08/04/2011

Energia & Tecnologie: miti metropolitani e limiti della realtà

Il giornalismo ci tempesta di miti metropolitani che ingenerano speranze infonda
te e paure esagerate o prive di fondamento.
La rubrica ha già trattato spesso di questa costante deviazione dalla realtà ver
so la spettacolarità del ‘quarto potere’ così ‘irresponsabile’ sul piano istituz
ionale e così influente col suo potere di proporre una suggestiva ‘realtà virtua
le’ capace di distorcere la percezione delle situazioni, delle soluzioni offerte
 e dei profili stessi dei protagonisti attivi sulla scena politica sui quali pro
ietta succulenti caricature mediaticamente spendibili.
Avatar di grande presa sulla pubblica opinione e tali da affascinare spesso gli
stessi protagonisti che cercano di emularne il profilo per pure ragioni di succe
sso elettorale; giungendo così ad adeguare le stesse istituzioni liberal-democra
tiche all’azione-pilota delle comunicazioni sociali (nella scelta delle proposte
 ‘più popolari’, del ‘migliore’ candidato, della ‘più gradita’ alleanza, dello s
tile comunicativo ‘vincente’, dei rischi e benefici ‘più evocabili’). Giungendo
così a prevaricare sulla ‘realtà politica’ che dovrebbe ispirare il gioco dei ch
eck & balance delle istituzioni politiche (dotate di ‘responsabilità’ costituzio
nali) tramite una ‘realtà virtuale’ che muove invece la propensione al voto con
narrazioni descrittive d’una ‘realtà virtuale’ proposte dal ‘quarto potere’ (car
atterizzato da ‘irresponsabilità’ costituzionale) in un vero e proprio stravolgi
mento della politica in teatrino irreale, con personaggi distorti che recitano ‘
a canovaccio’ con interventi stesi da ‘ghost writer’ e coordinati nell’ambito di
 una sceneggiatura diretta dalla regia di esperti di campagne elettorali: una de
lega a protagonisti ‘irresponsabili’ di impegni politici che non dovrebbero esse
re ispirati a conseguire la massima audience ad ogni costo bensì la migliore ill
ustrazione dei rischi che spesso si nascondono proprio dietro tipi di soluzioni
prive di oneri e difficoltà – il governo della politica da parte della sua caric
atura ‘l’anti-politica’.
Spesso le audience mediatiche privilegiano il consumo di veri e propri ‘miti met
ropolitani’ resi credibili solo da suggestive riletture degli eventi reali lungo
 il filo rosso di ‘sospetti’ ipotizzati da abili soggettisti.
Fili rossi che risultano tanto più affascinanti e possibili quanto improbabili p
roprio grazie all’ipotesi di un ‘potere occulto’; quindi non accertabile quanto
non-falsificabile risulta il ‘filo rosso’ della narrazione della trama perversa
e ‘ultra-potente’ capace di prevaricare sempre la realtà in cui si svolge la vit
a quotidiana.
L’avatar del complotto demo-pluto-giudo-massonico governa le istituzioni liberal
-democratiche.
È divertente ricordare qualche esempio di queste narrazioni para-politiche degli
 eventi reali. Così come è divertente ricordare invece episodi in cui la storia
ha rivelato effettivi complotti esercitati da protagonisti reali per porre a con
fronto le dimensioni che distinguono le distorsioni fattibili (e quotidiane) del
la realtà democratica rispetto a quelle improbabili ipotizzate (e sempre storica
mente ‘falsificate’) dalle più fertili immaginazioni mediatiche.
