06/05/2011 |
Segnali nascenti di una sinistra in Italia? Si è più volte detto che la defenestrazione di Praga auspicata dalle ‘sinistre’ fino ad oggi dopo la sconfitta sul campo della ‘gioiosa macchina da guerra’ di Occhetto non avrebbe mai potuto aiutare la nascita di una sinistra post-comunista in Italia proprio a causa della mancata autocritica marxista (in analogia con ciò che avvenne in Germania col congresso socialdemocratico di Bad Godesberg). Defenestrare i ‘messi imperiali’ con qualsiasi mezzo estraneo alla politica (mani pulite che aveva aiutato ad esiliare Bettino Craxi e che cerca da vent’anni di estromettere dalla scena politica Silvio Berlusconi) non riesce a supplire alla mancanza di credibilità della ‘sinistra’ tradizionale in Italia. Una ‘sinistra’ che non riesce a trovare logiche propositive per ottenere il consenso a governare in quanto le radici delle sue proposte politiche sono ancora saldamente radicate alla dottrina sociale ottocentesca delle lotte operaie, del sindacalismo contrastante il padronato, dello stato sociale come strumento per ‘programmare’ la ridistribuzione del reddito nazionale tra le fasce di cittadini distinte per censo. La mobilità auspicata dal liberismo capitalista e la lotta a ogni monopolio e oligopolio – intrinseci alla dottrina liberale ed al criterio politico e non-dirigista del laissez faire – è funzionale all’epoca irreversibile della globalizzazione industriale e sostiene proposte istituzionali pienamente accettate da tutti i protagonisti delle negoziazioni politiche in economia. È emblematico il ‘caso Fiat-Chrysler con gli accordi condivisi dai sindacati prestatori ali, dall’azienda, dalle lobby industriali, da Wall Street e dal governo federale che, nell’arco di pochi mesi, ha rilanciato la competitività sul mercato globale di un gruppo ridotto in condizioni pre-fallimentari sia negli USA che in Italia. È evidente che la soluzione dell’impasse in cui si è cacciata la sinistra in Italia (ma non solo in Italia) non sia identificabile nell’estromissione dei protagonisti di parte avversa; anche eliminando Berlusconi la sinistra si troverebbe irrisolto il problema di fondo che incombe sulla sua credibilità e che ne blocca l’azione su posizioni conservatrici (ormai sempre più sinonimo di ‘reazionaria’ tutela di privilegi insostenibili per poche oligarchie ‘contro’ tutti gli esclusi trasversalmente a tutti i ceti sociali). La sinistra si trova costretta oggi a demonizzare l’avversario diffondendo ipotesi di complotti, di cricche segrete, di coalizioni di evasori, di club di speculatori finanziari scadendo quindi con le sue campagne mediatiche nel ruolo sterile dell’impotente che si lamenta dello strapotere altrui senza proporre credibili strumenti di lotta che non abbiano ripercussioni negative per chi vi aderisse. Distruggere i nuovi accordi sindacali con il gruppo Fiat-Chrysler per impedire che Marchionne (il nuovo ‘barbaro’) travolga i privilegi raggiunti con le lotte ottocentesche – anche se ciò significherebbe perdere gli investimenti produttivi esteri in Italia. La magistratura dovrebbe difendere nelle sedi opportune dall’avvento del nuovo ‘barbaro’ (sembra l’atteggiamento d’un Senato in attesa ordinata dell’ingresso degli Unni o del sinedrio in attesa dei barbari a Bisanzio mentre dibatte sul numero di angeli che possano entrare sulla punta di uno spillo – non sembra una linea politica vincente né sostenibile!). Ogni tentativo di superare l’impasse giustizialista ormai di accertata sterilità sul piano politico, viene frustrato dai ‘resistenti, resistenti, resistenti’ all’insegna di un neo-dogmatismo ridicolo che erge a tabù gli articoli di una costituzione mai applicata realmente, sempre elusa opportunisticamente, scritta in modo equivoco dai rappresentanti delle due dottrine sociali sconfitte dalla storia (quella cristana-dirigista e quella marxista-pianificatrice) entrambe illiberali ed ipotizzanti regimi statali para-fascisti, centralisti e autoritari-oligarchici. Una sinistra che cerchi di ispirare le sue proposte economiche e sociali ad una legittimità post-comunista non può ridursi a ‘gufare’ per l’insuccesso di chi governa fidando nella prosecuzione ed aggravamento della congiuntura economica del paese (anzi cercando d’esaltarne ogni aspetto). Altrimenti le aspettative di successo vengono regolarmente frustrate e riducono la partecipazione dei moderati a sfide considerate sempre perdenti ed esaltano la base degli elettori residuali al radicalismo