03/09/2010

La Globalizzazione: Sede Vacante della politica


La dimostrazione che la ‘globalizzazione’ in corso ha fatto prevalere le ragioni
 pragmatiche della economia industriale su quelle astratte, settarie e conservat
rici della politica risiede nel fatto che, in ogni paese coinvolto, i protagonis
ti nazionali sono costretti da tempo a dibattersi come poveri pesci fuor d’acqua
 per evitare di soccombere personalmente. Patetiche convulsioni che spesso ricor
rono a iniziative contrarie agli stessi programmi elettorali da essi proposti in
 campagna e spesso contrarie perfino agli interessi del proprio paese.
Barack Obama deve finanziare a spese dei contribuenti i grandi gruppi finanziari
 e industriali a arriva perfino a trasferire con quegli incentivi federali la pr
oprietà di uno dei principali gruppi manifatturieri auto al gruppo estero Fiat.
Coprendo il debito pregresso del gruppo USA in stato fallimentare con quei soste
gni federali negati invece a gruppi più sani di minore dimensione che sono però
meno collegati agli interessi dell’elettorato operaio organizzato dal sindacato
metalmeccanico-automotive potente lobby nella sua constituency elettorale del No
rd.
Vladimir Putin è costretto a sceneggiate da avanspettacolo pilotando di persona
aerei anti-incendio per distrarre l’attenzione di un’opinione pubblica furiosa p
er avere scoperto la totale inadeguatezza dei servizi di sicurezza a emergenza c
ivili e territoriali degradati a spese della conservazione di un apparato bellic
o strategico fondato sul sistema missilistico nucleare privo totalmente di qualu
nque ragione e sostenibilità nazionale nel mondo globalizzato in cui la competit
ività del sistema industriale fa aggio sulla pura potenza distruttiva bellica de
l periodo della ‘guerra fredda’.
È finita l’era illiberale e autoritaria in cui, nel segreto dei salotti due ‘men
ti sottili’ convinte del trionfo ineluttabile del ‘comunismo’, potevano concorda
re lo scavalcamento del confronto delle idee nell’agone politico nazionale grazi
e all’approccio ‘consociativo’ e all’illiberale ‘programmazione dei redditi’.
Un programma fondato su una percezione pessimista e dimostratasi fallace con l’a
uto-implosione di uno degli interlocutori internazionali del partner manifestata
si alla caduta del muro di Berlino.
Un programma che escogitò un’altrettanto illiberale contorsione intellettuale ch
e escluse dalla lotta politica chiunque si dimostrasse ostile a quella modalità
autoritaria di scavalcare la legittimità elettorale e meritevole quindi di esser
e escluso ‘legalmente’ o ‘giudiziariamente’ dal gioco dell’incontro tra due dott
rine incompatibili entrambe con il capitalismo-liberista di libero mercato oggi
egemone su base globale. Le azioni illiberali intraprese dal duo Moro-Berlinguer
 per imporre il consociativismo ‘catto-comunista’ (del comunismo all’italiana, o
vviamente) sono state molteplici e tutte abominevoli. Dalla esclusione del MSI (
e dei Radicali) dal gioco istituzionale tramite l’arco costituzionale’ (che cond
usse ai ‘moti di Genova’ contro il governo Tambroni). Al costante rimaneggiament
o dei governi nell’ambito del ‘penta-partito’ (‘cedendo’ alla pressione delle ‘f
orze sociali’ sotto l’egemonia del sindacato filo-marxista privilegiato in ogni
modo rispetto ai restanti sindacati liberali assumendo provvedimenti di legislaz
ione industriale ‘socialista’ e illiberale che ostacolano ancora il decollo in I
talia del rilancio industriale Fiat). Alle campagne elettorali falsate all’inseg
na del ‘turatevi il naso’ per ‘raccogliere voti a destra e andare a sinistra’. A
lla persecuzione giudiziaria e illiberale del movimento para-politico che cercav
a di collegare nel ‘salotto P2’ intellettuali, grands commis e professionisti di
 diverse ispirazioni ideali ma tutti esclusi dal gioco democratico in parlamento
. Alla persecuzione unilaterale condotta da magistrati politicizzati nel dispera
to tentativo di eliminare dal gioco liberal-democratico dapprima i socialisti ri
formatori, poi l’erede di quell’epoca che è ancora costantemente eletto non osta
nte la ‘resistenza, resistenza, resistenza’ dei reduci del catto-comunismo.