La rilettura storica degli eventi che condussero all’intervento armato degli USA
 nel secondo conflitto mondiale ha permesso di rivelare che il ‘casus belli’ Pea
rl Harbor sia stato agevolato da FDR per ottenere consenso ad una decisione poli
tica impopolare grazie all’ondata di sdegno patriottico per un’aggressione vile
in quanto priva di preliminare dichiarazione di guerra sul piano diplomatico. Un
’azione della Casa Bianca di dilazionare la presentazione della dichiarazione di
 guerra alla Segreteria di Stato è possibile e non richiede di essere condivisa
da troppi protagonisti. Si può quindi ritenere fattibile l’operazione e credibil
e la condivisione dei suoi scopi da parte dei pochi protagonisti necessariamente
 coinvolti. Tuttavia solo la rilettura di carteggi ed incartamenti negli archivi
 ufficiali (tutelati dalla rigidità delle ‘responsabilità’ procedurali burocrati
che) è riuscita a confermare questo ‘complotto politico’ grazie all’evidenza seg
nalata alla Casa Bianca tramite la catena dell’intelligence circa i movimenti de
cisi dalle forze armate nipponiche e sui movimenti della marina giapponese nel p
acifico con possibili obiettivi USA in quell’area – le Hawaii erano lo Stato più
 prossimo ai rischi e la flotta a riposo nella base di Pearl Harbor venne sorpre
sa in piena impreparazione di allerta e alla fonda. Questa verifica dell’ipotesi
 dell’ipotizzato (possibile e credibile) complotto ha dovuto attendere una confe
rma cartacea in quanto il numero dei protagonisti coinvolti in quel secondo live
llo gerarchico del complotto erano già troppo numerosi e motivati da ragioni dif
formi da quelle che ipotizzavano l’esistenza di connivenza strettamente politica
 e perfino partitiche del primo livello gerarchico (Casa Bianca e Segreteria di
Stato); era necessario infatti ipotizzare che fossero stati complici del complot
to anche i vertici dei servizi segreti responsabili di valutazioni verificate de
i sintomi raccolti in modo occasionale ma convergenti dalle fonti umane in Asia,
 dagli ascolti radio delle trasmissioni tra Giappone e flotta nipponica, dalla p
reparazione di una spedizione che aveva richiesto un accurato e massiccio impegn
o in tutta la gerarchia istituzionale e diplomatica giapponese. Anche se la list
a dei potenziali ‘conniventi’ abbracciava personaggi direttamente dipendenti dal
 gabinetto politico a Washington, occorreva ipotizzare che non fosse trapelata a
lcuna notizia in stile ‘gola profonda’ verso un sistema mediatico non sempre fil
o-governativo (era l’epoca degli Hearst) o che quella connivenza avesse trovato
sostegno e incentivo presso i vertici industriali desiderosi di ottenere la solu
zione della crisi del ’29 grazie ai massicci finanziamenti federali a fini belli
ci. Quelle connivenze tuttavia erano contenute a pochi interlocutori di parte po
litica avversa alla Casa Bianca e le dimensioni degli interessi erano così enorm
i e durature da rendere quantomeno credibile la realtà della trama virtuale ipot
izzata.
La rilettura del ‘caso JFK’ che attende ancora conferme dalle evidenze di archiv
io, è ancora più possibile ed anche probabile alla luce della sua attribuzione a
lla mafia ebraico-italiana. Ciò grazie alla storia personale della famiglia Kenn
edy ed a quella dei fratelli Kennedy e grazie alla scontata ‘riservatezza’ delle
 iniziative di una istituzione che, come la mafia, non è caratterizzata da trasp
arenza e integrità di archivi gestionali.
La vittoria di JFK su Richard Nixon ebbe non solo il sostegno dei media ma anche
 del profilo mediaticamente vincente di JFK sull’antagonista politicamente più p
reparato ed esperto, essa ebbe un notevole apporto di voti controllati dalla maf
ia sia nel sistema dell’entertainment (Hollywood e Las Vegas) sia nel sindacato
le cui relazioni privilegiate col partito democratico e con la mafia delle costr
uzioni, dei trasporti e dell’industria dello spettacolo e dello sport erano soli
dissime.
