11/02/2011

Lo stile dell’emergente governance del ‘S.R.I.-versione .2’

La rubrica ha già illustrato le ragioni che suggeriscono il consolidarsi graduale d’una governance globale sulla traccia di quella sperimentata all’epoca dell’Impero Romano e lentamente spentasi con la nascita degli Stati Nazione.

A conferma di quella indicazione, la rubrica vuole portare all’attenzione degli eventuali lettori i sintomi che segnalano le crescenti aspettative di quella governance e i segni della sua prevalente ispirazione culturale.

Quale potrà essere lo stile culturale che ‘giustificherà’ i comportamenti politici della governance del sistema industriale globalizzato che abbiamo denominato Sacro Romano Impero – versione II; o con spirito ludico il S.R.I.-‘2?

Infatti mentre è evidente che lo spirito di fondo del SRI-‘2 non potrà che essere quello generato dalle esigenze del capitalismo-liberista, proprio della civiltà ‘Occidentale’ e figlio della lunga maturazione attraverso i secoli dello spirito greco-romano-cristiano, non è altrettanto evidente quali siano le aspettative che maturano, in modo diffuso, sul ‘mercato politico’ globale; cioè tra consumatori-elettori ed amministratori-imprenditori.

La insofferenza diffusa tra le giovani generazioni nei confronti delle rigide regole imposte alla loro fruizione di libertà individuale dalle oligarchie ideologiche (sia secolari o religiose) e la loro consapevolezza che i destini della loro generazione siano accomunati dall’integrazione economica in corso, manifesta diffusi sintomi di aspettative omogenee nel vasto mercato dei consumatori-produttori-risparmiatori-elettori di domani.

Comportamenti ispirati dagli stili di vita che sono proposti dalle comunicazioni sociali USA; le più libere e diffuse nel mercato. Stili di vita che accettano le disparità di reddito e di religione ma che rifiutano che esse diventino il filtro per la valutazione individuale o per limitare la partecipazione alla vita istituzionale; uno stile pienamente informato alla ‘separazione’ tra stato e chiesa ed alla massificazione dei consumi proprio della civiltà ‘Occidentale’ così come avvenne nell’Impero di Roma (S.R.I.-.1) e come avviene già dal 1776 negli USA; il ‘crogiuolo’ in cui lo stato multinazionale ha potuto nutrire ed inaugurare la nuova era globale (SRI-.2). Questa linea di sviluppo della civiltà ‘Occidentale’ è accertata anche dagli attuali disordini che sta vivendo l’Egitto (il più ‘avanzato’ paese d’un mondo - l’Islam - cui è alieno il concetto di Stato Nazione), che è destinato a segnare il solco evolutivo verso la civiltà ‘Occidentale’ che inevitabilmente saranno guidate a percorrere le altre manifestazioni di dissenso nel mondo Nord Africano (Algeria, Tunisia, Marocco, Libia).

Quella linea di sviluppo della civiltà universale è dimostrata dall’adesione alle richieste dei giovani egiziani di gruppi industriali ‘egemoni’ di quell’economia nazionale. Sarà l’oligarchia dei capitalisti egiziani a garantire al paese una salda linea di trasformazione delle istituzioni legali nel senso di agevolare la crescita del reddito nazionale nel contesto della irreversibile globalizzazione avviata dalla ‘Wall Street Estesa’ (NYC-Londra-Zurigo-HongKong-Singapore-Tokio-Dubai).

‘It’s the economy …. stupid!’

La crescente competizione tra le aziende sul mercato globale, abbatte i costi di produzione e distribuzione dei beni e servizi offerti al consumo ed induce i produttori a rendere accessibili le loro offerte al mercato più vasto in pieno spirito liberista; limitati guadagni unitari per moltiplicare i singoli atti d’acquisto. Ciò è la caratteristica peculiare della cultura multinazionale USA che può essere segnalata come “la via di mercato al ‘socialismo economico’”; ovverossia il ‘naturale’ sbocco del capitalismo-liberista verso il suo assetto finale di piena libertà individuale e piena accessibilità discrezionale ai consumi.

