11/04/2009 |
Abusivismo e “speculazione” Il recente sisma in Abruzzo al fianco del dignitoso comportamento della popolazione pur se colpita in modo così drammatico e a fianco della dedizione dei soccorsi erogato sia dallo stato che dal volontariato civile di tutto il paese, ha dato sfogo alla solita sete di protagonismo su tutti i media. Fatte salve poche sessioni di informazione non scandalistica che hanno consentito a tutto il paese una doverosa condivisione del cordoglio di tutta la società nazionale, abbiamo potuto assistere ad episodi di vero e proprio ‘sciacallaggio’ da parte soprattutto dei soliti pennivendoli scarsamente informati, molto settari cui dobbiamo addebitare un uso distorto del linguaggio adottato nel loro presunto impegno di ‘formare le masse’ più che non di assicurare una informazione indistorta. Si sono consultati ‘esperti’ che avevano previsto il sisma ma che la ‘scienza ufficiale’ e le ‘istituzioni di stato’ avevano invece snobbato per pure ragioni ‘burocratiche’ o corporative. Trascurando il ‘fatto’ che è assodato sul piano scientifico che non esiste modo di creare modelli deterministi per trarre previsioni di carattere prescrittivo (dove, quando, quanto intenso) relativamente a nessuno dei sistemi complessi come ormai chiarito da Prigogine e da Bak da ormai quasi mezzo secolo dal Nobel su quei sistemi di tipo caotico per i quali possono essere previste le forme e la aree di criticità da essi percorse nel corso delle loro pseudo-periodiche trasformazioni o ‘catastrofi’. Si sono confusamente addebitate colpe dei crolli a fenomeni di criminalità molto difformi (l’abusivismo e la speculazione edilizia) che gettano discredito capillarmente su tutta la comunità colpita oltre che sul capitale istituzionale che dovrebbe garantire il rispetto di normative efficaci della sicurezza abitativa e legittimare il ruolo svolto da una complessa gerarchia di organismi di stato. Ora è chiaro a chiunque conosca l’uomo ed in particolare l’Italia che ogni attore che svolga qualsivoglia attività in tutte le istituzioni sia pubbliche che private sia mosso da un ‘naturale’ istinto di soddisfare il massimo delle proprie aspirazioni col minore dispendio possibile di risorse (tra cui danaro e tempo). Ciò può spingere chiunque a ottenere compromessi al fine di raggiungere i propri scopi se ostacolati da un interlocutore di opposti interessi. È proprio su ciò che si fonda il virtuoso gioco dei check & balance che anima l’operare delle istituzioni dello stato liberal-democratico. Questo gioco di virtuose contrapposizioni crea però anche una ‘naturale’ ricerca di interessi personali in chi gestisce lo stato e di ricavare benefici indebiti da una maggiore o minore efficienza nel prestare i suoi servizi al richiedente. Ciò fa nascere una criminalità amministrativa di corruttori e di concessori che si nutrono di questo mezzo per facilitare e snellire le pratiche di autorizzazione a costruire. Ciò detto occorrerebbe tuttavia chiarire le differenze tra scopi criminali che si servono degli stessi mezzi illegali per soddisfare le proprie esigenze. Posso corrompere o soddisfare una concussione al fine di costruire legalmente o abusivamente un mio immobile e posso voler costruire quell’immobile per cederlo ad un terzo committente oppure lo posso voler costruire per goderne della proprietà personale. Posso inoltre voler costruire quell’immobile per un committente pubblico (che impiega denaro del contribuente) o privato (che impiega proprie risorse). La casistica non è inutile benché l’azione criminale sia da condannare in ogni caso. Infatti se non si analizza con adeguato dettaglio la casistica non si riesce a cercare il modo di porre rimedio ad uno spirito ‘naturale’ che ispira l’uomo a questa tendenza criminale sin dagli albori della civiltà industriale in tutti i regimi liberal-democratici o illiberali e