Non ostante queste premesse, la vittoria di JFK (‘avatar’ virtuale di rampollo s
nob viziato e sostenuto da un impero finanziario creato in modo illegale in epoc
a proibizionista) su Richard Nixon (solido professionista di lunga esperienza e
self-made man di umile estrazione) fu di poche migliaia di voti concentrate inol
tre negli Stati in cui la mafia ebraica-italiana era particolarmente decisiva. I
noltre la mafia aveva facilitato ai fratelli Kennedy la soddisfazione di edonism
i sessuali grazie alla mediazione di star del sistema dello spettacolo delle due
 coste USA. La mafia aveva deciso di trasferire i suoi interessi industriali dal
 Nevada a Cuba per la più agevole convergenza di interessi col potere politico e
sistente tradizionalmente nel mondo ‘latino’.
Appena eletto JFK nominò il fratello al vertice del Dipartimento della Giustizia
 ed avviò un necessario anche se graduale processo di separare la politica nazio
nale dai debiti di riconoscenza personale accumulati verso il sistema mafioso US
A.
In quella critica contingenza per gli interessi della mafia e per le sue aspetta
tive di gratitudine da parte dei fratelli Kennedy, Cuba subì la destabilizzazion
e politica della ‘revolucion castrista’ con la fuga di Fulgencio Batista e la as
sociata destabilizzazione del programma di rischieramento industriale deciso dal
la mafia ed ormai in corso. I profughi cubani sostenuti dalla CIA avviarono la c
ontro-rivoluzione con lo sbarco a Cuba nella Baia dei Porci. A quel punto la CIA
 fu bloccata da JFK e dal fratello, i sostegni programmati alla contro rivoluzio
ne vennero rifiutati e la dittatura di Fidel Castro ebbe inizio con l’associata
crisi dei missili URSS a Cuba e rischio di conflitto nucleare (una catastrofe mi
litar politica nel più tradizionale stile Democratico).
La mafia di cui la ‘certezza del diritto’ è mitica e quindi credibile, assoldò u
no dei molti pseudo-intellettuali visionari che circolano liberi nel mondo USA c
on un profilo personale assolutamente idoneo ad eseguire la sentenza ed idoneo a
nche ad essere stigmatizzato dal sistema mediatico filo-Democratico più popolare
; Lee Harvey Oswald ex marine, ex tiratore scelto, ex comunista, ed infine un dr
op-out ed operaio a Dallas. Che sia stato solo Oswald o che egli abbia celato un
 ben meglio organizzato complotto a più esecutori, è certo che Jack Ruby il suo
assassino era membro della mafia e che la stessa mafia abbia ‘saldato il conto’
in modo dimostrativo nei confronti di chi riteneva d’essere assolto dai debiti d
i gioco contratti per poterlo vincere. L’attribuzione del complotto al super-pot
ere della mafia è credibile, oltre che possibile, e suffragato da molti altri ca
si di livello ‘apparentemente’ inferiore (caso Sindona, Caso Calvi); tutti in re
altà espressione d’un pari ‘diritto all’esazione del debito’ di cui non può esse
re accettata alcuna deroga – pena il crollo della certezza del diritto nel mondo
 ‘reale’ dell’illegalità.
Si tratta di esempi di complotti non solo possibili ma credibili anche se non ve
rificabili per la mancanza di documenti storici dotati di certificata credibilit
à.
Altri casi invece sono esempi di complotti virtuali non tanto in quanto siano ‘i
mpossibili’ ma perché sono improbabili alla luce della vastità di connivenze ed
esenti da possibili ricatti da parte di qualcuno dei molti protagonisti coinvolt
i nella preparazione ed esecuzione.
