12/01/2010

Comunicazioni e rivoluzione industriale

Carlo Pelanda ha illustrato con lucidità l’imminente rivoluzione industriale che il progresso globale nelle comunicazioni sta preparando (prima che nella qualità di vita), per lo scenario geopolitico del prossimo ventennio. La sua attenzione è rivolta alle recenti innovazioni in tema di comunicazioni multimediali di universale diffusione sul mercato grazie a beni e servizi sempre più attraenti e di agevole uso per gli utenti finali di ogni livello di reddito.

In sintesi Carlo Pelanda, per giungere all’integrazione totale delle comunicazioni di interesse per gli utenti telefonia, TV, musica, libri, quotidiani, rete Internet, computer palmare), vede tre scelte di fronte ad aziende altamente innovative oggi. Offrire un prodotto di dimensioni fisiche più grandi dei gadget personali di oggi costringendo gli utenti ad adattarsi a quello standard; proseguire nella ricerca di un prodotto integrato più personalizzato alle aspettative ancora inespresse degli utenti; costringere gli utenti a dotarsi di diversi tipi di prodotti per personalizzare l’accesso ai servizi alle proprie esigenze individuali. Correttamente la proposta di Carlo Pelanda si orienta sulla scelta intermedia. L’unica che standardizzi l’accesso ai servizi globali offerti dai provider più creativi ed innovativi e che contemporaneamente sappia stimolare la competizione industriale orientata a sostituire costantemente i prodotti esistenti con altri più funzionali, meno costosi e più efficienti nell’accesso commerciale ai servizi di rete.

Infatti le soluzioni industriali per soddisfare una connessione globale sempre più personalizzata alle esigenze degli utenti finali non possono fare altro che accettare questa sfida che, oltre ad essere già tecnologicamente fattibile, stimolerebbe una crescente offerta di beni industriali e di servizi scambiati su una rete sempre più user friendly in quanto ad accesso commerciale. Aumento dell’accessibilità al mercato dei servizi che si può tradurre in abbattimento nei costi unitari dei beni che consentono l’accesso personale e dei servizi offerti in competizione in ogni comparto della multimedialità. Questa tendenziale “democratizzazione” dei costi dei beni e dei servizi riuscirebbe contemporaneamente a rendere più rapidi i tempi di rientro dei costi fissi della rete tecnologica infrastrutturale che, già oggi, si potrebbe rinnovare più velocemente sul piano tecnologico ma che sono rallentati dalla durata di tempo necessario per il rientro dei finanziamenti industriali relativi alla implementazione ed alla manutenzione. È nota infatti la lentezza in cui stiamo assistendo alla fornitura di nuovi canali di qualità e costo commisurati alle aspettative dei consumatori in ogni Paese. Fibre ottiche, Wi-Max, rete terrestre, reti satellitari e tradizionali cablaggi nei vecchi immobili potrebbero essere già oggi integrate accelerando l’avvento di servizi sempre più personalizzati a ridurre il costo della vita individuale e collettiva ed a migliorare la qualità complessiva in ogni Paese e comparto di industria. Solo qualora il costo di accesso ai servizi fosse così ridotto da espandere le dimensioni del mercato grazie al quale si ammortizza il preliminare investimento tecnologico infrastrutturale.

È sufficiente gettare uno sguardo sulla disponibilità di tecnologie avanzate non ancora trasferite nei prodotti più commerciali d’uso individuale e collettivo per intuire l’enorme potenziale per l’integrazione culturale ed industriale della globalizzazione.

I caschi “head up display” in uso in aeronautica militare e i simulatori di realtà virtuali per fini addestrativi così come i recenti tentativi di impiegare gli ologrammi per proiettare filmati tridimensionali su schermi in appositi caschi head up non sono soluzioni futuribili ma realizzate seppure in produzioni di serie troppo sperimentali e costose per permetterne l’uso più commerciale e diffuso. Le costanti innovazioni dei prodotti offerti agli utenti per la fornitura di libri, di documenti professionali, di stampa quotidiana e di notizie di agenzia specializzate sono spinte dall’obiettivo di sostituire la tradizionale e costosa stampa cartacea nella fornitura di risposte alla domanda editoriale.

