06/08/2010

L’’azzardo’: fonte essenziale di felicità e progresso

Vivere del proprio lavoro, in modo virtuoso secondo i canoni del calvinismo più austero ci fa ritenere che ogni forma di ‘gioco d’azzardo’ sia sintomo di un cedimento alla tentazione ‘diabolica’ e quindi non solo da stigmatizzare sul piano dell’etica civile ma anche su quello religioso.

Si tratta di una visione confutata dalla storia della civiltà ‘Occidentale’ indotta dall’originaria separazione tra ‘reato’ e ‘peccato’.

Non tutto ciò che è proibito dalle leggi vigenti è stigmatizzabile né tutto ciò che stigmatizza il perbenismo attuale è ‘male’. La rilettura degli schemi mentali che alimentano il ‘senso comune’ egemone nelle varie epoche della civiltà è stata indotta proprio dallo spirito ‘liberale’ ‘Occidentale’ che ha posto in evidenza come la responsabilità individuale nelle scelte della vita quotidiana sia l’elemento irrinunciabile per creare sia la crescita del benessere sia quella del’etica collettiva nella società cristiana liberal-democratica. Una società che si definisse cristiana solo in quanto soggetta a divieti dall’alto a compiere ‘peccati’ non avrebbe alcun merito così come una società che cercasse di ‘programmare’ l’innovazione tecnologica finanziandola a spese dei contribuenti fallisce sul piano industriale oltre a conculcare ogni opportunità liberamente scelta dal basso e, quindi, a istituire regimi autoritari fondati su criteri astratti della legittimità e sulla condanna all’illegalità di ogni creatività eterodossa.

È la storia che condanna i regimi fondati sulla ‘programmazione’ legittimata dall’etica ‘politically correct’.

Ciò che invece afferma la civiltà ‘Occidentale’ di radici greco-romane-cristiane, è che ogni uomo segue una ‘legge naturale’ molto più capace di quelle che la società è riuscita a esprimere alla luce della sua permanente inadeguatezza attuale di ‘giustificare’ i comportamenti individuali lungo i loro diversissimi percorsi sulla strada dell’auto-miglioramento. L’uomo è spinto dai suoi istinti ‘naturali’ ad assumere comportamenti che gli assicurino gratificazione della scala di bisogni individuali caratterizzati da un’intrinseca conflittualità e crescente grado di sublimazione delle aspirazioni spirituali a scapito di quelle materiali. Questa intrinseca miscela di stimoli a soddisfare le proprie contingenti aspirazioni alla gratificazione die propri bisogni riesce a costringere ogni individuo a fare responsabilmente i conti con le risorse di cui dispone per giungere in piena libertà a comporre panieri variabili di scelte di beni, servizi e comportamenti individuali che soddisfino tutte le aspirazioni nutrite da ognuno nel corso della propria maturazione civile e spirituale. La Chiesa chiama ciò la via in ‘libero arbitrio’ verso la ‘santificazione’.

Dopo queste considerazioni possiamo riesaminare una serie di frustri concetti che il ‘senso comune’ cerca da sempre di imporre ‘ope legis’ alla società civile non ostante ciò costringa i singoli al costante perseguimento della propria ‘felicità’ a proprio rischio e pericolo assumendo comportamenti ‘devianti’ rispetto alla ‘legalità’ ufficiale ed animati solo dalla ‘legittimità’ naturale.

L’assunzione del rischio è un elemento naturale per l’uomo e per essere ritenuto legale, oltre che legittimo, deve pesare esclusivamente sulla responsabilità personale di chi lo vuole affrontare. Scaricare i possibili costi dei rischi su altri soggetti è il vero aspetto criminale di un istinto legittimo per legge naturale.

Il rischio è presente in ogni intrapresa innovativa in cui quindi siano presenti fattori di incertezza; ciò spiega la diretta connessione tra ‘progresso’ (avvento del nuovo) e assunzione del rischio connesso all’esplorazione dell’innovazione in ogni comparto. Finanziare il rischio a spese dei contribuenti è legale nei regimi autoritari ma è criminale secondo la legge di natura. Lo stato può finanziare le proprie spese di gestione con forme di libera adesione al rischio (lotto e lotterie gestite dallo stato) come strumento meno oppressivo rispetto alla fiscalità ordinaria ma non può sostituire il ruolo del classico mecenate, o sponsor, o armatore delle imprese più innovative di cui abbiamo conoscenza dal passato. Infatti nell’ancien regime i sovrani scaricavano sulla fiscalità generale i costi delle intraprese indipendentemente dal loro successo o insuccesso operativo, mentre i finanziatori delle più audaci intraprese spesso subivano tracolli del proprio patrimonio personale in caso di imprudente, troppo audace o erronea valutazione e scelta.

