Risorse: scarsità e gerarchia
La società industriale si distingue dalle altre società animali grazie all’
innovazione tecnologica ed alla conseguente innovazione organizzativa che è
costantemente progredita per agevolare la produzione e la distribuzione del
sempre maggior benessere prodotto dalle nuove tecnologie.
La gerarchia delle ‘istituzioni’ che in ogni epoca la società riconosce come ‘legittime’ ad organizzare il mercato è coerente col garantire l’efficienza del
sistema industriale a produrre la massima quantità di beni e servizi ed a
consentire il loro consumo alla maggiore popolazione che risulti possibile.
Al vertice della gerarchia delle ‘istituzioni’ (tutte di interesse pubblico;
anche se gestite da privati) è lo stato il cui compito non è quello di produrre
ricchezza ma di garantire il rispetto delle regole cui il mercato deve aderire
per impiegare le risorse disponibili massimizzando la crescita dei beni e
servizi disponibili. Non è lo stato a produrre ricchezza bensì le ‘istituzioni’
private. Non è lo stato a distribuire la ricchezza disponibile bensì le ‘istituzioni’ private. Lo stato deve solo garantire che non si formino tipi di ‘monopolio’ in alcun comparto industriale e che la libera competizione stimoli
sempre la creatività dei produttori e dei distributori privati di ricchezza a
massimizzare l’impiego delle sempre scarse risorse a disposizione della società
in ogni epoca abbattendo i costi unitari (aumentando la produttività).
La competizione sul libero mercato massimizza l’efficiente impiego delle
risorse, aumenta la produttività ed accelera al massimo la crescita della
ricchezza globale in termini di beni e servizi disponibili. Inoltre, la stessa
competizione produttiva e distributiva di libero mercato (la stessa che ha oggi
inaugurato la ‘globalizzazione’) e la sua precondizione ‘istituzionale’ dello
stato liberal-democratico (lo stesso che oggi rappresenta la meta ambita da
tutte le nazioni in via di sviluppo e che risulta politicamente egemone su base
globale) hanno il primato anche nella velocità alla quale la maggior parte
della società viene messa in grado di poter concretamente fruire dei beni e
servizi disponibili (ne sono esempi i consumi di beni di informatica e
telecomunicazioni e i servizi di turismo ‘low cost’).
Tale indiscussa eccellenza del sistema sociale ‘Occidentale’ impone quindi,
per suo stesso e privatissimo interesse industriale, di abbattere ogni ostacolo
che possa escludere singole categorie di suoi membri dal partecipare ‘a pari
diritto’ a far parte delle ‘istituzioni’ private impegnate nella produzione,
distribuzione e consumo dei beni e servizi che le tecnologie disponibili
rendono potenzialmente raggiungibili. Ogni altra forma ‘istituzionale’ che miri
a ridistribuire la ricchezza prodotta per via di elargizione statale è un atto
illiberale che esercita un potere alla Robin Hood sottraendo a chi più ha
guadagnato (con tassazione progressiva che fondamentalmente penalizza i più
laboriosi demotivandone l’impegno a concorrere alla crescita globale). La ‘torta’ della ricchezza complessiva diminuisce mentre la presunta maggiore
equità di redistribuzione della minore ricchezza prodotta viene isterilita da
evasione fiscale, elusione tramite atti legislativi promossi dalle ‘lobby’ più
diverse e dalla conservazione di ‘caste’ privilegiate che lo stato alimenta
invece di cercare di ridurre grazie alla spontanea azione della competizione di
libero mercato. Questa è la ragione del fallimento politico degli stati non ‘Occidentali’ cui abbiamo assistito grazie alla irrefrenabile ‘globalizzazione’
in corso. Questo è anche il motivo per cui il concetto liberale della ‘flat
tax’ (tassazione non-progressiva) ha consentito ai Paesi che lo hanno adottato
di beneficiare di accelerati tassi di crescita.
L’unico limite alla crescita di benessere quindi non risiede nelle istituzioni
che la producono bensì nelle limitate disponibilità delle risorse disponibili
da parte delle tecnologie esistenti alla data.
Tra le risorse disponibili esiste una gerarchia che vede alla sua sommità la
risorsa finanziaria. Essa cerca di essere investita nel modo più efficiente
(sull’economia privata), produttivo (crescita complessiva di ricchezza) e
competitivo (estensione del mercato). È per ciò che la civiltà ‘Occidentale’
sta creando da anni aree di mercato soprannazionali costringendo le vecchie ‘istituzioni’ degli Stati Nazione a processi di adeguamento che travolgono gli
interessi e le resistenze delle vecchie ‘istituzioni’ politiche (private).
Nel livello gerarchico inferiore delle risorse necessarie alle ‘istituzioni’
private che curano la produzione e la distribuzione dei beni e dei servizi
figurano l’energia (fattore necessario alla crescita industriale e commerciale)
e l’acqua (fattore necessario alla produzione delle derrate alimentari). L’
energia è il fattore più importante. L’acqua infatti è disponibile ovunque nel
globo come può constatare chiunque debba ‘scaricare’ l’acqua distillata dai
condizionatori o come può essere sperimentato perfino con l’umidità estratta
dall’atmosfera dalle piante grasse nel deserto o come è noto grazie ai
desalinizzatori ormai comuni nelle isole o nelle zone litoranee delle aree
desertiche.
L’energia è costantemente disponibile in quantità smodate in ogni punto dell’
universo ed è estraibile grazie a una gamma di tecnologie sempre più vasta ed
in via di sviluppo sul libero mercato (a meno di non subire freni imposti da ‘strategie illiberali’ incompatibili con le basi della civiltà ‘Occidentale’ –
quali i sostegni fiscali a forme, altrimenti non competitive, di trasformazione
di derrate agricole in alternativa ai combustibili fossili – con conseguenze
immediate e drammatiche sulle derrate alimentari disponibili). Le vecchie
tecnologie disponibili sono state messe in crisi dall’accelerata domanda di
energia generata dalla ‘globalizzazione’ tuttavia esse permettono nel breve e
medio termine di soddisfare la maggiore domanda perforando nuovi pozzi
petroliferi, impiegando il carbone e, soprattutto, inaugurando nuove centrali
nucleari.
La ‘speculazione’ internazionale sta curando la raccolta e l’investimento in
nuove tecnologie energetiche che siano realmente risolutive rispetto alla
attuale apparente carenza di questa risorsa chiave per lo sviluppo industriale.
Infatti la ricerca fisica fondamentale ha posto da decadi a disposizione della
civiltà ‘Occidentale’ conoscenze su nuovi fenomeni che solo la creatività della
ricerca applicata alla produzione industriale potrà convertire in nuovi
apparati adeguati al salto di grandezza di questa risorsa che ci ha imposto la ‘globalizzazione’. La civiltà ‘Occidentale’ riuscirà a ridicolizzare i
tradizionali pessimismi dei filosofi pauperisti e paleoecologisti che
vorrebbero ‘risolvere’ i problemi rinnegando l’innovazione tecnologica; l’unica
‘via’ che caratterizza la società umana lungo il suo lungo e tormentato
progresso di civiltà industriale e delle sue istituzioni liberal-democratiche
ben più eque e rispettose dei diritti umani di quanto non possano le
alternative secolari (‘scientifiche’) o spirituali (‘rinunciatarie’). È la
marcata divisione tra l’ispirazione assistenziale socialista e della teologia
della liberazione rispetto a quella della responsabilità nella libertà
individuale del capitalismo calvinista ‘Occidentale’.
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