L’allunaggio di Neil Armstrong Buzz Aldrin e il successo della loro spedizione A
pollo 11 con Michael Collins è stato messo in dubbio dalla fantasiosa immaginazi
one di scrittori ‘negazionisti’ per ragioni politiche che ci hanno proposto una
messa in scena hollywoodiana con simulazione degli effetti cine-fotografici d’un
a reale impresa la cui esecuzione viene suggerita impossibile in confronto con l
a maggiore possibilità emulativa in chiave ‘virtuale’ e mistificatrice da parte
d’un establishment politico in difficoltà ma dotato di grande potere di sostegno
 da parte del sistema politico-industriale USA.
La possibilità e la credibilità attuativa di questa proposta risiede nell’accert
ata capacità rappresentativa di una realtà virtuale che tutti riconoscono all’in
dustria multimediale ed alla cinematografia fantascientifica.
La sua possibilità attuativa risiede nella sperimentata realizzazione di colossa
l con risorse professionali in studi teatrali in cui sono rappresentati scenari
dotati da elevati livelli di fedeltà rappresentativa.
La credibilità della sua concezione e soprattutto della decisione di attuarla ri
spetto ai rischi derivanti ed ai benefici possibili risulta invece altrettanto p
oco credibile della possibilità che l’artificio fraudolento possa riuscire a con
servare l’unanime connivenza necessaria per conservare il segreto sulla frode su
ccessivamente alla sua realizzazione. Nessun potere occulto che disponga di riso
rse finanziarie per implementare una frode di quella complessità tecnica potrebb
e ridurre il numero dei protagonisti necessari all’impresa – a meno che non rico
rra all’eliminazione fisica degli esecutori nella tradizione dei costruttori del
le piramidi per tutelare il segreto dei Faraoni. È altamente improbabile che tra
 le maestranze addette alla progettazione, attuazione ed alla messa in onda dell
a presunta ‘realtà virtuale’ nessuno ceda alla possibilità di ‘ricattare’ i fina
nziatori e beneficiari politico-industriali innescando un processo in stile ‘gol
a profonda’ nei confronti del sistema mediatico sempre propenso agli scoop scand
alistici, soprattutto nei confronti di quell’inviso sistema.
Analoga sorte è toccata agli attentati dell’11 Settembre 2001.
La loro relativa semplicità progettuale ed attuativa (pochi piloti e dirottatori
 dotati di grandi sostegni finanziari e nell’ambito di un sistema politico altam
ente libero) si scontra con l’ipotizzata costante efficienza H24 del sistema di
difesa aerea che, si suggerisce, avrebbe abbattuto gli aerei civili non appena f
osse emerso il rischio di pericolo. Ulteriore fonte di sospetto che gli eventi f
ossero stati programmati ed attuati dalla CIA è stata proposta grazie ad una ril
ettura molto analitica dei documenti raccolti sugli eventi.
Dall’analisi critica della dinamica relativa al crollo delle torri gemelle, a qu
ella relativa alla penetrazione nella cinta del Pentagono (ma trascurando la ‘de
viazione’ dal canovaccio relativa all’autodistruzione del quarto aereo in volo v
erso Washington DC (obiettivo presunto la Casa Bianca). Un lavoro accurato di ar
tificieri ed esperti in demolizioni che è stato infiorato da riletture artefatte
 delle immagini con grandi ripercussioni sui media (vedi le immagini di Satana n
elle nubi di macerie durante i crolli).
La razionale di una così articolata, complessa e criminale programmazione di eve
nti è stata suggerita al fine di screditare sul piano politico i terroristi isla
mici ed ottenere il consenso politico interno per intraprendere una politica pro
attiva sul piano bellico internazionale e di limitazione nazionale delle libertà
 e diritti civili.
La scarsa credibilità di avere anche potuto solo prendere in considerazione ques
ta ipotesi di ‘complotto’ si può trovare nella stessa numerosità dei protagonist
i consapevoli coinvolti nella progettazione, preparazione ed esecuzione concerta
ta alcuni tra i quali scelti come vittime inconsapevoli non tanto come passegger
i ma in qualità di equipaggi kamikaze. Questo comporterebbe l’ipotesi che sia es
istita una capacità di ‘pilotare’ i centri di gestione del terrorismo internazio
nale da parte della CIA per convincerli della possibilità di eseguire il program
ma di attentati i cui benefici sarebbero poi assunti come remunerazione della CI
A stessa.
