17/09/2010

Vaticanisti fallimentari e celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia

Tra le molte manifestazioni dell’odierna inadeguatezza del giornalismo a fronte delle esigenze della società moderna quella dei ‘vaticanisti’ risulta altamente rappresentativa.

I ‘vaticanisti’ dovrebbero essere quei giornalisti specializzati in materie afferenti alla funzione che la Chiesa Cattolica svolge al servizio dell’umanità che si sappiano fare carico di illustrare ai lettori le apparenti incoerenze delle decisioni assunte dalla Chiesa di Roma rispetto alla generalità delle scelte che sono invece assunte da altre istituzioni che s’ispirano a servizi di pubblico interesse di diversa natura.

Spiegare le ragioni della difformità dei comportamenti istituzionali sembra un compito più difficile ma anche più utile di quello svolto invece dai ‘vaticanisti’; sottoporre le decisioni della Chiesa a valutazioni critiche. Indipendentemente dallo spirito in cui le critiche vengono espresse. Queste infatti sono semplici ‘opinioni personali’ che, qualora sviluppate da credenti, risultano insignificanti rispetto ai concorsi, che sono di certo più corposi, confluiti sulle decisioni da parte delle articolate istituzioni vaticane. Qualora invece siano sviluppate da agnostici, atei o credenti di altre religioni secolari o trascendenti le ‘opinioni’ diventano facile strumento di denigrazione indipendentemente dai criteri di fondo che hanno ispirato le decisioni vaticane.

La categoria intellettuale che sarebbe più idonea a ‘divulgare’ in modo utile le decisioni assunte dalla Chiesa di Roma rispetto ai temi etici e morali che solleva lo sviluppo secolare del progresso umano è la categoria dei ‘fratelli massoni’ che, al contrario di quella post-giacobina dei ‘liberi pensatori’ carbonari, è ispirata da una ‘religiosità’ individuale e dalla curiosità che ispira ogni progresso della ragione alla ricerca di ‘maggiore luce’ sull’evoluzione della società umana al di la di ogni confine. Una ricerca che si svolge sul piano del dibattito ‘scientifico’ con l’uso della ragione quindi ma senza ‘escludere’ la fede in quanto ‘oppio dei popoli’ ma cercando di eliminare dalle diverse fedi religiose, cui ogni massone deve aderire, le limitate percezioni dell’unico Grande Architetto che rendono temporaneamente incompatibili le varie fedi storiche. Si tratta di una cultura genuinamente ‘scientifica e religiosa’ il cui scopo è quello di cogliere da ogni dibattito storico gli spunti innovativi che riescano a ‘illuminare’ al di la dei ghetti degli interessi secolari. Si tratta di una comunità ormai abbondantemente stigmatizzata dalla frattura che è stata creata nello sviluppo storico della civiltà ‘Occidentale’ dalla Rivoluzione Francese. Frattura che ha estromesso dogmaticamente dal dibattito scientifico la teologia, da quello politico la religione e da quello istituzionale la diarchia concettuale di reato e di peccato. Una estromissione che ha irrigidito i dibattiti in ogni ambito col risultato di costringere all’illegalità ogni apporto spirituale ed imporre una visione integralista nella gestione politica della società che la ‘Scienza’ alla luce della ‘Ragione’ deve ‘liberare’ dalla superstizione che l’ha asservita a miti trascendenti i ‘fatti oggettivi’. Il conseguente ‘materialismo’ ha nutrito ogni regime totalitario e integralista oltre ad essersi ripercosso sulla censura a qualsiasi tipo di riflessione o ricerca ‘scientifica’ che non fosse ortodosso rispetto al paradigma della ‘morte di Dio’. La pervasività del paradigma e l’efficienza censoria della cultura materialista ormai ha cancellato ogni sensibilità culturale verso la trascendenza da ogni consesso istituzionale; in politica, nei media, nell’educazione primaria e secondaria.