più astioso e irriducibile che impedisce ogni possibilità di condurre negoziazioni politiche di successo su un ampio fronte di interlocutori. Vedremo ora di fronte ai costanti successi internazionali del blocco ‘conservatore’ e agli altrettanto sterili esiti dei tentativi di ribaltamento politico nazionale, come riuscirà l’unico blocco politicamente credibile della ‘sinistra’ (i ‘miglioristi’ ex-PCI) a stabilire nuove, accettabili relazioni coi ‘riformisti’ (ex-Craxiani PSI) oggi al governo per inaugurare una nuova fase della seconda repubblica capace di costringere il blocco ‘liberale’ a proporre programmi concretamente ‘liberisti’ in luogo delle promesse finora frustrate che hanno conservato la base di consenso elettorale ‘moderato’ all’attuale governo. Si potrà allora finalmente vedere in Italia un confronto concreto su proposte di ‘servizi politici’ al mondo dei produttori-consumatori-risparmiatori che, pur ispirati a priorità ‘di destra’ o ‘di sinistra’, siano accettabili alla luce delle esigenze pragmatiche dello sviluppo industriale (un tema che deve restare ‘esogeno’ alla sfera politica) nella più genuina tradizione del capitalismo-liberista e di istituzioni liberal-democratiche che non vogliano dettare la ‘programmazione’ dello sviluppo industriale in spirito autoritario insostenibile dal sistema industrializzato globale. È recente la smitizzazione dei tabù sindacal-costituzionali relativi alla libertà di produrre reddito ‘lavorando’ anche in giornate ‘sacre’ (I Maggio) o alla preferenza espressa per via referendaria (contratti Fiat) del diritto di proseguire a ‘lavorare’ seppure a condizioni più ‘precarie’ - ma potenzialmente più redditizie - invece di arroccarsi ideologicamente sulla ‘irreversibilità’ di presunti privilegi insostenibili ma tutelati dalle sentenze della corte costituzionale. Si tratta di atteggiamenti meno ideologici (più ‘Occidentali’) che hanno diviso internamente la ‘sinistra’ più reazionaria ottocentesca che, sostenuta dai più giovani responsabili della politica sul territorio e dalle più giovani maestranze, segnala che anche in Italia sia entrata egemone consapevolezza della globalizzazione competitiva. D’altronde, anche se la ‘sinistra’ in Italia abbia storicamente dato di se le prove (deteriori per tutto il paese) del più genuino ‘cretinismo politico’, è difficile pensare che una intera gioventù ex-comunista selezionata in dure scuole di partito non abbia previsto la fine del mito (caduta del muro di Berlino) abbia esaurito la sua capacità progettuale ed organizzativa scegliendo l’obiettivo di ‘abbattere Berlusconi’ come scopo dell’azione politica. Se realmente questo fosse stato lo scopo, esso potrebbe essere ritenuto universalmente fallito (perfino un ‘ex’ simpatizzante come Napolitano ne ha di recente attestato la scarsa credibilità), se invece esso fosse stato un machiavellico strumento per ‘attendere il momento giusto’ per uscire allo scoperto, l’esito più evidente è solo il disgregarsi delle capacità organizzative e progettuali ereditate dal passato e l’immagine ‘reazionaria’ e utopica delle sue residue istituzioni politico-istituzionali (media, sindacato, attivisti periferici – o ‘cellule’) su posizioni anti-storiche, irrealistiche e soprattutto insostenibili. Si sta perfino assistendo alla costante frustrazione degli sterili tentativi di abbattere Berlusconi (l’obiettivo politico prescelto volontariamente dopo la sconfitta della ‘gioiosa macchina da guerra’) sia nelle aule di giustizia, sia sui media, sia in parlamento ma sia soprattutto nelle tornate elettorali! Si assiste perfino alla ‘nomina’ del delfino da parte dell’’obiettivo principale’ del suo erede politico in tutta credibile stabilità post-mortem; Marina l’abile figliola ‘capo industriale’ o Tremonti l’eccellente socialista craxiano capace di ottenere apprezzamenti perfino nel Nord Europa con la nomina di Draghi al vertice della BCE! Ma la ‘sinistra’ in Italia attende l’avvento dell’inevitabile progresso della Storia (un tempo ‘Baffone’ ed oggi l’’auto-implosione’ del capitalismo-liberista oppure l’’abbattimento’ del tiranno tramite Repubblica o Ciancimino jr!) ….. se questi non soni sintomi di un cronico ‘cretinismo politico’! Auguri, l’Italia attende in paziente dedizione alle sue mansioni quotidiane miranti ad ‘integrarsi’ con la globalizzazione industriale (un fenomeno ‘esogeno’ contrastato dalle ridotte dei ‘resistenti, resistenti, resistenti’.
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