Ora ‘nulla questio’ circa l’ipotesi di assoluta imbecillità dei centri che pilot
ano il terrorismo in ogni epoca se essi debbono affidare esclusivamente al consu
mo di pochi e costosi kamikaze le speranze di vittoria finale.
Dall’accettabile ipotesi circa lo stato di handicappati (nel senso di ‘diversame
nte pensanti’) dei terroristi, occorrerebbe tuttavia anche accettare di attribui
re agli addetti della CIA superiori livelli di abilità di progetto e di attuazio
ne; cosa che, dopo la serie di farsesche imprese note a tutto il mondo, risulta
ben meno credibile rispetto alla stessa ipotesi di complotto di cui si tenta la
prova.
Per ultimo ma non da ultimo, spesso anche da parte di personaggi dotati di buona
 preparazione tecnologica e scientifica, viene suggerito un complotto da parte d
el potente complesso industriale dell’energia; un tempo etichettato come ‘le set
te sorelle’.
Si suggerisce la capacità di quel sistema politico-industriale di proibire l’avv
ento dell’età dell’oro in cui una energia assolutamente ‘ecologicamente pulita’
(l’elettricità) sarebbe in grado di eliminare totalmente l’uso di motori a scopp
io col relativo consumo di combustibili fossili e produzione di scorie inquinant
i ed aggiuntive dosi di inquinamento termico.
Esistono molteplici teorie che cercano di confermare l’esistenza di questo compl
otto illiberale e tutte trovano una ragione nel carattere assolutamente primitiv
o delle fonti di energia al consumo.
I motori a scoppio infatti sono gli stessi concepiti nel 1800, anche se migliora
ti da innovazioni tecnologiche in tutti i loro dettagli, il loro rendimento term
odinamico è condannato a livelli bassissimi (conversione di energia attorno al 4
0%). La loro insostituibilità è dovuta alla disponibilità che, grazie ad essi, s
i riesce ad assicurare in ogni ubicazione geografica. Ciò consente l’erogazione
di dosi di energia a misura delle esigenze locali e consente il trasporto di ben
i e persone grazie alla motorizzazione dell’ampia gamma di veicoli a noi noti. P
roprio la diffusione e l’affidabilità di quella gamma di mezzi di trasporto e di
 erogazione di energia li ha resi insostituibili per soddisfare le aspettative d
i vita della società che ha organizzato i suoi insediamenti abitativi, industria
li e logistici in loro funzione. D’altronde, proprio la flessibilità, affidabili
tà e diffusione rende la soluzione dei motori a scoppio una delle principali fon
ti di inquinamento degli ambienti abitati.
L’ipotizzato complotto infatti denuncia l’interesse delle ‘sette sorelle’ a cons
ervare la rete di estrazione, di distillazione e di distribuzione dei carburanti
 incentrata sugli idrocarburi per non perdere i larghi margini di profitto e di
monopolio che essi assicurano. La denuncia dello strapotere del sistema dell’ind
ustria energetica suggerisce anche il suo elevato potere di corrompere il potere
 politico in ogni regime istituzionale grazie alla distribuzione di profitti sot
to veste di accise e tasse ben controllabili e perfettamente ‘anelastiche’ rispe
tto al prezzo dei carburanti. Ciò è accertabile grazie all’analisi del ritorno f
inanziario derivante dalla vendita d’ogni litro di carburante; oltre il 70% vien
e raccolto dalla fiscalità statale.
