05/12/2009

Indignazione di un suddito (non ancora cittadino/consumatore)

Sin dalla loro infanzia, per vaccinarli dal furbo e demagogico buonismo de-sinistra, ho insegnato ai miei figli un gioco che consiste nel sostituire il loro nome-cognome alla parola Stato e, per esteso, a qualunque suo sostituto impersonale (sindacato, partito, parrocchia, Chiesa, corporazione, etc.). Quindi quando si parla di “giustizia” occorrerebbe sostituire nome/cognome del PM che si carica la responsabilità di ritenere le evidenze in sua mano adeguate ad avviare una formale, lunga e dispendiosa procedura penale invece di cercare ulteriori prove nella massima riservatezza al fine di non rischiare i danni di credibilità e di immagine che in caso di fallimento si riverserebbero sulla istituzione (e da essa su tutto lo Stato). Altrettanto quindi è necessario tradurre ogni proposta di estensione irresponsabile di benefici buonisti del tipo welfare state, in proposta che addebiti al mio nome/cognome anziché genericamente allo Stato l’onere della spesa. Se sei incorso in uno dei tanti errori di valutazione della situazione che ti penalizza oggi (ad esempio sei rimasta incinta perdendo controllo – accade – della serata) deve essere chiaro che ora stai chiedendo a me di specifico nome/cognome l’obbligo di prendermi carico delle conseguenze. E ciò non volontariamente in puro spirito di umana “compassione” con versamenti caritatevoli bensì ricorrendo al sotterfugio “deresponsabilittante” di diluire l’onere spalmandone l’ammontare su una base fiscale nazionale obbligata per legge a contribuire. In questo modo lo Stato (il Paese Legale) diventa solo un mezzo di acquisizione clientelare di voti ripagando le minoranze più arcobaleno e spesso immaginarie di derelitti sociali (il famoso patchwork elettorale di ogni buon partito de-sinistra) e perde quindi del credito di severo tutore delle “responsabilità individuali” che è indispensabile siano quotidianamente rispettate affinché non si traducano gradualmente in “irresponsabilità collettiva” che isterilisce qualsivoglia risorsa finanziaria anche se alimentata con appropriazioni sempre più avide di un fisco che inevitabilmente viene visto come una sorta di Sceriffo di Nottingham al servizio di una elite di amministratori (il Paese Legale) che governa il Paese Reale a colpi di “festa, farina e forca”.

La mia indignazione di italiano nei confronti dello Stato è tale in quanto considero gli italiani tra i più miti, creativi, simpatici, intraprendenti, ragionevoli individui che vengono offesi sempre (e spesso turlupinati – non ostante il loro innato e consolidato scetticismo di osservatori integrato da abbondanti dosi di cinismo nelle scelte) dai comportamenti delle istituzioni che li amministrano come nazione. Comportamenti che le istituzioni tengono in modi sempre “irresponsabili” sul piano delle conseguenze che esse devono pagare per le loro scelte errate. Indipendentemente dal danno che gli errori di forma e di contenuto arrecano a tutta la nazione italiana.

Gli italiani vivono da sempre un classico status civile di “sudditi” di un potere (il Paese Legale) che gode di uno status privilegiato e parassitario rispetto alle esigenze della nazione (il Paese Reale) che è composta da cittadini (cioè “soggetti” alla “cittadinanza”) che curano quotidianamente la produzione, il risparmio e i consumi “non ostante” gli errori e lo “sputtanamento” che quotidianamente viene trasmesso sul sistema Paese dalle istituzioni che lo amministrano grazie a leggi scritte nei salotti ristretti, privilegiati e, come detto, soprattutto “irresponsabili”.

Tra le istituzioni che godono di totale “irresponsabilità” ne figurano almeno due che lo sono in modo speciale in quanto non sono neanche “legittimate” periodicamente da elezione da parte dei “sudditi”; la giustizia e la stampa.

Sia la giustizia che la stampa sono corporazioni intoccabili in quanto la loro “libera espressione” non è regolamentata in Italia da alcuna autorità sanzionatrice efficace (CSM, ANM, Ordine, querele e giustizia civile inefficienti). Parlamento e Governo subiscono tutto sommato una seppure distorta, indiretta e solo periodica sanzione in sede elettorale che in qualche modo agisce da azione “responsabilizzatrice” (anche se i singoli responsabili delle reazioni negative del corpo elettorale sono “giubilati” in posizioni di tutto rispetto e con emolumenti garantiti - a spese sempre del Paese Reale).

Scendiamo all’indignazione odierna.

Stiamo assistendo a un uso della giustizia per scopi politici sin dalla nascita della Repubblica. Si manifestò già al tempo del processo Montesi in cui si potette assistere allo sputtanamento giornalistico della famiglia di una povera ragazza della media borghesia per giungere a distruggere la carriera politica del padre di Piero Piccioni il musicista che aveva partecipato al fatto di cronaca e si era comportato superficialmente di fronte alle conseguenze sulla ragazza del consumo di stupefacenti. I casi analoghi e più significativi si sarebbero moltiplicati in seguito diventando un surrogato alla lotta politica bloccata fino al 1989 dalla geopolitica della guerra fredda. Così si dibatté a lungo sui giornali il carattere criminale ed anti-italiano di “Gladio” la struttura NATO istituita per l’eventuale contrasto interno dei movimenti sovversivi organizzati sulle quinte colonne fiancheggiatrici dell’URSS mentre non si fece cenno alle quinte colonne stesse organizzatesi sulla base di accordi “ostili” ai trattati sottoscritti dal Paese e finanziate con canali clandestini o con evasioni fiscali dal KGB. Successivamente si ebbe la integrazione di giustizia, giornalismo e “arco costituzionale” con la gestione da parte della Commissione Anselmi contro la “P2” considerata la fonte di ogni male in quanto “segreta” e “massonica”, trascurando il fatto che partiti, sindacati, società fiduciarie hanno caratteristiche di gran lunga più “riservata” e sono altrettanto sconosciute in quanto a “personalità giuridica” rispetto alle libere associazioni culturali e caritatevoli del tipo della Massoneria riconosciuta sul piano internazionale da secoli con le sue ramificazioni “aperte” ai non associati (da Alcolisti Anonimi, a Rotary, a Kiwanis, a Lions).

