07/03/2010

Un riepilogo storico alle soglie dell’incipiente New Global Order

Finalmente l’applicazione pedissequa ed esasperata alle soglie della pignoleria della “par condicio” dettata da “menti sottili” d’antan (quindi sterile, formalista e inutile) ci ha risparmiato la solita bagarre mediatica che esaspera i toni del dibattito per pure finalità spettacolari e partigiane e ci ha regalato forse per la prima volta in Italia un periodo di dibattiti seri su tematiche di grande interesse geopolitico e libere da distorsioni troppo settarie. Tematiche trattate da personaggi costretti a rinunciare a imporre surrettiziamente le proprie visioni ideologiche ispirate a “soluzioni globali” che risultano sterili e puri “wishful thinking”, sempre, ma in specie nel contesto dell’odierna, turbolenta ridefinizione globale delle linee guida dell’emergente “new governance”.

Le analisi sui problemi attuali condotte nel corso di questi dibattiti conducono a rileggere il ruolo svolto dai protagonisti sullo scenario globale in termini non settari e forzatamente elegiastici (Santo Obama, Satana Bush, Beato Zapatero, Eroe Castro, Benemerito Chavez, etc.).

Dalla rilettura meno ideologica e partigiana e più fondata su criteri di pragmatismo geopolitico si evince che ormai esiste un’accettata gerarchia tra i protagonisti internazionali (G2, G8, G20, G20+) e un’altrettanto accettata linea di tendenza lungo la quale si sta consolidando la nuova governance globale (cessazione dello scenario dei due blocchi “politico-ideologici” estintosi con la fine della Russia ultimo Stato Nazione residuo della fine dell’egemonia globale dell’Europa; caduto coerentemente il mal tollerato ruolo pilota degli USA a tutela del blocco ‘Occidentale’; avviata in coerenza la “responsabilizzazione” dei singoli Stati Nazione nella loro assunzione di credibili, sostenibili e coerenti posizioni politiche non più sotto l’ala protettrice degli USA in equivoche azioni di alleati rese incoerenti da machiavelliche diversificazioni “ideologiche” di comodo ma alla luce dei loro concreti interessi industriali su uno scenario in evoluzione e sul quale ciascuno di essi può esercitare iniziative autonome dettate dal proprio peso e credibilità economica).

Queste considerazioni che emergono dagli interventi che vengono espressi da personaggi di tutte le parti politiche in Italia grazie alla pausa imposta dall’applicazione alla lettera della par condicio suggeriscono la rubrica di riepilogare per gli eventuali lettori il filo rosso che lega l’incipiente New Global Order alla storia ‘Occidentale’ che sta trionfando con la sua civilizzazione dell’intero globo ai suoi criteri soprannazionali e non-ideologici dettati dalla globalizzazione del capitalismo-liberale.

Si può riassumere il “filo rosso” che lega la nascita, lo sviluppo e il trionfo attuale della civiltà ‘Occidentale’ in modo forse troppo semplificato e per ciò stesso chiaro seguendo le peripezie della separazione tra diversi “poteri” che legittima il governo dell’interesse pubblico tramite le istituzioni dello stato. La necessità di dare legittimità all’azione delle istituzioni statali ha spinto alla ricerca dei criteri più condivisi dal “senso comune” prevalente nel corso delle varie fasi di sviluppo della civiltà ‘Occidentale’. È stato un processo pragmatico che ha presieduto alla ricerca delle fondamenta più solide per la legittimità della governance in ogni epoca. Anche se spesso la legittimità può sembrare incoerente coi principi ultimi liberal-democratici che ispirano la civiltà ‘Occidentale’ alla luce della sensibilità del “senso comune” odierno. Siamo giunti a questo livello di maturazione della nostra sensibilità e alla sua possibile gratificazione futura solo grazie alle peripezie che la legittimità istituzionale ha dovuto subire nel corso del suo sviluppo pragmatico. Pragmatismo che è stato dettato dal grado di sostenibilità economica dell’epoca. Sostenibilità che è cresciuta parallelamente al crescere del capitalismo-liberista. Crescita di un capitalismo strettamente condizionata dall’esistente livello del know how tecnologico e organizzativo che, a sua volta, ha sollecitato il capitalismo privato ad investire nel settore di industria più prossimo agli interessi già consolidati nei diversi ambiti sociali ed a sollecitare le istituzioni di stato a dare sostegno agli investimenti eseguiti per tutelare il comune interesse economico e politico.

Il capitalismo privato ha sempre agito sulle istituzioni politiche per ottenerne sostegno sul mercato a tutela dalla competizione “estranea” agli interessi statali dell’epoca. Al crescere della competitività industriale e del suo potenziale di espansione su mercati “estranei”, il capitalismo privato ha abbandonato il suo lobbying verso lo stato tradizionale ormai inadeguato a garantirgli adeguato sostegno su mercati sempre più vasti. La spinta verso l’abbattimento dei confini politici è venuta sempre dall’interesse del capitalismo industriale verso l’occupazione di mercati “estranei” a ogni confine che non fosse quello pragmatico della capacità della industria a competere con successo sul piano tecnologico ed organizzativo. Una spinta alla liberazione della legittimità da valori ideologici astratti se non quelli dell’aspirazione al crescente libero intraprendere.