La soluzione praticabile, suggeriscono gli aedi del complotto, è sostituire la m
otorizzazione elettrica a quella a scoppio su ogni mezzo di trasporto; ciò elimi
nerebbe l’inquinamento delle aree urbane senza incidere sugli abituali assetti o
rganizzativi della civiltà industriale. Questa ipotesi di complotto rende ragion
e anche delle resistenze del complesso industriale energetico e risulterebbe cre
dibile. Contro la credibilità di tale complotto tuttavia si ergono considerazion
i leggermente più tecnico-organizzative che cancellano la possibilità di dare cr
edito alla sostituzione ‘elettrica’ a quella a scoppio in un contesto economico
ed ecologico complessivo.
Attingere a fonti energetiche che possano garantire autonomia ai trasporti richi
ederebbe di convertire la rete distributiva di idrocarburi attuale con una rete
molto più capillare di centri di erogazione elettrica che siano altrettanto affi
dabili sul piano operativo. Inoltre sarebbe necessario che i veicoli siano attre
zzati da sistemi di accumulatori d’energia elettrica altrettanto affidabili, cap
aci e sostituibili degli attuali serbatoi di carburante. Ciò conduce a valutare
la credibilità della possibile sostituzione tra motori a scoppio ed elettrici es
aminando la catena di efficienza della motorizzazione alternativa proposta.
Riempire un accumulatore dalla rete elettrica richiede di alimentare dapprima la
 rete stessa d’un ammontare aggiuntivo di energia rispetto a quello odierno da d
estinare alla sostituzione per il trasporto elettrico; produrre centralmente que
ll’ammontare di energia elettrica impone di alimentare nuove centrali termiche d
i qualsiasi combustibile fossile esse si servano. Ciò condurrebbe solamente a sp
ostare la combustione degli idrocarburi dai veicoli periferici alle centrali ter
moelettriche; dato il bassissimo rendimento termodinamico, la somma delle produz
ioni energetiche periferiche con piccoli motori verrebbe sostituita dalla genera
zione di ammontare cumulativi da distribuire poi in periferia tramite la rete di
 distribuzione elettrica. Il rendimento delle centrali risulterebbe certamente s
uperiore alla somma dei rendimenti dei motori installati sui veicoli, anche se i
 livelli di rendimento termodinamico di entrambi (centrali e veicoli) sono ugual
i ed anche se si tenesse in considerazione la perdita energetica sulla rete di d
istribuzione elettrica. Tuttavia la conversione di elettricità alternata in elet
tricità chimica degli accumulatori, la conversione da energia chimica ad energia
 elettrica continua per alimentare la trazione meccanica e la durata ed efficien
za degli accumulatori sono processi talmente inefficienti da annullare ogni risp
armio realizzato nella fase della produzione e della distribuzione di energia el
ettrica primaria; oltre ai costi necessari per la stesura, estensione e manutenz
ione della rete stessa.
Inoltre occorre esaminare la composizione dei consumi energetici. Oltre il 20% è
 assorbito dai trasporti ma il 20% è assorbito dagli usi civili, il 40% dal mond
o produttivo industriale e circa il 20% viene sprecato nella fase della produzio
ne e della trasmissione. Addebitare il complotto alle resistenze arroccate sul c
omparto dei trasporti (saccheggiato da livelli di fiscalità di tipo ‘mafioso’) s
embra poco credibile.
Si suggerisce allora che le ‘sette sorelle’ abbiano ordito il complotto per impe
dire che si possano produrre sistemi di estrazione energetica pressoché gratuita
 dall’ambiente; le cosiddette energie alternative.
Occorre esaminare anche questo mito metropolitano che si fonda su una ormai cons
olidata conoscenza sul livello primitivo delle conoscenze scientifiche e relativ
e applicazioni tecnologiche.
Già James Clerk Maxwell e Nikola Tesla avevano indicato linee di ricerca applica
ta e fondamentale capaci di estrarre gratuitamente energia dall’ambiente che ci
pervade. Una ricerca che ha prodotto l’applicazione di fenomeni quantistici di c
ui solo l’effetto fotoelettrico è stato finora utilizzato in pratica. Con rendim
enti unitari assolutamente ridicoli e limiti di potenza massima condizionati dal
la massima densità di energia che viene intercettata dalla Terra esposta alle ra
diazioni stellari.