È difficile oggi interpretare ogni senso trascendente immesso nei suoi messaggi dalla Chiesa di Roma per accompagnare le scelte dottrinarie o dogmatiche che compongono la sua missione storica. Manca la sensibilità umana nei lettori, la sensibilità spirituale e la preparazione intellettuale nei ‘vaticanisti’ e la disponibilità delle istituzioni ‘laiche’ a rompere il mito materialista e scientista rispetto alle posizioni dell’ortodossia giacobina. I ‘vaticanisti’ non solo fanno parte della genia ‘giacobina’ (anche i teologi tra loro si servono dei commenti per ‘ridicolizzare’ le scelte vaticane), essi ‘tengono anche famiglia’ che li costringe a soddisfare le aspettative del loro committente o lettore ed essi mancano in genere anche di alternative professionali che ne possano remunerare i lavori nella società civile; dall’editoria, a cattedre universitarie, a un’opinione pubblica che sia interessata a comprendere in modo maturo quali siano le conseguenze dirette e indirette che derivano dalle loro scelte quotidiane; i loro ‘modelli di vita’.

Una comprensione che invece sarebbe indispensabile per garantire la sopravvivenza d’una società libera in regime liberal-democratico; una società cioè libera da regimi autoritari ispirati da uno stato etico.

Esistono esempi frequenti dell’impiego a fini spettacolari e non divulgativi dei commenti che offrono i molti ‘opinionisti’ vaticani attorno alle decisioni assunte dalle istituzioni vaticane. Una disanima dei loro commenti, qualora fossero animati da ragioni di corretta ‘divulgazione’ della logica sottostante, dovrebbe agevolare invece la comprensione da parte della pubblica opinione delle ragioni che hanno ispirato le singole decisioni e la loro presentazione al pubblico.  Agevolare quindi il punto di vista della morale religiosa che reagisce agli eventi secolari in ottica complementare a quella strettamente ‘laica’. Un punto di vista che altrimenti viene estromesso dalla disamina delle scelte significative per società civili che vogliano vivere integralmente lo spirito della civiltà ‘Occidentale’ che separa (ma non esclude) Chiesa e Stato.

Infatti ciò che distingue le prese di posizione della Chiesa di Roma rispetto alle altre istituzioni civili e di stato è la collocazione contestuale dei fatti e il loro paradigma interpretativo. La prima è la sua visione escatologica della storia umana, il secondo è giustificato alla risposta umana alle chiamate che offre la provvidenza divina tramite gli accadimenti secolari.

La distinzione tra errore ed errante che ispira l’insegnamento dottrinale della Chiesa supera la divisione tra peccato e reato e responsabilizza ogni individuo nei confronti dei suoi simili, delle istituzioni e dei suoi rapporti con Dio.

Similmente la missione della Chiesa di dare ‘testimonianza’ nella storia individuale e collettiva tramite i comportamenti conseguenti gli eventi quotidiani deve essere espressa con chiarezza e coerenza ma non può essere imposta ai fedeli ma solamente a essi raccomandata nella misura e coerenza che ciascuno riesce a scegliere liberamente nel suo individuale processo di ‘santificazione’ e trascendenza dei propri limiti egoistici.

Alla luce di ciò è evidente che la Chiesa debba raccomandare il ‘perdono’ di fronte a qualsiasi reato e danno personale subito dai fedeli nella società secolare, così come essa debba raccomandare i peccatori di confessare gli aspetti di reato intrinseci nelle loro azioni o omissioni a danno altrui ma non possa scavalcare d’ufficio la responsabilità individuale denunciando autonomamente quanto rivelato in sede sacramentale dai peccatori.

I correnti attacchi alla Chiesa Cattolica ed ai suoi rappresentanti in ogni paese sono dovuti al fatto che l’attuale era irreversibile della 'globalizzazione' sta imponendo una solida 'governance' mondiale esattamente come quella in vigore prima della morente era degli Stati Nazione durante l’Impero Romano.