La libertà di intraprendere ha costituito il “filo rosso” lungo il quale l’innovazione tecnologico-organizzativa ha dipanato crescenti gradi di liberal-democrazia. Conservando tuttavia costante il meccanismo fondante della separazione e contrapposizione tra sempre più diversificati “poteri” istituzionali.

Dopo questa semplicistica premessa possiamo esaminare il percorso seguito dalla civiltà ‘Occidentale’ dalla sua nascita all’attuale trionfo finale della globalizzazione industriale.

Il momento della nascita è solo simbolicamente definito nella civiltà greco-romana che istituzionalizzò la struttura dei poteri dello stato con la separazione tra legislativo, esecutivo e giurisdizionale ed esteso nella Roma Imperiale con l’arricchimento delle istituzioni greco-romane con la separazione tra Dio e Cesare che inaugurò la civiltà greco-ebraico-romana col riconoscimento formalizzato da Costantino dell’autonomia tra il potere religioso e quello secolare. La separazione tra reato e peccato ma anche la libertà di studio e ricerca ispirata alla ricerca della trascendenza delle conoscenze e non ristretta al pragmatismo degli interessi civili dell’epoca. La ricerca scientifica e la libertà di insegnamento accademico vennero istituzionalizzati entro “poteri” istituzionali dotati di ulteriore grande autonomia dai due principali: le università e i monasteri.

Al tempo di Roma Imperiale lo stato estese a dimensione globale le sue competenze grazie alla riconosciuta eminenza della Pax Romana rispetto all’incertezza vigente in sua assenza in tutto il globo allora noto. La sicurezza universale venne corredata da infrastrutture tecnologiche di grande pubblica utilità che solo lo stato potette estendere in modo uniforme a beneficio di tutte le comunità che aderivano a quel primo assetto della civiltà ‘Occidentale’, sicurezza militare, rete stradale, servizio postale, servizi giurisdizionali, acquedotti, tecniche costruttive, moneta, lingua ufficiale, etc..

Il capitalismo industriale era ben lungi dal poter nascere ma le sue esigenze di fondo e le sue motivazioni erano tutelate dalla disponibilità di infrastrutture, dalla diffusione di tecniche costruttive, dalla circolazione di denaro, beni e persone in sufficiente libertà da paura, incertezza e divieti ideologici e soprattutto dalla esistenza di servizi statali non troppo oppressivi e sufficientemente garanti di adeguata omogeneità nelle diverse comunità sociali amministrate (fisco, proprietà privata, diritto penale, ricorsi amministrativi, etc.).

L’inadeguata consistenza del sistema capitalista industriale non riuscì a consolidare il potere industriale a fronte di quello statale universale. La perdita di efficienza interna delle istituzioni statali e la nascita delle invasioni barbariche destabilizzò gradualmente quell’ordine globale e distrusse la governance imperiale, non ostante la sua riconosciuta legittimità universale. Anche i barbari restarono soggiogati dall’eccellenza della civiltà ‘Occidentale’ che implose per inadeguatezza del sistema capitalista privato di allora.

Alla morte del sistema di governance di allora, le infrastrutture universali crollarono mentre restò vivo lo spirito della civiltà che le aveva istituite. Tra le prime esigenze che emersero la sicurezza ebbe priorità e le comunità locali si arroccarono a difesa dei loro interessi attorno ai leader locali. La lingua “volgare” in uso localmente divenne la prima tra le nuove infrastrutture per riconoscere la legittimità del leader a governare a difesa degli interessi locali. Si formarono gli Stati Nazione, tutti di diritto romano e di religione cristiana ma di lingua nazionale. La legittimità imperiale restò viva fino al successivo crollo degli Stati Nazione cui si è assistito di recente; Sacro Romano Impero Germanico, Impero Austro Ungarico.

Nell’ambito degli Stati Nazione le conoscenze tecnologiche già diffuse dall’Impero Romano (costruzioni civili e navali), la sicurezza locale e gli investimenti necessari per garantirne la continuità consentirono la nascita di forme sempre più sofisticate di artigianato (armi, tessili, pellame, costruzioni militari, rurali), dei relativi scambi commerciali soprannazionali (mercanti, compagnie commerciali) e degli associati servizi di sostegno agli scambi (banche, assicurazioni, noli). Questo intenso sviluppo di know how industriale generò la ricca rassegna di esempi di eccellenza della civiltà ‘Occidentale’ che abbiamo tutti potuto apprezzare (Umanesimo, Gotico, Urbanesimo, Rinascimento, Barocco, etc.) o deprecare (Colonialismo, Riforma-Controriforma, Lotte di Successione e Conquista, Imperialismo, etc.). Tutti esempi ispirati dal medesimo spirito e all’interno della stessa civiltà ‘Occidentale’. Una continua guerra civile che è avvenuta tra regni governati da dinastie di pari origine e parentela fino alla graduale nascita della Rivoluzione Americana che, nel 1776, generò la nascita formale della nuova era “imperiale” cioè di un’epoca in cui non sono più legittimati a governare i vecchi Stati Nazione bensì un Nuovo Ordine Globale alle cui istituzioni soprannazionali in carico della legittima governance concorrano adesioni negoziate tra i vecchi detentori della legittimità e i nuovi protagonisti.