D’altronde si può riconoscere che la liberal-democrazia abbia aumentato nei secoli il rispetto del grado del suo ‘liberalismo’ grazie all’inarrestabile pressione esercitata dallo sviluppo industriale su ogni ‘naturale’ forma di resistenza opposta dalle oligarchie corporative egemoni delle istituzioni statali. In altri termini la libertà cresce ‘contro’ la ricerca di ‘conservazione’ dei vecchi privilegi grazie all’innovazione industriale che abbandona le vecchie relazioni con le istituzioni statali (lobbying) e ne provoca l’insignificanza sollecitando la nascita di nuove istituzioni più adeguate a soddisfare le aspettative del mercato e il potenziale di sviluppo industriale. È ciò che sta avvenendo oggi in ogni paese e che sta abbattendo le vecchie istituzioni destinate a garantire la governance nell’agonizzante era degli Stati Nazione.

I caratteri delle aspettative dei produttori sono quindi ispirati all’esigenza di piena competitività industriale oltre ogni confine nazionale, ideologico, corporativo e istituzionale, ciò sollecita in ogni Stato Nazione forme di pressione politica nel senso di ‘liberalizzare’ le istituzioni e le procedure della governance cui si richiede solo di alleggerire da vincoli ed oneri estranei al libero gioco di mercato il potenziale produttivo delle aziende.

Queste tendenze di ridurre i costi diretti e indiretti della governance sull’economia spingono ad ampliare la sfera delle opportunità produttive cedendo mansioni un tempo ‘monopolizzate’ (spesso in modo inefficiente e clientelare) dallo stato alla sussidiarietà svolta dalle aziende industriali. Si tratta di tipi di servizi di diffuso pubblico interesse che pervadono campi un tempo esclusivamente riservati al monopolio di stato; sin dai tempi di Roma Imperiale e poi proseguiti nell’era degli Stati Nazione.

Si tratta di comparti di pubblici servizi che le moderne tecnologie industriali hanno esteso rispetto ai limitati ambiti di interesse statale. I comparti iniziali (al tempo del SRI-.1) erano la gestione delle reti tecnologiche infrastrutturali; strade, comunicazioni, giustizia, moneta, acqua, difesa, etc.. Successivamente la Chiesa e poi lo Stato Nazione hanno preso in carico il monopolio di altre reti infrastrutturali; scolarità, università, sanità, ricerca, cultura museale, etc. fino al welfare state di Bismarck.

Negli USA (crogiuolo ed emblema della globalizzazione - SRI-.2) anche i comparti della sanità, della ricerca, dell’insegnamento, della previdenza sociale, della cultura artistica e archeologica, perfino della difesa interna ed esterna, sono gestite invece dai privati tramite aziende a carattere industriale come ai tempi dell’Impero di Roma (SRI-.1). Con maggiore efficienza e migliori prestazioni anche sul campo di battaglia come avviene in Iraq ed Afghanistan o nei musei dei ‘Mecenate’ moderni nel mondo o nei centri di ricerca privati IBM, Apple, Celera o Monsanto. Oggigiorno si tratta quindi di istituire una governance che assicuri l’uso competitivo dei servizi prodotti e gestiti dalle aziende industriali a beneficio del loro sfruttamento sul mercato globale di massa; invece di tentare la ‘conservazione’ nelle mani di uno stato soprannazionale la gestione inefficiente delle risorse tecnologiche e finanziarie destinate a stimolare lo sviluppo dei servizi e dei beni industriali (chip, OGM, medicine, beni culturali, etc.) sulla traccia di ciò che avveniva ai tempi di Mecenate o dei Medici e che già avviene in epoca post-industriale negli USA dei Getty, dei Carnegie, dei Buffett, dei Gates, dei Lucom.

Fino a qui ogni segno indica che lo spirito liberista USA debba ispirare lo sviluppo dell’economia industriale globalizzata, contro ogni possibile e sterile resistenza opposta da inefficienti Stati Nazione o da istituzioni di una governance globale ancora in fieri.

Se osserviamo poi le manifestazioni di riconosciuto protagonismo politico si può segnalare il carattere della futura governance del sistema globale nello spirito di rigore ‘germanico’ nelle responsabilità di governo; ciò in piena coerenza con lo spirito che animò la prima versione del SRI ‘di nazione germanica’ fino alla sua morte nell’Austro-ungarico nel 1806 sotto pressione di un dittatore, despota, nazionalista di cultura latina.

L’Unione Europea ha insediato la prima istituzione soprannazionale (la BCE) nello spirito di rigore contabile ‘germanico’ a Francoforte e la Angela Merkel è riuscita a imporre il rigore di pareggio del bilancio federale della costituzione ‘germanica’.