Il latino è stato sostituito dal 'broken english', il sesterzio è stato sostituito dal dollaro e il 'diritto romano' che originò la 'common law' deve governare il mondo nello spirito della Giuris-prudenza (al di fuori da ogni settarismo) in piena continuità con lo spirito della civiltà ‘Occidentale’ (Greca-Romana-Cristiana).

L’originaria separazione del gioco di check & balance che caratterizza i 'poteri istituzionali' liberal-democratici ricevette la formale inaugurazione con il riconoscimento di Costantino della separazione tra Stato (crimini giudicati dalla common law) e Chiesa (peccati sottoposti alla propria dottrina religiosa).

Indubbiamente gli Stati Nazione elevarono la loro lingua, valuta, religione e leggi a strumento per affermare la loro legittimità a imporre il proprio Potere Sovrano (Bisanzio, Enrico VIII, i Re Luterani, la Sublime Porta musulmana, etc. etc.).

Indubbiamente la Chiesa Cattolica ha sempre garantito la continuità istituzionale alla originaria separazione tra l’Imperatore (inizialmente a Roma, poi in Spagna, poi a Londra, poi a Vienna e – dopo la criminale cancellazione della 'religione come oppio dei popoli' iniettata nella civiltà umana dalla così detta Rivoluzione Francese coi suoi emuli storici del comunismo e del nazional-socialismo - a Washington DC oggi e forse a Pechino domani) e religione (tuttora a Roma quale unica fonte di fede e di speranza dopo duemila anni di storia).

È quindi naturale che gli attacchi provengano da ogni vecchio potere istituzionale (palese come gli Stati Nazione o informale come i circoli elitari che governano la finanza e i media sullo scenario internazionale oltre ogni capacità dei singoli Stati di regolarli) i quali vedono come una minaccia l’avvento della Chiesa Cattolica come potere etico alternativo e fondamentale della religione nel processo in corso di consolidare la governance globale.

Né a Washington la Casa Bianca sin da Ronald Reagan, nè i leader politici 'liberal' in UK-USA hanno mostrato ostilità al Pontefice e alla Chiesa (Blair ha una moglie cattolica e sta per convertirsi al cattolicesimo, Diana stava convertendosi al cattolicesimo, gli episcopali inglesi si sono divisi e la loro parte più tradizionalista si è riconciliata con la Chiesa Cattolica, etc.).

L’opposizione proviene dalle residue Chiese Nazionali (islam, Chiesa Inglese di obbedienza Reale, Greco Ortodossi in Russia, etc.) che hanno consapevolezza di stare sparendo assieme ai loro sponsor e dai residui dei regimi atei-totalitari in giro nel mondo (Cina, Cuba, che tentano tuttavia di stabilire nuove relazioni col Vaticano). Si tratta di gruppi obsolescenti che hanno però ancora controllo sugli strumenti 'scientisti' di educazione di massa che tenta di diffondere ogni possibile elemento di odio contro l’unico potere morale che è sopravvissuto a due millenni di storia senza l’uso di forza militare!

Non prevarranno (non prevalebunt)!

La Diaspora ebraica invece è divisa. Una parte sostiene la fine volute della Diaspora (avviata da Tito con la distruzione del Tempio di Salomone) e tenta di usare i mezzi financziari e mediatici per imporre all’Imperatore (alla Casa Bianca) di usare i legionari (i Marines) per difendere il riconoscimento di un nuovo Stato Nazione istituito in Terra Santa; lo Stato degli Ebrei (Israele). Essi sono in conflitto con la Chiesa Cattolica che non accetta l’espropriazione dalla Terra Santa dove Cristo distrusse le mura del Getto estendendo l’appartenenza a 'israele' a chiunque creda in Cristo-Figlio-di-Dio; il Messia. La Chiesa non obietterebbe a un nuovo Stato Nazione se la Terra Santa potesse essere amministrata da un’autorità Imperiale al di fuori di qualsiasi influenza religiosa fondamentalista come sarebbe se l’area da Ur alla Turchia e all’Egitto fosse governata in spirito fondamentalista mono-religioso (cioè al di fuori dell’originaria separazione di Stato e Chiesa). 