La maturazione del capitalismo industriale nell’epoca degli Stati Nazione ha seguito fasi successive connesse con lo sviluppo delle conoscenze tecnologiche ed organizzative che hanno lasciato tuttavia intatti i principi della legittimità liberal-democratica. Anche se nel corso delle vicende storiche si sono manifestati periodi di imbarbarimento che hanno visto il temporaneo prevalere di criteri di legittimità ideologica rispetto a quelli originari e universalmente condivisi della civiltà ‘Occidentale’. Periodi successivi e di criteri opposti a quello ispiratori della Rivoluzione Americana. Periodi animati da ideologie repressive delle libertà religiose come la Rivoluzione Francese con la sua patetica venerazione “scientista-materialista” e la Rivoluzione Marxista con il suo “ateismo e materialismo di stato”. Entrambe deviazioni locali e temporanee dalla civiltà ‘Occidentale’ che sono costate ecatombe in entrambi gli Stati Nazione fino al crollo di quella fase dello sviluppo del capitalismo industriale.

Il costante maturare delle conoscenze tecnologiche (1800 e 1900) e organizzative (1900) delle produzioni in ogni Paese e la costante persistenza degli originari principi legittimanti della civiltà ‘Occidentale’ (greco-ebraico-romana) hanno sviluppato un capitalismo industriale intollerante di ogni confine astratto su cui si fonda ogni legittimità autoritaria (nazionalismo, fascismo, marxismo). Il potenziale produttivo industriale e la sua capacità di soddisfare la domanda su una dimensione di mercato sempre più ampia sono i criteri che il capitalismo-liberale ha sempre seguito riuscendo a imporre gradualmente la sua legittimità su resistenze opposte al progresso civile da obsolescenti corporazioni che tentano sempre di tutelare i propri privilegi con forme di “reazione conservatrice”.

Le ragioni per cui oggi gli USA abbandonano i comportamenti di “stato guida” sullo scenario globale non è dovuto ad altro che al rispetto della legittimità ‘Occidentale’ applicata alla nuova realtà geopolitica. Rispettare le ragioni della competitività industriale contro ogni resistenza di carattere “ideologico” è la regola che prevale dopo il crollo degli Stati Nazione. Ciò comporta difficoltà interne ad ogni Paese per le resistenze che le vecchie corporazioni esercitano tramite vecchie, sperimentate ed ancora efficienti “lobby” (tutte quelle associate ai vecchi protezionismi mercantili e agli apparati militari-industriali) mentre non sono ancora solidi i sostegni delle lobby più proiettate al mercato globale che hanno magari sollecitato con mezzi spesso “creativi” o “illegali” alla luce dei criteri della legittimità dei vecchi Stati Nazione (gruppi finanziari e gruppi industriali multinazionali).

Riconoscere la diversa gerarchia di pesi politici reciproci tra Paesi nel nuovo contesto geopolitico obbliga gli USA a “responsabilizzare” i vecchi alleati (anche se condividono valori e principi istituzionali) nelle scelte che devono assumere rispetto ai nuovi “partner” (anche se ideologicamente disomogenei) per il loro peso attuale e futuro nello scenario appena inaugurato dalla globalizzazione industriale che richiede di stabilire un nuovo ordine condiviso e nuove istituzioni di governance alla cui luce deve essere commisurato il peso politico di ogni singolo Paese.

È da ciò che discende le percepita “delusione” nei comportamenti USA oggi. L’UE non potrà più vivacchiare opportunisticamente senza assumere responsabilità per le proprie scelte (mancanza di scelte) in un contesto in rapida evoluzione che non lascia tempo per costituire un’unità comportamentale e decisionale che ormai ha perso nel millennio passato. La Cina non è più il “nemico” ideologico dopo che la sua stabilità interna è fatta dipendere sempre più dalla partecipazione a uno sviluppo del capitalismo-industriale di tipo privato che travolgerà gradualmente ogni capacità di governance ideologica residuale in ogni Paese. La Russia si è ridotta al ruolo di fornitore di materie prime (come l’America Latina e il mondo islamico) per non essere riuscita a sfruttare in senso industriale nel corso del 1900 le enormi estensioni e ricchezze naturali che le avrebbero potuto replicare ciò che la Rivoluzione Americana è riuscita a realizzare grazie alla totale adesione allo spirito liberal-democratico del capitalismo-liberista; anima della civiltà ‘Occidentale’.

“Sic transit gloria mundi” dice la saggezza di Santa Madre Chiesa! “Ogni lasciata è persa” diceva il buon senso delle nonne! La Storia è passata per l’Europa ed essa potrà partecipare come partner regionale e come museo stabile!