’ha definita?' potremmo avere ragione alla lettera.

Infatti i carri da guerra della Roma Imperiale erano stati scelti della larghezza esatta per permettere l’affiancamento dei deretani di due cavalli da traino. (i nostril ‘due culi di asino’).

Ed ora vediamo di attualizzare questa storia.

Quando vediamo una Navetta Spaziale eretta sulla sua rampa di lancio, possiamo osservare i due grandi razzi vettori attaccati ai fianchi del serbatoio principale di combustibile. Si tratta di solidi razzi vettori denominati Solid Rocket Boosters. Essi son costruiti dalla Thiokol nella sua fabbrica dello Utah.

Gli ingegneri che progettarono questi SRB avrebbero preferito costruirli più grossi in diametro ma i SRB avrebbero dovuto essere spediti via treno dalla fabbrica al sito di lancio.

La linea ferroviaria dalla fabbrica deve percorrere dei tunnel nelle montagne ed i SRB avrebbero dovuto rispettarne le dimensioni in larghezza. Il tunnel è solo leggermente più largo della distanza tra le rotaie ferroviarie e questa, come ora sappiamo, è larga all’incirca come due deretani di cavallo affiancati.

Insomma una delle principali caratteristiche di progetto delle navette spaziali (che può essere ritenuto uno dei sistemi di trasporto più avanzati al mondo) è stata determinata, oltre duemila anni fa, dalla distanza tra i ‘culi di due asini’. E noi pensavamo che essere un ‘faccia di culo di asino’ non fosse così importante!

Riepilogando: i ‘culi di cavallo antichi’ controllano quasi tutto mentre le attuali ‘facce di culo d’asino’ controllano ogni altra cosa! Oh potenza delle burocrazie e limitatezza della scienza e della tecnologia!

Secondo ‘caso di studio’: il peso della rivoluzione sul progresso scientifico e tecnologico

Gli standard dei sistemi metrici ante-rivoluzione-francese avevano preso come riferimento l’Uomo in ogni località del globo. Si parlava di piedi, di iarde, di passi, di braccia e di pollici. Le scale di misura si riportavano al sistema centesimale, quinario o dodicesimale. Così anche le temperature si riferirono ai limiti di interesse diretto per l’uomo e il suo ambiente di vita. La scala Fahrenheit assume come punti di riferimenti il valore 0 che corrisponde ai -32 dell’attuale scala Celsius e il valore +100 che corrisponde ai +40 Celsius. Ne risultavano i valori del congelamento dell’acqua al valore +32 Fahrenheit e quello di ebollizione della stessa sostanza al valore di +212 Fahrenheit quella separazione tra due punti di calore di agevole riproposizione scientifica erano infatti suddivisi da 180 frazioni. Un multiplo di 12 (3x5x12).

Si trattava di pura follia che aveva ostacolato il progredire della scienza? Assolutamente negativo come dimostra il progresso avvenuto fino all’imposizione ‘manu militari’ da parte della Rivoluzione Francese della scala metrica a base decimale.

Si è trattato di una insidiosa esclusione delle classi più povere dal ‘far di conto’ con evidente creazione di una ‘casta di contabili’ per la tenuta dei conti economici? Assolutamente negativo come dimostra la conservazione dei sistemi monetari a base duodecimale e dei sistemi metrici basati su braccia, piedi e pollici in Paesi in cui è stata migliore la partecipazione democratica allo sviluppo sia industriale sia delle istituzioni di esercizio del controllo politico.

Cosa suggerisce allora (se non l’ideologia di due miti) nell’aderire all’uno o all’altro dei sistemi metrici? Il problema dei calcoli si può suddividere in almeno due grandi ambiti applicativi: l’ambito ‘scientifico’ e quello ‘industriale’. La scuola riesce infatti in modo indifferente a educare le nuove generazioni alla adozione dell’una o dell’altra delle varie scale metriche.

L’ambito ‘industriale’ di applicazione al pratico impiego dell’infrastruttura metrica matematica segue le esigenze provenienti dal ‘mercato’. Con il crescere della civiltà industriale, cresce anche la partecipazione al mercato di fasce crescenti di consumatori. Le distanze vengono coperte in tempi sempre più ridotti e quindi si modificano le esigenze che la metrica risulti adeguata a rispettare tutta la gamma di diversità delle misure che rappresentano i consumatori.

Le stature statisticamente rilevate si diversificano tra i mercati dei consumi, degli approvvigionamenti e delle produzioni. Un ‘braccio’ di stoffa a Stoccolma è ben rappresentativo di quei consumatori ma se si acquista una ‘braccio’ di stoffa a Lilliput per fabbricare in Sardegna una collezione di giacche destinata a Stoccolma si rischiano malintesi (a meno di non definire degli ‘standard’ di conversione delle misure in campo ‘industriale’).