autoritari. Infatti, se corrompo o subisco di buon animo la concussione per costruirmi una casa di abitazione sono sicuro che non sarò così masochista da voler poi recuperare il maggior onere della concussione a spese della sicurezza dell’immobile in cui abiterò coi miei cari in posizione panoramicissima ma illegale. Ciò vale altrettanto per le speculazioni edilizie di immobili destinati a ricettività alberghiera che potrà dare il previsto ‘ritorno sull’investimento’ solo se non crollerà anzitempo. Se invece l’immobile non-abusivo viene costruito per un committente pubblico che non può recuperare il maggior onere della concussione con una maggiorazione dei costi il costruttore sarà spinto per non fallire a risparmiare sui costi avvalendosi di materiali più scadenti e di manodopera di minore qualità con meccanismi più o meno legali di sub-appalto dei lavori e delle forniture. Né d’altronde il committente pubblico è portato a farsi carico di una situazione da esso stesso creata e nella quale le risorse finanziarie impegnate non sono di sua proprietà (essendo risorse erariali) e in cui la destinazione finale dell’immobile non lo coinvolge direttamente (almeno non in via immediata – case dello studente, ospedali, case del governo, etc.). Insomma vorremmo che pur discutendo del marciume più totale che caratterizza il nostro paese (ma che anima ed ha animato ogni altro regime a noi noto nei secoli) non confondessimo la mente degli ascoltatori cercando di gettare discredito sul ‘male’ che anima in ipotesi ‘il privato’ (mentre quindi si suggerisce che ‘il pubblico’ sia virtuoso e non la causa stessa del ‘male’). La verità è che, come ci ha con chiarezza illustrato Milton Friedman, esistono quattro modi di spendere il denaro: “mi compro un bene coi soldi miei, mi compro un bene coi soldi tuoi, ti compro un bene coi soldi miei, compro un bene per un terzo coi soldi di un quarto”. Nel primo caso son certo di appagarmi al costo minore. Nel secondo caso mantengo minimo il costo ma non sono certo di appagarti. Nel terzo caso sono certo di appagarmi ma trascuro di minimizzare il costo. Nel quarto non ho né il modo né lo stimolo per appagare il destinatario facendo risparmiare il contribuente. Ebbene lo stato spende secondo questo quarto criterio. Cioè lo Stato è il problema non la soluzione ai problemi economici soprattutto a quelli di più diffuso utilizzo. L’unico modo per avvicinare l’interesse a risparmiare negli acquisti pubblici senza rinunciare alla qualità dell’acquisto è quella di attribuire una responsabilità diretta e personale a chi propone l’acquisto. Il sindaco o il presidente del consiglio deve poter proporre e terminare nel corso del suo stabile mandato elettorale le realizzazioni che compongono il suo programma elettorale. Egli deve potersi assumere la piena responsabilità delle procedure amministrative e della qualità dell’opera realizzata. Il ‘ponte sullo stretto di Messina’ deve potersi chiamare “Ponte Berlusconi” legando la sua immagine pubblica alla qualità dell’opera. Legare la carriera politica dell’amministratore ai risultati raggiunti può costituire una forma di ‘dittatura a termine’ ma riesce a ridurre gli spazi di corruzione concussione sottostanti di operatori burocratici irresponsabili mentre può qualificare in modo verificabile l’abilità dei protagonisti dello scenario politico. Sperare invece di concepire un sistema elettorale o un regime politico scevro da corruzione concussione e abusivismi è un’opera da ‘menti sottili’ (nel caso migliore) o da pennivendoli scandalisti (nel caso più usuale). Gli abruzzesi e i volontari accorsi all’Aquila dimostrano che i cittadini sono migliori delle istituzioni purché non si pretenda che essi debbano tenere un comportamento ‘eroico’ ogni giorno e sotto tutte le tentazioni cui li sottopone la vita con ristrettezze economiche e aspirazioni ambiziose.
|