L’altra parte degli ebrei in Diaspora invece non accetta che la ricostituzione dello Stato degli ebrei avvenga grazie ad un processo diretto dalla volontà dell’uomo. Essi infatti ritengono che solo Jahwé abbia l’autorità di inaugurarne la costituzione così come Egli inaugurò la Diaspora. Glie ebrei realmente orthodossi così come quelli pienamente indifferent alla religione non sostengono la visione fondamentalista che guida gli attuali accordi per Israele. Al di sopra di questi gruppi conflittuali di forze ebraiche disperse nel mondo gli interessi finanziari di Wall Street (quella ‘estesa’ che ha incluso gradualmente Singapore, la City di Londra, Zurigo e parzialmente Francoforte) tentano di inserire le loro opportunità occasionali di guadagno.

Il resto è una pura emissione di acqua fresca. Basta osservare ciò che accade in occasione della visita storica del Papa nel Regno Unito!

Non sembrano interessanti i commenti di quei vaticanisti che tentano di chiarirci le ragioni per cui le encicliche papali risultino anti-storiche o perfino eretiche rispetto a precedenti posizioni vaticane del più remoto o nel più prossimo passato. Ogni previsione di crolli inevitabili conseguenti ai presunti ‘errori’ vaticani sembra poco credibile alla luce della storia bimillenaria di quella istituzione meta-storica. Ogni tentativo di confutazione teologica di decisioni assunte dalla Chiesa cade nel ridicolo in quanto dettato da arroganza scientifica e presunzione previsionale. Arroganza e presunzione che hanno caratterizzato da sempre ogni eresiarca; ruolo che non si richiede e non si addice al vaticanista.

Stigmatizzare Santa Madre Chiesa per il ripetersi al suo interno, nei secoli, di inquinamenti morali pur se terribili come la pedofilia ed addebitarne la causa al celibato del clero o al voto di castità sembra una considerazione priva di valutazioni comparative, sproporzionata al peso statistico del problema rispetto alle prevalenti attività istituzionali sviluppate dal clero e colpevole di generalizzare una serie di tare che affliggono qualsiasi istituzione umana; anche quelle più ispirate da missioni umanitarie e caritatevoli.

La pedofilia è stata sempre presente ed è stata privilegiata rispetto ad analoghe relazioni coi più anziani!

La pedofilia omosessuale è stata sempre preferita su navi, carceri, nelle carovane e nelle botteghe o negli studi in cui si formano le nuove leve nelle arti e professioni liberali, in quanto i maschi non restano incinti! Esiste un’intera letteratura celebrativa dell’’amore’ che lega (in modo errato ma umanamente ripetitivo) discepoli ed educatori; dalle scuole filosofiche alle botteghe d’arte di ogni epoca.

Si tratta di ‘peccati’ (umani) e di ‘crimini’ (sociali) ma non affliggono unicamente la Chiesa Cattolica né possono costituirne un elemento caratterizzante. Lasciamo che lo Stato condanni i crimini e lasciamo che la religione si prenda cura di quel persistente, odioso ‘peccato’! Ciò non ha nulla a che fare con la missione istituzionale pluri-millenaria della Chiesa di Roma all’alba della nuova era globale della civiltà ‘Occidentale’.

Ci interessa che i vaticanisti sappiano aiutarci a chiarire le ragioni per cui le posizioni assunte da Santa Madre Chiesa possano ‘apparirci’ discordanti col prevalente ‘senso comune’. Questo tipo di aiuto ci può aiutare a recuperare il ‘buon senso’ spesso obnubilato dalla perdita di spirito critico cui sempre conduce una passiva accettazione delle tendenze prevalenti nella società per evitare il disagio che l’assunzione di responsabili decisioni individuali impone a chi non voglia ‘delegare’ acriticamente la propria libertà di pensiero.

