20/12/2009

Paradigmi alternativi ieri, oggi e domani

Credo occorra rimuovere un fattore fondamentale di mistificazione nel dibattito politico e nella divulgazione di ogni tema di interesse diffuso prima di proseguire sulla strada di introdurre le innovazioni istituzionali in prospettiva di una governance globale; quali alternativi paradigmi sui quali fondare la legittimità delle scelte politiche ed elettorali sono ragionevolmente e credibilmente proponibili sullo scenario del teatrino politico in Italia per liberarne la “regia” dall’eterno stallo d’uno sviluppo di farsa-a-canovaccio e ricondurla a quelli più dignitosi del dramma-a-soggetto?

I paradigmi, se possibile, dovrebbero risultare agevolmente riassumibili (divulgabili) alla audience elettorale più diversificata e diffusa in modo comprensibile e familiare alla luce della sensibilità consolidata da secoli di un progresso che, con sangue e lacrime ma con aspettative e soddisfazioni, ha costruito l’irreversibile fase di globalizzazione odierna del dibattito politico. Globalizzazione del dibattito che è stata imposta per il successo travolgente dell’industrializzazione del progresso industriale. Un successo che, nella storia, ha sia esteso con gradualità l’abbondanza in sostituzione dell’indigenza abbattendo ogni forma di resistenza opposta al fine di tutelare vecchi privilegi corporativi, sia il regime istituzionale liberal-democratico per liberare l’intrinseca risorsa su cui fonda la sua dinamica; l’avidità individuale, creatrice dell’innovazione di beneficio globale.

Detto questo cerchiamo di identificare i due paradigmi che ci vengono suggeriti solo in modo surrettizio dai politici e dai loro “divulgatori” inadeguati.

Il paradigma vincente anche se da sempre deprecato è quello del capitalismo-liberista che ci è noto sia nei suoi aspetti del successo globale, sia in quelli riepilogabili in due critiche storiche: l’inadeguatezza della crescita del benessere (in termini dei volumi totali prodotti ma, soprattutto, in termini di redistribuzione del medesimo) e l’amoralità degli strumenti che esso legittima sul mercato (riassumibili nell’avidità di possedere e nell’egoismo che lo nutre e che ne discende).

Il paradigma alternativo quindi dovrebbe suggerire un regime che fosse capace di assicurare sia una crescita di benessere capace di travolgere gli ostacoli opposti al progresso dalle istituzioni, sia un tipo di ripartizione più equa del benessere prodotto e, soprattutto, ridurre l’intrinseca molla egoista e avida che ispira l’animale uomo.

Questi obiettivi si possono riepilogare nei seguenti: liberazione dall’indigenza, liberazione dai dirigismi delle istituzioni (rischio permanente anche nell’ambito dei regimi liberal-democratici), redistribuzione più equa del reddito prodotto, promozione dei buoni sentimenti e contenimento dell’avidità egoista.

Si tratta di obiettivi peculiari di un paradigma ideologico nel senso che critica i meccanismi innati nell’uomo e suggerisce di sostituirli con altri meccanismi meno naturali educando l’uomo a farli prevalere sui primi. Sostituire quindi il paradigma libertario del laissez faire con quello dirigista che si propone di costruire una etica alternativa e definita migliore a-priori.

Ora di paradigmi di questo tipo se ne conoscono almeno due che godono di adeguata credibilità in quanto chiari, sperimentati e diffusi: il cristianesimo e il marxismo. Mentre il primo non si propone di educare le persone con metodi illiberali ma si affida ad un meccanismo innato nell’animale uomo (il senso di colpa) l’altro rigetta questo meccanismo attribuendone l’origine al paradigma libertario che si propone di sostituire e non all’innata luce dell’”aspirazione alla trascendenza” che essendo dono divino è negato dal marxismo.

Il cristianesimo non è solo una religione, esso propone anche un paradigma di comportamenti sociali ma si rifiuta di giungervi per via di coartazioni esercitate dalle istituzioni sul libero arbitrio l’unico elemento che assegna valore ai comportamenti umani che son virtuosi solo se vengono scelti spontaneamente dai singoli. Il cristianesimo è infatti una delle possibili anime del paradigma “socialista” che si potrebbe credibilmente proporre in alternativa all’egemone laissez faire libertario. È ciò che avviene infatti dalla nascita della civiltà ‘Occidentale’. L’altro paradigma (marxista) è fallito come ogni altro sistema istituzionale che richiedesse allo Stato di educare i cittadini ad aderire a comportamenti virtuosi (tutti i sistemi autoritari nella storia umana) ma inoltre è fallito per l’inadeguatezza dei suoi principi ideologici egalitari che non hanno potuto reprimere l’egoismo avido dei singoli senza distruggere la capacità di aumentare il benessere, e d’altronde ha anche fallito di attuare la redistribuzione più equa del minore benessere prodotto che infatti è stato accumulato in dosi maggiori dalla gerarchia del partito-guida animato dalla stessa avidità egoista di sempre.

In definitiva sarebbe bene che sui media si smettesse di leggere che il capitalismo-liberista crea povertà e divarico tra ricchi e poveri. Infatti la prima affermazione è palesemente falsa se si misura il tasso di crescita del PIL globale, e la seconda costituisce l’altra faccia della crescita del PIL che tuttavia può essere bilanciata dal miglioramento dei meccanismi della distribuzione commerciale di beni e servizi se quel miglioramento retribuisce l’egoismo avido degli innovatori industriali. Sarebbe anche bene smettere di affermare che il capitalismo-liberista distrugga l’ambiente naturale. Si tratta di un’inevitabile crescita dell’inquinamento che tuttavia stimola la nascita di nuove soluzioni tecnologiche che hanno sempre dimostrato sul campo di riuscire a eliminare l’inquinamento dalla Londra dello smog industriale del 1800, al fiume Hudson a New York negli anni ’60. Purché si rilasci libera la creatività e imprenditorialità sollecitata dalla molla dell’avido egoismo umano. Sarebbe infine bene che si riflettesse su un’altra falsità che denuncia il capitalismo-liberista di comportamenti “collettivi” avidi ed egoisti. Ciò è palesemente falso proprio per la partecipazione in modo preponderante dei suoi singoli membri alle iniziative del volontariato e della carità opposta al palese egoismo della generalità dei leader dei Paesi autoritari del Sud nella gestione delle risorse imposte tramite le istituzioni soprannazionali ai contribuenti del Nord sotto la voce di “solidarietà” che dovrebbe sostituire quella meno politically-correct della “carità”. Sono menzogne che per restare in auge devono essere imposte minacciando altrimenti di essere ghettizzato tra i “negazionisti” di ogni risma storica con la privazione della libertà di espressione.