Il concetto di fondo è che le stelle emanano costantemente (dall’origine dell’Un
iverso fino alla sua fine) dosi di energia sotto forma quantistica che pervade o
gni punto dell’Universo ed è potenzialmente disponibile in ogni tempo e luogo e
in quantità che l’originaria teoria di Faraday-Maxwell e le successive indicazio
ni della teoria quantistica di Einstein-Dirac indicano come ‘energia nera’ (‘mat
eria nera’) in stati virtuali turbolenti dai quali sarebbe possibile stimolare p
rocessi per il trasferimento su stati quantistici reali ed utilizzabili.
Occorre attendere che la ricerca pura in fisica e matematica consenta di rilevar
e tipi di processi analoghi a quello ‘fotoelettrico’ capaci di ennuplicare quel
fenomeno limitato e risibile per ogni uso pratico fino a raccogliere ammontare e
nergetici comparabili con quelli generati dall’industria termoelettrica (‘brucia
ndo’ combustibili fossili tra i quali, oltre ai tradizionali legna, carbone e id
rocarburi figurano anche i fissili torio, uranio, plutonio e quelli di fusione t
rizio).
Esistono invece altre forme di energia disponibili gratuitamente nel senso che s
ono disponibili nell’ambiente naturale; energia geotermica, eolica e solare. Si
tratta di energia accumulata dai bacini idrici, dai movimenti delle masse d’aria
 e d’acqua surriscaldate dall’energia solare o di energia residuale incapsulata
all’interno del globo terracqueo emessa spontaneamente tramite i molti fenomeni
occasionali e periodici ben noti oppure estraibile con specifici processi termod
inamici (pompe di calore solari o geotermiche). Sono forme d’energia che non con
sentono di alimentare meccanismi di conversione termica-elettrica a causa del lo
ro troppo basso livello di rendimento termodinamico; a parte l’energia eolica ch
e consente la conversione termica-meccanica e meccanica-elettrica grazie alla lo
ro gratuità che rende accettabili anche i bassissimi livelli di rendimento.
Tranne che per la futura, auspicabile sostituzione di macchine capaci di estrarr
e dosi di energia primordiale in modo gratuito grazie a possibili e probabili pr
ogressi scientifici e tecnologici ancora imprevedibili, l’uso degli idrocarburi
è inevitabile e insostituibile ma solamente prolungabile e integrabile con l’uso
 di reattori a fissione e a fusione nucleare. Ciò garantirebbe il prolungamento
nei secoli della disponibilità di risorse energetiche indispensabili per la cres
cita del benessere a prezzi sostenibili.
Ciò che si potrebbe inoltre fare per ridurre gli inquinamenti, i consumi e i pre
zzi dei sistemi alimentati da energia tradizionale fossile sarebbe più semplice
evitando sprechi di attenzione verso complotti mono- o oligo-polisti tanto sugge
stivi quanto improbabili, sarebbe invece riequilibrare la composizione della gam
ma di sistemi impiegati. Per il trasporto aereo ad esempio si potrebbe ripristin
are l’adozione del ‘più leggero dell’aria’ con cali limitati di velocità comples
siva rispetto ai cargo ma con la possibilità di sostituirne l’uso ai trasporti s
u gomma sulle lunghe e medie distanze continentali sia per servizi passeggeri ch
e merci. Il risparmio in termini di consumi energetici per tonnellata utile tras
portata sarebbe significativo come il livello di intasamento del traffico e rela
tivo inquinamento ambientale urbano.
Altrimenti l’abbattimento dei costi sui prezzi all’utente potrebbe essere più ag
evolmente conseguito grazie ad un ben più concreto complotto che incombe sull’um
anità; il saccheggio fiscale dello stato sui carburanti.