Le conversioni tra misure metriche nazionali sono sempre avvenute senza creare problemi significativi nel commercio mondiale come prova la permanente esistenza in termo-idraulica e nelle public utilities dell’energia di due standard distinti Europeo e Britannico che non è stato ‘unificato’ per non dover affrontare onerose ma inutili sostituzioni di impianti e di strumentazioni di manutenzione sul mercato globale.

I commercianti devono poter concordare coi consumatori e con mutua soddisfazione i costi delle fatture dei beni e servizi forniti.

Il sistema decimale presenta in questo campo un’apparente vantaggio grazie alla agevole divisione per dieci delle cifre. Tuttavia mentre la scala metrica decimale permette solo due agevoli divisioni delle cifre (per due e per cinque) i sistemi duodecimali ne permettono in numero maggior (per due, per tre, per quattro, per sei).

Comunque tale apparente vantaggio non ha accelerato la competitività del mondo che ha scelto la scala decimale rispetto a quello duodecimale (pollici, piedi, fahrenheit, sterline/pence) negli oltre due secoli che sono trascorsi dalla Rivoluzione Francese.

Se ci si riferisce alla adeguatezza dei due sistemi ad essere rappresentati da sistemi di calcolo automatico si deve riconoscere che entrambi (pur avendo sviluppato speciali macchine per aiutare nella gestione dei conti) sono assolutamente inadeguati rispetto alle potenzialità dei computer. L’algebra booleana infatti è a base binaria e richiede meccanismi di conversione dei risultati e degli input da entrambi quei sistemi metrici. Gli sviluppi del calcolo quantistico d’altronde superano anche i vincoli dell’algebra booleana in quanto consentono basi di rappresentazione delle cifre di dimensioni superiori alla duodecimale e molto più rapide nell’esecuzione dei calcoli rispetto ai ‘vecchi’ super-computer finora esistenti.

L’ambito ‘scientifico’ d’altronde non prende a riferimento come ‘metro standard’ l’uomo ma lo specifico comparto sotto osservazione: le distanze e tempi galattici, quelli microbiologici o quelli sub-atomici. Ognuno di essi suggerisce l’adozione di una scala metrica apposita e di conversioni tra sistemi metrici per poter garantire efficienza di impiego ‘locale’ e intercomunicabilità efficace con altri comparti della ricerca pura.

Del ‘mito’ originario che suggerì agli intellettuali ‘organici’ alla Rivoluzione Francese di ‘inventare’ il sistema metrico-decimale come ‘superamento’ dei vecchi sistemi industriali e scolari dell’Ancien Regime non resta gran cosa ed ancora oggi sopravvivono altamente competitivi i sistemi industriali ancorati a vecchi sistemi metrici a-misura-d’uomo che hanno avuto origine in tempi precedenti la Roma Imperiale e che essa ha solamente standardizzato e diffuso nell’intero orbe terrestre di allora senza tuttavia inibire per atto politico la conservazione delle metriche locali ai sarti lillipuziani o ai costruttori delle cattedrali gotiche.

L’Illuminismo è maturato in tutta Europa e si è insediato saldamente negli USA ben prima che nascesse la sua grottesca disumanizzazione con la Rivoluzione Francese. L’anteprima delle più bieche esperienze illiberali che da essa si replicarono all’insegna della ‘liberazione’ dalle catene della ‘tradizione’ alla luce della Dea Ragione. Il socialismo materialista, lo scientismo ateo, i collettivismi dei vari Stati Totalitari, il relativismo e la negazione del valore sociale della religione hanno preso avvio dalla Rivoluzione Francese e si sono paradossalmente convertiti in ‘religione laica’ in ogni ambito di interesse pubblico creando un linguaggio ‘politically correct’ come unico accettabile strumento di comunicazione e di formazione delle nuove generazioni. È proibito il revisionismo storico perfino in ambiti puramente ‘scientifici’ quali la teoria di Darwin che di per sé ‘pretende’ un costante processo di ‘revisionismo’ per poterne confermare o confutare la validità.

La stessa pace sociale nella convivenza di confessioni e culture diverse ben consolidata nel Regno Unito e negli USA tramite la ‘celebrazione’ di riti civici comuni nelle Logge Massoniche venne distrutta dalla Rivoluzione Francese che sostituì alla Bibbia (il Libro Sacro monoteista) il Libro Bianco rappresentativo del trionfo della Ragione Umana sull’Oscurantismo Religioso.

Una vera e propria guerra a carattere ideologico condotta sotto il ‘mito’ della ‘superiorità’ della ragione e della scienza sulla complessità dell’uomo e del creato.