Con questo ritmo di crescita di clamore selettivamente e “irresponsabilmente” scatenato dalla giustizia con l’aiuto dei giornali in situazioni e momenti politicamente “topici” si giunse a “tangentopoli” e al linciaggio del Raphael con la distruzione selettiva dei partiti estranei all’accordo consociativo dell’arco costituzionale e con il rifiuto da parte della giustizia di dar corso all’obbligo dell’azione penale trascurando la denuncia di Craxi nella sede istituzionale più pubblica e nel ruolo più istituzionalmente “responsabile” della diffusa pratica del finanziamento clandestino ed extra-legale dei partiti politici. I giornali si allinearono e Craxi fu costretto all’esilio: rara avis in un Paese che conosce solo clandestini cui attribuire cittadinanza in tempi accelerati o esuli protetti da estradizione per ragioni politiche (Moranino, Negri, Battisti).

Dopo il fallimento dell’operazione politica di “tangentopoli” si sono tentati altri analoghi mezzi per cercare di salvare il salvabile dal nuovo (Craxi prima Berlusconi poi) che stava inesorabilmente avanzando sulla spinta della irreversibile globalizzazione dell’economia industriale. Le riforme istituzionali si rendevano sempre più indispensabili e la “sacra” Carta Costituzionale del 1946 risultava inevitabilmente sempre meno adeguata ai tempi del Paese Reale. Ogni volta che si cercò di modificare quella Costituzione (e attribuire le responsabilità istituzionali anche a giustizia e stampa) si assistette ad una vera opera di interdizione a scopi politici da parte dei vecchi poteri consociativi (sindacati, giustizia, media, corporazioni). Il Paese Legale si è sempre ribellato e difeso con aggressioni giurisdizionali estenuanti, macchinose, lunghissime e soprattutto sterili nei risultati tranne che quello di rallentare l’avvento del nuovo.

Gradualmente quel “nuovo” si è venuto a identificare nella vittima delle persecuzioni giudiziarie grazie alla loro sterilità, goffaggine e soprattutto irragionevole quantità di concentrazione sul solo individuo che si è dimostrato estraneo agli interessi “privilegiati” dal consociativismo illiberale e corporativo dell’epoca che precedette il crollo del muro di Berlino; Silvio Berlusconi.

Questa massiccia e ben organizzata resistenza, resistenza, resistenza protrattasi nei decenni si è manifestata con crescente spettacolarizzazione (ed irresponsabilità) mediatica agevolata dalle contravvenzioni del segreto istruttorio dei giudici. Per rendere anche più dannosi gli episodi sul piano politico tutte le sterili citazioni a reo di Silvio Berlusconi si sono manifestate in occasione di tornate elettorali o di eventi politici internazionali di grande risonanza. Agevolando così le riverberazioni delle accuse (sterili ed irresponsabili) sulla stampa estera. Contribuendo ogni volta solo sterilmente alla diminuzione della credibilità interna di Berlusconi ma in modo eclatante allo “sputtanamento” del Paese Italia. Tutto il Paese infatti riceve danno da queste forme di irresponsabile gestione del potere mediatico e giurisdizionale come spettacolo ad-personam. Sia i media (che all’estero sono noti per le dirette da Bagdad dalla sommità degli hotel a cinque stelle grazie ai canali CNN oppure per le “rinsavite” Oriane Fallaci ex-sessantottine) sia la giustizia (che all’estero è nota per la scarsa credibilità dei tempi di risposta alle istanze civili e societarie e per la goffaggine dei processi para-politici conclusisi in modi francamente da vaudeville – vedi processo Andreotti e caso Tortora, caso Calvi o caso Sindona).

Dopo avere ascoltato l’ennesimo revival anti-Berlusconi con improbabili, non credibili accuse di associazione mafiosa strombazzate di fronte a tutta la stampa internazionale, mi sono convinto che:

  • ·         sia indispensabile garantire ad-personam immediatamente a Berlusconi la sospensione di ogni processo a suo danno (diretto o indiretto – cioè anche dove egli figurasse anche come semplice testimone) per liberare definitivamente il PD e il PDL dalla soggezione al ricatto di media e giustizia politicizzata e poterli quindi autorizzare a curare la riforma della costituzione in chiave moderna (che responsabilizzi per il futuro sia giustizia che stampa) e,
  • ·         occorra che si istauri la fine dello “sputtanamento” mediatico dannoso per l’immagine e l’economia del Paese Reale per riuscire a riconciliarne la fiducia nei confronti del Paese Legale per inaugurare un’epoca in cui i “sudditi” si sentano sempre più trattati da consumatori, produttori e risparmiatori di ricchezza quali essi primariamente sono al di là di ogni individuale opinione politica o credo religioso.

Insomma, dopo Spatuzza, occorre una guarentigia ad-personam per Berlusconi per poter inaugurare la nuova Italia e permettere al Paese Reale di lavorare senza disturbatori interni nella globalizzazione del 2000.