Una chiosa finale alla luce delle celebrazioni dei cento cinquant’anni della costituzione dell’unità d’Italia può segnalare la permanente assenza di orgoglio nazionale in una nazione che invece è ispirata da un profondo orgoglio per ogni aspetto della cultura italiana.

La Chiesa di Roma è certamente universale in quanto cattolica ma è altrettanto certamente radicata da sempre alla storia d’Italia dal crollo dell’Impero di Roma, con la continuità nell’uso del latino, con la sua sede a Roma, col suo uso della lingua italiana in Curia e con tutta la potenza dei simboli storici che ‘Roma’ proietta nel mondo da due mila e settecento anni. Tutto ciò è riconosciuto da ogni italiano una realtà che caratterizza l’Italia ben oltre i confini dello Stato Nazione e ben oltre i 150 sofferti anni della unità istituzionale. Il Canton Ticino, la Dalmazia, l’Istria, Rodi e l’arcipelago Mediterraneo di Venezia era italiano sin dalla nascita della Serenissima grazie alla continuità storica che Aquileia e l’operosità dei suoi legionari ha prodotto nel mondo d’allora dal crollo dell’Impero a Roma fino alla nascita dello stato unitario cento cinquant’anni fa. Ogni singola Provincia ha prodotto con orgoglio permanente nei secoli cultura italiana nell’epoca dei Comuni e in quella successiva delle Signorie sommergendo di Italia ogni povero Stato Nazione nato dopo il crollo dell’Impero a Roma. Il mondo ammira l’Italia da ben prima che lo stato unitario nascesse. Dopo la nascita dello stato unitario sono scarse (se non assenti) le tracce che lo Stato Nazione ‘Italia’ ha saputo consolidare al suo interno o all’estero; in quanto istituzione. Anzi talune realizzazioni di quei cento cinquant’anni, e caratteristiche di ogni Stato Nazione (strade ferrate, poste, scuole, carabinieri, prefetture, ambasciate, bonifiche, etc.), sono state etichettate di ‘male assoluto’ dalle stesse istituzioni.

L’Italia invece ha proseguito sulla traccia della ‘sua civiltà e tradizioni culturali’ ad esprimere cultura italiana nel mondo ‘non ostante’ le goffaggini, raramente apprezzate universalmente sia all’interno o all’estero, delle istituzioni unitarie. Mattei ha creato (sulla traccia dell’Agip fascista, ‘contro’ il mandato affidatogli dalle ‘istituzioni repubblicane’) una delle realtà industriali che creano cultura industriale italiana nel mondo (in autonomia – come giusto per un gruppo industriale – da indirizzi istituzionali). Così Del Vecchio, Armani, Valentino la stessa Fiat (liberatasi dal servaggio alle istituzioni post-fasciste) con Marchionne, Berlusconi con il gruppo Fininvest, la Finmeccanica coi suoi armamenti militari e reti di comunicazione ma anche con i suoi capi-scuola di stile rinascimentale da Natta agli studiosi che in ogni disciplina onorano l’Italia (extra istituzionale e spesso non-ostante le istituzioni) nel mondo.

Insomma sembra realmente paradossale che la celebrazione dell’orgoglio italiano si arrocchi sui cento cinquant’anni unitari e istituzionali (diffusamente deprecati nella fase iniziale, in quella dei ‘notabili’, nel ventennio fascista, e (tranne la parentesi del ‘miracolo economico einaudiano’) nel corso della prima repubblica del consociativismo, dell’arco costituzionale e del terrorismo e dell’ancora non conclusa (ma contestatissima) seconda repubblica mentre si ostini a considerare estraneo all’orgoglio italiano sia la Chiesa di Roma (con tutta la genia di pensatori e missionari che tracciano il futuro del mondo) sia gli aspetti ‘provinciali’ (e spesso extra-territoriali) della cultura italiana ovunque essa s’esprima nel mondo spesso non-ostante le istituzioni parassitarie, resistenti e inadeguate alle esigenze del tempo sin dalle origini dello Stato Nazione.