In attesa che la globalizzazione consolidi le sue pragmatiche esigenze industria
li sulla cui base la politica possa riavviare e legittimare un suo ruolo, i prot
agonisti della politica nazionale sono costretti (in ogni paese) a tentare di no
n soccombere contorcendosi in lotte per la reciproca eliminazione adottando mezz
i ed argomenti prettamente strumentali. L’avidità finanziaria, la lussuria indiv
iduale, l’omo- o l’etero- o la trans-sessualità, l’adiacenza o connivenza o freq
uentazione sospetta, etc.. Tutte ragioni che evitano ai protagonisti di assumere
 chiare posizioni in merito alle linee legislative da promuovere per agevolare o
 ostacolare l’avvento di ciò che intanto l’industria sta insediando in impianti
produttivi nel paesi più liberali e tolleranti. Le OGM sono ostacolate o agevola
te solo per non scontentare i vecchi produttori che assicurano il proprio appogg
io elettorale solo se il politico (giovane o vecchio, di destra o di sinistra ch
e sia) agevoli la ‘conservazione’ dei vecchi privilegi economici indipendentemen
te dalla convenienza delle nuove produzioni per i consumatori o per l’industria
nazionale. Così le linee ad alta velocità della rete internazionale di comunicaz
ione delle persone. Così le linee ad alta velocità di comunicazione dei dati e i
nformazioni multimediali. Non è avvenuto così in campo dei trasporti aerei low c
ost solo dopo una lunga dissipazione delle risorse fiscali a sostegno della fall
imentare ‘compagnia di bandiera’ e solo perché quel tipo di servizi risulta tota
lmente ‘globalizzato’ sin dall’avvento del turismo di massa degli anni ’50-’60 i
n una rete di sistemi, vettori, aeronavi e relativa manutenzione e assistenza al
 volo ormai pienamente globalizzato sin da quell’epoca.
I fondi di investimento internazionali continuano ad attrarre risparmio che è in
 attesa che la governance globale si stabilizzi. I fondi privilegiati dal parche
ggio ‘speculativo’ delle risorse finanziarie sono quelli che privilegiano compar
ti industriali ‘politically incorrect’ mentre gli ‘speculatori’ evitano di finan
ziare i comparti industriali ‘etici’ che apparentemente sono privi di autonomo p
otenziale di sviluppo una volta che siano sottratti i finanziamenti agevolati pr
ovenienti dalla fiscalità dei paesi ancora affezionati alla programmazione dello
 sviluppo industriale. Tutti in grande crisi di competitività sul mercato global
e e in grande crisi operativa sia per la insostenibilità del welfare state, sia
per l’inefficacia dei loro interventi sulla domanda (politiche keynesiane), sia
infine per la minore redditività che i comparti industriali più eticamente ‘soci
ali ed ambientali’ offrono agli investimenti internazionali (liberi dai vincoli
ideologici dei vecchi Stati Nazione).
I consumi ‘ofeliminari’ (beni e servizi di lusso, consumistici, leisure, tabacco
, gioco d’azzardo, armi), quelli più massificati (viaggi, cellulari, TV, coca co
la, jeans) e quelli più innovativi (OGM, TV-3D) sono i più promettenti in termin
i di rendimenti agli investimenti di carattere ‘speculativo’. Quelli cioè in cui
 il livello dei rendimenti è garantito dalle aspettative di ‘libera propensione’
 ai consumi da parte dei mercati ma il cui livello di rischio è elevato per l’in
stabilità che ancora domina le istituzioni che presiedono alla governance del si
stema industriale sullo scenario globale. Instabilità che potrebbero ritardare i
n modo anche sostanziale la rapidità dei ritorni sull’investimento e la loro con
sistenza nei singoli paesi che compongono il mercato dei consumi.