09/08/2009

Libertà, Scientismo ed Esoterismo

L’avvento in Francia della Rivoluzione Francese è stato genesi della frattura interna alla civiltà ‘Occidentale’ incentrata sulla irragionevole fede nella “scienza” come soluzione di ogni problema che affligge l’uomo. Questo erigere la scienza a un ruolo egemone nella società civile è stato foriero dei regimi totalitari e brutali nell’ottocento e nel novecento sostituendo l’umanesimo rinascimentale e illuminista che era culminato nella Costituzione USA del 1776 e nel quale la “ragione” era solo uno dei due strumenti di cui dispone l’uomo per costruire il “progresso civile” lungo un interminabile percorso che dal progresso materiale educa, in piena e responsabile individualità, ad aderire a comportamenti sempre più rispettosi delle aspettative immateriali che motivano l’individuo verso la sua crescita professionale, sociale e verso la trascendenza spirituale. Un paradigma, questo, maturatosi nell’umanesimo grazie all’elaborazione della separazione dei poteri originata dal cristianesimo con la nascita dell’Impero Romano di Costantino che diede legittimità globale ad istituzioni fondate sul “date a Cesare ciò che è di Cesare, date a Dio ciò che è di Dio”. Nell’umanesimo e nel suo sbocco “illuminista”, la “ragione” riconosceva i suoi permanenti limiti e rinunciava a costruire la “trascendenza” in autonomia della sfera religiosa che la stessa “ragione” umanista continuava a coltivare con  gli stessi mezzi della logica adeguati alla materia di indagine: la presenza di un Grande Architetto nell’ordine globale.

La filosofia si è sviluppata gradualmente ed ha affinato i suoi strumenti di indagine scientifica non solo sul piano delle scienze umane (fenomeni fisici e sociali) ma anche sul piano di quelle teologiche (rivelazione del “disegno intelligente” alla ragione) con una costante revisione dei criteri epistemologici capaci di garantire la ricerca “scientifica” per rendere commensurabili i progressi nei due domini di applicazione delle speculazioni umane. La ragione applicata alla ricerca teologica ha sviluppato strumenti di critica logica al fianco di quelli di sua più stretto “uso interno” (o “esoterici”). L’esoterismo suggerisce alla ragione di leggere i fenomeni in natura sia con gli strumenti delle discipline settoriali e riduzioniste, sia con quelli della ragione teologica che cerca invece di conservare un olismo organico della realtà sotto la spinta del progresso spirituale che la ragione può maturare solo tramite l’applicazione individuale di discipline “esoteriche”. È per questo che la Massoneria si era sviluppata a partire dalle sue radici cui storicamente essa si richiama (ierofanti in Egitto, comunità filosofiche in Grecia, esseni e cristiani nell’Impero Romano, Templari fino alla nascita degli Stati Nazione, massoneria di rito scozzese nel mondo anglosassone dal 1700) offrendo aperto riconoscimento alle due sfere indispensabili per il progresso della civiltà ‘Occidentale’: la religiosità unita alle le libertà civili. Ciò, per un’ortodossia della civiltà ‘Occidentale’, nella pratica quotidiana si traduce nell’esigenza di coltivare sia gli aspetti più materiali della persona umana, sia quelli più immateriali relativi all’autostima, appartenenza e riconoscimento, sia infine quelli più trascendenti la sua natura animale che lo spingono a dedicarsi a quelli che in genere si chiamano i valori dello spirito.

La frattura “scientista” della Rivoluzione Francese ha distrutto la convivenza di religione e scienze esatte ed ha imposto l’esclusione ope-legis (o la ghettizzazione) di religione e scienze teologiche dalle università e dalle scuole stigmatizzandone la natura a-scientifica secondo i criteri epistemologici dell’epoca e quindi puri strumenti di comodo per opprimere gli ignoranti con leggi statali che miravano a conservare i privilegi dei vecchi regimi legittimati per diritto divino. La Rivoluzione Francese segnò con la sua frattura umanista la nascita dell’egemonia assoluta della “scienza” in quanto figlia della Dea Ragione su ogni altro paradigma a fondazione della legittimità di “governo sulla società”. Una forma di governo che assegnava alla gerarchia degli “scienziati” il diritto a stabilire cosa fosse “giusto” programmare per la gestione della società; “giusto” in quanto ”razionale”. E fallibile solo alla luce del progresso delle conoscenze scientifiche e tecnologiche che rendevano “irresponsabili” i legislatori che erano tuttavia liberi da ogni influsso “a-scientifico” dettato dalle “religioni” cui venne sottratta ogni dignità e legittimità di espressione del proprio punto-di-vista in quanto “oppio dei popoli” ed organico alla conservazione del potere dell’ancien régime.