Ma una recente ‘provocazione’ per la conservazione e la gestione delle belle arti e dei beni museali italiani ha suggerito di affidare ad una forza di sicurezza soprannazionale (caschi blu dell’ONU) la tutela fisica e ai tedeschi la gestione efficace e efficiente del patrimonio culturale italiano (emblema della civiltà ‘Occidentale’).

Queste indicazioni del privilegio di cui gode la cultura istituzionale ‘germanica’ a beneficio della governance del sistema soprannazionale è pienamente consonante con lo spirito egemone nelle istituzioni e nella vita USA.

Gli USA infatti sono un paese multinazionale emblema della piena maturazione della civiltà ‘Occidentale’ in regime di capitalismo-liberista e di spirito liberal-democratico. Le istituzioni nate negli USA hanno assunto i caratteri culturali più congeniali con lo sviluppo del libero mercato e con la crescita accelerata dell’economia industriali. Caratteri che hanno consentito l’attuale, rapida espansione del capitalismo-liberista al di la degli stessi confini e degli interessi ‘nazionali’ USA su base globale.

Quei caratteri culturali sono derivati dalla maturazione della giurisprudenza del diritto romano nell’era degli Stati Nazione in Europa, dalla liberazione del diritto pubblico dalle scorie dei privilegi dei nazionalismi e settarismi ideologici e religiosi, dal superamento dello spirito di governo ‘top down’ che legittimava negli Stati Nazione l’intrusione dello stato in ogni comparto dell’economia industriale nascosta dal ‘welfare state’ di bismarckiana memoria.

Oltre a quei caratteri istituzionali esiste uno spirito dei comportamenti etici prevalenti negli USA; spirito che è stato condiviso dalle nuove ondate di immigrazione dall’Europa ma anche dall’Asia confuciana e buddista.

Lo spirito ‘nazionale’ britannico non è mai stato congeniale con la cittadinanza USA sin dalla nascita che vide la ‘ribellione’ dei coloni contro l’arroganza elitaria dei ‘governatori’. Si trattava di uno spirito più affine agli immigrati da Irlanda, Scozia, Galles (celti) che ebbe immediata consonanza collo spirito dei perseguitati per ragioni di religione profughi dai Paesi Bassi, dalla Francia, dai pogrom medio-europei (gli ebrei yiddish) e dalla ‘peste delle patate’ di lingua ‘germanica’ (polacchi, ebrei, tedeschi orientali, etc.).

Queste ondate di immigrazione crearono sin dalle origini degli USA la presenza di eminenti influssi culturali ‘germanici’.

Si ha traccia di dibattiti al Congresso sulla scelta del tedesco come lingua nazionale sin dal 1795 ma si parla anche di pretese in tal senso in Pennsylvania negli anni 1790’ quando oltre il 36% della popolazione era di lingua tedesca. Oltre il 17% degli attuali cittadini USA ha origini ‘germaniche’ e in qualche Stato (Nebraska, Iowa, Wisconsin, North Dakota, South Dakota) essi formano oltre il 33% della popolazione; senza contare le minoranze ebraiche di lingua yiddish (un dialetto germanico).

Questa componente nazionale ‘germanica’ non è riuscita a soppiantare il molto più pratico uso dell’inglese come ‘latino’ del SRI-.2 ma ha influenzato fortemente lo spirito etico della gestione delle istituzioni statali USA che presentano una ostinazione e pignoleria formale ed analitica tipicamente ‘tedesche’ nella gestione dei dati docimologici dei servizi del Congresso e del governo federale.

Ciò che la rubrica vuole suggerire è che la nuova governance globale del SRI-.2 sarà ispirata dal carattere filosofico del diritto e giurisdizionale greco-romano-cristiano, sarà alimentata dalla infrastruttura della rete delle comunicazioni globalizzata nel nuovo ‘latino’ (l’inglese americanizzato), sarà ispirata dai simboli libertari dei consumi ‘giovanili’ più massificati (Coca Cola, Jeans, Rap, casual, liberazione femminile, etc.) e sarà caratterizzata dal rigore ‘germanico’ che sta gradualmente emergendo e imponendosi in ogni campo della politica e della corretta amministrazione del bilancio statale.