Il problema quindi non è di ordine tecnologico. Né è un problema di mercato potenziale. Il problema è di standardizzazione. Standardizzazione sia nell’offerta dei servizi di rete alla più vasta utenza finale allo scopo di consentire ai provider dei servizi il ritorno più rapido possibile degli investimento necessari. E quindi una standardizzazione elevata nelle modalità d’uso dei prodotti che consentano agli utenti finali di accedere alla rete. Sia standardizzazione nell’offerta di accesso alla rete globale integrata a tutti i provider dei servizi per gli utenti finali onde stimolare la massima competizione nell’offerta di servizi sempre più personalizzati ed agevoli all’uso nei comparti applicativi più rivoluzionari al fine di ridurre i costi della vita quotidiana e di aumentarne il livello di qualità. La domotica, la robotica, la gestione ottimizzata degli impianti industriali e condominiali (termici, comunicazioni, aereazione, utilities) possono consentire enormi risparmi al bilancio delle aziende di più piccole dimensioni e alle famiglie compensando i costi dei servizi multimediali necessari per accedervi.

Queste considerazioni ci conducono ad estendere lo scenario proposto da Carlo Pelanda al comparto in cui l’integrazione dei servizi multimediali presenta il potenziale maggiormente rivoluzionario per la futura fase di globalizzazione industriale.

Infatti si può dire che le dimensioni ridotte del mercato dei beni industriali (il mondo dei Paesi ‘Occidentali’) sia fino ad oggi riuscita a permettere l’enorme successo della prima fase dell’industrializzazione; l’apertura dell’era dell’abbondanza. Dovendosi ammortizzare i costi su un mercato ridotto in dimensioni, i costi della distribuzione si sono dovuti compensare con tecniche di vendita impostate sulla sostituzione accelerata dei prodotti (moda, consumismo, obsolescenza programmata). La strategia commerciale d’altronde s’è dovuta basare sulla concentrazione delle produzioni di massa (per abbattere i costi unitari dei prodotti) e sulla rete distributiva fondata su “filiere” lunghe e complesse di centri logistici intermedi e finali che comportano alti costi di trasporto fisico, immagazzinamento, deterioramento, obsolescenza in magazzino dei beni distribuiti per ottimizzare offerta e domanda dei beni.

Oggigiorno il problema della riorganizzazione produttiva richiede che le catene logistica e dei trasporti si liberino della troppo onerosa soluzione dettata dal trasporto fisico dei beni e delle parti necessarie per la loro conservazione in uso efficiente con la gerarchia dei servizi di manutenzione. Sostituire le parti difettose con la tecnica delle schede usa e getta o, per gli apparati meno costosi e complessi, la sostituzione integrale con la stessa tecnica usa e getta conducono comunque ad una seppur più breve filiera logistica e a trasporti fisici di prodotti. Le soluzioni multimediali e l’informatizzazione dei servizi alla produzione e alla manutenzione a distanza dei sistemi industriali permetterebbero di trasferire il progetto del sottoinsieme necessario e le indicazioni per il suo assemblaggio nel vecchio sistema di componenti che potrebbero essere prodotti in sede remota a misura delle capacità produttive esistenti in prossimità dell’acquirente o utente finale. Ciò darebbe nuove occasioni di crescita alle piccole e medie aziende analoghe a quelle che compongono oggi l’”indotto” dei grandi gruppi nelle vicinanze dei loro impianti produttivi di maggiore dimensione. La riduzione dei costi imposti dagli sprechi della attuale catena logistica manifatturiera e di manutenzione compenserebbe in modo superiore ad ogni aspettativa i costi richiesti per l’innovazione del comparto. Le maggiori tempestività e disponibilità dei beni e dei servizi di manutenzione migliorerebbe la qualità globale dell’offerta industriale e riuscirebbe a dare servizio anche nelle ubicazioni meno agevolmente raggiungibili fisicamente (isole, valli, montagne, zone e periodi climaticamente avverse).

Carlo Pelanda ha aperto uno scenario realmente stimolante per cercare una governance che sappia guidare la prossima fase dell’industrializzazione a risolvere il problema successivo a quello che ci ha dato l’attuale abbondanza e disponibilità di beni; la fase della distribuzione per ridurre i costi, gli sprechi e l’inquinamento dell’ambiente garantendo l’accesso all’abbondanza anche ai più remoti insediamenti umani in ogni settore di industria (leisure, edutainment, sanità, informazione, energia, etc.) lasciando così alla filiera logistica il solo compito residuale di trasferire le derrate alimentari dalle località più appropriate per la produzione a quelle inadatte ad essa ma più popolate di potenziali consumatori.