08/06/2008

Globalizzazione liberale

Nell’ottica percettiva di un convinto assertore del ’laissez faire’ liberista stiamo assistendo al progredire di un riassetto globale grazie all’assenza di efficaci istituzioni della governante globale. Che nasceranno solo successivamente all’avvenuto riassetto dell’economia globalizzata. I protagonisti dotati di efficaci istituzioni sul piano globale sono pochi e concentrati in ‘Occidente’. Quelli che apparentemente hanno il potere di ‘destabilizzare’ i vecchi assetti economici (i detentori dei giacimenti petroliferi – Iran, Paesi del Golfo, Russia e Venezuela) non sono in grado di poter investire le loro maggiori risorse in sistemi produttivi diversi da quello industriale occidentale. Né, data tale dipendenza industriale possono creare un proprio potere militare tale da costituire arma di pressione politica stabile al termine del riassetto che hanno accelerato.

L’’Occidente’ possiede le soluzioni tecnologiche mature e in fieri per poter rispondere alla mutata struttura della domanda globale. Le OGM pare siano ormai accettate come fonte di risposta alla nuova domanda di consumi alimentari e i Paesi industrializzati sembra stiano correggendo le limitazioni di produzioni rurali assunte nell’ottica ristretta dei ‘mercati regionali’. Il crescente prezzo del petrolio sta riuscendo a stimolare l’industrial occidentale ad orientare la ricerca applicata nella produzione di mezzi produttivi più efficienti, da un lato, e a rinnovare profondamente gli impianti di produzione energetica che si basano ancora sulla rivoluzione di Maxwell, Tesla e Edison di fine ottocento. Sembra che si stia accettando di impiegare gli impianti nucleari e di migliorare le relative tecnologie dopo una stasi di più di cinquanta anni imposta in grado diverso dai movimenti dei ‘verdi’ più reazionari in occidente. La drammatica crescita del costo energetico sta costringendo tutte le industrie a migliorare le proprie tecnologie produttive per non perdere mercato.

La gerarchia esistente e consolidata di potenziale innovativo industriale fornisce sostegno in ruoli da protagonisti a pochi tra i Paesi industriali al vertice dei quali, grazie alla sua competitività industriale, continua a svolgere un ruolo ‘imperiale’ gli USA. Il Vaticano sta ponendosi al suo fianco grazie alla egemonia di cui gode globalmente come autorità morale in grado di esercitare un credibile ruolo critico sul riassetto in corso. Il resto sono solo farfugliamenti più o meno folcloristici, da Chavez, a Putin, ad Ahmadinejad.

Quello cui stiamo assistendo è il ‘trionfo dell’Occidente’ favorito dal crollo pressoché contemporaneo di schemi ottocenteschi, paleoindustriali e istituzionali fondati sugli Stati Nazione all’insegna dello slogan ‘dalla culla alla tomba’. Ciò viene condotto con ruolo da protagonisti dai gruppi multinazionali che fungono da istituzioni industriali sostenute dalla migliore conoscenza non-ideologizzata di cui dispone l’’Occidente’. Sono quelle istituzioni ad assumersi il rischio dell’innovazione industriale globale. Al loro fianco l’indotto delle medie aziende industriali garantisce la disponibilità dei nuovi impianti produttivi necessari per garantire efficacia ed efficienza alle decisioni strategiche avviate. Al traino di queste  libere istituzioni (la vera e propria essenza fondante della liberal-democrazia ‘Occidentale’) assistiamo allo sforzo di adeguamento delle prime istituzioni di vasto interesse pubblico (anche se guidate da privati); le istituzioni finanziarie. Solo a questo punto si riesce a percepire un ruolo ‘al traino’ delle istituzioni statali (Enti di Emissione, borse valori di titoli e risorse primarie, etc.) nei tentativi di concordare nuovi accordi procedurali capaci di organizzare l’innovazione industriale globale. Le istituzioni politiche sono inevitabilmente all’ultimo posto in questo percorso di riassetto della governante globale non solo in quanto gestite dai più inefficienti apparati burocratici ma soprattutto in quanto ispirate a criteri e da interessi obsolescenti ma ancora sostenuti da ‘lobby’ tanto potenti quanto obsolete (sindacati, stati nazione, monopoli nazionali, etc.).

Stiamo assistendo ad un fenomeno di ‘catastrofe autoregolata’ del vecchio mondo secondo quanto già ben descritto in fisica e in matematica dalle teorie di Ilya Prigogine dei sistemi in equilibri quasi-stabili e di Per Bak della criticalità auto-organizzata.

La scienza politica sta ricevendo una completa descrizione del rivoluzionamento in corso ed alla pratica applicazione ai sistemi complessi sociali di quanto avviene nei sistemi fisici nel divenire costante dei riassetti dell’energia in natura indipendentemente dalla forma dell’energia stessa psichica o fisica