Si tratta di un gioco d’azzardo che attrae i risparmi di ognuno a seconda delle proprie disponibilità, audacia e ambizione di accelerare il proprio livello di benessere al di la di quanto consentirebbe la dedizione di routine alla quotidiana produzione del reddito di sopravvivenza.

Ciascuno nutre ambizioni e sogni di compiere ‘salti di qualità’ nel proprio status personale. Nessuno può contare sulla capacità di realizzare tale ‘salto di qualità’ aumentando la propria produttività quotidiana. Per non rinunciare a ’sogni di grandezza’ ciascuno a suo modo sceglie di rinunciare a dosi del proprio benessere attuale ‘investendole’ su una ‘scommessa’ valutandone il successo a fronte del rischio dell’investimento.

La scommessa viene accettata in modalità le più diverse. Scommesse che, come gli inventori o gli scopritori più classici (Ulisse, Erik il Rosso, Cristoforo Colombo, Pizarro, Cook, Pasteur, Jenner, Tesla, etc.), chiedono di sostenere rischi personali, tempo e denaro sottratto alle proprie disponibilità quotidiane, denaro chiesto in prestito ai canali finanziari. Oppure scommesse che si limitano a valutare i costi e le probabilità di successo di questi tipi di intraprese per investire in modo esclusivo o associativo parti dei propri risparmi sperando nel successo e nelle sue conseguenti ripartizioni di remunerazione finale. Questo secondo tipo di scommessa è il più usuale da quando i meccanismi di finanziamento a capitali di rischio di sono diversificati agevolando in modo indiscriminato fasce vastissime di risparmiatori a partecipare a dosi di ‘sogno’ destinato a vedere soddisfatte le aspettative di ‘perseguimento della felicità’ in gradi e tempi diversi ma tutti adeguati alle risorse ed alle aspettative più individuali.

È uno dei tanti comparti che i meccanismi del capitalismo-liberista hanno aperto a un accesso ‘democratico’ al ‘sogno di arricchimento’ tramite la borsa dei valori mobiliari. Le Compagnie Mercantili, le Assicurazioni commerciali, le banche d’affari, sono tutte aziende che consentono a ciascuno di investire proprie dosi di risparmio su finanziamenti di rischio caratterizzati da diversi rapporti prezzo/beneficio. Le quotazioni di borsa non sono altro che un meccanismo analogo a quello degli allibratori che valutano i rischi in funzione delle adesioni degli scommettitori e modificano in corrispondenza i valori delle rendite connesse al capitale investito.

Anche le lotterie più usuali si fondano su questa aspirazione di ognuno a ‘evadere’ dalla prevedibile routine quotidiana per ‘sognare’ nella propria abilità o fortuna rinunciando subito a proprie risorse già risparmiate e investite su una ‘scommessa’ in cui l’abilità o il sesto senso o la pura fortuna hanno suggerito di scegliere tra le varie opportunità offerte.

È un modo per non rinunciare al ‘sogno’ di un domani migliore che convince anche i più diseredati a dare la propria libera adesione alle forme più razionali o più improbabili di scommessa per uscire dal grigiore di tutti i giorni. Sognare di poter perseguire la ‘felicità’ non ostante le proprie condizioni meno privilegiate attuali. Nessun governo dall’alto può arrogarsi il diritto di inibire questa seppure improbabile aspirazione a perseguire la felicità.

Anche proibendo il gioco d’azzardo e rendendolo con ciò ‘illegale’ non si sradica questa aspirazione umana che è ispirata da una legge di natura che rende per l’uomo pienamente ‘legittimo’ rischiare i propri risparmi in intraprese audaci o impossibili.