Questo paradigma della legittimità attribuita unilateralmente alla pur fallibile “scienza” si trasmise a tutti i comparti della vita sociale dalla ricerca pura a quella applicata, alla ricerca di soluzioni tecnologiche come rimedio di tutti i problemi sociali, all’assunzione delle decisioni di interesse generale che per essere legittima dovette ispirarsi a pure considerazioni “scientiste”. Scientismo divenne sinonimo di “laico” e quindi migliore di “religioso” in quanto fondato su “fatti oggettivi” anziché su valori etici. L’eticità delle decisioni si ispirò ai criteri prevalenti nello Stato “laico”, quindi a maggioranze di comune sentire per ragioni etniche o culturali (lingua o razza presunti collanti degli Stati Nazione). Gli sviluppi ulteriori di quel criterio, egemone in modo totalitario, subì gli aggiustamenti imposti dal progresso delle conoscenze e dell’epistemologia della scienza e ciò condusse ad indebolire la “scienza” come fonte universale della legittimità etica a diffondere nel mondo e tra le generazioni il “progresso” raggiunto da quella visione di civiltà ‘Occidentale’.

Le alternative visioni che le diverse discipline scientifiche proponevano per la realtà naturale risultavano tutte parzialmente valide e tutte falsificabili alla luce del progresso delle conoscenze. Il relativismo sostituì la fiducia nella “giustificazione storica” del progresso alla luce della “legge naturale” di ispirazione religiosa. Il decadere della fede nell’ispirazione religiosa del progresso ridusse gradualmente la legittimità dello Stato ad imporre leggi ispirate ad una visione di civiltà “superiore” a quelle di altre culture. Le scelte giuridiche si sono adeguate a questa visione relativista della legittimità dello Stato e la società “laica” dopo avere generato ogni forma di autoritarismo e conflitto imperialista fondato sullo Stato Nazione, è entrata in crisi interna. Vigono oggi forme sempre più spinte di tolleranza per dare soddisfazione ad ogni edonismo anche a spese di conculcare analoghi diritti di forme più deboli di esistenza (eugenetica di genere in India e Cina, eutanasia di liberazione delle famiglie dalla loro onerosa assistenza, aborti di feti imperfetti o esposti a rischi di handicap, etc.). Lo Stato “laico” è sempre più spesso legittimato dal fine di scaricare a carico della fiscalità generale ogni tipo di disagio sociale senza doverne valutare la legittimità “etica”. È etico infatti ciò che è possibile ed è etico il permetterne la fruizione universale per garantire la “parità” dei diritti.

L’attuale ‘crisi’ etica interna alla civiltà ‘Occidentale’ è solo il segnale che è entrato in crisi irreversibile il paradigma “scientista” dello Stato “laico”. Ciò mentre si assiste al definitivo trionfo globale del progresso tecnologico generato dal travaso delle conoscenze scientifiche a sostegno del capitalismo-industriale di libero-mercato che si è trovato dilagare libero da ogni considerazione di legittimità “etico-religiosa” sulle sue scelte di investimento finanziario.

Conclusa definitivamente l’era degli Stati Nazione coll’avvento irreversibile della globalizzazione industriale il Nuovo Ordine Globale dovrà riallineare la legittimità legale ad un’etica non più “relativista” ma rispettosa dei valori trascendenti delle conoscenze religiose. Lo iato interno inaugurato dall’anti-illuminista scientismo della Rivoluzione Francese dovrà terminare recuperando l’unità di dignità della ragione applicata alla ricerca dei valori religiosi rispetto alla sua applicazione alla ricerca settoriale nelle discipline esatte. L’unitarietà della natura lo impone perché il progresso risulti rispettoso di persona umana e equilibrio globale della Natura in coerenza con l’assunto umanista e rinascimentale della “possibilità” che Dio esista e che la ragione umana “possa” riuscire, seppure gradualmente e in modo perfettibile, a “intelligere” la Sua “legge naturale” senza più escludere tale possibile esistenza e leggibilità a-priori per atto-di-fede ateo.

La tradizione propria della ricerca religiosa di carattere libero ed esoterico rilancerà il “laicismo” ispirato ai criteri massonici e la divisione accademica ma senza esclusione tra scienze teologiche e scienze esatte che concorrono con diversi percorsi “scientifici” ad arricchire il progresso della ragione lungo la trascendenza etica dei comportamenti umani individuali ed aggregati nella politica.

È solo un recupero di percorso già abbondantemente collaudato nella civiltà ‘Occidentale’ prima dello iato del 1789 e conclusosi col 1989. Il 1968 è entrato in crisi definitiva mentre il pensiero scientifico ed esoterico hanno proseguito senza interruzione a sviluppare i propri criteri ed epistemologia di ricerca nelle migliori sedi universitarie e lavori filosofici.

Potrei fornire una ricca biografia che copre questa apparente interruzione del dialogo “laico-religioso” sui due secoli passati ricollegandosi alle migliori tradizioni accademiche, da Federico II a Joseph Ratzinger. Ivi incluse le scuole esoterico-politiche dei sufi, dei filosofi musulmani, di Bernardo da Chiaravalle, dei Cavalieri del Tempio, dei Gesuiti, dei massoni padri fondatori degli USA, dell’Opus Dei fino ai più attuali pensatori.