Il SRI-.2 sarà anch’esso di ‘nazione germanica’? Proprio nell’anno in cui l’ultimo degli Stati Nazione europei (l’Italia) sta cercando di celebrare il centocinquantesimo anniversario di ‘liberazione’ dall’Impero Austro-Ungarico ultimo stato soprannazionale sopravvissuto all’ondata nazionalista anti-cristiana e ateista della Rivoluzione Francese che, in Europa, riuscì ad eliminare la continuità nei millenni tra il SRI-.1 e quello di oggi della globalizzazione industriale!

La ‘germanizzazione’ comunque ormai è nelle cose ed è sempre esistita nei secoli in uno dei due paesi che non hanno aderito al paradigma dello Stato Nazione (Italia e Germania) e che hanno sempre privilegiato l’egemonia nella cultura ‘Occidentale’ dell’’Impero Soprannazionale’ (Impero degli Asburgo) e del successore di Pietro (il contraltare ‘morale’ dell’Imperatore con la sua Curia di Roma Universale - cattolica).

Viene naturale porsi il quesito se non esistano ‘anche’ diversità antropologiche, oltre a quelle ‘esogene’ ambientali che concorrono a caratterizzare i comportamenti dei diversi gruppi sociali che hanno avuto un ruolo egemone nel consolidare la civiltà ‘Occidentale’ sul piano secolare (scientifico e pratico organizzativo – la Germania) e su quello culturale (spirituale e artistico – l’Italia). Non è ‘razzismo – data l’acclarata natura ‘bastarda’ degli italiani a fronte delle pretese storiche di ‘razza pura’ teutoniche e poi nipponiche in Asia).

Ci si potrebbe porre un quesito in chiave forse solamente ‘ludica’: “esiste forse un’egemonia vincente – una sorta di ‘Asse’ naturale – cui è affidato il ruolo-pilota del ‘disegno intelligente’ della ‘Civiltà Occidentale’?“.

Ai posteri l’ardua (si fa per dire) sentenza. ‘Nui chiniam la fronte’ … e restiamo distaccati osservatori d’una realtà in corso di consolidamento sul piano globale (la civiltà ‘Occidentale’) i cui connotati risultano sempre più chiari; quello secolare (industrializzazione nel paradigma del capitalismo-liberista ed associate istituzioni di ‘governance’) chiaramente ispirati da un diffuso spirito di rigore ‘germanico’ (sia negli USA che nell’UE) e quello trascendente (scuola di spiritualità e di creatività artigiane) chiaramente riconosciuti universalmente al Pontefice di Roma ed a DisneylandItalia (quella del paese ‘legale’ che ‘resiste, resiste, resiste’ all’avvento di ogni ‘nuovo’ dalle Radio-TV libere che hanno creato l’era Berlusconi ai contratti di lavoro ‘all’americana’ di Sergio Marchionne rischiando la ‘delocalizzazione’ del maggiore gruppo industriale di Torino); mentre il più tradizionale paese ‘reale’ delle PMI e delle economie ‘locali’ cresce non-ostante i ‘lacci e lacciuoli’ politici spesso rifiutando di crescere in dimensioni o di restare nel ‘sommerso’ proprio per non trovarsi ‘oberato’ da una fiscalità da Sceriffo di Nottingham – una diffusa percezione che ‘legittima’ livelli di evasione-elusione da Ancien Regime e di ‘proiezioni’ psico-politiche da ‘Robin Hood’ su chiunque resti credibilmente ‘alieno’ alle vecchie oligarchie dello Stato Nazione di cui si tenta di celebrare in tono agiografico il cento-cinquantennale senza poterne evidenziare il condiviso ‘fattor comune’ al di la dei cinque anni di liberismo economico che ha ‘liberato’ la creatività del paese per costruire il ‘miracolo economico’. Tutto è semplice per chi sa leggere la storia e risulta invece ‘incomprensibile’ per chiunque voglia trovarne un filo evolutivo e la ‘giustificazione’ in modelli dottrinali astratti di dottrine sociali marxiste, cristiane o di ‘programmazione keynesiana dei redditi altrui’!

Sembra evidente l’offesa che il ‘senso comune’ dell’ortodossia dottrinale impone al ‘buon senso’ pratico e scientifico che suggerisce invece di ribaltare il paradigma; ‘Se la realtà non si adegua al modello teorico, è errato il modello e non la realtà’ ……. ma ….. siamo in Italia-DisneyLand ragazzi!