05/11/2009

Italia e relazioni internazionali

Mi sembra di poter approvare completamente la politica estera di "piccolo cabotaggio" che il nostro primo ministro sta gradualmente consolidando a beneficio di azioni che un Paese minore come l'Italia può sviluppare per non essere schiava d’una politica estera condotta, in nome dell'intera UE, da Francia e Germania gli unici Stati Nazione attrezzati di istituzioni statali efficienti nelle relazioni internazionali al di là del Regno Unito che tuttavia è già pienamente integrato con gli USA nella negoziazione del nuovo ordine globale con la Cina, grazie alla sua tradizione di Stato pilota del Commonwealth e grazie alla comune lingua e sistemi giudiziario, finanziario ed assicurativo.

Gli interessi del blocco Occidentale nei confronti dell'Asia (la Cina – dato che gli altri sono già integrati con l'Occidente dal Giappone, a Taiwan, a Singapore, alla Corea oppure sono integrati nel Commonwealth o si trovano in condizioni pre-industriali di totale sottosviluppo – non ostante l’apparato militare e nucleare) ci obbligano a tutelare la Russia.

La Russia, che è destinata per almeno una generazione a creare con governi di stampo “fascista” a creare le premesse per un autonomo sviluppo industriale comparabile con quello europeo, dispone infatti d’adeguata credibilità per le sue riserve energetiche e per la sua tradizionale determinazione militare nei confronti di una Cina ancora destinata peraltro a restare “terzo-mondo” per almeno altre due generazioni.

La Russia non ha alcuna possibilità di condurre una politica estera alternativa a quella del blocco Occidentale (eminentemente USA+UK - l'UE infatti per almeno vent'anni resterà ancora "bloccata" in un immobilismo e scarsa competitività industriale cui la condannano la mancanza di una visione diplomatica di respiro globale, la disparità di interessi tra i principali Stati Nazione che possiedono istituzioni statali efficienti, la scarsa mobilità interna, l’assenza di una lingua unica, disomogenei sistemi normativi e giudiziari).

Fortunatamente Obama sta perdendo tempo con la sua indecisione in Asia e ritarda il rilancio dell'economia USA aprendo quindi spazi a chiunque (anche l'Italia) si sappia muovere sul piano industriale (come dimostra il caso Fiat in cui Marchionne è riuscito a stabilire una leadership nel rilancio del comparto auto causando anche notevoli danni alle iniziative sviluppate dalla Germania a beneficio della Opel).

L'Italia, inoltre, può muoversi più agevolmente in campo internazionale rispetto ai suoi concorrenti industriali maggiori nell’UE (Spagna, Germania e Francia) ed in quanto non costituisce alcuna minaccia seria per gli USA+UK e, sapendo muoversi, può riuscire a trovare sostegni collaterali dal Vaticano che ha tutto l'interesse ad avere buone relazioni con la Chiesa Ortodossa (dopo avere fagocitato quella Anglicana ed avere stabilito un ruolo egemone anche all'interno degli USA come controparte morale del “Cesare” alla Casa Bianca e al Congresso sin dal tempo di Ronald Reagan e dello scambio di ambasciatori con quel Paese di origini protestanti e massoniche), con la Cina e con l’America Latina.

Gli sbocchi dell'industria italiana (eminentemente ENI ma non solo) sui mercati ex-URSS e Asiatici sono quindi i più facili e le compensazioni finanziarie possono avvenire tramite le istituzioni "fasciste" ex-IRI (ICE, ex-IRI, SACE, etc.).

Per queste ragioni trovo coerente, intelligente, ben programmato e "personalizzato" il programma di relazioni estere che Berlusconi ha organizzato su un piano industriale. Ciò include la sponsorizzazione di Blair alla Presidenza del Consiglio di'Europa e quella di D'Alema al ruolo di Commissario per le relazioni internazionali dell'UE. La Confindustria conosce e approva, il mondo finanziario altrettanto, l'UE non può rifiutare proposte di efficiente azione internazionale (a meno di non handicappare l’immagine delle stesse "sinistre" che stanno cercando di ostacolare Blair e D'Alema!).

Insomma come al solito un imprenditore di primissimo livello, dotato di enormi capacità umane e professionali, circondatosi di professionisti di primissimo livello, acquisito uno status internazionale di primissimo piano (non ostante il “rosicare” dei De Benedetti e Della Valle e di "Repubblica") sta preparando un programma di iniziative internazionali mentre in Italia l'"opposizione" sta ancora studiandosi l’ombelico cercando di costruire un'alternativa innovativa (con Bersani!) che mancherà di consenso elettorale per poter disarcionare il cavaliere e resterà comunque in totale assenza di programma di politica estera alternativo.

Il futuro dell'Italia (ma in generale dell'Europa continentale) si giocherà infatti in competizione sui mercati più numerosi e con maggiori tassi di sviluppo!

Come al solito D'Alema (tra i pochi ex-sessantottini intelligenti) ha capito che, essere stato giubilato in Italia ma essere in fase con Berlusconi nel contesto estero, gli può garantire credibilità nel ruolo di futuro protagonista nell'UE senza dovergli imporre di contrastare Berlusconi che è di età superiore, è inattaccabile come imprenditore e leader politico e può essere un suo partner naturale (purché - come fece a suo tempo con la bicamerale - lo aiuti a mettere in riga tra le istituzioni una magistratura fuori di ogni controllo e ormai fuori di testa e ad eliminare i vari Di Pietro o Rutelli o Casini che, in assenza di istituzioni politiche stabili, continuano a cercare di frammentare la scena per sfruttare lo spazio ricattatorio della "politica dei due forni" o, nella migliore delle ipotesi, dell’”ago della bilancia” svolto a suo tempo dal PRI.

Se le cose stanno come le vedo io, tutto è ormai avviato alla soluzione con immediata crescita economica per il sistema industriale italiano grazie a Tremonti-Berlusconi e (forse) Bersani-D'Alema.

Come a suo tempo accadde con Enrico Mattei, che si servì di istituti ex-fascisti (Agip e IRI) per costruire una delle poche istituzioni italiane attrezzate di un’efficiente struttura di relazioni internazionali, anche oggi è stato necessario un eccellente tycoon industriale per creare le premesse di un possibile secondo miracolo economico italiano.

Le premesse sono ormai state create, la volontà politica di leader credibili è ormai maturata, le “resistenze, resistenze, resistenze” dei vecchi apparati parassitari (Stato consociativo, Sindacati corporativi, aziende assistite dal protezionismo, pensioni anticipate, occupazione garantita e clientelare) sono ormai state superate per logoramento e mancanza di finanziamento. La lotta alla criminalità organizzata e lo scudo fiscale hanno creato le premesse per travasare risorse finanziarie assorbite da mercati illegali o evasioni a sostegno di iniziative industriali di ampio respiro e di credibile “ritorno sull’investimento”.

Ciò che ancora manca è la volontà determinata di escludere i “magut” e lasciar fare chi ha ricevuto consenso elettorale (che, in democrazia, dovrebbe essere l’elemento fondante dell’innovazione istituzionale).