Ciò che caratterizza quindi le varie forme assunte dal gioco d’azzardo non è la sua ‘legalità’ (un fatto che è imposto da regimi autoritari) né la sua ‘legittimità’ (che come ogni adesione libera e spesso illegale è tale per definizione di libertà dei comportamenti individuali). Ciò che caratterizza invece le varie forme del gioco d’azzardo è la sua ‘onestà’.

L’onestà di un gioco risiede nel computo del rapporto tra valore del capitale rischiato e valore della rendita promessa.

Paradossalmente tale rapporto è tanto più ‘onesto’ quanto più libero è il mercato che gestisce il gioco.

La Borsa Valori e gli allibratori (cinodromi, ippodromi, boxe, elettorali, etc.) dispongono di un meccanismo che calcola dinamicamente la frequenza delle adesioni provenienti dal mercato e pongono in relazione le varie scelte con le relative probabilità di successo variando quindi nel tempo le stime di rischio e di rendita.

I Casino più classici o le bische clandestine invece adottano macchine che realizzino meccanicamente nel modo il più possibile aderente alla teoria matematica la gamma delle probabilità di estrazione delle varie combinazioni su cui gli investitori collocano le proprie risorse e computano i premi in funzione delle probabilità stesse trattenendo per la gestione piccole ma costanti dosi di privilegio statistico. L’onestà delle loro macchine è garantita dalla libera concorrenza che, se esiste, risulta un fattore più garante di qualsiasi forma di ‘controllo’ esercitato da mafie private o colluse con caste di stato.

Poco paradossalmente (per ogni convinto liberista selvaggio) invece sono proprio le scommesse gestite dallo stato a risultare ‘disoneste’. Infatti le quote dei premi erogati dallo stato nel tradizionale gioco del lotto (o del bingo anglosassone) risultano assolutamente sottodimensionate rispetto ai valori teorici della probabilità delle varie combinazioni estraibili. Altrettanto disoneste sono le varie lotterie gestite dallo stato (Enalotto, Totip, Capodanno, Monza, etc.) che distribuiscono l’ammontare dei premi non solo sulla base di probabilità di distribuzione delle combinazioni uscenti assolutamente a suo beneficio ma che sottraggono dal monte premi una quota eccessiva come compenso per il gestore non giustificato né dal costo di gestione né dai rischi connessi.

Non solo ma tutti i premi erogati dallo stato ai vincitori estratti non risultano esenti da ulteriori saccheggi fiscali. Infatti l’anno successivo alla ricezione del premio il vincitore ha l’obbligo di segnalarne l’ammontare come reddito ulteriore percepito nell’anno. Ciò conduce ad una tassazione differita di premi già disonesti su livelli di imponibile generalmente medio-bassi. I soli cui è aperto il ‘sogno di felicità’ affidato alle avide mani del gioco d’azzardo gestito dallo stato (disonestamente ma legalmente) oppure dalle bische private (spesso in modo illegale ma ‘onestamente’ grazie alla competizione sul libero mercato).

Altrettanto onesta deve essere la partecipazione alle varie forme del gioco d’azzardo.

Partecipare al gioco d’azzardo con risorse dei propri risparmi e liberamente si può considerare un fenomeno da incoscienti, da adolescenti, da imprudenti, da audaci o da folli ma non nuoce a altri che al proprio futuro di cui spera il miglioramento al di la di ogni credibile sogno (è ciò che caratterizza l’avidità con cui si spera in una felicità irraggiungibile).

Partecipare invece al gioco d’azzardo con risorse di risparmi altrui (soprattutto se sottratte fiscalmente ai contribuenti) è disonesto e criminale ed è ciò che è accaduto da parte di enti territoriali che hanno investito in hedge funds parti di risorse ricevute dal fisco per scopi certamente alieni al gioco d’azzardo.

Vorrei che Giannino riflettesse sul rischio che presenta una condanna del gioco d’azzardo ispirato ad una visione calvinista del capitalismo-liberista e all’accettazione del controllo di stato sull’onestà delle norme.

Quis custodiet custodes? Giovenale e i maverick d’ogni tempo hanno sempre sospettato lo stato più delle avidità che compongono il libero mercato che oppone le reciproche ambizioni in una competizione capace di generare il rapporto più onesto tra prezzo e beneficio anche in materia di rischi e di scommesse finanziarie.